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- GODERE
- Godere
- pieno, largo, tozzo tormento,
- del mio vaso lento
- a venire, sord'a gioire.
-
- Piacere
- lago, metallo increspato
- da stille di lutto soffiato,
- fu del sé
ricostituire.
-
- Già danno
- abbacinante corrosione
- causò
dell'interconnessione
- fra la mente e'l cuore miei.
-
- Ma fanno
- del muscol cardio infartato
- piccolo amore dilatato,
- i sorpassi dei plebei
-
- mariti,
- momenti trascurabilmente
- importanti e normalmente
- sostanziali, per le amanti
-
- donne.
- Che cercano in un sintomo
- un solo ideale d'uomo,
- ma trovano un appagante
-
- amante-marito, amante-
- figlio, anche padre-amante,
- amante-fratello, zio...donna.
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- POESIA DEL MIO PAPA'
- Della sua vita, in fondo, é
proprio poco quel che so.
-
- Gli uomini mai abbastanza si lasciano
conoscere,
- nemmeno la lontananza, che di solito
avvicina,
- consente la conoscenza di chi ami,
senza onere.
-
- L'onere dell'interesse, o l'onere del
profitto,
- che di norma si intesse, intendevo
invero prima,
- nelle trame d'interesse, di lavoro a
capofitto.
-
- Arrivo così a un punto in cui
m'accorgo, allora,
- che il non sapere punto d'una persona
vicina
- é il vitale contrappunto, di
una persona cara.
-
- Eppure c'é un caro gesto, una
parola sì dolce,
- della memoria nel cesto, un solo quid
che avvicina,
- che torna, giusto pretesto di legame,
come calce.
-
- Serata sulla poltrona, sdraiata sulle
sue gambe,
- stiravo, col peso, prona, stanchezza
dei nervi, prima;
- poi, di ricordi corona, carezza come
colombe
-
- passava sui miei capelli, fragili e
molto forti.
- Per lui mai stati gemelli siamo, e di
piu' vicina
- fratellanza così, belli agli
occhi, capelli corti.
-
- Suoi.
-
- Della sua vita, in fondo, é
proprio tanto quel che so.
- Penso a ciò che nel mondo
contiene la traccia sua:
- figlio e figlia, rotondo infinito gir
giroso.
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-
- LA MIA MILANO
- Sotto una cappa di nerofumo, una gran
pacca d'amicizia ti crolla sulla
- spalla, non come sporcizia, ma tal
quale un profumo: é la culla di
milano
- che ti accoglie senza doglie col cuore
in mano. milano fa così:
- lunedìmartedìmercoledìgiovedì
non sei suo, ma dal venerdì alla
domenica suo
- non sei. lo farei anch'io, se fossi un
dio, come lei: cercherei di
- ammansire i plebei... che dire?
arguire un acuto argomento, in
- quest'imbuto, (dell'autista,
tormento!), che é diventata la pista
delle
- vetture, (mai dure d'orecchio agli
inviti di torture future, comunque
- parecchio inclini a trasformar in
manichini coloro i quali, senza
fanali,
- non potrebbero, soli, girar), dicevo,
arguire é un po' morire,
sognare
- forse che tra le morse di questa
città ci sia un pelo di pietà
per un fiore
- neonato già passito, un amore
morto già risorto. risotto ritorto
é la sua
- specialità: non facciamole un
torto se un amore é morto, se un'idea
é in
- porto, se lui ce l'ha corto. il fiato,
certo! che avevi capito? non
c'é
- seppellito che ne abbia un dito. ma
chi se ne va poi ritorna, e mai e
poi
- mai le fa le corna.
- la tua milano, stefi
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-
- LE PORTE
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- "Ho aperto le porte nel momento
sbagliato"
- Oh si' e' quel che succede a chi vuole
rischiare
- di lottare duro e sbaraccare il
muro
- di tutto cio' che e' dentro
imprigionato,
- di tutto cio' che fuori e' stato,
yeaah, fottuto.
-
- Ehi, fratello, raider di vita, guru
del fare,
- lasciati andare al futuro proximo
venturo,
- non pensare al xche' lei ti ha
imprigionato,
- non pensare al xche' solo il tuo sesso
ha voluto,
- plana libero di lei sulle praterie
bianche.
-
- Stanche donne dall'unghie smangiate,
come banche
- d'affetto conservano gelose e toste e
chiuse
- sentimenti rinseccoliti e asciutti x
uomini brutti;
- troppo false, opportuniste e
saltimbanche
- per meritar anche il tuo amor sincero,
fiancheg=
-
- giatrici di storpie amicizie, muse
deluse
- da vite piatte e senza gioia, e
frangiflutti
- di mai sufficienti tifoni, danze di
anche
- sbilenche e ciondolanti, e fumanti
manche=
- volezze di cuore, nato morto e mai
sotterrato.
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-
- PIATTO
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- giornate adeguate
- alle disperate
- sensazioni mie
- senza, senza piu' vie
- di scampo.
- ________________piatto,
- encefalogramma,
- falso paradigma,
- come un ratto nel piatto,
- vomito vomito vomito
- il male che dio mi ha fatto.
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- PRINCIPE DEL SORRISO,CORRIDORE
INDIFESO
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- Una droga mi passa vicino,
- sfrecciacorrescopre il petto,
- indifesa?, ai colpi del
destino.
- Io mi rotolo nel letto
-
- invece, incosciente non colgo
- quella gran forza drogante.
- Poi finalmente maschera tolgo
- (oh, il danno debilitante!),
-
- e a 28.000 bits
- tu giri il mondo e sei gia'
li'.
- Bacio non sapevi, ma
chiedevi,
- principe dei miei medioevi.
-
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- Home page di Stefi
Pastori
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