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Valerio Marchi
Si è classificato 3° nel concorso Poeti dell'Adda 1997 con la seguente poesia
- Il gioco (a mia moglie)
- I
- Soffro l'estrema brevità dei giorni
- che usandomi si fanno calpestare:
- non che non parta, non che non ritorni,
- ma sono a riva e sbarco in alto mare.
- È vero, amore, ci si scalda in due
- ed io ringrazio Dio che tu mi scaldi,
- perché seguendo in due le orme sue
- noi vacillando rimaniamo saldi.
- Sento la vita che assottiglia gli argini
- e mi incanala dove non vorrei:
- non che non possa percepire i margini,
- ma sono alieno fra i confini miei.
- Pazienta, amore, assecondiamo il gioco:
- è sempre quello e dura sempre poco.
- II
- In questa casa piena di orologi
- noi non sappiamo calcolare il tempo,
- e nella mani resta solo il vento
- della constatazione che malvagi
- son tutti i giorni che fra mille indugi
- spolvereranno fra i capelli argento;
- ti senti presa nell'imbuto lento
- di un vorticare pieno di pertugi,
- da cui non puoi sgattaiolare fuori
- né sistemarti comoda a tuo agio:
- potrai soltanto assecondare il gioco
- che non è tuo, né inutile, né innocuo,
- e lascerà nel mondo quello sfregio
- che eternamente segna i nostri cuori.
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