- Prefazione
-
- di
- Gianluca
Veltri
-
-
- "LA
PATRIA DI UN UOMO CHE PUÒ
SCEGLIERE
- È
LÀ DOVE ARRIVANO LE NUBI PIÙ
VASTE"
- André
Malraux
-
-
- Pietro De Rose
è un uomo sereno.
- Un curioso
tranquillo, instancabile, il cui candore va di pari
passo con una saggezza mai esibita e mai sazia.
Sembrano coniati apposta per lui, i versi bellissimi
della poesia Itaca di Costantinos Kavafis:
-
- "Devi
augurarti che la strada sia
lunga.
- Che i
mattini di estate siano tanti
- quando nei
porti - finalmente, e con che gioia
-
- toccherai
terra tu per la prima volta:
- negli
empori fenici indugia e acquista
madreperle
- coralli e
ambre
- tutta
merce fina, anche profumi
- penetranti
d'ogni sorta, più profumi inebranti che
puoi,
- va' in
molte città egizie / impara una
quantità di cose dai
dotti.
- Sempre
devi avere in mente Itaca / raggiungerla
sia
- il
pensiero costante.
- Soprattutto
non affrettare il viaggio; / fa' che duri a
lungo,
- per
anni...".
-
- Da sempre Pietro si
interroga sulla finitezza del nostro orizzonte, senza
che questo lo abbia mai indotto a darsi risposte
certe. Semmai, a regalarsi altre domande, ad
alimentarsi di interrogativi nuovi. Lo ha fatto,
Pietro, e continua a farlo, sposando - nella finitezza
- la frastornante ricchezza della tastiera umana: la
psicoterapia, l'antropologia, la filosofia, i rimedi
orientali, la poesia. Lo studio e l'amore, cura
e sapienza. Senza mai sconfinare in una deriva
schizoide, anzi arricchendo gli uni saperi con gli
altri, stabilendo collegamenti, arrotondando gli
spigoli e facendo abbracciare gli opposti.
- Sicché
Pietro è uno psicologo che cura anche
con il balsamo della poesia; e un poeta i cui versi
sono percorsi dal mercuriale movimento
dell'antropologo esistenziale e del sophianalista.
Tanta ricerca dell'armonia, in Pietro De Rose,
è testimoniata dal ricorrere frequente, nelle
sue liriche, anche in quelle che troverete in questo
volume, di metafore musicali. C'è una musica
costante dentro ognuno di noi, sembra voler
rammentarci il poeta calabrese, al pari del romanziere
indiano Vikram Seth: il concerto a due; l'accordo di
tre note che fa vibrare il petto; la voce per modulare
il canto verso il cielo; il fiume che canta; il fiume
con il suo peso di armonie e dissonanze.
- Ecco il
fiume, un'immagine molto cara al nostro poeta.
Non a caso Cercando nel fiume è il
titolo scelto da Pietro De Rose per questa silloge
lirica che vi accingete a leggere. Il fiume interno e
il fiume esterno. Il fiume interno: il destino
interiore, alimentato dalle scelte profonde, dai
desideri, dalle passioni, dai sogni nutriti "con
gentile tenacia e con amore"; il fiume esterno, quel
che Machiavelli definiva la realtà
effettuale, degli accadimenti, della cronaca che
incessante accompagna e influenza la vita di ciascuno.
Anche eventi distanti, come il terremoto di S.
Giuliano di Puglia. Ai bambini morti in quel sisma
sono dedicati alcuni dei versi più luminosi e
commoventi: "[...] atomi profumati di fresca
rugiada / lasciate cadere / talvolta / una goccia
d'innocenza / su questa terra arida".
- De Rose immagina
questi due fiumi - quello interno e quello esterno -
che scorrono senza conoscersi, ma parlandosi
attraverso noi; noi, cui spetta di armonizzare le
realtà molteplici e configgenti. Fiumi -
esterni, sì, ma interiorizzati - sono
per Pietro quelli che attraversano Cosenza: il Crati e
il Busento. Cosenza è la patria di Pietro De
Rose. Città fluviale, città amata
più che mai: "Sono nato là dove il
clamore tace / e la città dirada / lasciando
spazio al verde / delle campagne attorno al fiume
Crati", scrive il poeta nella sua dedica A
Cosenza. Città adorata e però,
proprio recentemente, lasciata, al di là
dell'ultimo ponte, "Cosenza amata / lontana quanto
basta per sentirsi / esuli / a un passo dalla tua
terra". Nella sua casa rendese Pietro ha un piccolo
giardino, nel quale ha piantato alberelli e fiori.
- Dunque De Rose
poeta e pensatore cosentino, di Cosenza Vecchia.
È un padre che sa parlarvi in maniera del tutto
convincente di argomenti molto moderni, in
bocca a lui straordinariamente credibili. È
bello e insolito, che un signore nato... tanti anni fa
in via Casali ti sappia incantare mentre ti spiega la
necessità che i chakra rimangano sgombri
- "quando si otturano i chakra non entra più
energia pulita e ci si può
ammalare".
- L'obiettivo di
Pietro è un'armonia tra l'anima e il corpo,
senza dover mai più stilare una classifica tra
le due entità e considerare l'una vassalla
dell'altro, o viceversa. Insieme, il fiume interno e
il fiume esterno.
- Insieme, nell'alone
dei ricordi e dei sentimenti, ci sono corpo e anima. E
quell'alone è quel che resta, la poesia, come
il vento che porta un canto.
- Poesia ch'è
figlia di una gioia e d'un dolore, insieme.
-
- "LASCIATE
QUINDI CHE I FIORI SBOCCINO NEL MIO
GIARDINO ANCHE SE NON È
IL
- LORO
TEMPO; LASCIATE CHE LE API
NEL
- MERIGGIO
LEVINO IL LORO
RONZIO"
- Rabindranath
Tagore
-
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-
- Cercando
nel fiume...
-
-
A Maria,
Emilia, e Lella
-
-
-
- Come fiume che
canta
-
-
- Lascia che il
tempo imbianchi come neve
- il capo il
petto il mento ormai rugoso
- ogni piccolo
solco una caduta
- un'emozione
- che scava una
ferita
- sulla docile
pelle che si piega.
-
- Lascia che il
tempo scorra...
- Anche la vita
scivola via
- come fiume
che canta
- la sua
canzone senza fine,
- l'amore la
gente la città che sbuffa
- le lacrime
i sorrisi le speranze...
-
- ...E fino a
quando un accordo di tre note
- farà
vibrare un punto
- in mezzo
al petto
- senza
rimpianti potrai dire
- ancora...
- ...Lascia
che il tempo imbianchi come neve...
-
- Fuori dalla
simbiosi
...Ricordi di un
concerto a due
- finito nella
pattumiera dei giorni andati
- alla inconscia
ricerca
- d'una prigione
calda.
-
- Si dirada lenta
la nebbia
- stagnante su
scenari di cartapesta...
- T'accorgi che le
mura della tua prigione
- sono alfine
macerie.
-
- Ormai fuori
dalla simbiosi
- non più
servo umiliato
- scopri che sei
libero di urlare
- o
d'ascoltare
- il tuo
silenzio.
-
-
- Adieu
Un addio
preparato nel
silenzio,
premeditato
come la vendetta
ha conficcato
un gelido sgomento
nel mio
corpo.
Un refrain
senza
musica
da quel
giorno accompagna i miei passi
intrisi di
solitudine
desiderio e
rabbia.
-
-
-
-
- Anima
Per te ho
dischiuso le porte
della mia
anima
togliendo il
velo
ai segreti
nascosti ad altri.
Custodisci
i miei sogni,
ti prego,
come perle
nel fondo del mare.
Sii
discreta
nel varcare
la soglia di quest'anima.
Immagina
d'essere in una immensità
- fragile
- come il
silenzio.
-
-
-
- Il fiume
dentro
...E il fiume
intraprese il cammino
colorando di
rosa e d'azzurro
ogni parte di
noi
quando la
prima scintilla di luce
accese questa
nostra vita.
.
Pulsa da
allora
ogni piccola
cellula viva
lambita dal
fiume che scorre
silenzioso
col suo peso
di armonie e dissonanze
raccolte
lungo la via.
Il fiume
preme
preme sul
cuore che ascolta
per fermare i
ricordi
e creare il
suo canto che resta
testimone del
tempo vissuto
tra palpiti e
quiete.
-
-
-
- A
Cosenza
Sono nato
là dove il clamore tace
e la
città dirada
lasciando
spazio al verde
delle
campagne attorno al fiume Crati.
La
maestosità del castello degli
svevi,
primi
invasori,
domina
tutto:
l'ara dei
Bandiera martiri inermi
e il
confluente sonoro Busento
abile
nascondiglio del bottino
di re
Alarico.
Ricca di
sole, di storia
e antica
nobiltà,
Telesio oggi
ti guarda con bronzea fierezza
- Cosenza
amata
aria di gente
forte e dignitosa
alla ricerca
dell'anima vera
- protesa a
ricreare
presente e
avvenire.
-
-
-
- Nel
fiume
La gara,
nostro pane quotidiano,
è
passare di là
sull'altra
sponda.
Chi primo
arriva sarà il vincitore
Senza altro
premio se non la pura gioia
d'essere
primo e forte in quel momento.
......................................................
Altri fiumi
altre acque
ho
attraversato.
E nel volgere
dell'impietoso tempo
ho ingoiato
bocconi dolci e amari.
Nella grande
ribalta della vita
ho vinto e ho
perso tante tante corse.
Il viso
contro il vento
quasi
sempre.
Sentirsi vivi
non è forse questo?
-
-
-
- I miei
vent'anni
Fiumi
senz'argini
spine senza
rose
sogni
colorati
soltanto
sogni
abbracci
andati a vuoto
canti
sommessi e urla
scagliati
verso cieli lontani
indifferenti
e muti.
Felicità
rubata
nelle notti
estive
e giorni
senza storia
e il
procedere ansioso
verso i
"quieti canali
della
normalità".
-
-
-
- Mare
Tirreno
Per sentieri
scoscesi
discendevamo
verso la marina
sulle spalle
un bagaglio frettoloso...
D'improvviso
il grido dei compagni
a lungo
trattenuto: - Il mare!
Il
mareeeh!
Un'onda
d'emozione
azzurra
mi
sommerse
nel chiarore
dell'alba estiva
mentre
rapito
abbracciavo
il tutto.
Gli occhi
inondati di meraviglia e di bellezza
s'inumidirono.
Immaginavo
i miei sogni
navigare sul Tirreno profondo
e approdare
verso rive assolate
amorevolmente
accolti.
-
-
-
- Totò
Ridendo forse
si piangeva, le mani sulla pancia,
per le tue
verità sbattute in faccia
- con
beffardo sarcasmo e comica ironia -
a tutti noi,
ohibò, pezzenti e gente-bene,
spaparanzati
là davanti a te
comicissimo
Principe - poeta...
Principe
sì.
Con quanto
amore ho abbracciato mille volte
quella tua
faccia
da mimo "
scompisciato" e triste
faccia da
gran signore e umile terrone
anima grande
e nobile
e così
tanto mia!
Sei stato il
sottofondo d'allegria
della mia
giovinezza mai saziata...
Come nobile
fosti molto ambito
la tua
maschera,adesso... è osannata
L'anime
grandi
portano nella
vita fardelli assai pesanti
e notti senza
fine
e forse
senz'amore.
-
-
-
- Il
fiore
Io e te
consumati
da secolari
lotte di potere
portiamo
nell'anima
e nel
cuore
ferite ancora
aperte
voragini
da scontri
primordiali
e desideri di
costruire arcobaleni
e ponti
d'amore.
Uno di noi
dovrà posare alfine
il fiore
della pace
sulla mano
dell'altro
senza
più vergognarsi
di
sorridere
di
piangere
di chiedere
perdono.
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