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- "Improvviso ricordo
- quasi assopito nello
- scorrere del tempo e
- riposto nuovamente nel
- passato per poter vivere
- nella realtà del
presente"
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- Amore contrastato
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- Un piccolo fiore essiccato,
- pegno di un amor del passato,
- d'incanto nelle mie mani è tornato.
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- Sfogliando quel diario or ora scovato
- tra vecchi libri in soffitta,
- ricompare l'antica scottante sconfitta.
- Intenso come allor il languor
- e tormentoso sussulto del cor,
- non ne ha colpa chi raggiungo di sotto,
- penso ciò scendendo le scale di
botto.
- Ricompongo all'istante il mio viso
- atteggiandovi un lieve sorriso.
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- "Interrogazione su misteri e
- traguardi dell'essere uomo,
- creatura del mondo."
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- Mistero
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- Chi sono io
- se non umil creatura
- facente parte
- di un creato immenso?
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- Chi sono?
- Una foglia che svolazza
- al vento
- o fragile farfalla
- o che cos'altro?
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- Risposta non so darmi
- e sono triste,
- non so chi sono,
- ne dove andrò
- e perché.
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- Tutto è un grande mistero,
- incomprensibile per me.
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- Rimpianti
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- Come un dì,
- allegra, rumorosa...
- Frugo
- posando in te lo sguardo,
- piccola casa
- ove fui giovane sposa.
- Come un dì...
- Ripete l'occhio mio vegliardo,
- come un dì
- ti vorrei radiosa.
- E una lacrima brilla,
- stella, stendardo
- di un viso
- or maschera sì tanto dolorosa.
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- Burrascoso e gelido come vento
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- Logorante pensier, sai di pianto.
- Rabbioso attimo turbolento,
- sferzante, amaro disincanto,
- impietoso il palesarsi del tradimento.
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- Spirito d'adattamento
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- Un solitario fiore
- sbucato fra sabbia e sassi,
- pare insegnare al mondo
- che tutto si può fare,
- basta amare la vita
- e sapersi adattare.
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- "Immaginaria scena di un
- profugo ferito in fuga".
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- Mimetismo
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- Controvento fatico,
- annaspo,
- cammino con prudenza.
- Nulla più voglio udir
- se non il mio respiro
- flebile e sottile.
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- Lo sguardo è lento,
- guardingo,
- da lepre ferita
- fuggente,
- col dolor d'una piaga
- si estesa,
- cerco rifugio
- dove nessuno mi veda
- e là, o morire o vivere,
- come il destino vorrà!
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- Usando artigli
- non sempre
- si canta vittoria.
- La lotta per la vita
- tregue non dà.
- Non perdona errori.
- A volte è fatalità.
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- Ed io,
- preda perduta,
- nascosta, rintanata,
- soffro e sorrido.
- Rinasco speranzosa
- a nuova vita.
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- Vita d'esule.
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- "La sofferenza di una figlia
- nel constatare quanto è
difficile
- aiutare il padre anziano, timoroso di essere
di peso".
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- Negazione
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- Fili di luce argentea
- i bianchi suoi capelli.
- Sul viso risplendeva
- esperienza di vita.
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- Avrei desiderato
- guidare la sua mano.
- Neanche l'aveo pensato,
- egli era lontano.
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- Nel prato della vita
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- Felicità ho nell'anima,
- già nota, conosciuta.
- Guardo fra l'erba verde
- tante volte veduta
- i fiori e i bocciòli in fior.
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- È tanto bello il vivere
- donando e avendo amor!
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- I fiorellini in boccio
- son come i nipotini,
- quelli un po' sbiaditelli
- i loro bei nonnini.
- I più turgidi e forti
- dai vividi colori,
- sembran gli amati miei figli
- di quei bocciòli i genitori.
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- Ci sono anch'io con loro,
- gioiosa d'esser là,
- adesso sono nonna
- e provo grande felicità.
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- Capitoli chiusi
- Capitoli aperti
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- Era il più bello,
- il più desiderabile.
- Era tutto.
- L'unico affidatario
- della mia gioventù
- fiore di pesco,
- goccia di rugiada.
- Fra le sue mani
- deposi trepidante l'amor
- e le speranze di sposa.
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- Non siamo più insieme.
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- Ha un'altra
- che non conosco,
- non ho mai voluto conoscere.
- La incontrai
- ma non fermai su di lei
- lo sguardo.
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- Riposi i miei sogni d'allora
- in un angolo
- della mia anima,
- decisa a riprendere
- il cammino nella vita.
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- Al mio orizzonte
- c'è un nuovo amore,
- serena speranza
- nella maturità d'entrambi,
- nella ragionevolezza.
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- "Il passato emerge con
- prepotenza e si fa strada
- attraverso i ricordi, il
- presente scorre veloce e
- il futuro si trasforma in
- preghiera".
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- Per un tratto di strada
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- Il mio passato è qui
- lontano eppur presente,
- perduto, irraggiungibile
- ma impresso nella mente.
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- Tanta è la nostalgia
- pensando a ciò che fu,
- a quel che un dì è
stato
- ed ora non è
più.
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- Dov'è quella famiglia
- dov'ero amata figlia?
- Ne ho il ricordo nel cuore
- miscelato a gioia e dolore.
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- Ricordo la mia mamma,
- l'invoco, la rivorrei
- e lacrime di rimpianto
- sgorgan dagli occhi miei.
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- Arrivò presto il tempo
- d'aver dei figli e anch'io,
- con un immensa gioia,
- li strinsi al seno mio.
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- Veloci son cresciuti,
- per la lor strada andati,
- in genitori in gamba
- si sono trasformati.
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- Odo un rumore, piccoli passi,
- dolce, una chiamata
- di voci cherubine...
- Stringendo le manine
- protese verso me, una sorta di pace
- mista a rassegnazione
- è la dominazione
- di tutto quel pensar.
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- Ritorno al mio presente
- e a chi mi sta a guardare,
- con loro devo andare...
- è tempo di giocare!
- Una muta preghiera
- m'accingo a recitare:
- "Che il treno della vita
- ritardi ad arrivare,
- per un tratto di strada
- fammeli accompagnare!"
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- "Con gli occhi dei miei
- quindici anni ed ora
- nel vortice degli anta".
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- Borgo adorato
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- Non t'ho mai scordato
- paese natio
- sei qui nel cor mio.
- Ogni cosa d'allor,
- quell'acqua passata,
- è or sinfonia,
- un dì era stonata.
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E le annoiate comari,
- in cerchio, là in piazza,
- con aria furtiva,
- attaccabrighe di razza,
- se la spassavano,
- a cucir sulla gente,
- allargando e allungando
- di tutto, per niente.
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- Gli occhi sgranavo,
- sorpresa e stranita
- captando stravolti
- i racconti di vita.
- Le vorrei riveder, riascoltar,
- col senno di poi, come allor,
- non potrei giudicar.
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Eran donne di casa,
- senza onori né glorie,
- ai paesani ravvivavan,
- a lor modo le storie.
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