Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Piera Rossi Celant
Ha pubblicato il libro
Piera Rossi Celant
Villa fiorita
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
Collana Le schegge d'oro
(i libri dei premi)
14x20,5 - pp. 86 - Euro 7,50
ISBN 978-88-6037-4332
 

In copertina e all'interno dipinti dell'autrice

Prefazione
Poesie


Prefazione
 
Il mondo della letteratura ha vissuto negli ultimi decenni dei momenti quanto meno poco felici e creativi per diversi motivi di ordine socio-politico, economico e culturale.
A dire il vero, ancora oggi, tale crisi è l'avvertimento nell'assenza di fantasia, di intuizioni da parte degli artisti o scrittori contemporanei. Ha contribuito a tutto ciò anche una parte della critica ufficiale perché dopo tanti anni continua a definire emergenti personaggi che non hanno né personalità né idee né ideali e non hanno sviluppato e sviluppano nelle loro opere delle interessanti tematiche né tanto meno avvertono le scottanti problematiche che attanagliano la nostra esistenza. Anzi possiamo notare come nella loro operazione artistico-culturale essi mirano solo a fare un riferimento alle atmosfere e alle problematiche che sono state affrontate dai "Mostri sacri" di fama mondiale, cioè dei validissimi rappresentanti delle Avanguardie storiche. È un anacronismo. Infatti, bisognerebbe che tenessero conto che sono mutati i tempi, le condizioni storiche, sono mutati i gusti della società che vuole ritrovarsi nell'opera con tutti i suoi problemi, le sue ansie ma anche con le sue gioie e le sue speranze per un futuro migliore.
A mio avviso l'Artista, la scrittrice, deve possedere una spiccata personalità, carisma, estro, fantasia e una notevole preparazione di base, ma soprattutto deve avere una estrema sensibilità per poter accogliere nel suo "io" mille "voci" che a lei giungono dal mondo esterno. In effetti, non penso che ci si possa definire artista o scrittore "dall'oggi al domani", come alcuni pretendono, godendo, tra l'altro, del "battage" pubblicitario delle più importanti case editrici di livello internazionale.
Questa premessa, in verità, era necessaria ed opportuna per meglio mettere in risalto la personalità artistica e la qualità delle opere della scrittrice-pittrice Piera Rossi Celant.
Il suo "mondo" pullula di una miriade di dolci emozioni che ella prova dinanzi al fantasmagorico scenario della natura, di cui si è sempre ispirata con gioia e trepidazione.
Ogni sua opera è una pagina del suo diario segreto, dov'ella attraverso i colori manifesta la dolcezza del suo spirito, la delicatezza dei suoi sentimenti e la leggiadria delle sue "creature".
Piera Rossi Celant ha da sempre dimostrato la squisitezza del suo animo, le grandi idealità che l'hanno accompagnata e l'accompagneranno lungo il "cammino"dell'arte.
La genuinità espressiva che la contraddistingue le permette di superare i mille ostacoli che le si frappongono nel "continuum" del quotidiano vissuto tra le tante ingiustizie e il riscoprirsi sempre più rattristata per l'indifferenza e la fatuità degli obiettivi, dei propri simili.
Il coraggio, la forza d'animo, la volontà di tenere fede alle proprie convinzioni nel campo dell'arte, le hanno permesso di rifuggire dal richiamo delle varie mode o correnti che si sono succedute nel tempo e non hanno lasciato che labili tracce dietro di loro.
Al contrario, Piera Rossi Celant in tanti anni di attività nel mondo della pittura, e letteratura, ha dipinto opere che si lasciano ammirare per l'intonazione lirica che le pervade, per le atmosfere calde e suggestive vagamente surreali che la Nostra riesce a ricreare con delicati "tocchi", leggeri e vellutati.
Un soffio di poesia, una trepida gioia sembrano impossessarsi del tuo spirito dinanzi alle sue opere e ti avverti più ricco spiritualmente, più dolce e partecipe del meraviglioso spettacolo della natura stupendamente dipinto e scritto da Piera Rossi Celant.
Non v'è dubbio che l'intonazione l'afflato lirico che vi si respira sono dovuti alle sue qualità, tra l'altro di raffinata e delicata poetessa, che nei suoi versi "richiama" con accenti soavi le sue speranze, le sue "fole" di leopardiana memoria, per cui il suo "diario segreto" si delinea e si apre arricchito di luci e d'ombre tra colori scintillanti e pastosi, unici ed inconfondibili rivelando la radiosa spiritualità della pittrice. Grazie alla lunga esperienza artistica, ella lascia ai posteri opere di gran pregio, ricche di quella sensibilità estrema che ha sempre caratterizzato ciascun momento della sua attività.
Pittrice di grande talento, dotata di una grande umanità per tutte le creature dell'Universo, è sempre "pronta" ad accogliere nel suo cuore "i battiti" del mondo circostante in perenne evoluzione.
Talvolta i suoi "ricordi" la rendono malinconica e una nota nostalgica dei dì che furono l'assale. Pur in questa atmosfera di dolce romanticismo qua e là si avverte una nota polemica nei confronti del sistema dominante, che sembra aver spento con la sua sete di potere ogni anelito alla libertà, ogni richiamo alla poesia ed il sorriso ormai scomparso dai nostri volti per procurarci la maschera di uomini frenetici, alienati, presi dalla "escalation" sociale dalla corsa al consumismo, in questa società priva dei grandi valori che hanno da sempre guidato l'Umanità verso il vero Progresso morale civile.
La bontà d'animo di Piera Rossi Celant espressa in mille occasioni attraverso le sue opere, è innata per cui le risultano inconcepibili le guerre, le angherie, i soprusi, la violenza dell'uomo sull'uomo e sull'ambiente.
Solo l'amore, nell'accezione più ampia del termine, ha sempre guidata la Nostra nell'osservazione della Natura e nei suoi rapporti sociali. Un'intima religiosità si avverte nella rappresentazione anche dei più piccoli ed insignificanti oggetti.
Tutto è scritto con trepidazione, con amore. Dipingere, scrivere per lei è sempre stato un inno alla vita, al creato, alla creatività.
Piera Rossi Celant nella sua operazione artistico-culturale, esprime una musica leggera, soave, dalle note che si espande nelle righe, nel contesto della tela, conquistando la nostra partecipazione sempre più viva ed attenta ai variegati messaggi di pace, e di solidarietà contenuti nelle sue parole. Per tutto ciò non possiamo restare insensibili alla "luminosità" che si irradia dalle sue opere, né alla validità e alla modernità delle tematiche espresse. Ogni sua parola, ogni sua pennellata è un'esplosione di sentimenti di raffinatezza espressiva.
 

Prof. Antonio Malmo

Giornalista-Critico


VILLA FIORITA

Ad Alessandro:
se i tuoi occhi splendono
sono il sole,
se vedo il tuo sorriso
sei la primavera,
se sei triste
sei la notte senza luna.

 


Tessa Della Valle era totalmente assorta nel suo studio, sfogliava con cura le pagine di un libro che l'avrebbe condotta a prepararsi per un esame. Viveva nella lussuosa villa di campagna, dove silenzio assoluto regnava: anche il gioioso cinguettio degli uccellini all'esterno, era attutito dalle pesanti tende di broccato dorato alle finestre.
Era un caldo pomeriggio d'estate e, come al solito, la servitù si stava riposando.
Harry Della Valle, invece, stava aspettando la visita dei suoi amici che venivano a trovarlo piuttosto spesso da quando vivevano stabilmente a Villa Fiorita. Era lì che si occupava ormai dei suoi investimenti.
Si era ritirato dagli affari, mantenendo le sue proprietà ma concedendo pieni poteri a persone di fiducia e a abili dirigenti d'azienda.
Non provava più lo stesso interesse di un tempo per il lavoro. D'altronde, sua figlia non sarebbe mai subentrata nella guida degli affari di famiglia.
Non era così vecchio, i suoi sessanta anni, li portava bene, ma negli ultimi tempi aveva avuto problemi di salute e preferiva starsene nel suo pacifico appartato rifugio di campagna. Da qui poteva osservare lo svolgersi degli eventi con serenità, garantendo a sua figlia una vita più sana anche se meno eccitante.
Tessa, sembrava non annoiarsi mai e contava amicizie in tutte le famiglie della buona società che avevano una residenza, più o meno lontana. La Romagna è bella, è una regione confortante.
Poco distante c'era una sontuosa villa che una coppia inglese, da poco aveva acquistato. Circondata da un grandissimo parco. Godendosi così le molte ricchezze di famiglia, davano di frequente feste e ricevimenti per i giovani del circondario.
Villa Fiorita era una tenuta stupenda, che molta gente ammirava. Lasciava intravedere i suoi giardini, degni di una reggia. Ad Harry piaceva ritirarsi nel suo studio dove sedeva per ore a osservare il fiume che scorreva al di là delle vetrate, tornando spesso ai ricordi dei tempi passati, dei vecchi amici, dei giorni in cui la sua vita aveva conosciuto un ritmo più concitato e denso di avvenimenti.
Ancora giovane entrò nella sua vita Betty. Lei era la giovane donna che ogni uomo sogna, una fiamma travolgente, una luce abbagliante, in un cielo d'estate. Così effimera, così bella e poi se n'era andata, lasciandogli Tessa, la loro bambina.
Lei era così giovane, vent'anni. Harry, aveva passato la quarantina. La disperazione lo aveva distrutto, si era gettato nel lavoro per stordirsi dal dolore. Aveva lasciato sua figlia alle cure della governante finché, un giorno, si era reso conto di avere un debito nei suoi confronti. Ed era stato allora che aveva iniziato la costruzione di Villa Fiorita.
Voleva che Tessa crescesse lontano dalla città, dove l'aria è sana. Milano non era adatta ai bambini, e la piccola aveva solo 10 anni quando il padre decise di trasferirsi fuori città. Adesso era una splendida ragazza di vent'anni che studiava per diventare psicologa.
Harry aveva tenuto la casa a Milano per lavorarvi, ma raggiungeva Villa Fiorita il più spesso possibile per vedere la sua adorata Tessa. In principio soltanto il fine settimana poi, innamorandosi di quel paesaggio, cominciò a trascorrervi sempre più tempo.
Il suo pensiero era lì, con sua figlia, a guardarla crescere: così a poco a poco anche la sua stessa vita aveva cominciato a prendere un ritmo meno frenetico.
Ad Harry piaceva stare con Tessa, ormai non la lasciava più. In quegli ultimi anni non si era assentato da lì, complice la sua precaria salute.
Ora era felice con sua figlia. Dopo le varie dolorose circostanze accadute si era ripreso, perdere Betty era stato per lui quasi la fine.
All'inizio Harry aveva trovato conforto nell'abitare il grande appartamento di Milano, dove tutto parlava di lei. Dopo poco però, aveva iniziato ad odiare la solitudine, il vuoto di quelle stanze.
Per qualche anno aveva viaggiato per il mondo; per evitare la solitudine nella casa. Evitare la casa significava abbandonare la sua bambina. Non trovava il coraggio di vendere quell'appartamento dove era cresciuto, dove aveva visto vivere, sognare, i suoi genitori. Era attaccato alle tradizioni, si sentiva quasi obbligato a conservarla. Alla fine, si era deciso a chiuderla e ormai da un paio d'anni non ci metteva piede.
Adesso che viveva in Romagna, non sentiva affatto la mancanza della casa né della vita sociale che si era lasciato alle spalle.
Mentre fuori giungevano i suoni dell'estate, Tessa continuava a occuparsi dei suoi studi. Il suo sogno era laurearsi in psicologia, compiva i suoi studi con molta serietà e passione.
Non sentiva il bisogno della grande città. Milano, per lei era solo un lieve ricordo. Del resto, aveva passato pochissimo tempo in città, salvo per un breve periodo, quando il padre l'aveva condotta per il debutto in società e per farla conoscere a tutti suoi amici. Lei lo aveva trovato interessante, ma, in fondo, anche estenuante.
Era rimasta letteralmente sopraffatta dagli inviti, i ricevimenti, il teatro, le continue esigenze che la vita mondana imponeva. Aveva avuto l'impressione di essere caduta in ostaggio. L'amica di Tessa, Carolina, aveva avuto un grande successo, e quell'esperienza la rendeva elettrizzante. Tessa, invece, provava sollievo all'idea di tornare fra i suoi libri, alle vecchie abitudini, alle tranquille passeggiate di Villa Fiorita.
Tessa adorava andare a cavallo, lasciarsi sedurre dai suoni e dai colori della natura, osservare l'autunno che a poco a poco arretrava, ammirare lo splendore delle foglie che, assumevano mille tonalità prima di appassire.
La casa la coinvolgeva, e nei momenti in cui non studiava, si occupava di ogni cosa che fosse gradita al padre; lo circondava di tutte le comodità possibili, aiutata dalla sua tata Emily che l'aveva vista crescere. Harry Della Valle, l'aveva conosciuta a Londra in casa di amici, e decise di portarla con sé. Ora i suoi capelli sono diventati bianchi, raccolti in una piccola crocchia sulla nuca, il suo volto ha un'espressione più dolce, quasi materna. Tessa guarda con amore quella piccola donna che l'ha tanto amata. Emily è stata un'ottima maestra, le ha insegnato la lingua inglese, e ogni volta che il papà non era con lei, a darle affetto. Tutto questo capitava molto spesso quando era bambina. Tessa, era una bellezza acqua e sapone. Aveva una pelle d'avorio, grandi occhi d'un azzurro intenso, e folti capelli corvini.
Quel giorno indossava un abito di seta azzurra, che arrivava quasi alle caviglie, mettendo in evidenza la perfezione del suo corpo. Aveva visto il modello su un giornale, e a confezionarglielo era stata una sarta del posto. Addosso la faceva diventare incantevole. Era sempre lei a scegliere e disegnare i suoi abiti.
Tessa stava preparando il vassoio con delle paste.
"Emily non trovi che siano veramente squisiti? A papà e al suo amico Riccardo piaceranno molto".
Tessa con l'aiuto di Emily era divenuta una perfetta padrona di casa, e Emily lo sapeva, era orgogliosa della sua Tessa. E questo l'aiutava molto nel governare la grande villa, per lei era meno impegnativo, e più riposante.
"Ho già fatto preparare il salottino rosso, ma ho detto alla cuoca di aspettare il tuo ordine prima di servire".
"Grazie" rispose Emily.
Tessa baciò sulla guancia la sua tata stringendola a sé tra le braccia.
Poi posò la testa sulla spalla di Emily come una bambina. E disse, "Emily, tu sei una vera mamma, ti voglio tanto bene".
Dopo aver dato la sua approvazione alla scelta della tovaglia da tè, Tessa andò in cerca di suo padre, che trovò nello studio.
"Come ti senti oggi? Fa molto caldo, non trovi?"
"A me non spiace affatto" le sorrise, e con tenerezza osservò Tessa.
Spesso si ripeteva che se non fosse stato per lei, lui non avrebbe saputo mandare avanti la casa, forse l'avrebbe fatto, ma come?
"Questo caldo fa bene alle mie ossa" disse amabilmente Harry accendendosi un sigaro, in attesa del suo amico.
"Tessa, dov'è Carolina? Sta arrivando suo padre, e lei è sempre in giro".
"Credo sia andata a passeggiare", disse Tessa in un tono poco convincente, perché non aveva un'idea precisa di dove si trovasse la sua amica.
"Mi dispiace papa", rispose imbarazzata.
Sapevano tutti e due che le stravaganze di Carolina facevano parte della sua originalità. Era una ragazza dotata di una forte personalità, piena di energia. Ma finché non esagerava nelle stravaganze, la lasciavano fare. Carolina era ospite dai Della Valle per fare un lungo periodo di convalescenza, dopo una malattia contratta in un viaggio all'estero. La loro preoccupazione era, che non avesse abbastanza cura di sé.
Emily portò il vassoio nel salottino.
"Ci vorrà un altro bicchiere" disse suo padre mentre si accendeva il sigaro e ringraziava Emily.
"Perché? Riccardo si fa accompagnare da qualcuno?"
In genere l'amico di suo padre veniva da solo, salvo quando c'era qualche problema.
Sospirò, intento com'era a riaccendersi il sigaro.
"Riccardo si fa accompagnare da un giovane avvocato che è entrato da poco tempo nel suo studio e di cui sembra abbia un'opinione eccellente".
"Ma il dottor Vallesi, non è poi così vecchio!"
Tessa si mostrò stupita, anzi contrariata da quella notizia. Sapeva che non stava molto bene, ma non tanto da lasciare il mondo degli affari.
"Anch'io sono fuori gioco, ormai. Tu non hai idea cosa voglia dire quando tutti quelli che hai intorno cominciano a scomparire" disse accigliato, pensando al nuovo avvocato del quale non aveva nessuna voglia di fare conoscenza.
"Nessuno se ne sta andando e neanche Vallesi", ribatté Tessa in un tono rassicurante, mentre versava del tè freddo nel bicchiere e glielo porgeva, assieme al piatto dei pasticcini. Ne prese uno e, guardandola, sembrò rasserenato.
"Devo dire, Tessa, che dopo aver assaggiato questi pasticcini, Riccardo non se ne andrà.
"Grazie", lei si chinò a dargli un bacio ed Harry la guardò con occhi pieni d'amore. "E allora chi sarebbe questa nuova persona?" domandò incuriosita.
"Lo hai già conosciuto?"
"No, non ancora. Riccardo dice che è molto bravo, nel suo campo; si occupa di questioni legali relative al mondo del lavoro.
A Tessa piaceva sentire parlare suo padre di affari. Qualche volta, capitava che insieme si mettessero a esaminare qualche problema finanziario, o politico, ed erano momenti piacevolissimi.
"Questo nuovo avvocato si chiama Davide Folieri, ha avuto un durissimo colpo, l'anno scorso ha perduto la moglie in un incidente d'auto. Fortunatamente la bambina che aveva con sé, ha subito solo ferite superficiali. Ed è per questo che per lui ho avuto un occhio di riguardo".
Tessa stava ripensando alle cose, sgradevoli che le aveva raccontato il padre, quando alzando gli occhi, entrambi videro il signor Riccardo sulla soglia della porta del salottino.
"Come mai arrivi senza farti annunciare?" Harry rise guardando il vecchio amico, poi si alzò per andargli incontro. Aveva l'aria straordinariamente sana di un uomo in grande forma. Stava davvero bene in quel periodo, grazie alle cure di Tessa, a dispetto delle lamentele che a volte gli frullavano in testa, perché era convinto di invecchiare. I due uomini si conoscevano fin dai tempi della scuola. Il loro legame era così forte che la loro amicizia era divenuta salda e inseparabile.
Tessa lanciò un'occhiata al vassoio per controllare se ci fosse bisogno di altri pasticcini, stava per andarsene quando, voltandosi, trasalì perché stava per finire fra le braccia del dott. Davide Folieri. Tessa ebbe il modo di osservarlo, le sembrò molto bello anche se aveva un'aria triste e austera.
Riuscì, però, ad abbozzare un sorriso quando suo padre li presentò.
C'era una dolcezza nel suo modo di fare, che le fece venire voglia di far cadere le barriere della convenzionalità.
"Lieto di conoscerla", disse lui cortesemente, stringendole la mano e dandole l'impressione di osservarla con interesse, colpito dalla sua bellezza.
"Posso offrirle del tè?" gli chiese. Tessa, si sentiva intimidita, e cercava di nasconderlo. "Oppure preferisce una bibita fresca?"
"Il tè andrà bene." Le sorrise di nuovo, e i due uomini tornarono alla loro conversazione.
Servì un bicchiere di tè anche a Vallesi. Tessa si ritirò in punta di piedi. Ma mentre lasciava il salottino, si accorse che gli sguardi di Davide Folieri l'avevano turbata. Forse era semplicemente per il fatto di aver saputo la sua storia prima ancora di conoscerlo.
Tessa rimpianse di non avere avuto un po' di tempo per andare a fare una cavalcata. Quel pomeriggio, mentre assorta nei pensieri seguiva uno dei sentieri che la portava al box del suo cavallo. Non passava giorno senza che andasse ad accarezzarlo, e a portargli uno zuccherino; glielo aveva donato suo padre per il suo diciottesimo compleanno. Harryel era un bellissimo esemplare, il manto lucido di colore marrone con una stellina al centro degli occhi. Tessa era orgogliosa, anche perché fra loro era nata un'intesa meravigliosa. Mentre camminava pensava a Carolina, sperando che fosse ritornata a casa, per salutare suo padre. Proprio in quel momento, le giunse in lontananza il rombo di un'automobile, per qualche attimo ascoltò, alzò gli occhi vide seduta al volante Carolina che le rivolse un grande sorriso, salutandola con la mano. Tessa rimase sbalordita. Carolina non aveva ancora la patente. Come poteva essere cosi pazza! Tessa non si mosse; rimase a fissarla con gli occhi sbarrati mentre Carolina, indifferente fermò la vettura, continuando a sorriderle soddisfatta. Le pazzie di Carolina erano molte, ma ora aveva esagerato davvero.
Carolina era vivace, ribelle, e portata per l'avventura. E sempre si cacciava nei guai, affascinata dal mondo che c'era intorno a lei.
Tessa era felice di starsene a casa propria, si accontentava dei limiti imposti dalla famiglia, in cui era cresciuta. L'amica era diversa, voleva lottare per i diritti delle donne, voleva fare riunioni per dimostrare l'importanza della liberta femminile. I discorsi si facevano tutte le sere, con il padre di Tessa, e che scontri, a non finire.
Carolina considerava il matrimonio qualcosa di barbaro, assolutamente non necessario per una donna indipendente. Tessa considerava assurdo il suo modo di vedere, forse con il tempo avrebbe ragionato sul da farsi.
Le due ragazze stavano attraversando l'atrio, chiacchierando e ridendo, quando la porta della biblioteca si aprì e uscirono i tre uomini, continuando a discutere sui progetti avviati. Appena Carolina vide suo padre ammutolì. Tessa rimase divertita di trovarsi così, faccia a faccia con Davide e lo fissò accorgendosi che lui, dopo averla guardata sembrava confuso. Tessa con i capelli un po' spettinati dal vento sembrava ancora più bella, più vera. Harry si accorse che Folieri era rimasto turbato. Davide gli piaceva. Sembrava un avvocato in gamba, conoscitore del suo lavoro. Avevano avuto una riunione, ricca di nuove idee, di soluzioni per migliorare le sue imprese commerciali. Harry presentò Carolina a Davide. Il che fece notare, che il dottor Vallesi aveva sbagliato tutto, per avere una figlia così bella e vivace.
"Questi signori mi dicono che è necessario andare a Milano per più tempo, in modo che io possa occuparmi personalmente di alcuni affari, e ho intenzione di portarvi con me. Sempre, Riccardo se permetti, che tua figlia venga con noi". "Certo" rispose Vallesi.
"Però dovete cercare di non mettere in subbuglio l'intera città. Alla prima sciocchezza che mi fa una delle due, vi rimando indietro, con Emily".
Carolina, invece, non stava facendo promesse di nessun genere; le brillavano gli occhi alla prospettiva di combinare ancora qualcosa.
Harry, sentì un senso di colpa pensando all'isolamento in cui viveva Tessa. Era entrata in una età in cui sentiva il bisogno di vivere in città, incontrare gente, e trovare marito. Eppure lui odiava l'idea che sua figlia un giorno lo lasciasse per sempre.
I suoi pensieri erano ancora prematuri, non doveva ancora preoccuparsi, di un futuro matrimonio. Harry accompagnò i suoi amici fino alla loro automobile e, quando ripartirono, Tessa andò alla finestra seguendoli con lo sguardo. Carolina malgrado l'eccitazione, e l'entusiasmo di andare a Milano, lo notò.
"Si può sapere il tuo interessamento per Davide?"
Non le era sfuggito lo sguardo di Tessa all'automobile che si allontanava.
"Che vuoi dire?" domandò Tessa, distogliendo lo sguardo dalla finestra e dirigendosi verso la cucina, cercando Emily.
"Hai un'aria molto seria Tessa", le rispose Carolina con un tono di curiosità.
"Ti senti bene?" chiese alla giovane, Emily mostrandosi preoccupata.
La giornata era stata caldissima. Non solo, ma adesso le sembrava pallidissima.
"Sì, sto bene. Papà ha appena finito d'informarmi che presto andremo a Milano, e ci rimarremo per un po', fintanto che lui sbrigherà certi affari".
Le due si scambiarono un sorriso. Sapevano che cosa volesse dire.
Aprire la casa di Milano avrebbe richiesto un lavoro enorme, anche perché era chiusa da molto. Tessa aveva numerose cose a cui pensare, soprattutto per suo padre, il quale invece, fino all'ultimo non si rendeva assolutamente conto di cosa avrebbe comportato.
Emily con dolcezza le sfiorò la guancia pallida, mentre la fissava nei grandi occhi azzurri, domandandosi cosa poteva turbarla tanto.
C'era qualcos'altro a inquietarla: la paura che Carolina leggesse con troppa facilità nei suoi pensieri, e li rivelasse sfacciatamente. Era impossibile avere qualche segreto con lei. Avviandosi verso la sua stanza cercava di riflettere su altre cose, ma il pensiero di Davide non la lasciava, l'immagine di lui era sempre presente, quegli occhi verdi che portavano diritti all'anima.
A settembre i Della Valle, partirono per Milano.
Con loro portarono ciò che Tessa e Emily avevano considerato necessario.
Carolina era ospite, non le interessava minimamente quello che avevano deciso di portare. Tessa aveva riempito un baule con i suoi libri per studiare, Carolina invece preferiva le riviste politiche e altro materiale, che solo lei riusciva a recuperare.
Tessa pensava che non sarebbe stato facile ricreare l'atmosfera confortevole di un tempo. In fondo, non si poteva dimenticare che quella era la casa in cui sua madre era vissuta. E capiva come fosse doloroso per suo padre, ritornare dove aveva vissuto ore felici con la sua Betty.
Desiderava riempire la casa dei fiori che suo padre amava tanto. Tutto doveva essere pronto per il suo arrivo. Furono tolti i teli che ricoprivano i divani e le poltrone, e le stanze vennero arieggiate. Ci vollero parecchie persone per rimettere in ordine il grande appartamento.
Emily e Tessa sorrisero, pensando al miracolo che erano riuscite a realizzare. I candelabri d'argento erano tornati a brillare, parte dei mobili erano stati spostati al punto che alcune stanze apparivano irriconoscibili per la luminosità che avevano acquisito.
"Tuo padre sarà molto contento" precisò Emily versandosi una tazza di caffè.
"Penso di sì, Emily, sarà molto contento. Abbiamo fatto in breve tempo un lavoro straordinario".
Tessa si rabbuiò, il pensiero era tornato a Villa Fiorita. Il suo Harryel, così aveva chiamato il suo adorato cavallo. Ora lo avrebbe trascurato. Sì, c'era Bernardo. Era uno stalliere di fiducia e amava i cavalli come fossero suoi figli. Harryel, per Tessa era il compagno delle sue cavalcate. Arrivava fino al laghetto e, mentre lui scorazzava libero, lei seduta su un tronco fantasticava viaggi meravigliosi.
Le bastò fare quella riflessione perché fosse seguita dall'altra, si domandò dove fosse andata a cacciarsi Carolina. Non l'aveva più vista dalle prime ore del pomeriggio. Quella di certo stava per combinare qualcosa di insolito.
Marta, la cuoca, borbottava con Emily. Le stava dicendo che la signorina Carolina, le aveva detto che sarebbe andata a visitare una mostra d'arte, però non era stata precisa sul luogo. Per Tessa bastarono quelle parole per gettarla nel panico. Se avesse parlato l'avrei fatta accompagnare da qualcuno, pensava.
Mentre andava avanti e indietro per il salone, sentì il telefono squillare e d'istinto capì che si trattava di Carolina. Si precipitò, afferrò il ricevitore.
"Pronto?" domandò senza fiato, pensando che si trattasse di Carolina, e rimase delusa quando rispose la voce di un uomo sconosciuto.
"Parlo con casa Della Valle?" domandò lo sconosciuto con accento del sud.
"È la signorina Della Valle?" incalzò l'uomo.
"Sì, sono io. Ma si può sapere chi è lei?" insistette.
"Sono un docente di Brera".
"Desidera?" chiese Tessa.
"La signorina Vallesi sta portando scompiglio tra le mie studenti, parlando della libertà della donna. La venga a prendere, sta creando un grande caos durante le lezioni".
Tessa, chiamò Emily. Era confusa, non sapeva da dove cominciare.
I genitori di Carolina, erano partiti per New York, per assistere la madre morente della signora Bertie. Chiamare suo padre no, non aveva bisogno di simili pensieri.
Per quanto detestasse l'idea di quello che stava per fare, capiva di esservi costretta.
Sollevò il ricevitore e chiamò lo studio legale di suo padre. La segretaria la pregò di attendere, mentre le passava la comunicazione. Ormai era già tardi e, bisognava far presto. Dopo pochi istanti, arrivò la voce profonda e pacata di Davide Folieri.
"Signorina Della Valle?" sembrava meravigliato di quella chiamata, e Tessa si sforzò di non bisbigliare, ma di parlare con chiarezza.
"Mi dispiace disturbarla".
"Mi fa piacere che mi abbia chiamato. Qualcosa non va?" domandò gentilmente.
"Io... ho bisogno del suo aiuto, signor Folieri... e della sua totale discrezione. Ho paura per Carolina Vallesi, la mia amica... Crede che le sarà possibile venire da me?"
"Adesso?" il giovane avvocato stava in riunione. "È urgente?"

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