LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
- Simonetta Gravina - Non omnis moriar
Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi) 15x21 - pp. 60 - Euro 7,00 - ISBN 88-8356-696-3
Pubblicazione realizzata con il contributo de
IL CLUB degli autori in quanto l'autrice
è 1a classificata nel concorso letterario
"Il Giro d'Italia delle Poesie in cornice" 2002
La prima parte dell'opera è risultata 2a classificata nel Concorso Letterario "J. Prévert" 2002
Motivazione - La catarsi operata dal dolore "Per quanto il tema del dolore si consideri una condizione umana, nella poesia di Simonetta Gravina assume una cifra molto importante perché è visto come elemento rigeneratore ed indispensabile alla catarsi spirituale. Lo leggiamo nella lirica "E ora... tra presente e futuro/ ondeggia la speranza. / ... / e ringrazio il dolore, / che ti ha rigenerato...". C'è una sorta di ottimismo esistenziale nella poesia della Gravina, che proietta luce su ciò che deriva da ogni scelta umana e da ciò che ogni essere è costretto a subire per scelte non sue. Ci troviamo così di fronte a temi importanti che vanno al di là del dolore fisico, come ci fa sapere l'autrice nell'Introduzione e "qualche volta accade di morire dentro/ ... / Bisogna rinascere e ricominciare". E nonostante tutto, questa vita-pazzia vale la pena di essere vissuta: "Affonda le mani/ nelle maglie del Tempo./ ritraile colme, / di Gioia e Tormento./ Ama la Vita... follia perfetta". (La Follia perfetta).
- Una poesia a volte altisonante e pragmatica, ma molto spesso discreta e intimistica. Non mancano gli spunti sociali. La comunicazione diventa condizione necessaria affinché le parole acquistino valenza e credibilità. "Ti vorrei raccontare / ... / ma ostinato tu dormi." / ... / il vento si porta le mie parole vuote". Anche l'esagerazione dei mass media comporta un tipo di omologazione cui ormai non si sottrae più nulla. Emblematicamente l'autrice sceglie un argomento molto dibattuto di questi tempi, come l'eutanasia e con una venatura di ironia ci ricorda che "... non c'è compassione. / oggi si muore in Eurovisione". (La morte pietosa).
- La silloge chiude con la lirica Non omnis moriar che dà il titolo alla raccolta. È una citazione oraziana che connota l'esigenza del poeta di sopravvivere alla propria esistenza terrena. La condizione per continuare a vivere post mortem "risiede / nella dimora del ricordo", in quanto la vera morte è l'oblio. Una riflessione comune a tutti gli artisti che sentono la necessità di operare in maniera da lasciare un segno che serva a ricordarli quando avranno lasciato questo mondo".
Benedetto Di Pietro Presidente della Giuria del Premio Jacques Prevert
Non omnis moriar
(I parte)e altre poesie d'Amore e di Speranza
Dedico questi versi a mio figlio Andrea,
che sta combattendo con successo, la più
gloriosa delle battaglie.
Quella contro se stesso.
Introduzione - La Vita va letta così, come un romanzo di avventure. Con i suoi capitoli, i suoi passaggi, i suoi cicli, le sue epopee.
- E noi siamo là, sospesi, in una continua attesa.
- E poi, tutto finisce. Niente è per sempre. E qualche volta, accade di morire dentro. L'animo è stanco e non riesce più a proseguire. Non ha più la forza e il desiderio. Ma non si può. Non si deve. Bisogna "Rinascere" e ricominciare. E se non si vuole più combattere per se stessi, è doveroso farlo, per coloro i quali noi siamo responsabili.
- Anche a me è successo di morire.
- Ma nel fondo del mio cuore, veglia una Fenice, e quando ero troppo affranta e delusa per voler reagire, lei è risorta dalle sue ceneri, e non mi ha consentito di arrendermi.
- E ora, sono qua, a inneggiare alla Vita, a cantare all'amore. In attesa del domani, a cavallo della speranza.
- Nell'Amore di tutto. Nonostante tutto!
- E ora, figlio mio,
- che hai ripescato l'anima.
- L'orologio del tempo,
- ha ripreso a ticchettare.
- Tra presente e futuro,
- ondeggia la Speranza.
- Nel tuo giardino,
- è nato all'alba,
- un bianco fiore.
- Rugiada le tue lacrime,
- è figlio dell'Amore.
- E ringrazio ora il Dolore,
- che ti ha rigenerato.
- Gli antichi simulacri,
- nel cuore hai lacerato.
- Il mare ha srotolato,
- dolcemente le tue onde,
- se un marinaio indomito,
- che ha ripreso a navigare.
- E ora, ringrazio Te,
- Dolcissima Maria,
- perché non gli hai permesso,
- di perdersi nel mare.
- Nel mare dell'oblio,
- dove eterna è la notte,
- e ceco è il veleggiare.
- Sussurri
- E l'Amore,
- scelse il silenzio,
- per trasmettere,
- il suo messaggio.
- E quando la sera,
- allungò le sue ombre,
- raccolsi per te,
- le note sconosciute,
- della mia mente,
- e te le donai,
- disperdendole nella notte,
- in mille sussurri.
- Svolazzi incandescenti,
- della mia anima.
- La follia perfetta
- Tra la Morte e la Vita,
- c'è una strada in salita,
- e su e giù, la percorre,
- una folla impazzita.
- Tra il Bene e il Male,
- risiede il piacere.
- Nel Male e nel Bene,
- sta all'erta il Dolore.
- Affonda le mani,
- nelle maglie del tempo,
- e ritraile colme,
- di Gioia e Tormento.
- Ama la Vita... Follia perfetta.
- La porta del cielo,
- è piccola e stretta!
- La mia vita
- Sull'altalena della vita.
- In un letto di disperazione.
- Sul cuscino della speranza.
- Nell'oblio del passato.
- Immersa nel presente.
- Protesa nel futuro.
- Io vivo!
- Parole
- Ti vorrei raccontare,
- del mio lago segreto,
- dove la luna scintilla,
- e si specchia la vita.
- Della coltre stellata,
- in cui mi avvolgo la notte.
- Del mio spirito stanco,
- sopravvissuto al dolore.
- Ti vorrei raccontare,
- quel che il vento mi narra...
- di un'antica leggenda,
- una fiaba d'amore.
- Ti vorrei raccontare,
- quanto è dolce, la sera.,
- posare la testa,
- su un cuscino di terra.
- Dissetarsi a una fonte,
- che ridendo, si desta.
- Quante cose, ho nel cuore,
- che potrei ancora dire,
- ma ostinato, tu dormi,
- e i miei pensieri, non odi.
- E il vento si porta,
- le mie parole vuote.
- Le montagne stellate
- Chiesi all'anima mia,
- la via da seguire,
- per raggiungere,
- le Montagne Stellate,
- e salimmo insieme,
- per confortarci,
- lungo il cammino.
- Andavamo, al di sopra,
- dei nostri pensieri,
- sperdute tra guglie di vetro,
- e cime innevate,
- in cerca di una sorgente,
- da risvegliare.
- E giunte alla cima,
- ci affacciammo al baratro,
- e l'orrido si innalzò,
- attraendoci.
- E ci avvolse nel suo alito
- ardente.
- E i monti risero. E risero le valli.
- E ridendo l'eco emanò
- onde multicolori
- che rimbalzando si propagarono
- di valle in valle.
- E tutte le fontane zampillarono,
- e l'acqua sgorgò,
- dissetando la terra.
- E scavando cunicoli di dolcezza,
- placò la mia arsura.
- E l'anima mia esultante,
- infranse le sue ferraglie,
- e guizzò luccicando al sole,
- che la istoriò con le sue scaglie dorate.
- E varcammo, i cancelli del cielo.
- Insonnia
- Una voce nella notte.
- Un'imposta in preda al vento.
- Il rumore del silenzio.
- E il ricordo, che ritorna.
- E l'angoscia che tormenta.
- E quell'anta che combatte,
- la sua lotta senza senso.
- E l'insonnia mi attanaglia,
- costringendomi alla veglia.
- E la persiana sbatte ancora,
- martellando la mia mente.
- E il tempo... che non passa,
- e non posso farci niente.
- Simulacri del passato
- Nel labirinto
- dei pensieri incrinati,
- ho ripercorso,
- i miei passi perduti.
- Mondi contorti,
- vizzi, ammuffiti.
- Simulacri scheletrici,
- dimenticati.
- E in uno specchio,
- opacizzato dal tempo,
- ho visto un ombra andare,
- un lamento.
- Vagava sola,
- avviluppata nel suo destino.
- E allora, la riconobbi.
- Mi riconobbi.
- E rabbiosamente,
- in mille pezzi infransi,
- quell'assurda, livida immagine,
- del mio tormento.
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Ins. il 15-06-2004