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Prefazione
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- Rosa Maria Corti
con questa nuova opera accresce la sua produzione
letteraria d'una nuova gemma che segue "Mistero
all'abbazia" e, anche in questo caso, attraverso le
parole della conversa Gertrude, recupera e miscela da
esperta alchimista, il momento politico e religioso
del XIII secolo tra il dispiegarsi della vita
quotidiana degli umili e continui riferimenti alle
diatribe religiose.
- Nel leggere questo
libro si ha il sentore mistico, il profumo della
ricerca della verità, il consumarsi lento delle
certezze e delle inquietudini che riconduce,
simbolicamente, ad una quiete salvifica all'interno
d'un chiostro.
- Per comprendere
appieno l'affermazione che riconduce a tale stato
d'animo è necessario anticipare ogni
considerazione partendo dal fatto che "La Colombera o
del segreto di Templari e Magistri sul lago di Como"
è il resoconto delle esperienze vissute scritto
dalla conversa Gertrude Vols e compilato nell'anno
1268 nel monastero di St. Johann.
- Le sue parole
custodiscono il racconto di vicende velate dal mistero
e dalla continua ricerca della fede, della speranza
mai abbandonata di tornare nella sua terra in Tirolo e
la definitiva scelta di vivere in pace dentro le mura
del convento.
- La protagonista
è proprio Lei, Gertrude, che era arrivata al
seguito della nobile signora Ildegarda sul lago di
Como nel febbraio del 1262 presso il monastero
benedettino di San Faustino e Giovita.
- In quel lungo
peregrinare non erano di certo mancate le
preoccupazioni per il futuro, gli ostacoli e le
difficoltà che, mano a mano, si erano
presentate in quel faticoso cammino, durante i cinque
anni precedenti nei quali era stata impegnata nella
ricerca della sua signora che si era dovuta nascondere
per evitare il peggio, poi in cammino verso Marsiglia
nel sud della Francia dove si era unita ad una
comunità di "pie donne" che vivevano una vita
religiosa, al di fuori della vita claustrale, aiutando
ammalati e indigenti.
- Ed ora, Ildegarda,
la nobile monaca era divenuta badessa, e la quiete del
monastero riportava all'esistenza monastica come ad
una comunione d'amore e ad una condivisione del
proprio esistere con il prossimo.
- Nella mente di
Gertrude v'era una profonda inquietudine, ripensava ai
numerosi cambiamenti che aveva sopportato nella sua
vita, quando dopo la scomparsa di Ildegarda, s'era
ritrovata sola, senza danaro, lontana dal suo mondo,
senza la certezza di farvi ritorno e tutto ciò
l'aveva convinta ad accettare la proposta di
matrimonio d'un umile pescatore della Tremezzina, ma
la sua morte, dopo uno sfortunato incidente, l'aveva
nuovamente vista da sola anche se sentiva dentro di
sé una rinnovata fiducia nel
futuro.
- Ildegarda s'era
accorta che la sua conversa Gertrude era cambiata, che
il suo sguardo era disperso nel vuoto, come immersa in
un "torpore", nonostante si trovasse finalmente entro
le sicure mura di un convento, quasi fosse presaga di
una nuova partenza per una missione che ancora una
volta l'avrebbe strappata alla pace del
chiostro.
- Il nobile Ulrico
dei Conti di Tures e di Tirolo, l'amato fratello di
Ildegarda, aveva invero consegnato alla badessa una
cartella di pelle contenente due missive, una per il
templare Bernardo e l'altra per il Siniscalco della
Domus templare di Bellagio e voleva servirsi di
Gertrude come messaggera per una importante missione.
Mettersi in cammino era pericoloso a causa dei
continui scontri tra i vari ordini religiosi, con la
probabilità di essere traditi e catturati,
dovendo evitare le sfrenate ambizioni personali,
sfuggire all'odio e all'invidia di piccoli feudatari
vassalli della Chiesa che volevano la rovina della
loro famiglia e avevano, già in passato,
accusato Ulrico di eresia, di certo con l'intenzione
di impossessarsi delle sue terre, dei castelli e delle
sue ricchezze.
- E poi il conte
Havemann, uomo ambizioso, da tempo tramava contro i
Templari e voleva impossessarsi del tesoro dei
Cavalieri del Tempio nonché recuperare
importanti documenti e, per questo motivo, si era
incontrato in gran segreto con il vescovo di Coira e
con Lotario, famoso per le sue scorrerie.
- Ecco allora che
Ulrico chiede aiuto a Bernard di Montaigu, un
cavaliere templare e un amico, e la devota conversa
Gertrude ha il compito di raggiungere Bernard presso
l'abbazia del Tiglieto scortata dal coraggioso
scudiero Ludwig.
- Ma l'esistenza di
Gertrude è una vita di preghiera, di
meditazione e lavoro, perché solo "Dio
può indicare la via da seguire".
- Nel suo pericoloso
cammino accompagnata da Ludwig si ritrova a contatto
con le inquisizioni, le accuse di eresia all'ordine
del giorno, i seguaci dei Catari che consideravano la
Chiesa romana madre delle fornicazioni, "basilica del
diavolo"; con la convinzione generale che le fortune
dell'Ordine del Tempio fossero immense grazie ai
privilegi concessi dalla Chiesa, dal re di
Gerusalemme, da sovrani e principi cristiani anche
perchè i Templari non pagavano le decime alla
Chiesa, erano esenti da tasse e tributi statali e
potevano amministrare direttamente i territori
conquistati anche se altre Case, come quella degli
Ospitalieri o quella dei Teutonici, erano divenute
ostili e non vedevano l'ora di impossessarsi di quelle
enormi ricchezze.
- Per questo motivo i
Cavalieri Templari, che la leggenda voleva custodi
dell'Arca della Santa Alleanza, del Graal e di un
tesoro inestimabile, si erano rivolti al Priorato di
Sion che aveva il suo quartiere nell'abbazia di Nostra
Signora del Monte Sion a Gerusalemme.
- E poi v'era chi
improntava la sua vita alla povertà e
all'obbedienza. Coloro che andavano in pellegrinaggio
per la maggior parte della loro vita.
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- Le atmosfere de "La
Colombera o del segreto di Templari e Magistri sul
lago di Como" di Rosa Maria Corti, hanno un senso di
magico, di simbolico e ogni segno può assumere
numerosi significati: una reliquia e un manoscritto
potevano rappresentare tutto e il suo
contrario.
- Nel lungo
peregrinare dei protagonisti di questo romanzo ci si
immerge, paradossalmente, in una dimensione senza
tempo, indefinita nel suo misterioso dispiegarsi e,
ancora oggi, ci possiamo rendere conto di quanto
potere attrattivo abbia l'Ordine dei Templari e la sua
storia, tenendo conto che i best sellers sulla materia
sono proliferati come funghi.
- Dal racconto di
Rosa Maria Corti germinano i simboli che ogni lettore
potrà intendere a suo modo, ma esiste una
particolare chiave di lettura che può
ricondurre ad un mondo che, in definitiva, viveva
tragicamente e profondamente il conflitto tra il Bene
e il Male, che obbligava l'Uomo ad una scelta
perentoria: ogni luogo era pervaso da iscrizioni,
segni, simboli, figure misteriose, reliquie celate o
presunte, un mondo composto da "signa e res" come
affermava Sant'Agostino.
- Inevitabile la
ricerca continua dell'Uomo per avvicinarsi al mistero,
alla segreta custodia di un potere divino, d'un
tabernacolo con il Sacro Chiodo, d'un Sacro Calice, di
un'Arca Sacra; la continua ossessione nel guardare "Il
visibile come traccia dell'invisibile":
un'umanità contagiata dalla brama di potere,
dilaniata dalle dispute politico religiose, sottomessa
ad alleanze effimere e tradimenti all'ordine del
giorno.
- Nel mondo della
conversa Gertrude, tutto è legato
indissolubilmente al filo del destino, così i
desideri di una donna, i progetti di ogni individuo,
gli eventi che possono mutare senza ragione, la vita
stessa.
- In un mondo di
pellegrini e mercanti, di uomini d'arme e religiosi,
di potenti e umili non rimaneva che "il ringraziamento
a Dio per la protezione durante un lungo
viaggio".
- "La Colombera" di
Rosa Maria Corti è un tuffo letterario in
questo mondo e la sua narrazione è avvincente
e, grazie ad una trama che non risparmia colpi di
scena e un continuo susseguirsi di avvenimenti,
vengono riportati in modo impeccabile l'ambiente
storico, il periodo difficile e cruento, le lotte
intestine, i conflitti religiosi tra i vari Ordini, e
poi, domina indiscussa la figura di Gertrude, voce
fuoricampo autentica protagonista del romanzo, fragile
solo in apparenza ma, in realtà, donna di forte
carattere e capace di mediare, di trovare soluzioni
anche nelle situazioni più
difficili.
- Ecco allora che il
silenzio irreale d'un convento nel raccoglimento in
preghiera fa da contraltare con la sosta in una
taverna mangiando saporiti missoltini, una fumante
zuppa di cipolle, lardo affumicato, pane nero e
focaccine di grano magari con un buon boccale di vino:
forse, come ripeteva spesso Ildegarda, "bisogna
cercare quello che unisce e non ciò che
divide". Paganamente parlando, s'intende.
- E, alla fine di
tutto, dopo aver fatto onore alla tavola, passare al
"nutrimentum spiritus" nella quiete del proprio Io,
dove il silenzio si fa infinito, vivendo la
realtà aspirando al divino, lasciarsi
impadronire dalla voglia di scrivere e...
meravigliarsi della potenza e del mistero delle
parole.
Massimo
Barile
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La
Colombera
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Ai
miei genitori
e a Giorgio, mio marito
- La vita, per essere
piena e reale, deve contenere
la preoccupazione del passato e dell'avvenire
in ogni attimo del fuggevole presente;
il lavoro quotidiano deve essere compiuto
per la gloria dei trapassati e per il benessere dei
posteri.
J. Conrad
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- NELLA
QUIETE DEL MONASTERO
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- Nella quiete del
monastero finalmente potevo riassaporare un po' di
tranquillità.
- Quante volte, prima
del mio ritorno in Tirolo, risvegliandomi all'alba, mi
ero sentita cogliere dal panico, dai timori del
futuro, per quanto tempo le preoccupazioni del giorno
precedente si erano riaffacciate puntuali alla mia
mente! Anche se la speranza di ritrovare un giorno la
mia signora e quella di poter fare ritorno in patria
non mi avevano mai abbandonata, per mesi il primo
mattino era stato assai difficile.
- Per quanto mi fossi
sforzata di stare lontana dai guai, di fare il bene,
di cercare la pace, ostacoli e tentazioni si erano
presentati spesso sul mio cammino in quei cinque anni
che mi avevano vista, dopo essere giunta al seguito
della nobile Ildegarda sul lago di Como nel febbraio
del 1262 presso il monastero benedettino di San
Faustino e Giovita, impegnata dapprima nella ricerca
di quest'ultima, poi in cammino verso Santiago de
Compostela ed infine nella popolosa Massilia1, al sud
della Francia, dove mi ero unita alle mulieres
religiosae pauperes2 della città, desiderosa di
sperimentare, anche se per breve tempo, una vita
religiosa al di fuori della comunità claustrale
lavorando in mezzo agli indigenti ed agli
ammalati.
- Per la
verità anche il mio rientro in monastero, in
quella dolce conca dove i meli a primavera erano
nuvole bianche o rosate e le viti ricami preziosi che
contornavano castelli ed abbazie, aveva comportato
qualche difficoltà. Ricordavo bene la
spiacevole sensazione di sentirmi al centro di
sussurrati commenti, la fatica di anteporre nuovamente
le esigenze della vita comunitaria alle mie
preferenze, dopo la libertà di cui avevo goduto
e che pure era stata per me talvolta fonte di
disagio.
- Nonostante ci fosse
Ildegarda, la nobile monaca ora divenuta badessa, a
ricordarmi che l'esistenza monastica era comunione
d'amore, condivisione con il prossimo, la tentazione
di restare sola era talvolta forte.
- Sentivo la mia
mente come frastornata, avevo l'impressione che il mio
spirito non concordasse con la mia voce. Mi sembrava
l'inquietudine mia riflesso del sentimento che
serpeggiava fuori le protettive mura del convento,
mentre ripensavo ai cambiamenti che s'erano
avvicendati nella mia esistenza, quando, dopo la
scomparsa di Ildegarda, sola, guardata con sospetto,
senza denaro, smarrita e lontana dal mio mondo, senza
la certezza di potervi un giorno fare ritorno, avevo
accettato la proposta di matrimonio di un umile
pescatore della Tremezzina. La sua morte, a causa
d'uno sfortunato incidente, mi aveva di nuovo vista
sola eppure con una rinnovata fiducia nel futuro, con
un'energia che mai avrei pensato di possedere. Adesso
invece mi sentivo nuovamente come l'erba durante
l'inverno, rigida e secca e per di più debole a
causa di una tosse fastidiosa contratta nell'edificio
riservato ai conversi poiché non riuscivo a
fare a meno di affacciarmi alla finestrella che dava
sul panorama delle montagne a sud del convento, in
direzione della pianura, nonostante l'aria fosse
ancora gelida.
- "Dall'incuria della
mia condotta liberami o Signore", mi ripetevo spesso,
pensando al mio recente malessere e non solo a
quello.
- Per fortuna sorella
Hilda e sorella Walburga erano state tanto gentili a
suggerirmi un cataplasma a base di farina di miglio ed
olio di ravizzone, una sorta di polentina che, per non
ustionarmi, mi applicavo sullo stomaco con l'ausilio
di un sacchetto di iuta coperto da un panno di lana
acciocché l'impiastro non si raffreddasse
troppo in fretta.
- Anche i suffumigi
con la menta messa in acqua bollente, come avevo
imparato dalla monaca erborista, che sempre riservava
una piccola parte dell'orto alla coltivazione di
quella che lei definiva un'erbaccia benefica,
cominciavano a dare i loro frutti.
- Presto forse avrei
potuto di nuovo raggiungere il coro dei conversi e
forse anche quella sorta di tediosa mestizia che mi
assaliva ai vespri simile al "demone del meriggio" si
sarebbe dileguata come neve ai primi tepori di
marzo.
- 1.
Marsiglia.
2. Erano talvolta così designate le beghine,
pie donne che, in Case dette beghinaggi, di solito
alla periferia delle città, intendevano vivere
in piena indipendenza sia dalla famiglia di origine
che dagli uomini. La prima di queste comunità
sorse a Liegi, poi esse si diffusero soprattutto in
Francia, Germania e Paesi Bassi, divenendo
un'alternativa al matrimonio e al convento.
- SUPREMUM
FATUM
Come spesso
accade, senza tener conto dei nostri desideri, dei
nostri progetti, il destino stava tessendo nuovamente
i fili degli eventi che, ancora una volta, avrebbero
visto protagonista Gertrude.
- Ildegarda s'era ben
accorta che la sua conversa prediletta era cambiata,
sembrava immersa in una sorta di torpore, pareva aver
perso la capacità di gioire di ogni piccola
cosa, fosse anche solo dello sbocciare di un fiore,
come accadeva alcuni anni addietro nel piccolo ospizio
della Carolza sui monti della Valle Intelvi, in quel
rifugio improvvisato che era stato scelto per loro
quale meta in grado di metterle al riparo dai tragici
eventi che si andavano prospettando.
- Il suo sguardo era
spesso perso nel vuoto, come se il suo spirito si
trovasse altrove.
- In cuor suo
Ildegarda si sentiva in colpa per averla trascurata
anche se, d'altra parte, dopo la sua nomina a badessa,
erano davvero numerosi i problemi che giornalmente si
trovava a dover risolvere all'interno di quella
piccola comunità.
- Forse la richiesta
di suo fratello, il nobile Ulrico, che in un primo
momento le era apparsa assurda, giungeva
opportuna.
- Il colloquio s'era
svolto alcuni giorni dopo Pasqua, quando, lasciato il
castello vicino a Meranium3, il conte aveva raggiunto
il monastero.
- Nel cuore della
biblioteca deserta, dopo il Salve Regina, quando le
monache si erano ormai ritirate nelle loro celle,
sotto le alte volte di pietra, in mezzo a preziosi
codici copiati e miniati con tanta pazienza, Ulrico le
aveva consegnato una piccola cartella di pelle ed era
stato esplicito nel dirle che intendeva servirsi di
Gertrude come messaggera per un'improrogabile
missione.
- "Sapete bene, cara
sorella, in quali difficili momenti stiamo vivendo.
Una città combatte contro un'altra, nel recinto
delle stesse mura sorgono gare accanite che vedono il
benessere della comunità sacrificato alle
ambizioni personali e gli animi sono più che
mai divisi.
- Dopo la morte di
nostro padre e quella di nostro fratello, il seguito
che avevamo si è molto assottigliato, per
contro non si sono estinti l'odio e l'invidia di quei
piccoli feudatari vassalli della Chiesa che volevano
la rovina della nostra famiglia e che per questo mi
hanno ingiustamente accusato di eresia. Ho motivo di
credere che costoro stiano nuovamente tramando contro
di noi grazie all'appoggio del Gran Maestro del
Deutscher Orden. Il conte Havemann è un uomo
irrequieto, ambizioso e soprattutto di dubbia fede.
Dice di parteggiare per l'imperatore ma so per certo
che proprio recentemente si è incontrato in
gran segreto con il vescovo di Coira e con Lotario ed
Henricus di Heberl che darebbero la vita per vedere i
nostri castelli smantellati e per impossessarsi delle
nostre terre nonché delle nostre
ricchezze.
- Per questo motivo
ho provveduto a rendere più munita la dimora
che abbiamo ereditato da nostra madre e che mi
consente di esservi più vicino, ma temo per una
rivolta dei nostri sudditi ai confini con la Bassa
Engadina, su quelle terre che ci sono state cedute dai
Reichemberg. Purtroppo Lotario è un abile
sobillatore e tristemente famose sono le scorrerie che
compie con i suoi uomini. Neppure l'abito che voi
portate e la dignità della vostra carica
riuscirebbero a fermarlo qualora le sue intenzioni
fossero veramente proditorie.
- Il dispaccio del
nuovo signore di Tarasp purtroppo sembra confermare i
miei timori.
- Per questo motivo
ho deciso di chiedere aiuto a Bernard di Montaigu,
quel cavaliere templare che vi ha riaccompagnata sul
lago di Como. L'amicizia che ci lega, la sua prudenza
nel consiglio, i suoi legami con i vertici
dell'Ordine, sono motivi che mi fanno sperare in una
soluzione delle spinose questioni che attanagliano il
mio animo. Inoltre so per certo che Havemann sta
tramando contro i Templari e desidero
avvertirlo.
- Poiché, a
parte voi, solo Gertrude conosce l'identità di
Bernard, sarà lei a raggiungerlo presso
l'abbazia del Tiglieto4; del resto, non è
prudente che io abbandoni le nostre terre proprio in
questo momento ed è tempo che mi rechi a Tarasp
per valutare di persona la situazione.
- Mi fido di lei,
amata sorella. In questi anni ha dato prova di
notevole intraprendenza e la sua capacità di
indagare e trovare la verità è fuori
discussione".
- "E se
rifiutasse?"
- "Non lo
farà, vi è troppo devota. Inoltre voi
siete la nuova badessa ed ella vi deve
obbedienza".
- "La badessa
Guglielma che mi ha preceduta, che Dio l'abbia in
gloria, la reputava una persona discreta e capace e
sicuramente all'altezza dell'incarico delicato che
intendete affidarle, cosa di cui anch'io sono
convinta".
- "Allora qual
è il problema?"
- "Come anche voi
avete convenuto il nome della nostra famiglia è
stato troppe volte pronunciato anche parecchie miglia
fuori della contea. Nessuna strada è sicura,
non ci si può fidare di nessuno. Non vorrei le
accadesse qualcosa!"
- "Non preoccupatevi,
la vostra conversa è una donna fragile solo
all'apparenza e comunque non sarà sola,
viaggerà scortata dal mio scudiero. Ludwig
è forte e coraggioso, forse un po' troppo
impulsivo ed ambizioso ma Gertrude è capace di
mediare, tollerare e pacificare".
- "Possa Dio
proteggerli e proteggere anche voi".
3.
Merano.
4. Abbazia del Tiglieto. Si tratta del più
antico insediamento cistercense in Italia. Situata ai
confini tra le province di Genova e di Alessandria,
sull'Appennino ligure, poco lontana dall'abitato di
Tiglieto, l'abbazia di Santa Maria alla Croce,
chiamata dagli abitanti della zona la "Badia", secondo
fonti cistercensi fu fondata il 18 ottobre 1120 da
alcuni monaci provenienti dalla Borgogna e
precisamente dall'abbazia de "La Ferté", una
delle prime quattro dell'Ordine insieme a Clairveaux,
Morimond e Pontigny.
-
- I
CAVALIERI TEUTONICI
Dalla piccola cappella a piano terra di castel
Weggenstein, situato a qualche miglia a nord-est di
Meranium, lo sconosciuto venne accompagnato da un
servente attraverso ripide scale e ballatoi fino ad
un'alta galleria che presentava in fondo una porta che
immetteva in una piccola sala. Il domestico
aprì la porta, invitò lo sconosciuto ad
entrare e ad attendere l'arrivo del conte, dopo di che
silenziosamente si eclissò.
- La sala aveva il
soffitto rivestito di legno e munito di travetti,
alloggiava un grande camino sulla cui cappa facevano
bella mostra alcuni trofei di caccia ed alcune
finestrelle.
- Lo sguardo
dell'uomo, però, fu subito colpito dalla
bellezza degli affreschi che ornavano le pareti. Gli
parve di riconoscere le vicende di un romanzo
arturiano che lo aveva sempre affascinato, in cui si
narrava la storia di Garello che, dopo la
dichiarazione di guerra del perfido Ekunaver,
consegnata a re Artù da un gigante, lasciava la
corte del suo sovrano per prepararsi alla guerra e
cercare alleati per quest'ultimo.
- Sulla destra
dell'ampio camino erano invece raffigurati oltre che
alcuni stemmi, anche figure al naturale di donne e
uomini, fra i quali un biondo e prestante cavaliere
che, appoggiato ad una balaustra ma ritratto di
spalle, non aveva una precisa
identità.
- Come inseguendo un
pensiero segreto lo sconosciuto sorrise poi
spostò lo sguardo sugli arredi della sala.
Appoggiati alle pareti si trovavano bauli, panche
imbottite di morbide stoffe e cassapanche finemente
scolpite. Accanto ad una delle finestre che si
affacciava su uno sperone roccioso era invece
collocato uno scrittoio dove erano alcune carte
geografiche, numerosi manoscritti ed una pergamena con
alcune insegne militari accompagnate da didascalie con
notizie sul comandante o sul vessillifero di ciascuna
insegna.
- Sentendo un
improvviso scalpiccio l'uomo alzò gli occhi
verso la porta proprio mentre il conte Havemann faceva
il suo ingresso nella sala.
- "Siate il benvenuto
nella Casa del nostro Ordine. L'amicizia profonda che
mi legava a vostro padre mi ha spinto a convocarvi e
ad offrirvi un'opportunità degna delle vostre
ambizioni, che vi consentirà di realizzare i
vostri sogni. Conosciamo la vostra passione per le
armi, la vostra intraprendenza, il vostro focoso
carattere, come voi conoscete il nostro ideale di
servizio ai bisognosi, l'attività di
ospitalità e di assistenza ai pellegrini, che
svolgiamo nell'ospitale di questa città e in
moltissimi altri, attività per la quale abbiamo
bisogno di mezzi sempre più ingenti e che ci
accomuna ai Templari. Con questi ultimi abbiamo sempre
condiviso molti obiettivi militari e religiosi, ma,
oggi, siamo intenzionati ad abbandonare la loro
Regola. Molti Templari hanno, infatti, sostituito il
rigore della loro disciplina con un'indulgenza
permissiva che sconfina nell'eccesso. Le speculazioni
politiche e gli intrighi hanno preso il posto degli
antichi ideali.
- Alcuni Gran
Maestri, invidiosi della nostra autonomia e della
sovranità incontestata di cui beneficiamo sulle
terre selvagge e desolate del Baltico Orientale,
sembrano intenzionati a voler costituire uno stato
nello stato nel sud della Francia, nell'accessibile
Linguadoca, dove molti ricchi proprietari terrieri
catari o simpatizzanti di questi ultimi hanno loro
donato cospicui possedimenti. Si dice che, in quelle
terre, molte delle più alte cariche dell'Ordine
siano ricoperte più spesso da Catari che da
Cattolici e che alcuni Maestri templari abbiano
segretari arabi e rapporti con le comunità
ebraiche specialmente in campo finanziario. Questo ha
suscitato enorme scalpore e sempre più numerose
sono le accuse di corruzione, d'eresia, di apostasia
che si levano contro di loro.
- Siamo al corrente
di voci sempre più insistenti di un'azione
persecutoria in atto nei loro confronti che rende di
vitale importanza trovare il tesoro dei Cavalieri del
Tempio e recuperare alcuni importanti documenti prima
che finiscano nelle mani degli
Ospitalieri5.
- Abbiamo ragione di
credere che alcuni di questi documenti segreti siano
in possesso di Rainoldo de Varena, maresciallo
templare reduce da Gerusalemme, dove pare abbia
partecipato alla campagna in Egitto, ed indicato come
il prossimo Magister della Domus Templi in Regno
Sicilie.
- Attualmente egli
sovrintende alla mansione di Castel Negrino,
dipendente dalla precettoria milanese di Santa Maria
del Tempio. Ora dovete sapere che la mansione di
Castel Negrino è posta a controllo di un
importante itinerario che salendo da Aicurzium a
Lecco, prosegue per Varena, Colico e Chiavena, fino a
raggiungere il Passo dello Spluga, principale ingresso
dei pellegrini provenienti dal nord e diretti verso la
pianura lombarda.
- Poiché
abbiamo saputo di un vostro incarico in quelle terre
abbiamo deciso di affidarvi una missione a compimento
della quale sarete abbondantemente ricompensato con la
vostra ammissione, quale frates domus hospitalis
Sanctae Mariae Teutonicorum6, nel Consiglio dei
dignitari in una delle nostre basi in
Prussia.
- Il vostro spirito
di osservazione sarà tutto ciò che vi
occorrerà in questa missione per fornirci un
rapporto dettagliato di tutto ciò che
scoprirete.
- Il brindisi che
seguì, con un ottimo bozanarium e la consegna
allo sconosciuto di parecchie monete d'argento e d'oro
zecchino, non lasciarono dubbi circa la decisione
presa da quest'ultimo che, subito dopo essere stato
congedato, si apprestò a ripercorrere il
cammino fatto con il servente e a raggiungere il
cavallo che lo attendeva legato nei pressi del
castello.
- 5. Ospitalieri.
L'Ordine dei Cavalieri dell'Ospedale di San Giovanni,
detti anche Giovanniti, era insieme a quello dei
Templari e dei Teutonici, tra i principali ordini
cavallereschi sorti durante le Crociate. I suoi
membri, cavalieri col mantello nero e croce bianca,
erano contemporaneamente monaci e guerrieri con il
compito di difendere la Terrasanta e i regni cristiani
d'Oriente. Vennero considerati rivali dei Templari
poiché questi ultimi sostenevano i Guelfi
mentre gli Ospitalieri parteggiavano per i
Ghibellini.
- 6. Si tratta dei
Cavalieri Teutonici, il cui nome originario era Ordine
dei Cavalieri di Santa Maria in Gerusalemme. Come
quello dei Templari e degli Ospitalieri aveva una
rigida organizzazione gerarchica, a capo della quale
c'era un Gran Maestro. La missione era chiara ed
univoca: battersi contro gli infedeli in nome della
Croce.
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