-
-
-
- Marea
-
- Come remota luna,
- passi e sollevi,
- nella mente mia,
- il mar dei miei ricordi,
- che si ritrae
- con l'ultimo orizzonte,
- mentre il pensiero mio
- vaga e si perde
- in questa spiaggia immensa
- e senza mare.
-
- Per qualche istante
- levito, leggero;
- il tempo di scoprir
- che cosa è il nulla
- e misurare il peso
- dei ricordi.
-
- Come la luna, tu
- passi e tramonti;
- poi, sulla spiaggia mia
- ritorna il mare...
- e il mormorio dell'onda,
- alla risacca.
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- Il postulato
-
- Cartesio, quel gigante del pensiero,
- è nato, si direbbe, per pensare;
- pensava per capir se fosse vero
- il mondo ch'egli stava a contemplare,
- o fosse invece l'universo intero
- virtuale realtà, puro pensiero.
-
- Volando tra le cime del sapere,
- scorse l'abisso della sua ignoranza:
- le verità non erano più
vere;
- le sue certezze andavano in vacanza!
- Più nulla quadra; tutto, ahimè,
si sfasa
- e di quel tutto fa tabula rasa.
-
- Il sole, il cielo, il mar, pensò il
mio "io"
- sono realtà di un universo aperto,
- oltre i confini del pensiero mio,
- o bei miraggi dentro il gran deserto?
- Come esser certo dell'esistenza mia,
- e non è sogno, se non è
fantasia?
-
- Il dubbio s'insinuò e,
finalmente,
- nel dubitar, capì c'era del buono:
- un dubbio non può nascere dal
niente:
- "se dubito, io penso, dunque, sono!"
- così la mente colse, con destrezza,
- la prima, incontestabile, certezza.
-
- Sono, ma chi? tante bellezze intorno
- le avrei create io, col mio pensiero
- e per vederle avrei inventato il giorno?
- la notte, per velarle di mistero?
- Se avessi fatto io questa magia,
- or riconoscerei l'opera mia!
-
- Non sono, dunque, io geniale autore
- di cieli senza tempo e sconfinati
- né del profumo e la beltà d'un
fiore;
- mi chiedo ancora: chi li avrà
creati?
- Un postulato emerge dall'oblio;
- quasi un sussurro: "beh, chiamami Dio!"
-
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- Il peccato
-
- La mia storia nacque in cielo,
- nel giardino, sotto il melo,
- quando mamma fu tentata
- dalla serpe attorcigliata.
-
- Una mela ben matura
- colse lei, con gran premura,
- stuzzicando il gran desio
- del futuro babbo mio.
-
- Quella mela profumata
- al mio babbo fu donata,
- che gustò immediatamente,
- con gran gioia del serpente.
-
- Ma quel frutto ben gradito
- era, in cielo, proibito:
- chi dà retta al serpentone
- avrà poi la punizione.
-
- L'infrazione, sotto il melo,
- delle regole del cielo
- provocò l'ira di Dio:
- per castigo nacqui io.
-
- Di quel primo gran peccato,
- dunque, nacqui un po' macchiato
- e più io divengo grande,
- più la macchia, ahimè,
s'espande.
-
- Come il babbo, bravo uomo,
- ho mangiato anch'io il mio pomo:
- con la macchia ho ereditato
- anche l'hobby del peccato!
-
- Se il peccato non ci fosse,
- Dio avrebbe grane grosse:
- non si può riempire il mondo...
- se giochiamo a girotondo!
-
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- L'ultimo bisbiglio
-
- Brusio di gioie fuggenti!
- È l'ora del tramonto;
- sussurri di silenzio
- e di sospiri
-
- Poi;
- l'ultimo bisbiglio,
- un alito di vento
- che sradica quel tutto,
- in un momento.
-
- Quel tutto ormai inutile,
- qual fiore senza stelo,
- qual notte senza luna
- e senza un cielo,
- dove smorzarsi l'eco...
- d'un addio.
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-
-
-
-
- Ti
cercherò
-
- Rincorrerò
- quegli attimi
fuggenti,
- quando, passando,
tu,
- come una
brezza,
- di balsami inondavi quei
momenti
- e tutto aveva
odor
- di giovinezza.
-
- Mi davi, tu,
- la voglia di
volare:
- verso il domani
mio,
- con te,
correvo;
- correvo più di te,
per arrivare,
- e piano piano,
ahimè,
- io ti perdevo!
-
- Ti
cercherò,
- ma, intanto, è
già domani!
- Ora sei tu che
corri,
- più del
vento;
- mi sfuggi, se ti tendo le
mie mani;
- ti trovo e ti
riperdo,
- in un momento.
-
- Ti
cercherò
- tra pagine
ingiallite,
- quando sarai
soltanto...
- una poesia
- che mi ricorderà
beltà svanite,
- della,
fuggente,
- giovinezza
mia.
-
- Menzione d'onore al
Premio Letterario internazionale M. Giuseppe
Restivo, 1998 - inserita nell'antologia
«Uomini nuovi»
-
- Ciao!
-
- Vorrei... tu
comprendessi,
- per magia,
- la lingua mia,
- magari un solo
istante,
- il tempo di
sgusciare una parola
- e penetrar...
- nell'intimo di un
«Ciao».
-
- Sapessi com'è bello
dirsi «Ciao»;
- distinguere un amico, nel
brusio;
- divergere, poi stringersi
la mano;
- risolvere i problemi, con
un «Ciao»!
-
- Un
«Ciao», se tieni il
broncio,
- e tutto passa;
- se vuoi la
pace,
- perché fare la
guerra?
- Ti basterebbe solo dire
«Ciao»:
- hai
l'universo...
- dentro una
parola!
-
- Ti parlo di
chimere?
- Prova a dir
«Ciao»:
- non vedi più
frontiere.
-
- 1° premio al
«Gran Prix Littéraire International
Raymond Bath» - Belgio
1996
-
-
-
- Senza
parole
-
- Come petali al
vento,
- vagano nel mio
pensier
- mute parole.
- Parole
- che non hanno mai
vibrato;
- svanite,
- senza dirti il mio
segreto.
- Ma adesso...
- Adesso il pensier
mio
- ti parlerà,
così,
- nel suo
linguaggio;
- ascoltalo con
l'anima,
- vedrai,
- senza
parole...
- tu,
- comprenderai.
-
- Finalista al
concorso internazionale di Poesia in Belgio
«Sole d'Italia», 1992 e inserita
nell'omonima antologia.
-
-
-
- Donna
-
- Dov'è quel
tempo?
-
- Per essere una
donna
- bastava il naturale tuo
candore
- e la bellezza tua, senza
finzione,
- fatta d'ingenuità,
d'acqua e sapone.
- Bella, comunque, anche a
luci spente:
-
- il tutto stava là,
dietro quel niente.
-
- Dov'è quel
tempo?
-
- Non sai com'eri
donna,
- con quel grembiule sopra
la tua gonna;
- con le tue guance pronte a
un bel rossore,
- al timido sbocciar del
primo amore;
- quanto nutrivi un bimbo
col tuo seno:
-
- la donna la facevi a tempo
pieno.
-
- Dov'è quel
tempo?
-
- Come ombra
leggera,
- salivi, tu, impalpabile,
silente,
- fin sulla vetta della
mente mia;
- ti raggiungevo con la
fantasia:
- eri sì donna da non
sembrar più vera;
-
- stavi sì in alto,
da divenir chimera.
-
- Dov'è quel
tempo?
-
- Così, senza
parole,
- t'aprivi come un libro di
poesie
- e mi sfogliavi pagine
d'amore;
- bastava ti guardassi e
già leggevo;
- bastava ti leggessi e mi
scioglievo;
-
- poi ti sfogliavi al
vento... e ti perdevo!
-
- Quinta classificata
al premio letterario internazionale M. Giuseppe
Restivo, 1997 e inserita nell'antologia
«Progetto di
Libertà»
-
-
-
- L'onda
-
- Eri soltanto un
nome,
- un alito di
vento
- nell'infinito
mar
- dei miei
pensieri.
-
- Ora sei
«onda»
- di questo immenso
mare;
- un'onda
spumeggiante...
- d'acqua pura,
- che finalmente
sfioro,
- con le mani:
-
- il tempo, ahimè...
di un'onda...
- e t'allontani!
-
- poesia pubblicata
sul mensile d'informazione e cultura della
Comunità Italiana in Belgio «Qui
Italia» e sul periodico «Le Madonie»
di Castelbuono
-
-
-
- Sognare
-
- Guardarti dentro gli
occhi...
- e poi sognare;
- illudermi che è
sempre
- primavera!
- Poi, dipanare il
tempo...
- Percorrere, a
ritroso,
- il mio
cammino,
- per ritrovarti
ancora;
- tornar, da questa
notte,
- a
quell'aurora!
- Passando,
ritrovar
- gioie perdute,
- raccoglierle in un
pugno
- e risvegliarmi,
poi,
- dove la
realtà...
- ritorna sogno!
-
- poesia pubblicata
sul mensile d'informazione e cultura «Qui
Italia»
-
-
-
- Ritroverai...
-
- Ritroverai...
- tra pagine
sbiadite,
- sfogliando il libro della
fantasia,
- bricioli di tempo
abbandonati,
- memorie
polverose
- di ciò che non
è stato,
- ma che
sarà,
- vedrai:
- radiosa
realtà
- d'ogni domani.
-
- Ritroverai...
- quei grappoli di
sogni,
- che tu coglievi acerbi, al
chiar di luna
- e all'alba, poi, volavano
col vento;
- li coglierai
ancora,
- stavolta senza
luna,
- al nuovo sole.
- Domani:
- la notte sarà
giorno;
- ti svegli... per
sognare!
-
-
-
- L'espansione del
nulla
-
- Nullino
ascoltami,
- se t'è
gradito:
- tra il grande e il
piccolo
- c'è
l'infinito;
- l'entità
cosmica
- sai che
s'espande,
- dunque, chi è
piccolo
- diviene grande
- e chi è
grandissimo
- già per
natura,
- oltre
misura
- si
gonfierà.
-
- Tutto si
amplifica,
- diviene
immenso;
- tu cresci e
lieviti
- nel giusto
senso:
- per non
confondere
- vuoto con
pieno,
- i nulli
crescono
- col segno meno.
- Brilla,
grossissimo,
- dentro il gran
niente,
- ogni
crescente,
- vuoto
pensier.
-
- Col faro
splendido
- di sì gran
lume
- di nulla
illumini
- tanto volume:
- più cresce il
ritmo
- dell'espansione,
- più brilla e
lievita
- la tua opinione.
- Or che il
recondito
- brilla e
s'espande,
- so quanto e
grande...
- la
nullità.
-
-
-
- Il
«bemolle»
-
- Quel suon
bemollato, per essere esatto,
- comincia la storia
partendo dal piatto;
- se metti nel piatto
soltanto cicoria,
- poi suoni il
«bemolle», ma senza la
gloria;
- se invece ci metti un
bel cavolo intero,
- la gloria
s'espande per tutto un impero.
-
- Bemollano in Cina,
nell'Africa nera;
- le note svolazzano,
senza frontiera;
- se vuoi che chiunque
capisca il messaggio,
- la musica è il solo
comune linguaggio;
- puoi ben dialogare,
perfino in Caucaso,
- suonando, in
«bemolle», e ascoltando col
naso.
-
- Per ovvia esigenza di
esser corretto,
- dirò che 'sta
lingua ha un curioso difetto:
- immagina un po' come puoi
esser fiero,
- se in chiesa ti scappa un
acuto pensiero.
- Se pensi in silenzio
per esser discreto,
- ti scappa il
bemolle e ti svela il
segreto.
-
- Con questo idioma, se bene
lo apprendi,
- favelli con tutti e
più presto comprendi;
- le cose che pensi puoi
dirle in un fiato,
- dipende, il pensiero, da
ciò che hai mangiato:
- Per dire al tuo capo
ch'è gonfio di boria,
- ti mangi un fagiolo e
lo copri di gloria.
-
- Perché tante
lingue? Cos'è 'sto casino?
- Inglese, cirillico, greco,
latino...
- La lingua degli avi
ritorni in vigore,
- non c'era bisogno d'alcun
traduttore!
- Su tutte le lingue
passiamo la scopa:
- un coro, in
bemolle... ed è fatta
l'Europa!
-
-
-
- La regola di
Isacco
-
- Isacco Newton,
- gran
cervellone,
- studiò la
formula
- dell'attrazione,
- scoprì la
regola
- universale:
- «I corpi
cadono
- in
verticale».
-
- Se vuoi
convincerti,
- tu puoi, con
zelo,
- far la
verifica
- sputando in
cielo;
- guarda il
fenomeno,
- non ti
spostare:
- secondo
Newton...
- deve tornare.
-
- In modo
empirico
- correggi,
adesso,
- le
traiettorie...
- fuori del
cesso!!!
- Sei più
scientifico
- e originale,
- se prima
calcoli
- la verticale.
-
- Saresti subito
- un gran
sozzone,
- senza la
regola
- dell'attrazione:
- il bagno
prendere
- dentro la
vasca?
- senza la
regola
- l'acqua non
casca!
-
- Grazie alla
regola
- del grande
Isacco,
- divien
possibile
- svuotare il
sacco
- e puoi
comprendere,
- se ti
sbottoni,
- perché ti
cascano
- i pantaloni.
-
- Quando
dall'albero
- la mela pende,
- puoi in basso
attendere,
- vedrai che
scende;
- se un dubbio in
animo
- ancor si cela:
- sali
sull'albero...
- segui la mela!
-
- 1er Prix
d'excellence et merite littéraire au
«Gran Prix Littéraire International
Raimond Bath» - Belgio,
1996
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