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Le poesie di Stefi Pastori
- GODERE
- Godere
- pieno, largo, tozzo tormento,
- del mio vaso lento
- a venire, sord'a gioire.
- Piacere
- lago, metallo increspato
- da stille di lutto soffiato,
- fu del sé ricostituire.
- Già danno
- abbacinante corrosione
- causò dell'interconnessione
- fra la mente e'l cuore miei.
- Ma fanno
- del muscol cardio infartato
- piccolo amore dilatato,
- i sorpassi dei plebei
- mariti,
- momenti trascurabilmente
- importanti e normalmente
- sostanziali, per le amanti
- donne.
- Che cercano in un sintomo
- un solo ideale d'uomo,
- ma trovano un appagante
- amante-marito, amante-
- figlio, anche padre-amante,
- amante-fratello, zio...donna.
- POESIA DEL MIO PAPA'
- Della sua vita, in fondo, é proprio poco quel che so.
- Gli uomini mai abbastanza si lasciano conoscere,
- nemmeno la lontananza, che di solito avvicina,
- consente la conoscenza di chi ami, senza onere.
- L'onere dell'interesse, o l'onere del profitto,
- che di norma si intesse, intendevo invero prima,
- nelle trame d'interesse, di lavoro a capofitto.
- Arrivo così a un punto in cui m'accorgo, allora,
- che il non sapere punto d'una persona vicina
- é il vitale contrappunto, di una persona cara.
- Eppure c'é un caro gesto, una parola sì dolce,
- della memoria nel cesto, un solo quid che avvicina,
- che torna, giusto pretesto di legame, come calce.
- Serata sulla poltrona, sdraiata sulle sue gambe,
- stiravo, col peso, prona, stanchezza dei nervi, prima;
- poi, di ricordi corona, carezza come colombe
- passava sui miei capelli, fragili e molto forti.
- Per lui mai stati gemelli siamo, e di piu' vicina
- fratellanza così, belli agli occhi, capelli corti.
- Suoi.
- Della sua vita, in fondo, é proprio tanto quel che so.
- Penso a ciò che nel mondo contiene la traccia sua:
- figlio e figlia, rotondo infinito gir giroso.
- LA MIA MILANO
- Sotto una cappa di nerofumo, una gran pacca d'amicizia ti crolla sulla
- spalla, non come sporcizia, ma tal quale un profumo: é la culla di milano
- che ti accoglie senza doglie col cuore in mano. milano fa così:
- lunedìmartedìmercoledìgiovedì non sei suo, ma dal venerdì alla domenica suo
- non sei. lo farei anch'io, se fossi un dio, come lei: cercherei di
- ammansire i plebei... che dire? arguire un acuto argomento, in
- quest'imbuto, (dell'autista, tormento!), che é diventata la pista delle
- vetture, (mai dure d'orecchio agli inviti di torture future, comunque
- parecchio inclini a trasformar in manichini coloro i quali, senza fanali,
- non potrebbero, soli, girar), dicevo, arguire é un po' morire, sognare
- forse che tra le morse di questa città ci sia un pelo di pietà per un fiore
- neonato già passito, un amore morto già risorto. risotto ritorto é la sua
- specialità: non facciamole un torto se un amore é morto, se un'idea é in
- porto, se lui ce l'ha corto. il fiato, certo! che avevi capito? non c'é
- seppellito che ne abbia un dito. ma chi se ne va poi ritorna, e mai e poi
- mai le fa le corna.
- la tua milano, stefi
- LE PORTE
- "Ho aperto le porte nel momento sbagliato"
- Oh si' e' quel che succede a chi vuole rischiare
- di lottare duro e sbaraccare il muro
- di tutto cio' che e' dentro imprigionato,
- di tutto cio' che fuori e' stato, yeaah, fottuto.
- Ehi, fratello, raider di vita, guru del fare,
- lasciati andare al futuro proximo venturo,
- non pensare al xche' lei ti ha imprigionato,
- non pensare al xche' solo il tuo sesso ha voluto,
- plana libero di lei sulle praterie bianche.
- Stanche donne dall'unghie smangiate, come banche
- d'affetto conservano gelose e toste e chiuse
- sentimenti rinseccoliti e asciutti x uomini brutti;
- troppo false, opportuniste e saltimbanche
- per meritar anche il tuo amor sincero, fiancheg=
- giatrici di storpie amicizie, muse deluse
- da vite piatte e senza gioia, e frangiflutti
- di mai sufficienti tifoni, danze di anche
- sbilenche e ciondolanti, e fumanti manche=
- volezze di cuore, nato morto e mai sotterrato.
- PIATTO
- giornate adeguate
- alle disperate
- sensazioni mie
- senza, senza piu' vie
- di scampo.
- ________________piatto,
- encefalogramma,
- falso paradigma,
- come un ratto nel piatto,
- vomito vomito vomito
- il male che dio mi ha fatto.
- PRINCIPE DEL SORRISO,CORRIDORE INDIFESO
- Una droga mi passa vicino,
- sfrecciacorrescopre il petto,
- indifesa?, ai colpi del destino.
- Io mi rotolo nel letto
- invece, incosciente non colgo
- quella gran forza drogante.
- Poi finalmente maschera tolgo
- (oh, il danno debilitante!),
- e a 28.000 bits
- tu giri il mondo e sei gia' li'.
- Bacio non sapevi, ma chiedevi,
- principe dei miei medioevi.
Email: lastefi@ctrade.ctrade.it
©1996 Il club degli autori , Stefi Pastori
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Inserito 21 ottobre 1997