Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Racconto di

Piera Rossi Celant


Bambini senza infanzia
 
Roberto, racconta.
"La mia, storia, come quella di tanti, non è una strada facile, ma piuttosto una strada scoscesa e difficile: La voglio raccontare: E' breve, intensa. non voglio che questa realtà si perda nel nulla o, peggio che cadda nel silenzio e nell'indifferenza. Con la sua sensibilità, la può raccontare, e dimostrare quanto bisogno hanno i bambini brasiliani di essere aiutati. Chiedo ogni giorno al Signore che mi dia la forza di esserci, e di continuare finché non sia riuscito, in qualche modo, a testimoniare la mia triste storia."
 
L'amore è stato raccontato in mille modi diversi, ma ogni volta che il racconto soltanto sfiora la realtà, quando si descrive un amore totale, in pienezza di sentimento, quando la tragicità della sua difficoltà o impossibilità a concretarsi, ha la capacità di scuotere la coscienza e di provocare sconvolgimenti interiori che accadono, senza premeditazione e senza colpa, avvengono cambiamenti di vita e di pensiero, totali e radicali, ed ognuno vivendo quest'esperienza si sente confuso, ma felice. Ogni volta che questa potente energia, impalpabile, ingovernabile, prende il controllo della situazione, non c'è dato di sfuggire ed è veramente impossibile non avvertirla, ma colui che n'è travolto, cade preda del caldo amore per il prossimo.
 
Mi sono proposta di scrivere questa realtà per fare omaggio al grande giovane missionario Roberto Bertoli. Parlare dei suoi sentimenti. L'amore per i più bisognosi, che riversa come esempio su ognuno di loro, facendoci comprendere, quanto sia necessaria la solidarietà e l'amore verso i più deboli. Un messaggio contro l'indifferenza, sapendo che ci sono milioni di bambini, che soffrono la fame la sete: venduti, torturati, usati, per il mercato del sesso. questo grido è un grido di rinascita, per far conoscere e capire che ognuno di noi può fare qualcosa, e non restare insensibile, dinanzi a queste barbare situazioni.
 
E' difficile descrivere chi ha deciso di dedicare la propria vita ai più bisognosi in una terra lontana; e cercare di dare una fisionomia di Roberto Bertoli, Missionario in Brasile. A chi non lo conosce di persona, è impresa ardua. - E' giusto parlare di lui, e di molte altre persone, che stanno dedicando la loro vita per aiutare i bambini brasiliani. Sono stati d'animo, a volte, sottili percezioni che ci conducono nel profondo di noi stessi, là dove, forse per timore, non abbiamo mai osato guardare; la sofferenza ci è compagnia in questo viaggio. La sofferenza, madrina della nostra vita e incubo della adolescenza, apre la porta del cuore, il solo che conosce tutte le cose. Roberto ci parla: - Iniziamo a comprenderlo, a capire ciò che dice, e allora gli domandiamo. "Perché soltanto ora mi parli? E lui, a noi". Ho sussurrato, ho pianto, ho gridato, ho gioito, ma tu non mi hai ascoltato. La mia voce è sempre la stessa, ma tu ne parlavi un'altra. Oggi la conosci, si chiama Amore". Da quel momento la nostra vita cambia: è un'alchimia dell'anima che tramuta il dolore in gioia, le tenebre in luce. La cosa più bella è l'amore incarna il senso più profondo della donazione. L'amore ama sempre qualcosa o qualcuno.
- Come non si può pensare a questi piccoli senza infanzia? Senza domani!
Quando l'auto si ferma al semaforo, appare lui, frettoloso ed ansioso, che pulisce il vetro con uno straccio o con un rullo di dubbia efficacia. Generalmente ha dai nove ai dodici anni, anche se spesso è molto più giovane.
E' mulatto o nero, gracile e basso per la sua età, come tutti i bambini male alimentati. Non sa leggere né scrivere, la sua postazione di lavoro dalle 10 - 12 ore al giorno. Il suo futuro è incerto: è probabile che non andrà mai a scuola e sempre farà lavori duri e mal retribuiti, dove, se avrà fortuna, riunirà le condizioni per una vecchiaia miserabile insufficiente per sopravvivere. L'esperienza di vivere in strada la maggior parte del tempo sarà cruciale. Forzati ad andare in strada per la necessità di lavorare, molti bambini vi rimangono permanentemente, perdendo i loro vincoli familiari. Lentamente, si legheranno ai valori caratteristici di ciò che si potrebbe chiamare "cultura della strada", per loro sarà un lento morire.
 
Molti impiegano bambini e adolescenti, preferendoli agli adulti, per la loro abilità, e soprattutto per un salario irrisorio: - Es. (Nel Mato Grosso do Sul, o nel Minas Gerais. I bambini adolescenti lavorano 12 - 14 ore al giorno, per produrre carbone, usato nelle fabbricazioni dei metalli e acciai. Gli abiti che vengono usati, vengono dai campi di cotone, dalle fabbriche di tessuti e confezioni, dove bambini e adolescenti vendono il loro sforzo per un misero pane. E così in ogni settore vengono usati i minori: le condizioni di lavoro offerte per tutti i settori dell'economia che impiega il lavoro infantile sono varie infinitamente dure.
Ciò che rattrista maggiormente, sono i turisti europei e nord americani, che corrono tutti gli anni sulle piagge, stimolati da "pacchetti turistici" che includono prestazioni di bambine adolescenti, consentano e incrementano in tal modo un mercato, dove l'infanzia diviene oggetto mercenario e muore senza neppure divenire.
Questa situazione è favorita dal fatto che, senza alcuna prospettiva di vita, le bambine e le giovani povere coinvolte in questo traffico hanno un sogno in comune: incontrare un turista ricco che s'innamori e le porti a vivere nel suo paese di origine, ma cosa sarà del loro domani?- Oltre al turismo sessuale, in Fortleza, esiste, una rete di traffico di neonati. In S. Paolo, la maggioranza delle prostitute adulte, sono dipendenti dei crak e vengono utilizzate come "aerei" per il traffico di droga, con uno schema molto simile a quello dell'Amazzonia dove esiste una vera e propria schiavitù di bambine. Nelle grandi città sono uomini stranieri con un'età compresa tra i trenta e cinquant'anni, generalmente di classe medio - bassa che utilizzano le loro economie per ferie sessuale. E che dire, delle Favelas. Arroccate sui pendii delle periferie delle grandi metropoli o distese sulle fogne a cielo aperto. Rappresentano una delle piaghe più tristi e dolorose del brasile.
Abitazioni senza luce o acqua, sono il contrasto o meglio, la contraddizione, delle città industrializzate. Spazi che spesso nemmeno raggiungono i dieci metri quadrati, abitano talvolta più dieci persone.
I figli di favelados crescono analfabeti, costretti a contribuire alla condizione familiare, donando il corpo, la loro vita per sopravvivere miseramente; e i ricchi, stanno a guardare, senza porger loro un pezzo di pane.
- Sono i milioni di bambini di strada che rappresentano lo scandalo del Brasile.
I meninos de Rua sono bambini Brasiliani dai sei ai quindici anni. Riescono a sopravvivere con espedienti e sono vittime degli "Squadroni della morte", assoldati dai ricchi. I missionari e volontari denunciano, si danno da fare, per salvare questi sfortunati, ma il mondo resta a guardare, senza intervenire, senza cercare di porre fine a questo scempio.
Il cuore dei ricchi è come una pietra, senza pietà. Questi piccoli sfortunati, sono costretti ogni giorno a sfuggire alla presa dei poliziotti. Sono dei piccoli parassiti del mercato che sfrecciano tra i banconi rubando il necessario per sopravvivere. la notte la passano dentro lo scatolone di cartone che fa da casa.
Il fenomeno è tristemente in crescita negli altri stati sud americani Bolivia, Perù, Cile i ninos invadono tutte le grandi città. I bambini di queste nazioni all'ombra crescono senza gioia e senza sorrisi, in loro si annida la rabbia, con la fame e la voglia di vendicarsi. Di giorno vagabondano nel traffico, negli immondezzai, nei luoghi turistici in cerca di un'occasione per arraffare cibo o spiccioli, di notte accucciati sotto i cartoni, sotto i ponti.
Un nenino de rua può aspirare alla maggiore età solo se riesce superare lo slalom della sofferenza. Deve resistere agli stenti, al colera, agli incidenti, sopravvivere alle bande rivali, non farsi reclutare dai trafficanti che distribuiscono la droga, e sfuggire al racket della prostituzione minorile che recluta bambine, e bambini, scappare dai trafficanti di organi, non cadere sotto le pallottole degli squadroni della morte.
I ricchi, che rappresentano il 6% della popolazione brasiliana, detengono il 90% del reddito nazionale, mentre il resto della popolazione si deve accontentare del restante. le crisi che travagliano la società moderna e il modo di vivere e di pensare, non sono compatibili con in diritti dei popoli.
 
La violenza fisica contro i minori sono drammatiche. Sono necessarie iniziative urgenti, a livello internazionale, per creare le condizioni nelle quali questo popolo che subisce la miseria e l'oppressione, possa sopravvivere dignitosamente.
Il flagello della fame e della povertà, è una minaccia da sconfiggere. A tutt'oggi più di due milioni di bambini, soffrono la fame e la malnutrizione, conseguenti all'incapacità di acquistare cibo. A sua volta la mancanza di reddito produce la povertà. I dibattiti a livello internazionale che si sono svolti in questi ultimi decenni in diversi sedi hanno prospettato meccanismi e soluzioni diversificati, pur riconoscendo tutti la necessità di fondi. - a distanza di dieci anni della prima riunione a Rio de Janeiro, nel 1992, in quella recente di Johannesburg gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti. Auspichiamo che l'umiltà prevalga sull'arroganza e l'altruismo - sulla logica dell' ognun per sé.
E' necessaria un'azione comune per la salvezza di questi poveri, suggerendo concretamente le strategie che favoriscono invece che ostacolarla. Tale azione va considerata in contesto mondiale di interconnessione di popoli e di continenti, che all'inizio del terzo millennio impone una nuova normativa di rapporti civili.
E' così Roberto, continua - Ho amato il Brasile ancora prima di conoscerlo, per questo, dissi a mia madre prima di partire. Adesso torno a casa.
- Qui coronai il mio sogno, quello di costruire una casa di accoglienza per i bambini di strada. Questa terra, i suoi poveri figli, la loro silenziosa sofferenza, mi insegnarono che la felicità esiste solo nel dono, nella donazione completa di noi stessi: la sola felicità di avere un gesto che consola, la felicità di aver visto gli occhi che brillano per essere stati compresi, e di comprendere l'esistenza di quei fili immateriali che tessono i rapporti più alti, che non necessitano parole. - Questo è lo strumento che Dio ci pose nelle mani per forgiare la nostra volontà, elevare la coscienza. E' con queste semplici parole, che non hanno bisogno di commento, tanto sono dense di umanità, che non smetterò mai di ricordarmi e ricordare a chiunque, che esiste nel silenzio e nell'indifferenza universale, un sottobosco di creature come Roberto, che agiscono e dedicano tutta la loro vita, passando quasi inosservati nel loro lavoro e nella loro umiltà. E' quando questo silenzio, casualmente giunge a noi, ecco che diviene un urlo che rimbalza fino alla nostra coscienza e ci pone dinanzi ad abissi d'interrogativi. In quel momento, io sento che il lavoro di Roberto e di migliaia di altre come lui, non è solo una goccia inutile perduta in un oceano immenso.

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