- L'ETERNO ROSSO
DELLE BANDIERE
(scritto
dopo la caduta del muro di Berlino e dei
regimi " comunisti")
-
-
- Rosse
Bandiere s' avanzano nel Vento,
- alte e
orgogliose or fendono la Via.
-
- La plebe
offesa non è più
smarrita:
- tutto
riprende in sé,
- Storia e
Destino.
-
- Contro di
lei s'infrangono,
- i lugubri
avvoltoi.
-
- Fuggendo
si dissolvono
- D'infamia
i mestatori.
-
- La
riscossa dalle angherie subite,
- la
coesione , la Forza
- eterno,
infrangibile muro !
-
- La nuova
Umanità s'erge e s'avanza
- e l'Uomo
Nuovo
- anela a
costruire.
-
- Infinite
sorgenti, immensi fiumi,
- convergono
nel Mare,
- suprema
Madre dell'Umana Essenza.
-
- Dolorosa
è la storia,
- mai prima
immaginata,
- divenuta
l'oggetto di un infinito
oltraggio.
-
- E' La
Riscossa da ogni delusione,
- d'ogni
diritto calpestato e offeso.
-
- Davanti a
lei riemergono dal Nulla
- le anime
perdute di Vladimir,
- di Fedor e
Victor,
- del grande
sardo Antonio e del tedesco
Karl..
-
- Tanta
Speranza ogni nube straccia,
- ogni
potenza trasforma nel suo atto.
- Vano
è tentare d'ergere contro di lei
confine.
-
- Il Dio
Danaro, Unico Sovrano,
- temuto
come Eterno,
- carico di
rabbia e d'impostura,
- negli
anfratti di Era precipita
sconfitto.
-
- All'orizzonte
un nuovo Paradiso,
- verdi
Pianure di nitidi colori,
- dalla
rugiada fine e densa intrise.
-
- Una Nuova
Cultura, una nuova Idea,
- d'ora in
avanti governerà sul
Mondo,
- permeandolo
di sé col suo vitale
afflato.
-
- Dal Volga
all'Indonesia un unico sussulto,
- comune ,
sola lingua
- di tante e
tante Razze che ora sono insieme.
-
- A tutti
s'offre, benigna, la Natura,
- di manna
ricoperta,
- ad ogni
astuzia aliena.
-
- I suoi
frutti dà in dono
- a quanti a
Lei si affida.
-
- Illusorio,
mortale, rovinoso Inganno:
- I nuovi
Dei, d'argilla, sono caduti !.
- Polvere di
fango adesso sono.
-
- la
Speranza , il Cuore
- espunto
ormai da sé,
- tutto han
perduto!
-
- Assoluto
l' oblio che li avviluppa,
- dalle
vette del Caucaso ai Mari della
Cina,
- dall'Africa
deserta alla colta Berlino.
-
- Parigi
osserva triste ,lo stesso fa
Vienna.
- Libertà
non si frange,
- muore e
risorge, intatta,
- nell'anima
vitale.
-
- Lo Spirito
del Vento non si può
catturare.
- Libero
fugge e nuovo si riforma,
- ovunque si
distenda la linea di un confine.
-
- Teorie
narrate a lungo,
- diffuse a
piene mani
- gli
epigoni del Mondo
- che tutto
hanno consunto.
-
- Malefica
spirale d'infamia e d'impostura,
- violato
hanno il senno, smarrita la
ragione.
-
- Aspra la
storia delle illusioni infrante,
- logora la
veste dei dogmi religiosi !
-
- Tersi
orizzonti, nitidi colori,
- Nuovo
giorno che sorge,
- Riflesso
incantato
- del volto
levigato di fanciullo.
-
- Nuove
tavole rase,
- Nuovi
Comandamenti
- riemergono
dal fondo
- dell'anima
smarrita.
-
- Puro,
- intriso di
nuova commozione,
- ancora
capace d' emozione
- di fronte
all'eterno suono d'una fiaba.
-
- La Nuova
Umanità risorta
- ancora
riprende il suo cammino,
- iniziando
dal nulla ,
- dal
luminoso riso di un bambino.
-
- Non
sopprime le voci dell'armonia del
Mare,
- della
pelle ora riassume i diversi
colori.
-
- Non
ritiene, superba, d'essere
estremo,
- unico fine
dell' Anima del mondo.
- Della
parzialità ha coscienza,
- di essa
non si duole.
-
- Tutti ora
ascolta ,
- con ognun
dei viventi
- ragiona e
si misura.
-
- Considera
la Scienza Leviatano benigno,
- che
preserva la vita.,
- rendendola
più degna.
-
- Rifugge
dal conflitto,
- dall'armi
distruttive,
- considera
la Pace non più quale
Utopia.
-
- Reminiscenze
infinite, sanguinosi tributi.,
- di dolore
e di morte,
- dal Mondo
antico e attuale degli Umani
- per secoli
e per secoli già resi.
-
- Oltre di
sé ora è lo sguardo,
- verso una
nuova aurora,
- fin dentro
il caldo abbraccio
- dei monti
della luna..
-
- Ha gli
occhi sconfinati
- della
madre
- che d'
infinito amore
- ricopre il
suo bambino.
-
- Il seme,
un tempo inerte, d' umanità rappresa
- in piedi
già riappare,
- nel suo
tepore accoglie
- nuova
speranza e Gioia.
-
- Il
pensiero, lieve e immortale, di quegli
antichi Greci
- di nuovo
s'erge :
- ed ora
già riarde, di nuova
austerità.
-
- La lebbra
rovinosa che,con la sua
impostura,
- il mondo
ha intorbidato,
- può
essere scacciata
- nei
più profondi anfratti.
-
- Il viso di
Moravia,
- riemerge
con orgoglio
- dal tempo
dell'oblio,
- di nuova
Luce, suprema, si riarma.
-
- La sua
voce, di tuono, in alto s'erge.
- Il suo
narrar riprende.
- Consegna
la memoria
- per cui il
Poeta è sacro.
-
- La mano
armata
- Contro il
figlio poeta di Casarsa mossa
- è
orrore estremo.
-
- Il castigo
divino, terribile,
- per secoli
e per secoli
- s'abbatterà
sugl'empi.
-
- Nuova
energia creativa ora è
risorta,
- tra le
pieghe di Gea avanza e si
diffonde.
-
- Di
sé deterge il Mare,
- lo salva
dal veleno,
- ridesta la
Montagna,
- di luce
d'avorio cristallino, rianima i
ruscelli.
-
- Quale
leggiadra brezza
- verso di
noi sospinta
- dall'oro
del Sahara
- col Vento
tutto intorno sul Globo essa si
espande.
-
- Nuova arca
moderna s'incammina
- sulle cime
dei monti
- a
riscoprir la neve
- col suo
silenzio estremo.
-
- La
lucciola d'infanzia spensierata,
- la natura
riappare,
- con la
terra mischiata,
- e col suo
odore....
-
- Ritorna
adesso,
- custode
originaria e primigenia
- d'ogni
antico, assoluto bisogno di purezza,
- di tante e
tante tracce seppellite
- di ogni
antecedente verità
perduta.
-
- Speranza
è pur viva,
- non tutto
è già concluso.
-
- Lo
straccio rosso,
- imbevuto
di fango e scolorito,
- di sangue,
di vita e d'orgoglio trasudante,
- può
essere ripreso e sventolare.
-
- Le
generose morti del passato,
- e tutte
quelle d'oggi,
- col
proprio sacrificio
- l'han
sempre e di continuo rianimato.
-
- Il suo
bagliore, nitido,
- riflesso
della luce,
- procede in
ogni istante
- pei ripidi
sentieri.
-
- L'
eredità della sua vera
stirpe,
- di
verità risorto a nuova
Idea,
- può
ravvivar le stelle,
- e dare
nuova vita a giovani, luminose, eterne
aurore.
-
- INVOCAZIONE
D'AMOREVOLI RAGGI DELLA
LUNA
-
- Luce
d'argento pietosa della luna,
- Luce
scremata, impura della luna,
- Anima
discreta,
- Silenzioso
riflesso del pianeta nostro,
- Che
occulti per pietà i misteri
azzurri.
- Li rendi
impalpabili e soavi e plachi
- Ogni
tumulto ed emozione.
- Ci accogli
nel ventre confortevole,
- immemore
del tempo,
- Ed eviti
la nostra dissoluzione
nell'oblio.
- Riflesso
argentato, nato per sempre
- In ogni
continente ,
- delle
storie infinite e senza inizio.
- Inespugnabile
e segreta dimora
- Di ogni
estremo e disperato amore.
- Infinite
quantità di gioie
disseminate
- Su ogni
bruna zolla della terra,
- Nostra
aspra ed inesauribile matrigna.
- Non
c'è più traccia
- Degl'infiniti
tesori trafugati dai vascelli
neri
- E
dall'oceano celati all'occhio
umano.
- Tu
appari,
- Come
dipinta dal mistero,
- Soffio
finale e flebile delle tante
cose,
- Ultimo
squarcio d'ancoraggio finale
- Di
speranza
- Dell'uomo
antico e del moderno insieme.
- Ovunque
sulla terra,
- a te si
volge perduto,
- Nel mentre
sta annegando,
- Nell'ultimo
naufragio
- Dell'anima
col corpo.
- E Tu
rimani intatta e limpida,
- Con
l'illibata purezza,
- E
l'espressione eterna,
- calda ed
amorosa
- del tuo
sguardo.
- Volto ed
immagine di sacra madonna
- Ben
scolpita con l'estrema maestria
- Di un
tempo
- dall'artista
confuso con la sua pietra di
tufo.
- Tu resti
eterna e immobile
- Com'era in
quell'auspicio,
- Senza
inizio alcuno e alcuna fine.
- Consola e
rassicura ancora,
- Con il tuo
afflato di pietà,
- Per le
future ere che verranno,
- Sorreggi
l'animo di chi,
- Carpito
dal tumulto,
- disceso
è nel terrore.
- Accogli
colui che ,
- Nell'ultimo
scatto di speranza,
- Con
l'unica residua goccia d'energia,
- Perso
l'orientamento,
- Tracimando
verso di te
- Gli occhi
ha rivolto,
- Solitario
frammento,
- Finale
microcosmo di sé stesso.
-
-
-
- ALL'AMICO
IMPRIGIONATO E OFFESO NEL CALVARIO
DELL'ICTUS
-
- Improvviso
lampo nero,
- carico
d'odio cieco di vendetta,
- Quale
sicario notturno senza volto,
- L'ictus
nel buio ti ha ghermito.
- L'anima
tua,
- di
fantastiche storie popolata,
- barca di
canne travolta dal tifone,
- su muta
roccia
- ha fatto
stramazzare.
- Il
cervello si è contratto,
- rallentando
per sempre il proprio volo.
- Per primo
si è prodotto il sonno,
- Poi il
silenzio e il desiderio di fine
- Di ogni
ricordo del tuo grande dolore.
- E
all'improvviso immagini e forme,
- fino ad
allora nitidamente conosciute,
- con le
speranze e gioie, intatte, di
bambino
- Tutte si
son sospese...
- Ridotto di
getto a puro oblio,
- labile
traccia,sbiadita,
- D'ogni
armonia perduta.
- Prometeo
sale e scende,
- punito per
l'azzardo di aver
- voluto
rendere, con generosità,
- pura
felicità agli umani.
- Contro di
lui i detentori, aspri,
- D'ogni
destino di vacuo potere,
- con
l'inganno conquistato,
- insorgono.
- Ora i suoi
muscoli, i suoi nervi,
- non la sua
volontà sono piegati.
- Ha voluto
varcare le colonne d'Ercole,
- per questo
essi non hanno accettato
- che
potesse morire una volta sola.
- Ha
tentato, con ogni sua energia,
- Di
superare i sommi limiti
- Dei
confini del Mondo
- E d'ogni
sapere rivelato.
- Per lui
perciò non ci può più
essere
- Perdono
alcuno.
- Lo legano,
lo incalzano, lo hanno catturato.
- Pensano di
averlo per sempre sconfitto,
- Legato
nell'eterno alla loro fonte.
- Lo spirito
di Prometeo
- È
però infinito
- E nessuno
scrigno da solo
- lo
può mai contenere.
- Per questo
vola e, pur ferito,
- Di
sé avviluppa il Mondo.
- Nel tempo
e nel moto che, senza fine,
- s'inseguono
tra loro
- Tu
viaggiatore inquieto troverai,
- dove mai
avresti pensato,
- sul ciglio
celato di una strada,
- Nell'ocra
di vulcano d'oro
- Di un
deserto d'Africa assolato,
- vicino
all'ultimo ghiacciaio
- perso nel
tempo,
- lungo i
ripidi confini
- d'una
roccia
- lo
spirito,
- ancora
immortale, di Prometeo.
-
-
-
- AFONE PAROLE
AD UNA MADRE
-
- Afone
parole
- d'ogni
senso prive ,
- l'immagine
di Lei, sfumata,
- ormai per
sempre perduta nella nebbia.
-
- Atti d'
amore estremo dissoltisi nel
vento,
- Fragili
ancoraggi d'oceani smarriti,
- Dolci
carezze sugli scogli infrante.
-
- Ora
attraversi da sola gl'inutili
confini
- dove
l'anima tua, nel volo,
- invano
s'incammina.
-
- Palpita
intorno l'aria, d'ogni memoria
intrisa,
- Ricordo,
impalpabile e lieve,di tramonto,
- soffio
leggiadro di deserto,
- delicato
testamento di magia.
-
- Il dolore
antico del Mondo,
- Rossa e
raggrumata scia,
- d'innocente
sangue, doloroso, la terra ha
contagiato.
-
- Dentro di
te tutto compresso,
- mai alcuna
stilla
- alla tua
verde stirpe ne hai ceduto.
-
- Ed oggi
ancora, intatta,
- struggente,
senza posa, l'avviluppa
- mentre il
Tempo, quale muta acqua che
scorre,
- invano si
consuma.
-
- L'odore di
salsedine dell'alga marina,
- Il
profondo del mare,
- la ritmica
sua onda.
-
- Più
arido chi è rimasto
- Senza il
sorriso tuo,
- senza la
tenerezza,
- con
generoso istinto, diffusa a piene
mani.
-
- Sui mille
e mille infiniti cieli della luna
- vano
risulta ormai
- cercare le
sue tracce.
-
- Nel pieno
splendore del candido sorriso
- Morire
d'infinito dolore il male oscuro
- ogni
giorno ti ha fatto,
- esempio
estremo d'ingiustizia
- e d'ogni
Dio d'assenza.
-
- Mai prima
parola ho proferito,
- mai prima
pubblico pensiero.
-
- D'invalicabile
segreto,
- celata, a
lungo sei restata
- nel dorato
fiume della Mente,
- nel centro
del mio cuore è stata tua
dimora.
-
- Caldo il
pensiero adesso,
- di
malinconia serena,
- verso di
Te, puro, tracima.
-
- Finale
rifugio
- quando,
ancora stupito, m'imbatto
- dentro gli
aspri destini del mio Mondo.
-
- Il Mondo
mio,
- con le sue
assurde, inutili storture,
- con
l'assenza di senso e d'armonia.
-
- Smarrito
ancora in esso,
- nell'anima
mi guardi,
- e
m'indichi il sentiero
- dagli
occhi della luna.
-
- Vivido
ancora il tuo richiamo appare,
- mi scruti
in fondo al cuore,
- e pur se
resto muto,
- m'intendi
nel Pensiero.
-
- Rivedo gli
occhi tuoi,
- dei tuoi
capelli l'onda.
- Il limpido
tuo volto
- ormai
scavato e stanco.
-
- Un unico
sorriso, qual segno di scintilla, mi
contagia.
- Il riso di
cristallo io risento
- nelle tue
membra, tenere, d'argilla.
-
- Riprovo
l'antica e fiera gioia,
- nuda zolla
di grigia terra
- raccolta
un giorno tra i carsici sentieri
- da giovani
, ignari ed innocenti spettri
popolati.
-
- Oggi,
quale ombra tra ombre,
- lontano
dai confini,
- risento
l'antico canto di dolcezza.
-
- E
l'ancestrale senso
- Di tenacia
intatta , come d' incanto,
- dentro di
me, di nuovo, all'improvviso
sgorga
- tra quelle
estranee, scoscese e sconosciute
strade.
-
- Di
religioso silenzio ho circondato,
- di totale
riserbo e protezione,
- ogni
ricordo di te che verso il mistero estremo
sei partita.
-
- Apparsa
è finalmente la tanto agognata
Pace
- nella
bianca dimora che ti ha accolta?
-
- Intatta la
protezione d'amore che m'hai dato
- ora , in
sparsi frammenti,
- io ti
rendo.
-
- Calato mi
hai nel Mondo,
- che tu non
conoscevi,
- che
ritenevi Santo.
-
- Il male
crudele t'ha ghermito,
- famelico
ogni giorno
- del tuo
intatto candore s'è
nutrito.
-
-
- Privata
d'ogni forza,
- nel
sacrificio estremo,
- in un
qualsiasi giorno,
- le braccia
ad esso hai reso.
-
- Il candido
pallore
- Finale
segno dell''ultimo tuo sguardo.
- Trasmigrato
è lo strazio
- nei tuoi
verdi steli, fuscelli nel tifone
- e d'ogni
ardire spogli.
-
- Tenera la
notte
- nei
siderali spazi,
- ed umida
l'aurora,
- d'una
malinconia perenne
- dagli Elfi
delle fiabe d'inverno popolata.
-
- Muta
sinfonia d'inverno che ora
piange,
- lacrime di
pietra e sale,
- dal gelo
dell'anima calate nei più profondi
abissi,
- e d'ogni
consolazione prive.
-
- Morbida
coltre
- d'ogni
velluto intrisa,
- di memoria
indelebile sogno,
- Il volto
ancor mi sfiori con la tua bianca
mano.
-
- Filo
d'argento muto, e
- lieve,
poggiato per mistero
- sopra il
celeste cielo.
-
- In questo
firmamento senza fine stai,
- quale
ricordo d'indelebile luce
circondata,
- per me
unica,misteriosa, estrema stella,
- di un
cielo terso e d' infiniti, palpitanti mondi
costellato.
-
-
- Dolci
reminiscenze di bianche trasmigrazioni di
metafore
-
- Due
germane delicate
- Di bianco
candore
- Le rosse
labbra
- D'avorio
cesellate
- Inducono
all'intenso.
- Gocce
vaganti nell'universo
- Ed ora
soltanto
- Frammenti
- Di
cristalli marini frantumati....
-
- A
FABRIZIO
-
- Puro e
leggero,
- come
fiocco di neve a primavera,
- su ali di
vento impalpabili e lievi
- in un
baleno la terra hai attraversato.
- La dolce
contagiosa mitezza del tuo
sguardo,
- I neri
occhi densi di speranza,
- il sorriso
d'oro e l'ottimismo proteso all'avvenire.
- Il
misterioso destino,
- Veloce
come luce,
- un aspro
giorno d'inverno ti ha carpito.
- In un
battito di ciglia nel suo cieco grembo ti ha
celato.
- In
silenzio, senza proteste, l'hai seguito e sei
volato via.
- Quale
incolmabile vuoto, quanto
rimpianto
- Il ricordo
di Te nell'anima ci lascia.
- Adesso,
dopo la cupa notte, sei tutto
- avvolto
dai ricordi d'amore dei tuoi cari
.
- Il cosmo
verso di te
- ha teso le
sue mani.
- Amorevole
ed Infinito
- nei suoi
sterminati colori
- come suo
nuovo figlio ora ti accoglie.
- Il cuore
finalmente ti riscalda d'ogni generoso
affetto
- da te su
questa terra conosciuto.
- Ti dona
protezione e
- d'ogni
carezza di chi ti è stato caro ora ti
colma.
- Per sempre
ora sarai come una stella d'oro,
- che
d'immortale luce
- trasmigrata
è lassù,
- giovane
stella tra le infinite stelle.
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