- A VINCENT VAN
GOGH
Papaveri a chiazze e rossi coppi di
tetti,
- sole a
scacchi e gialli campi di grano,
- zebrati
obelischi e sinuose folate di vento.
- Il pennello
attinge alla tavolozza
- dei
sentimenti, straccia il vuoto,
- lo intesse
dei gridi d'uccelli neri,
- allucinati
echi della tua pena, del tuo
tormento
- nel livido
torcersi della luce al tramonto.
Saint-
Remy dicembre 2005
- AVEC LE
MISTRAL
Un candido origami
- da scuri
coppi s'invola,
- inanella
geometriche forme.
- Ascende nel
dorato crepuscolo,
- fende
l'azzurro, fa vela,
- gioca a farsi
trasportare.
- Poi con
rauche strida
- sua natura
disvela:
- distende le
ali e torna
- col Mistral
verso il mare.
Saint
Maxime luglio 2005
- UTOPIA
I coribanti levarono il loro canto
- al Sole
Trionfante offrirono le danze.
- Esuli tenebra
e gelo, rigore e costrizione
- vive luce
calda e armonica fusione.
- Es
trionfò sull'io all'epico
banchetto
- Eros vinse
Thánatos nell'eterno duetto
- ma il
desiderio non divenne realtà.
- Senza pace
l'anime ancora
- inseguono
l'utopia sul Monte Verità.
- Caos, odio,
guerra, ancora
- sbarrano la
via
- dall'individualismo
alla comunità.
-
Monte
Verità agosto 2005
- LÀ DOVE
MORMORANO I PIOPPI
Là dove mormorano i pioppi
- e si disseta
il salice,
- là
dove tornano l'airone
- e la garzetta
a frenetico corteggio,
- là mi
appaiono le mondariso
- e
l'acquaiolo, timido monello,
- i piedi in
altalena sul ruscello.
- Tace la
risaia fra le dorate spighe
- e l'acqua
verde che s'oscura:
- non clangore
d'armi, non canti,
- non risa, non
litanie di santi.
- Tutto sembra
passato
- senza traccia
lasciare,
- solo odo
lontano
- della
trebbiatrice il cigolare.
4
a classificata Ottavio Nipoti Ferrera Erbognone
2005
- A MALOJA
Dedicata
a Giovanni Segantini
Tintinnano spade di ghiaccio
- sospese nel
vuoto saturo
- ancora della
tua presenza.
- Vorrei
chiedere al sole
- d'illuminare
rocce al tramonto,
- vorrei
chiedere al vento
- di riportarmi
gli accordi,
- l'indistinta
armonia di suoni
- lontani
laggiù nella valle,
- vorrei come
te potermi abbeverare
- a
sazietà della luce
- di questo
ineffabile cielo,
- puro e
sincero, di questo mistero.
- Ma
avrò abbastanza poesia
- per cogliere
della Vita
- la favolosa
atmosfera?
- Avrò
abbastanza fortuna
- per ritrovare
nella Natura
- la promessa
di un sogno?
- Avrò
abbastanza coraggio
- per
affrontare alla fine del cammino
- della Morte
il gelido paesaggio?
- Nel vespero
un volo rapisce
- i miei
pensieri e li porta lontano.
- Panta rei,
ogni cosa scorre...
- Consola la
mano di un bimbo
- che posa un
fiore sull'estrema dimora
- e parmi la
tua voce udire ancora:
Non temere, Arte e Amore vincono il tempo.
- RIVIVONO
Là nell'aprica e ariosa culla del
tempo
- assorbono il
sole covoni dorati
- dimentichi
ormai d'essere stati
- onde d'erba
verde carezzate dal vento.
- Ma nella
dorata luce dell'estate
- sale dalla
risaia l'eco d'antiche ballate,
- di feste
sull'aia, di veglie passate.
- Rivivono le
voci ormai dimenticate
- dei
camminanti, del "passator cortese",
- rivivono le
storie di tutto un paese.
- Volti
d'ombra, a notte, la luna rischiara,
- raccontano
che la vita è spesso amara,
- che la
felicità è una perla rara,
- raccontano
dei campi la fatica
- di chi
restava a penare la vita,
- mentre la
vaporiera portava via
- occhi
smarriti, lacrime e così sia.
- Raccontano di
vociar festoso di gioventù,
- di danze e
canti che salivano fin lassù
- a cieli
d'argento dov'eran accese solo le
stelle
- a illuminare
sguardi schivi di fanciulle.
- Rivivono
giochi fatti di niente,
- semplici
rimedi di povera gente.
- Rivivono per
noi collere e amori,
- rivivono per
noi gioie e dolori:
- ciò
che la vita allora non ha concesso
- restituisce
oggi all'ombra di un cipresso.
3a
classificata Ottavio Nipoti Ferrera Erbognone
2006
- AMOR LO
SOSPINGEVA
Se ne andava per radure di fiori
- come smarrito
all'incontro.
- Amor lo
sospingeva a rivedere tutto:
- le bianche
cime dei monti,
- il bel
villaggio e i casolari sparsi.
- Amor lo
sospingeva a riascoltare tutto:
- degli uccelli
e degli abeti i canti,
- e la garrula
voce delle alpestri fonti.
- Nulla parea
mutato vicino al Passo
- e repentina
s'accendeva la speranza
- di rivederla
per una volta ancora,
- la bella
fronte, la bocca dolorosa,
- che tanto gli
piaceva d'averla disegnata.
- Ed era
là, nella minuscola cappella,
- l'antica
effigie a lungo contemplata,
- tenera e
dolce, triste e delicata,
- tutto il sole
l'avvolgeva, splendeva
- seléne
tra le pieghe del mantello.
- Come Lei ,
naufrago, salvato dalle onde,
- come Lei,
alfine in pace, alla Ca del monte.
- Pianse sotto
una cupola di stelle
- e nel
profondo della sua anima
- La
ringraziò per tutto quello.
4a
classificata La Montagna Valle Spluga
2006
- SOLE, VENTO E
SILENZIO
Ricami lucenti di neve
- adornano
stamane
- come diademi
di ghiaccio
- le maglie di
una rete.
- A volte basta
poco.
- Ma con
l'arrivo del sole
- il cristallo
si è sciolto.
- Non resta che
il nero
- di uno spazio
vuoto.
Case annerite dal fumo
- nel grigio
della nebbia
- come nidiate
d'uova
- sepolte nella
neve.
- A volte basta
poco.
- Ma con
l'arrivo del vento
- non un filo
di fumo.
- E senti tutto
il vuoto
- di tane
abbandonate.
Preghiere sussurrate,
- scricchiolii
di vecchie assi
- come passi
nella notte
- che scende
nera e lieve.
- A volte basta
poco.
- Ma con
l'arrivo del giorno
- si riaffaccia
il silenzio.
- E ti sovvieni
che i morti
- non possono
fare rumore.
3a classificata La Montagna Valle Spluga
2007
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