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Sandro Spanu
Ha pubblicato il libro
Sandro Spanu - Fuggevole attrazione

 
 
 
 
 
 
 
Collana I salici (narrativa)


14x20,5 - pp. 202


Euro 13,00

ISBN 978-88-6037-5674
 

In copertina
fotografia dell'autore
Prefazione
Incipit

Prefazione
 
 
"Fuggevole attrazione" di Sandro Spanu comprende cinque racconti che vedono come protagonista l'investigatore privato Alessandro Aspun, alter ego dell'Autore, ormai simbolico personaggio che è diventato il cuore pulsante della produzione letteraria di Sandro Spanu.
In questa nuova raccolta, diversificata e sostanziosa, i racconti sono collegati tra loro proprio per la presenza dell'investigatore Aspun che ormai viene scandagliato e riproposto con nuove sfaccettature, con l'intenzione di delinearne la personalità, pagina dopo pagina, sempre mantenendo un tono quasi distaccato, una visione dissacrante che ribalta i consueti canoni: un investigatore fuori dalle regole, amante delle donne, sempre a caccia di nuove sensazioni, coadiuvato dal suo fedele amico Rocco, sordomuto dall'infanzia ma dotato di una forte sensibilità e "grande fiuto" nonché aiutante e socio dell'agenzia investigativa Tabù.
Nei racconti dominano le figure di diverse donne, rappresentazioni letterarie della miscela delle esperienze vissute dall'Autore che inserisce nella personalità di ognuna, un frammento della sua visione, del suo interpretare il mondo femminile, tra sentimento, passione e fascinazione. Le figure delle donne di questo nuovo libro di Sandro Spanu, a partire dalla bella Loredana, donna che ama la vita e la magia, passando da Consuelo, inquieti occhi verde chiaro, donna capace di dispensare sesso e al contempo avvolgere nelle sue spire, simbolo della "fuggevole attrazione", per giungere infine alla dolce Livia, nascono quindi, da un lato, dalla forte capacità inventiva e, dall'altro lato, da un condensato di recuperi memoriali e da esperienze effettivamente vissute dall'Autore. Ecco allora che Loredana, donna avvolta dal mistero, sparirà inspiegabilmente e sarà accusata di essere una ladra e, ancor peggio, di essere solo interessata ai soldi del marito. La misteriosa Consuelo riserverà un'inquietante sorpresa e poi, quasi una galleria di affreschi femminili, come Francesca, Simona, Monica e Donatella, incontrate da Aspun durante una settimana trascorsa a Viterbo.
Come inevitabile conseguenza di questi incontri si svilupperanno le investigazioni di Aspun che cercherà di scoprire le connivenze, le ipocrisie, i giochi sporchi sempre cercando di avvicinarsi alla verità. Con umanità.
In un altro racconto, l'investigatore Aspun, seguirà il consiglio del suo amico e socio Rocco, che lo spinge a cercare di ritrovare se stesso, distraendosi con una tranquilla settimana di vacanza a Viterbo: giusto per distendere un po' i nervi, per fare una pausa di riflessione. Ma gli eventi travolgeranno quell'iniziale intenzione.
La caratteristica principale della narrativa di Sandro Spanu si riscontra nella sua capacità di creare e ricreare vicende che risultano divertenti, sempre pervase da un sottile filo d'ironia, quasi giocando con se stesso e l'alter ego, proponendo l'originale modus vivendi del protagonista, le sue contraddizioni, le sue inquietudini e, con mano leggera, gli immancabili difetti.
Le storie si dipanano con accattivante modalità, mai dimenticando arguzia ed effetto scenico e, nonostante il fatto che il protagonista è frutto della fantasia dell'Autore, in numerosi passaggi, pare esistere veramente: è questa l'evidenza più concreta dell'originalità del personaggio-chiave creato da Sandro Spanu.
L'ironia giocata sul filo della vita, la visione disincantata, il complesso mondo femminile, ripreso sotto i suoi molteplici aspetti e attentamente riportato, nonché una scrittura che diverte e coinvolge, rendono Sandro Spanu un autore decisamente "ammaliante".

Massimo Barile


Fuggevole attrazione


Dedicato solo a te nonna Antonia, cortese e tenera.
A te che mi trovavi bellissimo, anche se preferivi nonno Giuseppe ad Humphrey Bogart. Solo a te che mi accompagnavi in chiesa quando ero piccolino; poi quando avevi novant'anni in chiesa ti accompagnavo io ma tu mi sorridevi sempre. Non preoccuparti per me, nonnina cara e se vuoi sorridimi ancora da lassù.
A nonna Antonia, maestra per sempre.



 
1
Loredana, la regina Margot

La via Appia era deserta ed in effetti stavo correndo un po' troppo.
Avevo fretta di tornarmene a casa; l'orologio sul cruscotto segnava le sei del mattino.
Il cielo iniziava a schiarirsi nell'alba di un nuovo giorno. Avevo trascorso la serata in compagnia di alcuni vecchi compagni di scuola.
C'eravamo ritrovati dopo tanti anni duranti i quali, tutti o quasi, avevamo perso le tracce l'uno dell'altro: poi Gino, il più spigliato, il più dotato di spirito organizzativo, si era dato da fare ed alla fine il suo operato era stato premiato.
Era stata una serata piacevole fatta di risate, di ricordi, di sfottò e di complimenti, ed occorre puntualizzare che superato l'imbarazzo iniziale, nel proseguire, mi era sembrato di tornare indietro nel tempo.
Pensavo a quei ricordi perduti e trascorsi, analizzando il mio passato con quel poco di lucidità che mi restava, sì perché il gomito l'avevo alzato ed anche parecchio.
Quella curva a sinistra l'avevo presa un po' troppo allegra, ma a quell'ora non c'era nessuno in giro per Roma; quando sentii un urto sul lato sinistro della mia fedele Golf, frenai subito rischiando seriamente di sbandare dall'altra parte della carreggiata.
Aprii lo sportello, scesi e feci qualche passo.
La testa mi girava e quello che vidi era esattamente quello che non avrei voluto vedere.
Avevo urtato la fiancata sinistra al guardrail, causando ad occhio e croce un danno di almeno cinquecento euro alla carrozzeria. Non ci voleva proprio!
Sì, perché era quasi un mese che non vedevo un cliente ed iniziavo ad avere qualche problema di tipo economico. Era trascorso quasi un anno da quando con il mio amico e collega Rocco, avevo aperto un'agenzia investigativa.
Tabù era il nome dell'agenzia e l'aveva scelto il mio socio mentre leggeva " Totem e Tabù" di Freud.
 
Mi svegliai intorpidito, cominciava a succedermi troppo spesso.
La sveglia sul comodino segnava le dieci e trenta, dovevo affrettarmi, alle undici la madre di Gino mi attendeva nel mio ufficio. Forse c'era un nuovo lavoro all'orizzonte.
Gino all'inizio della serata, mi aveva accennato che la sua bellissima sorella Loredana era uccel di bosco da almeno otto giorni.
Lui e la mamma erano assai preoccupati, poiché nessuno sapeva nulla di quella misteriosa ed inattesa sparizione.
Veloce afferrai il cellulare ed inviai un SMS a Rocco:
"Sarò in ufficio tra mezz'ora; alle 11 arriverà una cliente, tale signora Fiori, falla accomodare e spiegale che sto arrivando. Alessandro."
Conservavo un ottimo ricordo della mamma di Gino e Loredana: bella, alta di statura, con occhi blu cobalto e capelli biondi lunghi e sciolti fino alle spalle. Infine ricordavo la sua spensierata allegria ed il suo radicato ottimismo.
Erano trascorsi quasi venti anni dall'ultima volta che avevo visto Teresa Fiori, eppure quella donna che mi sedeva innanzi mi appariva come la copia contraria della donna che ricordavo. Certo il tempo cambia le persone, ma con Teresa aveva esagerato.
Il suo aspetto trasandato denotava nella donna un'età quasi indefinibile, il suo volto era pallido e tirato, i suoi occhi erano rossi e rigonfi di lacrime, il colletto spiegazzato della camicia usciva fuori da un maglione blu notte.
Dopo convenevoli e ricordi scolastici, che tra l'altro mi erano tornati quasi familiari, cercai di entrare in argomento il più delicatamente possibile, ma fu lei ad anticiparmi.
"Senti Alessandro, il tuo collega Rocco è sordomuto, vero?"
"Sì, dall'infanzia a causa di una meningite. Rocco, è un ragazzo d'oro, dotato di una rara intelligenza ed ancor di più di eccezionale sensibilità. Lo conosco da dieci anni, anche se solo da un anno lavoriamo assieme. Come ben ricorderai, io sono sempre stato amante di gialli e misteri e questa passione l'ho sempre condivisa con Rocco, così quando un anno fa decisi di aprire questa piccola agenzia investigativa, a Rocco non sembrò vero e si propose come mio aiutante. Lavorava alla USL ma non era gratificato da quell'impiego, inoltre non si trovava bene con i suoi colleghi. Il fatto è, che i disabili sovente subiscono ingiustizie per il loro modo di apparire diversi. Io con Rocco mi trovo benissimo, è un eccezionale fotografo ed ai suoi occhi non sfugge nulla, molte indagini non avrebbero avuto buon esito senza il suo aiuto. Stai tranquilla Teresa, se è per..."
"No, no" m'interruppe la donna, "era solo per sapere; io ti conosco da trent'anni e di conseguenza mi fido di te e di chi ti sta accanto. Ma ora veniamo al motivo della mia visita qui. Gino ti avrà anticipato qualcosa! Tu ricordi Loredana, vero?"
"Lori, la bella Loredana, quando arrivò nella nostra scuola, gettò scompiglio tra i ragazzi. Ricordo Gino sempre indaffarato a scacciare i mosconi che le giravano attorno, rammento la sua gelosia e l'imbarazzo di Lori. Era bella ed anche simpatica con un carattere solare, sempre attenta e curiosa e soprattutto ricordo il suo grande interesse verso i misteri, la cartomanzia e l'occulto".
Teresa mi bloccò: "Sì, era così la bella Lori, con tante speranze e grandi sogni nel cassetto.
Da piccola era fin troppo tranquilla, poi crescendo è uscita fuori come da una penombra ed è sbocciata come un fiore tardivo; bella ma anche inquieta, c'era sempre qualcosa che l'affliggeva e l'allontanava da me: gli altri, il mondo, eppure, è sempre tornata a casa.
Dopo un amore andato male o una delusione nelle scelte sbagliate che aveva compiuto o in qualcosa in cui aveva creduto. Io non le dicevo nulla per paura di perderla, per lasciarle credere che a casa avrebbe avuto sempre un posto; ma ho sbagliato a non urlarle fino in fondo la mia rabbia, forse a ricordarle che non condividevo nessuna delle sue scelte e in questo modo avrebbe avuto prova del mio grande amore. Forse!
Finché due anni or sono convolò a nozze con Guido Alvise Carduso conte di Celletta e signore di Concino, un ricco nobile di dodici anni più vecchio di lei.
Loredana sembrava aver trovato un compromesso con se stessa.
Alvise si era innamorato perdutamente di lei, le dedicava mille attenzioni e la appagava in ogni desiderio; così la mia Lori decise per il grande passo.
Naturalmente, la madre di Alvise non accettò quell'unione; Loredana veniva da una famiglia di media levatura sociale e di certo non adatta ai ranghi dei nobili Carduso di Celletta. Una sera nel bel mezzo di una cena, si animò una spiacevole discussione tra Gino e la madre di Alvise, che solo dopo interminabili minuti, Alvise ed io riuscimmo a placare. In ogni caso il 29 giugno di due anni fa, il matrimonio ebbe luogo e gli sposi andarono ad abitare con la madre e la sorella di Alvise, nella loro villa dell'Olgiata e così facendo sbagliarono. In breve tempo, quella lussuosa dimora divenne teatro di continue discussioni e di tante incomprensioni. Tra l'altro, Alvise era abituato a ritmi di vita assai dispendiosi, sperperava e non lavorava; sua madre finì per incolpare di tutto Loredana ed una sera i due coniugi lasciarono la villa per andare a vivere in un medio appartamento.
Con i viveri tagliati iniziarono i primi problemi ed i naturali litigi.
Quest'ultimi sono secondo me culminati, con la scomparsa di mia figlia.
Non so cosa sia realmente accaduto, né so dove diavolo è finita mia figlia, ma ho un brutto presentimento, non è da lei sparire così, aiutami Alessandro, io sto impazzendo, aiutami!"
Teresa girò lo sguardo e due lacrime gonfiarono i suoi occhi blu.
"Teresa, stai tranquilla che la troverò; oggi stesso inizierò le ricerche".
"Io non ho parole per ringraziarti caro Alessandro, per il tuo onorario non pongo limiti di spesa, ma ti prego, ritrovala!"
"Sì Teresa, stai tranquilla farò il possibile, ma una cosa volevo chiederti: è stata fatta la denuncia di scomparsa?"
"Sì certo, eccome no. L'ha presentata Alvise due giorni dopo la scomparsa, ma a tutt'oggi non è trapelata la minima notizia. Io volevo prendere contatto con la trasmissione televisiva «Chi l'ha visto?», Alvise e sua madre hanno espresso il diniego assoluto. I Carduso hanno un nome altisonante per finire in simili trasmissioni".
"Uhm, molto strano, in ogni caso andrò ad ascoltare la tua consuocera e tuo genero, devo considerare tutte le ipotesi, inizio ad avere una certa idea su tua figlia Loredana e non credo sia una sprovveduta; lasciami le fotografie che mi hai portato, inizierò a lavorare subito e non preoccuparti, vedrai che la scoverò!"
"Ale... confido in te. Un'ultima cosa: lo sai un piccolo segreto? Io ho sempre sperato che tu ti innamorassi di mia figlia, saresti stato un ottimo genero..."
"Beh, certo Loredana era una gran bella ragazza, ma io al tempo ero tutto preso dalla mia fidanzatina, ricordi Donatella?"
"Come no! La piccolina tutta scura, una moretta doc. Era carina, molto carina"
"Sì, e per me carina, è molto meglio che bella".
"L'hai più vista?"
"Donatella? Quando iniziai l'università, che tra l'altro non ho mai finito, ci si perse di vista. Poi un giorno d'estate di quattro o cinque anni fa la incontrai al mare. Con un tipo palestrato, ci si scambiò a malapena un saluto di circostanza".
Mentre stringevo la mano a Teresa mi resi conto che tutto in lei era in precario equilibrio, un piccolo dolore e la sua vita sarebbe caduta per sempre.
Appena uscita la signora Fiori mi soffermai ad osservare attentamente le due fotografie che ritraevano la mia vecchia amica e suo marito.
Loredana era davvero una bella donna ed il tempo sembrava non aver intaccato quella bellezza. Guido Alvise Carduso conte di Celletta eccetera eccetera, sorrideva soddisfatto ed aveva incollato al viso il sorriso dell'idiozia beneducata; sì, quella dei figli di papà.
L'ultima foto ritraeva i due coniugi insieme a Gino, il mio vecchio compagno di banco.
Subito dopo spiegai tutto a Rocco nel silenzio interminabile dei suoi gesti, che codificavano al mio socio gli aspetti salienti di quell'indagine che ci apprestavamo ad iniziare; spesso senza che ce ne fosse un motivo, prendevo a parlare a voce alta in maniera che Rocco leggesse, oltre ai miei gesti anche le mie parole.
"Sarà una brutta gatta da pelare" mi rispose gesticolando, "questa, è gente che conta, con amicizie importanti, vedrai caro Ale vedrai, in ogni caso non vedo l'ora di iniziare, dal caso Sabaudi è trascorso quasi un mese e siamo quasi al verde".
I suoi occhi azzurri come il mare, brillavano, era contento e lo dimostrava apertamente. Gli sorrisi, Rocco ricambiò con quel suo sorriso sempre un po' allarmato.
Quella notte non riuscii ad entrare a corte di Morfeo.
Quel nuovo caso mi aveva agitato e soprattutto nulla lasciava presagire una soluzione semplice e veloce. Rocco, come al solito aveva ragione, quella era gente che non voleva fastidi e che sicuramente non amava sciorinare i fatti propri al primo arrivato.
 
 
L'Olgiata, è un quartiere residenziale sulla via Cassia nella zona a nord di Roma: tanto verde, poco traffico, profumo di soldi e lusso.
All'ingresso del residence due guardiani in divisa ci intimarono l'alt chiedendoci le generalità ed il destinatario della visita.
Al civico sei di via dei Ciliegi sorgeva una bella ed elegante villa. Dopo aver parcheggiato la macchina nella stradina, suonammo il campanello.
Dopo un minuto una filippina in divisa da cameriera, aprì l'uscio e lanciò verso di noi un'occhiata carica di sospetto.
"Sono Alessandro Aspun e questo è Rocco Penati, vorremmo conferire con la contessa Carduso". La filippina sembrò stupita e rispose: "Quale contessa Carduso?"
"Come?" esclamai quasi titubante.
"Quale contessa Carduso?" tornò a chiedere pressoché strillando.
"La contessa Lucia Carduso di Celletta in Concino, non sapevo ce ne fosse più di una".
"Non faccia lo spiritoso. Concino, è solo per il conte Alvise, poi ce ne sono molte" rispose l'arcigna cameriera e ci chiuse la porta in faccia.
Passò del tempo, parecchio tempo, la porta s'aprì e la filippina ci fece accomodare in un piccolo saloncino. Poco dopo una ragazza bionda con gli occhiali dalla montatura blu entrò nella stanza. Con voce chiara e torbida esordì: "Sono Marilena Carduso e vorrei conoscere il motivo della vostra visita".
Non riuscii a comprendere se era spaventata o semplicemente preoccupata, in ogni caso non aveva un'aria felice.
Spiegai per sommi capi il motivo della nostra presenza in quella villa.
Marilena Carduso, contessa di Celletta, era la sorella di Guido Alvise Carduso che oltre ad essere conte di Celletta era anche signore di Concino.
Mentre parlavo notai che la sua preoccupazione ed il suo imbarazzo aumentavano di secondo in secondo.
D'un tratto si alzò di scatto, lisciò la gonna sulle cosce e disse: "È il caso di sentire anche mia madre, attendete un minuto ancora, siamo appena rientrate da un funerale, è morto un nostro caro amico di famiglia".
La porta si chiuse. In lontananza si udiva solo l'abbaiare di qualche cane. Rocco s'alzò e fece due passi, poi tornò a sedersi e ci scambiammo uno sguardo in assoluto silenzio.
Marilena restò assente dieci minuti, poi aprì la porta e ci invitò a seguirla.
La contessa Maria Lucia Alfonsi contessa in Carduso di Celletta era una donna imponente, con capelli ondulati di colore grigio, poco trucco ed indossava un vestito di colore nero. Nel grande e spazioso salone che ci ospitava ci invitò a sederci.
Tutto in quel salone era in perfetto ordine, neppure un oggetto fuori posto.
Sui quattro lati vi erano delle enormi librerie con centinaia di volumi, ed incastonati tra una libreria e l'altra spiccavano quadri d'indubbia ottima fattura.
"Accomodatevi, accomodatevi dottor Aspun, come le ha poc'anzi accennato Marilena, torniamo or ora da un funerale di un nostro caro amico; in ogni caso io non ho mai avuto a che fare con investigatori privati, ho amici in Polizia e Magistratura, ma deduco che è stata la signora Teresa Fiori, ossia la mia consuocera, ad incaricarvi di trovare la sua bella figliola, vero?" Aveva una voce dura e sicura.
Raccontai l'intera vicenda alle due donne con le motivate preoccupazioni della povera Teresa. Per non lasciare Rocco fuori dalla conversazione, iniziai anche a gesticolare. Lucia Carduso ascoltò in silenzio e con attenzione, ed appena terminai di parlare e gesticolare, sorrise e dirottò lo sguardo verso Rocco.
"È un così bel ragazzo, io ho un'amica sordomuta, sapete proprio ieri l'altro mi diceva che sono usciti dei dispositivi... si chiamano..."
"DTS" gesticolò Rocco, che poi continuò "Sono solamente un po' troppo costosi".
"Vedete" riprese la contessa Carduso "Teresa Fiori non immagina che tipo di donna è sua figlia; ma una mamma spesso può sbagliare per troppo amore. Lei sembra che non riesca a comprendere, oppure direi che non vuol comprendere, ma per questo non la biasimo. Ma ora vi dirò di più! Il caso della scomparsa di Loredana non esiste, o almeno non c'è nulla di misterioso". Spalancai gli occhi meravigliato.
La signora riprese. Marilena ascoltava in silenzio, senza interrompere mai.
"Mia nuora è una ladra! Una ragazza bellissima questo sì, ma ladra. Mio figlio Alvise, è un fesso patentato, ma è pur sempre mio figlio; due anni fa ha contratto matrimonio con Loredana senza il mio consenso, è stato un grande sbaglio da parte sua, perché Alvise è assolutamente incapace di guadagnarsi da vivere.
La donna che si è scelto, o meglio che lo ha scelto, è peggio di lui; piena di vizi, sempre a spendere, sempre a chiedere, e poi con quella passione maniacale per i tarocchi e l'occulto. Gli sposi, dopo il matrimonio sono venuti ad abitare qui con me e Marilena per un anno intero, poi visto che non tirava una bella aria, hanno preferito soggiornare in un modesto appartamento, naturalmente di mia proprietà!
Qui la situazione era divenuta insostenibile, e poi tra noi non è corso mai buon sangue.
Alvise era stregato da quella donna che voleva solo i suoi soldi, o meglio i miei...
Io ho pagato tutte le spese del matrimonio, io ho regalato ad entrambi un'auto, io ho loro assegnato una rendita mensile di tremila euro, io solo io... Senza dubbio la vita, qui in questa stupenda villa deve essere sembrata a Loredana una noia unica... così un bel giorno sono andati via".
Tossì, cerco il fazzoletto e con un gesto goffo si soffiò il naso.
L'occasione fu buona per intromettermi in quel monologo.
"Signora Carduso, non vedo cosa c'entri tutto questo con la sparizione di sua nuora e con il capo d'accusa che lei ha formulato!".
Mi fulminò con uno sguardo veemente e riprese a parlare.
"Se ha pazienza dottor Aspun ci arriviamo, altrimenti quella è la porta".
Chinai il capo in senso d'assenso.
"Al piano di sopra, chiusi in una cassaforte a prova di bomba e con tanto di combinazione, ci sono alcuni gioielli storici di enorme valore, tra i quali la famosa spilla d'oro a testa di serpente, appartenuta a Margherita de' Medici, meglio conosciuta come la regina Margot.
È un pezzo unico; fu il mio povero marito ad acquistarla in un'asta a Firenze, circa venti anni fa. Qualche giorno addietro, vado per vedere se tutto è in ordine nella cassaforte e noto con sorpresa che manca proprio quel gioiello. La spilla è assicurata, ma finora non ho denunziato il furto e non vorrei farlo, perché è stata Loredana a prenderla.
Lei ne andava matta, spesso l'ha indossata in occasione di feste mondane o ancor peggio, per partecipare a riunioni segrete e misteriose, delle quali non ho mai voluto sapere nulla.
Ricordate che la regina Margot era dedita a stregonerie e scemate del genere, c'è nel retro della spilla una scritta... ora non ricordo bene... comunque sono certa che la spilla vale almeno 350 milioni delle vecchie lire. Ecco, questa è una fotografia del gioiello. Quella spilla mi è stata rubata e voglio che mi sia restituita! Non denuncerò Loredana, ma non voglio vederla mai più!"
"Deve essere difficile da vendere" obiettai, "è un pezzo unico, ed inoltre come può essere stata rubata?"
"Chiunque in questa casa avrebbe potuto rubarla. Io tengo le chiavi della cassaforte nel comodino, accanto al mio letto, la combinazione è la mia data di nascita; pertanto dev'essere stato facile per il ladro impadronirsi delle chiavi, salire al piano di sopra, prendere la spilla e rimettere tutto a posto. Un intruso avrebbe trovato difficoltà, poi qui non è entrato nessuno, con quello che paghiamo alla sorveglianza... vede, chiunque frequenti la casa avrebbe potuto commettere il furto senza essere scoperto".
"Capisco, ma come ha fatto a stabilire che la ladra è proprio vostra nuora Loredana?"
"Prove non ne ho, ma ne sono più che sicura; l'ha fatto per soldi e per dispetto.
Le due domestiche sono qui da molti anni e su di loro metterei la mano sul fuoco, e poi non sarebbero tanto stupide da rubare un simile gioiello unico ed originale; restano Alvise e Marilena, ma loro due non sono stati, perché per idioti che siano, non lo sono al punto da derubare la madre, rischiando di essere diseredati. No, dottor Aspun; Loredana è proprio il genere di donna che farebbe una cosa simile, per dispetto se non altro.
Infine, voglio formulare una proposta a lei ed al suo collega: riportatemi la spilla e vi farò un bel regalo, ma non fatemi più vedere quella megera; questa è una delicata questione di famiglia e in quanto tale deve essere trattata, quindi vi prego..."
Questa volta fui io ad interromperla.
"Signora, anch'io voglio conoscere la verità, conosco la famiglia Fiori da trent'anni ed in questo comportamento di Loredana, c'è qualcosa che non torna; in quanto alla spilla, le chiedo cosa farebbe lei, se io le dessi la certezza che Lori non ha rubato nulla? Cosa farebbe?" Sembrò meravigliata.
"Ne riparleremo, Aspun ne riparleremo, ma l'ha rubata, non ne ho il minimo dubbio e non ho intenzione di perdonarla; mio figlio Alvise chiederà la separazione, ora finalmente inizia a capire che genere di donna ha sposato. Ripeto, io non la denuncerò, ma non voglio più scandali in famiglia".
"Può darsi, può darsi invece che Alvise abbia alcune opinioni personali in proposito e soprattutto sentimenti differenti dai vostri, cara signora Carduso".
"Una volta, ora Alvise è cambiato ed ora vi prego, io ho da fare, in bocca al lupo..."
"A presto signora Carduso, a presto!"
Marilena Carduso non aveva aperto bocca, sicuramente doveva soffrire nei confronti della madre di una certa sudditanza psicologica.
Mentre ci conduceva al portone, provai ad intervistarla.
"Signora Carduso, lei in che rapporti è con sua cognata?"
Mi guardò sorpresa, con aria imbarazzata, poi rispose:
"Vedevo Loredana come una primadonna, sempre al centro dell'attenzione, egocentrica ed esuberante, ma non cattiva, anzi... amava la magia e tutto ciò che vi ruotava attorno; tra noi i rapporti sono stati sempre distanti, non abbiamo mai socializzato, qualche discorso sulla famiglia e nulla più... questo fino a due mesi fa, poi iniziammo a frequentarci spesso; così scoprii che Lori era una donna meravigliosa, dotata di grande sensibilità e di insolite virtù!"
"Signora Marilena, perché ne parla al passato, come se non ci fosse più?"
Mi accorsi che aveva assunto un'aria preoccupata, mi rispose con affanno.
"Io, in questa storia non voglio entrarci, lasciatemi fuori per favore, parlate con Alvise, lui vi dirà di più, abita in Via Macedonia 44".
"Un'ultima cosa, signora Marilena, lei crede che Lori sia fuggita perché è una ladra?"
Rimase a guardarmi per qualche secondo, poi dirottò lo sguardo verso Rocco.
"No, no, assolutamente, ma ora non posso dire..."
Una voce forte e non lontana interruppe la donna.
"Marilena, Marilena, puoi venire qui per favore, subito!"
Feci cenno a Rocco di muoversi e salutai Marilena Carduso.
Il traffico caotico e disordinato di Roma ci imbottigliò sulla via Cassia, obbligandoci a procedere a passo d'uomo.
Seduti nella macchina osservavamo i ritmi frenetici e l'impazienza di tante persone.
Quelle stesse persone ci apparivano come formiche in un labirinto variopinto, frenetico ed incessante.
Rocco non sembrava più di tanto preoccupato, lui era stato buon profeta; ma ora non c'era posto nella mia testa per altri pensieri; infatti eravamo ansiosi di arrivare a via Macedonia, sperando che Guido Alvise Carduso, avrebbe dissipato e chiarito tanti punti oscuri di quella vicenda che io e Rocco stavamo vivendo.
Sulla porta al primo piano dell'interno tre, una targa color oro informava: Carduso-Fiori.
Aprì un tipo alto e snello, portava un completo blu scuro gessato, una camicia rosa, una bella cravatta fantasia ed un fazzolettino nel taschino della giacca.
In mano teneva una sigaretta; aveva un'aria serena e non sembrava preoccupato.
Ci osservò con calma, poi ci invitò ad entrare e ci fece accomodare in un divano all'ingresso dell'appartamento.
Guido Alvise Carduso, che fino a quel momento non aveva proferito parola esordì.
"Siete Alessandro Aspun, un investigatore privato, vero?"
Annuii senza rispondere.
"Mia sorella Marilena mi ha avvisato che sareste venuti, se posso esservi utile, ditemi pure!" Ostentava una grande tranquillità, forse troppa.
Spiegai velocemente il motivo della visita ed i rapporti d'amicizia che mi legavano alla famiglia Fiori. "Così siete un amico di Gino? È una brava persona, molto legato a Lori; in ogni caso la scomparsa di Loredana ha sorpreso anche me, non aveva motivo di sparire così all'improvviso; non vi era alcun presupposto per farlo, non c'erano state discussioni, né tanto meno litigi, forse qualche incomprensione come accade in ogni matrimonio. Poi all'improvviso, una sera non ha fatto più ritorno a casa; l'ho cercata da qualche amica, poi negli ospedali di Roma, infine ho avvisato la Polizia. Finora tutto è stato vano.
Gli inquirenti dicono che sparisce tanta gente e se dietro non c'è un motivo valido... forse ha ragione mia madre, Lori si era stancata di me ed ha fatto quel che ha fatto".
"Mi scusi, lei sostiene l'ipotesi di sua madre e cioè che Lori è una ladra ed è fuggita con il gioiello antico?"
"Cos'altro dovrei pensare? All'apparenza non trovo altre motivazioni plausibili per le quali sparire così...no Lori è uscita una mattina senza portar via nulla, ho controllato bene, nessuna valigia, nessun vestito, nulla! A tutt'oggi non ha prelevato neanche una lira con il suo bancomat, né ha usato la carta di credito e..."
Lo interruppi all'improvviso. "Lei crede che Lori sia scappata con un altro uomo, insomma che possa esserci un altro!" L'avevo sparata grossa ma non avevo tempo da perdere.
Sorrise. "Un altro uomo? No, lo escludo nella maniera più assoluta. Loredana è sempre stata sincera, forse fin troppo, me l'avrebbe detto subito. Per questo c'era screzio e livore tra mia madre Lucia e lei; Loredana diceva in faccia quello che pensava. Mia madre odiava la forza di carattere di Lori, ma lei era buona verso la suocera".
"Forse perché hanno lo stesso carattere; sua madre è una donna autoritaria e decisa, una che non si lascia mettere i piedi in testa, una persona che ama dominare tutti, compresa vostra sorella Marilena..."
"Marilena è una ragazza fragile, che vive in un mondo tutto suo, ma lei di questa storia non sa nulla!"
"Io avrei creduto il contrario!" Sembrò sorpreso, ma tutti sono capaci di sembrare sorpresi.
"Lasciate perdere Marilena, piuttosto vedete di trovare Lori, ve ne sarei grato, ma fate tutto con discrezione, tutto deve restare una cosa privata. Sempre che lei non sia costretto dalla legge a riferire alle autorità, magari perché Lori ha venduto la spilla...
Ripeto, non vedo altre ipotesi plausibili, forse non è più innamorata di me, ma le assicuro che noi non abbiamo litigato, Lori è scomparsa nove giorni fa ed io non so dove sia; ma non si può dire che con me le sia mancato qualcosa, anzi non le ho fatto mai mancare nulla. Farete fatica a trovare Lori, dottor Aspun?" Sorrisi con ironia.
"Se non l'avete seppellita nel giardino della vostra villa la troverò".
Non capì la battuta, si alzò in piedi, il suo volto si rabbuiò ed una fiamma d'ira illuminò il suo viso.
"Non scherzate, non scherzate su queste cose, dottor Aspun, non scherzate; ora per favore andate via e mettetevi al lavoro e soprattutto tenetemi informato".
"Al tempo, al tempo, Carduso, mi occorre qualche ulteriore informazione".
"Allora ditemi pure".
"Una domanda sorge spontanea! Si evince che nessuno di voi lavora o lavorava, ed allora come trascorrevate le giornate?"
Nel rispondere la voce di Carduso si incrinò un po'.
"La mattina ognuno badava ai propri fatti. Io leggevo il quotidiano, spesso mi recavo a pranzo al Club dei Lions; qualche volta Lori mi accompagnava, lì si gioca a golf, si svolge attività fisica eccetera. La sera si usciva assieme, teatro, cinema, qualche locale, invece quando restavamo a casa ascoltavamo musica, oppure leggevamo qualche buon libro. Qualche programma televisivo, qualche ristorante alla moda, insomma tutto qui, le solite sciocchezze che fanno tutti".
Beh, non proprio tutti, pensai tra me.
"Sua madre e sua suocera, mi hanno accennato alla viscerale passione di Lori per la magia, l'occulto e..." Si alzò di scatto invitandoci a seguirlo.
Ci condusse innanzi ad una porta chiusa, estrasse dalla tasca una chiave ed aprì.
Era tanto il buio che non riuscimmo a vedere nulla, fu Rocco a premere l'interruttore e ad illuminare quel luogo. Al centro della stanza era posizionato un antico tavolino con disegni e scritte di apparente incomprensibile lettura.
In un lato, una libreria era ricolma di volumi antichi, ovunque nel muro poster di trattati esoterici. Vidi Rocco osservare con attenzione ogni poster.
La sua attenzione fu all'improvviso catturata da una curiosa fotografia incorniciata ed appesa in un angolo. Raffigurava un gruppo di ragazze disposte a piramide e Loredana era la prima in alto. Regnava, in quel luogo, un silenzio assoluto, come una sorta di sortilegio, che nessuno di noi avrebbe mai potuto spezzare.
Un brivido mi percorse la schiena ma non era freddo.
Quando Carduso richiuse la camera, fu come tornare da un luogo magico al di fuori da ogni tempo e da ogni spazio.
"Questo era il suo hobby principale, Lori dedicava tanto tempo ad esso e ne era affascinata".
Lo sguardo di Rocco mi incitava a chiedere di quella curiosa fotografia.
"Le ragazze della foto sono le amiche del suo Club, si vedevano una o due volte la settimana per scambiarsi vedute ed idee e non ultimo per dedicarsi a qualche seduta spiritica o approfondire pratiche di tarocchi ed esoterismo; io ho partecipato più di una volta ai loro incontri, poi ad essere sincero mi capitava di non dormire, così non sono più andato". "Si incontravano qui ?" chiese Rocco gesticolando.
Carduso non riuscì a comprendere e prontamente tradussi la domanda del mio amico.
"No, le riunioni si svolgevano a casa di Letizia Sorza Meringi, una mia vecchia compagna di liceo; come vedete la spilla torna in ballo e c'è un collegamento e..."
"Ha sentito le amiche del Club? Magari Loredana potrebbe essersi confidata con una di loro, che so, per qualche problema che..." Interruppe quasi con forza.
"Per prima cosa anche loro sono preoccupate, ma nessuna ha più visto Lori dal giorno dell'ultimo incontro, avvenuto quindici giorni or sono, inoltre mi consenta di sottolineare il fatto che tra di esse non c'era un'amicizia profonda, anzi io la definirei solo una conoscenza di circostanza".
"Potrei avere il telefono di questa Letizia Sorza Meringi o di qualcun'altra ragazza?"
Sembrò infastidito ed imbarazzato, ad ogni modo estrasse dal comodino un'agenda telefonica e trascrisse due numeri di telefono.
"Arrivederci, dottor Aspun e buona fortuna".
"Arrivederci Carduso, questa è tutta la verità, vero?"
Non rispose, era imbarazzato ed io desideravo lasciarlo nel suo imbarazzo.
Mentre tornavamo in ufficio notai Rocco immerso nei suoi pensieri.
"Avevi ragione Rocco, la storia è assai ingarbugliata, ma sotto sotto c'è qualcosa che Alvise e la madre non hanno voluto raccontare o forse sarebbe meglio dire che non hanno voluto spifferare. Ad esempio qualcosa su Marilena, quest'ultima deve sapere molto, ma ha paura del fratello e della madre; un'altra cosa che non lascia presagire nulla di buono è dettata dal fatto che anche Carduso parla della moglie al passato, è strano non trovi?"
Rocco si voltò di scatto ed iniziò a gesticolare velocemente.
"Non mi piace per nulla quel Carduso, a dirla tutta non credo neanche che sia preoccupato per Loredana, anzi sono convinto che sa dove si trova. Io credo che la moglie non lo ha lasciato di sua spontanea volontà. Dobbiamo sbrigarci, caro Alessandro, più il tempo passa, meno consistenti diventano le tracce, inoltre con il trascorrere del tempo i ricordi nelle persone si confondono e rischiano di svanire".
"Hai ragione Rocco, dobbiamo incontrare queste due amiche di Lori quanto prima, in attesa di questo, io mi metto alle costole di Alvise Carduso e tu ti sistemi in pianta stabile davanti alla villa della madre e vedi dove va Marilena, forse è lei la chiave dell'intera vicenda". Rocco mi osservò annuendo, infine gesticolò lentamente.
"Certo se Teresa sapesse della storia della spilla ci rimarrebbe davvero male!"
Riuscii a fissare un incontro con quelle due ragazze solo due giorni più tardi.
Non era stato per nulla facile e vi ero riuscito solo grazie all'intervento di Gino.
Fissai l'appuntamento in un Bar-Ristorante nel quartiere Prati.
Il locale era enorme ed occupava ben tre piani; vi lavoravano una decina di camerieri ed era ben frequentato, la sera il locale restava aperto fino a tarda notte anche in concomitanza della chiusura del Teatro adiacente.
In quel posto, seduti ad un tavolo con due bicchieri di birra davanti, fu naturale riassumere l'indagine. Io, in quei due giorni ero stato alle costole di Alvise Carduso, ma non avevo scoperto nulla di eclatante; due visite alla madre Lucia, due salti in banca ed uno al Club dei Lions, nulla di più! Il tipo non appariva poi, né provato, né preoccupato per la misteriosa scomparsa della sua consorte. Un discorso a parte e soprattutto un approfondimento, meritava l'indagine di Rocco.
Lui, Rocco, si era appostato accanto alla villa, ma Marilena in due giorni non era mai uscita; questa era una stranezza, anche perché al telefono non aveva mai risposto.
La nostra storia viveva una fase di stallo, auspicavamo, con quell'incontro, di cogliere qualche prezioso elemento che potesse dare uno scossone all'indagine.
Due donne sulla trentina entrarono nel locale e si guardarono attorno cercando qualcuno.
Non appena Rocco incrociò il loro sguardo, sparò un enorme sorriso come fosse un flash e fece cenno alle due di avvicinarsi.
Un cameriere le accompagnò al nostro tavolo e raccolse quattro ordinazioni.
Letizia Sorza Meringi era mora con occhi scuri e vivissimi e mento pronunciato, la trovai carina e per me carina è meglio che bella.
Fiorella Nibbioni era alta di statura, portava i capelli biondi avvolti in una coda di cavallo e aveva due occhi d'un azzurro intenso.
Dopo i soliti convenevoli fu Letizia a parlare; con mia sorpresa prese anche a gesticolare.
 

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