| 
                  INDICE 
 
               Isabella Affinito, Anna
               Aita, Cinzia Ambrosio, Tiziana Angelino, Gilberto
               Antonioli, Claudio Assenza, Alessandro
               Bacci,
               Simone
               Barbato,
               Fabrizio Barbi,  Barbara Barisione, Annunziata
               Bortolotta, Maria
               Luisa Beck-Peccoz
               Spanò,
               Massimiliano Bianchi, Tanya
               Biondi,
               Carlo
               Borghetti,
               Walter Borghisani,  Roberto Borriello, Bruna Boschin,
               Luca Bosco, Simonetta Capponi, Andrea Caputo, Amelia
               Carlucci, Andrea Carrara, Pier Paolo Caserta, Camillo
               Catarozzo,  Maria Rosaria Cau, Bruno Cavallari, Paola
               Ceci, Maria
               Francesca
               Cherubini,
               Iole
               Chessa
               Olivares,
               Lorenzo
               Civinelli,
               Gianluca
               Cola, Rosario
               Contarino, Francesco Conte, Giuseppe
               d'Onofrio,
               Milena De Giusti, Giuseppe
               De Rosa, 
               Silvestro De Simone, Riccardo Del Sole, Marco di
               Mauro, Franco Donati, Vincenzo Elefante,  Michele
               Fabbri, Isotta
               Farnea,
               Antonio Favruzzo, Patrizia Fazzi, Claudio Fichera,
               Maria Letizia Filomeno, Franco Fiorini, Isabella
               Flego, Maria Antonietta Fontana, Michele Fonzo, Elisa
               Foschi, Marco
               Galli, Rocco
               Gentile, Elisabetta Ghiglieri, Emilio Grollero, Mila
               Lavorini, Stefania
               Lena,
               Alessandro Lugli, Silvestro Luisi, Zoran Majkic,
               Antonio Maldera, Valter
               Malenotti,
               Katia Marionni, Giuseppe Marra, Maurizio Mattioli,
               Donatella Mecca, Agostina
               Messaggio,
               Alessandro
               Montefusco,
               Fernanda Nicolis, Maurizio
               Paganelli, 
               Giovanni Palillo, Maurizio Pannini, Rino Passigato,
               Carlo
               Pedretti,
               Susanna Pelizza di Palma, Alessandro Perfetti, Antonio
               Petri, Giovanni Francesco Piano, Gianna Piano,
               Francesca
               Piazzolla,
               Gerardo Picardo, Elisabetta Pieraccioni, Lidia Pieri,
               Cristiano Poletti, Giuseppe
               Pupillo, Sonia
               Quintavalla, Ermano Raso, Rina
               Ravera,
               Giuliana
               Righi,
               Antonio
               Rossi, Lucio
               Rossi, Idelfonso Rossi Urtoler,  Alex Rusconi,
               Christian Salandin, Silvana Sarotti,
               Luciana
               Scaglia
               Grenna,
               Adriano Scandalitta, Salvatore Scollo,
               Giovanni
               Scribano,
               Myriam Vittoria Sebastianelli, Fausto
               Serpagli,
               Jolanda Serra, Mariano Serrecchia,
               Ambrogina
               Sirtori,
               Giuseppe
               Spiotta, Carlo
               Tavani,  Gianluca
               Testa, Ezio
               Testa, Angelo Tondini, Federico
               Topa,
               Olivia
               Torre
               d'Ercole,
               Piero Trapani, Stefano Valeri, Adriana
               Valletta, 
               Simona Vecchini, Pascal Vecchio, Maria
               Santina
               Venditti, 
               Luca Maria Vicamini,  Giovanni Zappalà, Alfredo
               Zona. 
               
               
                    | 
      
         | 
                  ALESSANDRO
                  BACCI
                  
                  
                      Campane
                     della sera  Suono distaccato dal
                  fragore del mondoquasi di altri
                  tempi,assonanze che tornano
                  di lontanotra gli echi di
                  antiche preghiereperse tra i ruderi di
                  una vecchia chiesa di campagnache poggia le sue mura
                  su questo immobile temposilenzioso come
                  l'icona di una ruvida cartolina. A chi giova tale
                  cantilena o lagna?forse di conforto a
                  chi non ha ritorno,loro che all'ombra
                  schiudono gli ultimi applausi della
                  sera. Il vento corre tra gli
                  alberi spettinatie rapisce lo sguardo
                  che si perde nel verde,un vasto mare che ha
                  colline per ondee isolate luci sparse
                  qua e làincastonate nel buio
                  mosaico della nottecome tante stelle a
                  specchiarsi in esso. Il cielo sembra
                  rovesciarsi nel vuoto,un comprensibile
                  disorientamento si prende gioco di
                  meorfano di un orizzonte
                  a dividere in due la nottementre dalle tenebre
                  sorge il campanile come un faroad indicare la strada
                  col suono delle sue campane:un punto di
                  riferimento nel niente. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
SIMONE
                  BARBATO 
                  
                  
                     La
                     sconfitta  Al suon del suo
                  tocco,amara
                  mortefece la lotta e la
                  speranza. Poi nell'occhio
                  avversariodella vittoria conobbi
                  le virtù. Quando dal capo
                  chinocon
                  sdegno,della
                  sconfittadiventavo il
                  segno. 
                  
                  
 
                  
                  
                     La vite e
                     il contadino  La vite rugosa nel
                  segno del tempo,fu
                  cresciutadal tocco d'arte che
                  la natura inventa. E d'un uomo le sagge
                  cure,l'amavanosin dal lontano
                  tempo. Fin che il
                  contadinodella vite riflettea
                  l'aspetto. 
                  
                  
 
                  
                  
                     La natura
                     sognata  Avea la pace
                  più speratanel cuor mio che
                  sempre l'indica. E mentre lontana
                  gemmea nel mondo,solo imitazioni d'essa
                  sapevo. Nei tristi
                  giardinie delimitati
                  parchi. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 MARIA
                  LUISA BECK-PECCOZ SPANÒ 
                  
                  
                     Minuto  Minuto.Stella
                  cometa,nascita e
                  allarme.Girandoladi
                  pienezzeper
                  me,padrona e
                  schiavadel
                  presente.Nuotoin
                  quest'incanto,sirena
                  maldestradi un oceano
                  improvvisodi
                  richiami.Minuto,$passatoe futuro
                  splendente,regaloe
                  appartenenzadi
                  altri,ingiustiziae guadagno
                  indiscusso.Giubilo di
                  momentoda godere
                  umilmente,inginocchiatinella polvere
                  corrotta&endash; e
                  scintillante &endash;di
                  un'essenzatimidamentemistica,inaspettatamente
                  resuscitata,illusoriamenteimmortale. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
TANYA
                  BIONDI La vecchia
                  scuolaChe anni
                  faMi angosciava come una
                  casermaOra
                  risvegliaLa muta nostalgia di
                  un rifugio.Il tempo lascia
                  cosìI suoi indelebili
                  segniNell'animaLe sue dimensioni ci
                  sono estraneeMa i suoi
                  sentimentiNon possono essere
                  taciutiLe grida dei
                  bimbiTutti i bimbi
                  meravigliosiChe la storia ha
                  visto&endash; I soli che il
                  tempo pianga &endash;L'inconsapevole
                  infanzia anch'io rimpiango
Non la
                  mia,Che mi sorride
                  estraneaDa immagini nella
                  memoria impresse,Quella
                  suaDel mio
                  bambinoChe lui non comprende
                  appienoMa ha nel mio
                  cuoreRadici profonde come
                  la stessa terraE col tempo mi
                  struggoPer il suo vago
                  andare. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
CARLO
                  BORGHETTI 
                  
                  
                     Un uomo
                     per caso  Quante cose ho visto
                  nella mia vitaQuante volte ho
                  sorriso, scherzato, piantoQuante volte ho visto
                  i sorrisi della gente
 Mai ho pensato di
                  vedere quel bimboMai ho pensato di
                  vederlo arrivare dal KosovoMai ho pensato che vi
                  potessero essere bimbi già
                  grandi Sono cresciuto
                  guardando un bambino negli occhiSono cresciuto vedendo
                  quegl'occhiSono cresciuto per
                  caso Ora sono un uomo e
                  quel bimbo lo era giàOra è
                  cresciuto, per caso, per essere nato
                  nell'odio Nessuna
                  colpaNessuna
                  scusaNessuna
                  legge Solo un uomo
 un
                  uomo per caso. 
                  
                  
                     Poesia inedita
                     scritta per la guerra.  TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 MARIA
                  FRANCESCA CHERUBINI  
                  
                  
                     
                     Come
                     albero divelto  Come albero
                  diveltodal suo
                  prato,me ne
                  stoin un canto
                  gettata,in
                  attesache le mie folte
                  chiome,mute
                  ormaidi cince e
                  rosignoli,si
                  riempianodei
                  corvidella
                  sera. 
                  
                  
 
                  
                  
                     Tra le
                     dita rinserravo
  
                  
                  
                           (A mia
                           madre)
 Tra le dita rinserravo
                  uno smeraldoera l'animo tuo coi
                  suoi fulgori.Poi tempesta venne a
                  depredarmie rimasi dita vuote
                  verso il cielo. Ma il ricordo della
                  tua luce maternaquel tuo animo
                  finemente cesellatodà ancora forza
                  alle mie stanche stagionie il volto illumina
                  nei giorni di burrasca
 TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 IOLE
                  CHESSA-OLIVARES 
                  
                  
                     La
                     sorgente prima  Annegava la notte tra
                  le stellee un carrozzone andava
                  tremolantesu malcerti tralicci
                  di un ponte.Muti incantesimi
                  trascinava con sénella presa di un
                  tempo sempre ugualee sonnacchioso. Lo
                  conduceva un vecchiopagliaccio mai stanco
                  di spiare l'infinitomai stanco di
                  attendere "un qualcosa"che doveva giungere
                  all'improvvisoe condurlo oltre il
                  limite del cieloalla "sorgente
                  prima".A un tratto sul ponte,
                  proprio dove traliccisopraffatti dagli anni
                  stavano per cederevide un lucore prima
                  incerto poi più vivodare forma a un
                  funambolo che lo invitavaa saltare sul filo
                  disteso come strada celeste.Il pagliaccio
                  avvertì dentro di sé
                  l'ecodel crepuscolo, vide
                  colori, distanzeuguali sull'orizzonte
                  e rapito da improvvisa maliasi lanciò in
                  braccio al funambolo, con lui si
                  confuse.In quell'attimo
                  credette di essere giuntoal limite del cielo
                  là dove nasce e si perdel'immenso ma in quel
                  vorticare e baluginare di luceil gemito inatteso di
                  un piccolo passero l'avvolsed'oblio ancor
                  più innalzandolo e la "sorgente
                  prima"non vista
                  s'adagiò su altri occhi, su altre
                  labbra,su un cuore redento
                  dalla deriva del sogno. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
LORENZO
                  CIVINELLI  
                  
                  
                     Se
                     vuoi  Ogni attesa valorizza
                  il significato,nell'incontro si
                  è verificatoquel preteso
                  avanzarenel riscoprire un
                  atteso amore,oh! quanto valore do a
                  me stesso.Se vuoi anche tu
                  amare,questo reciproco
                  amore,valorizza i nostri
                  animi,		nel
                  ringraziare,per il dono della
                  vita. 
                  
                  
 
                  
                  
                     Conoscere
                     l'altro  Un mio simile di
                  essere umano si prende spazio di me
                  ravvicinandosi,considerando il mio
                  essere.Il mio interesse in
                  lui si ferma,il capire di altrui
                  rende il mio essere in rapporto di
                  apprendimentoper conoscere una
                  mente dove ad ognuno di noi
                  apparteniamo.Ad un solo inizio e
                  unica fine,questa susseguirsi
                  viene alimentatocon vuoto
                  misterioso,che la nostra mente
                  non ha il possesso.Come l'orizzonte e il
                  tramontoe il firmamento delle
                  stelle,così l'infinito
                  della nostra menteè come
                  guardandoti allo specchio,che
                  immaginima "senza
                  esserci". TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
GIANLUCA
                  COLA  
                  
                  
                     Mondo
                     beat  Guardavo
                  l'infelicitàcon occhi che non
                  vedonoascoltando il
                  vuotodel suo
                  silenzio.In questi disperati
                  vorticiche chiamiamo
                  vitasi vive e si
                  muoreo si muore e poi si
                  vive.Non c'è via
                  d'uscitanon ne esiste
                  un'entratadentro o
                  fuori,siamo solo attori
                  spettatoridi noi
                  stessi.Anime
                  solitarieperse nel caos nella
                  confusioned'etnie miste di
                  colori.Cristiano
                  Buddistisbronzi di erba
                  sacrache cercano
                  felicitànei loro
                  sogni.Eterni vergini al
                  futuropazzi drogati di re
                  papaverohippy, rocchettari,
                  omosessuali e puttanefalsi preti ed inutili
                  credi.L'amore ed il
                  dolorepasseggiano
                  sottobraccioper le strade degli
                  amanti. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
GIUSEPPE
                  D'ONOFRIO  
                  
                  
                     Allegoria
                     (d'un
                     giorno e della vita)  T'affacci ancora,
                  mimesi dell'aurora,al divenire blu
                  dell'orizzonte.Io gaio accorro lieve,
                  riemergendodal mio scrosciare
                  d'anima silente.Pronto, altro non
                  aspettandoche il conosciuto
                  palpito di sirena. Ma al limitare d'una
                  (mia?) domandasospesa resta e
                  fluttuala futile
                  onestà di quel sentire.Amore insiste e
                  m'imprime sul voltola saggia anonimia di
                  cartapesta:mi ristupisco allegro
                  a carezzarela trista
                  libertà che tinge il mondodi canti e suoni e
                  voci e cuori in festa. Fino al prossimo
                  vento: già lo vedo,tende elastici
                  d'alberi lontanosperde reliquie e
                  pagine e pensieri.Aria dolce di morte
                  poi sulla desolatapianura
                  stancacade. La grazia a sera prego
                  d'una manocalda e bianca
                  d'intonaco sull'anima.E sorge il
                  buiocon stelle o senza
                  stelle ma da sempredi graffiti di sogni
                  trapuntato:tanta poesia sprecata
                  si disperdenell'indaco dell'alba
                  e trascoloralungo il sentiero
                  opaco del ricordo. E allora, e poi? Ma
                  sì, ritorni ancora,mimesi dall'aurora,
                  all'orizzonte:e io gaio accorro
                  lieve, galleggiando
 TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
  GIUSEPPE
                  DE ROSA  
                  
                  
                     La
                     mente  Indignata tu sei per
                  l'umana nequiziaLa profondità
                  del tuo animo intangibile èNon avere mai dubbi
                  sul tuo grande intellettoIl pensiero t'è
                  caro Splendidi scatti
                  d'illuminata bellezzaLa tua mente
                  pervadonLa ragione,
                  prepotente,a te
                  s'accompagna nessun attacco
                  frontalesconfigger
                  potrebbetali
                  compagniattenta
                  però preparata non sei
                  a tanta
                  pochezzaannichilire
                  potrebbeil tuo scrigno
                  prezioso assisto
                  orgogliosoal tuo incedere
                  fieronulla può
                  abbatteretanta
                  creazione sii
                  l'essenzialeper chi lo
                  ritienenulla
                  regalaa chi degno non
                  è a chi capire non
                  puòtanta
                  sagacia. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 ISOTTA
                  FARNEA  
                  
                  
                     Malinconia  Oggi la malinconia si
                  è chiusa nel mio cuoree ha gettato via la
                  chiave,è proprio
                  decisa a starsene lì,credo che ci
                  farà il suo angolo
                  preferito. Il vento mi alza i
                  capelli e non mi permette di
                  scrivere,il cielo è
                  tutto azzurro e va sulle sfumature
                  bianco-blu,di qua e di là
                  c'è qualche buco profondoilluminato da un
                  raggio di luce,il suono delle campane
                  si fa sempre più fortee sempre più
                  piano
 Basta, è
                  finito, ora c'è silenzioil canto degli uccelli
                  mi fa ricordare i campi. Ora si sente la gente
                  tossire,il rumore delle chiavi
                  eil chiudersi delle
                  finestre,buio a destra e a
                  sinistra,la luce scompare e io
                  con lei 
 
                  
                  
 
                  
                  
                     La musica
                     naturale  In un tempo
                  lontanoquando non c'erano
                  ancorale orchestre con gli
                  strumenti,i violini erano i
                  ventie i cavalli che
                  galoppano nella prateriai tamburi della
                  batteriae c'era in quella
                  musica naturalela grancassa del
                  temporale,il lamento della
                  bestia ferita,il canto del
                  fringuello. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 MARCO
                  GALLI  
                  
                  
                     Novecento  Pensoso percorro le
                  perimetralicalli di un fuggente
                  terso sentimento,un pedone da ferma
                  mano sospintosul limitar ignoto
                  della scacchiera. E lì, il piede
                  or smarrito abdicantenel procelloso vuoto
                  del rimembrare,indietro mi volgo,
                  implorante e incerto,e gran menzognera temo
                  la promessa. Tu nera Regina
                  ammaliante a mezz'ariaaltro non pari se non
                  gran mesto addioai giorni del mio
                  lieto animo compagni,ai romanticanti passi
                  nella notte. Nebbioso Novecento,
                  adultera proledel vagheggiante mare
                  dello spirito,orfano mi lasci ora
                  alle colonnemitiche, in faccia a
                  Scilla nudo e inerme. 
                  
                  
                     L'Allegria, 10
                     novembre 1999  TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
STEFANIA
                  LENA  
                  
                  
                     Tra il
                     crepuscolo, un tuo sospiro  Più cresce
                  l'erba e più mi manchi.Più si infrange
                  il mare sulla rivae più il tuo
                  ricordo si fa rumoroso.Si schiudono le
                  rosee il dolore sboccia
                  tra il crepuscolo dell'autunno.Più
                  sospirie più tuona la
                  solitudine,in un cielo di stelle
                  annoiate dal mare.Più ti
                  allontanie più si
                  avvicina il ricordo, i sospiri, i
                  giochi,che nelle tenebre
                  degli anni,fanno tremar di
                  infanziaun cuore fermo ad ogni
                  battito.Più il cielo si
                  fa blue più ricordo
                  il tuo viso.Il tramonto è
                  uno sbocciar di risache si arrotolano come
                  alloratra il silenzio dei
                  giochi.Amore!Ogni tanto nel mio
                  cuorec'è il
                  silenzio.La morte è
                  stata un ondache ha raschiato,
                  avvolto, colpito, girato,i ricordi e i
                  sospiri.Scagliandoli.Frantumandoli.Tra cuore e
                  animacon rabbiosa
                  spuma,ad ogni batter
                  d'ala,ad ogni sospiro di
                  foglia.Resto
                  fermain questa notte di
                  cicale,dove in ogni
                  cosasi coglie
                  te. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 VALTER
                  MALENOTTI  
                  
                  
                     Il lago e
                     le stagioni:  Primavera Il lago si sveglia
                  gioiososolcato da tiepidi
                  raggie saluta con un
                  sorrisoil cielo, i monti ed i
                  fanciulliche giocano sulle
                  spondecosparse di fiori
                  gialli. Anche la rondine
                  è tornatae tutto palpita, di
                  vita. 
                  
                  
 Estate Tutto è luce,
                  calore:due
                  innamoratiaccarezzati dal
                  solese ne stanno
                  sdraiatisulla rena
                  chiarafino a tarda
                  sera. 
                  
                  
 Autunno Cadaveri di foglie
                  trististramazzano sull'acqua
                  fermae sulla riva sabbiosa
                  non v'è orma.Dell'estate, qua e
                  là, solo resti. Un vecchio
                  rugososeduto su una
                  pancadi pietra, con i
                  ricordi arrancapescando pensieri a
                  ritroso. Le rondini sono in
                  partenza.I sogni son partiti da
                  un pezzo,rimane la
                  speranza. 
                  
                  
Inverno È uno specchio
                  grigiorotto dalla
                  brezzache soffia; gelida
                  carezzasotto un cielo
                  grigio. Un'anatra
                  starnazzaaffamata, rivolta alla
                  pancavuota, agghindata di
                  bianca brina.Nessuno più, la
                  nutrirà di tenerezza. Il freddo paralizza in
                  sordina,ora la speranza
                  è parte del sognoma tanto, non ve
                  n'è più bisogno. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
                  
                  
 AGOSTINA
                  MESSAGGIO  
                  
                  
                     Natale  Si accendono i
                  cuorici sentiamo più
                  buoniricorre l'evento
                  sublimeè nato
                  Gesù! Aria di festa e di
                  paceluci addobbi a
                  coloriscambi d'auguri e di
                  donigesti d'amore e di
                  più. Il viver virtuoso
                  speriamoperduri anche dopo la
                  festanel nostro animo
                  crescanon sia solo gioia di
                  un dì. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
ALESSANDRO
                  MONTEFUSCO  Ad una
                  sconosciutaDel viso non ricorso,
                  ma di pelle,Ad oscurar vista
                  v'è il profumo.Tu m'avvedi in luoghi
                  sconosciutiSospirar di te, amor
                  forestiero,Cantar a te di parole
                  i suoni.Infiamma passione
                  ch'io non fermo,Al tuo passare rendi
                  omaggioColui ti conosce, e tu
                  che leggi,Leggi ch'io continuo a
                  parlar di te.Non dar di te vista ma
                  proteggila.Non scottar d'amore
                  che vive in te,Tiepida è la
                  tua vicinanza.E tu che leggi, non
                  avere paura.E tu che leggi, pensa
                  d'amor vivoCh'io sto per guardar
                  con le mani aSostener il mio viso,
                  nel vederIl tuo, da
                  curiosità sospetto. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 MAURIZIO
                  PAGANELLI Piegato insonne alla
                  ringhieraLa fronte
                  appoggio,nell'assoluto
                  ascoltoI respiri di ogni
                  donna. 
                  
                  
 
                  
                  
                     Il
                     Sonno  Continuo in questo
                  raggirarmiDivelte ho coperte e
                  peneMaledetto oscuro
                  sonnoVeleno che mi
                  percuoteNel silenzio
                  l'anima. Come un ombra
                  stranieraSul ciglio di ogni
                  notteTu, corsara
                  figuraDal corpo
                  mozzafiatoDi donna priva di
                  testa. Grata, nera al
                  crepuscoloDoni
                  profusaLa bocca, la pelle,
                  ghiacciata.E
                  lasciun'instabile
                  presenza. 
                  
                  
 Sgrana il
                  sognoAlla
                  notteGuardo le
                  stelle 
                  
                  
 All'ombra del
                  tiglioBeve il
                  cieloIl profumo
                  sottile 
                  
                  
 La luna è
                  incappucciatasu un'onda
                  bizzarraIl mare assonnato
                  langue. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 CARLO
                  PEDRETTI  
                  
                  
                     Disperazione  
                  
                  
                     (dell'amico che
                     ha perso la vista)  Col mattino laborioso,
                  azzurro,Venne la notte ai tuoi
                  occhi azzurri,Ahi la terribile
                  notte!Venne la morte ai tuoi
                  sogni azzurri,Ahi la terribile
                  morte! Il mattino si
                  squarciò col gridoChe sopravvivevi a te
                  stessoE solo ti
                  lasciò col tuo doloreAd invidiar la morte
                  ai morti.Era l'eco del
                  terribile sognoIncubo della tua vita
                  distruttaE non era sogno, non
                  era mattino,Nel freddo, azzurro
                  mattino. Tu gridasti che era
                  notte,Ed era soltanto
                  mattino,Azzurro
                  mattino. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
FRANCESCA
                  PIAZZOLLA  
                  
                  
                     Cambiare
                     il mondo  Copriredi candidi
                  velile
                  ombredi
                  vitenefaste. Lavarecon acqua
                  sorgivai muri
                  imbrattatiche
                  piangonoingiurie. Cancellarel'incerto
                  camminotra
                  pietreche
                  segnanoil
                  tempo. Rafforzarel'essenza dei
                  bimbiperché
                  siamo
 un giornola
                  palingenesidi nuova
                  vita. Per cambiare il
                  mondo. 
                  
                  
 
                  
                  
                     Poesia di
                     un vicolo  Fioche
                  luciilluminanoun
                  vicololungo e
                  stretto. S'ode
una
                  nenia.Incantale pietre
                  stanche. Una
                  mammacantaper il suo
                  tesoro. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 GIUSEPPE
                  PUPILLO  
                  
                  
                     Universo  Basta che non siano
                  falcia levigarmi il viso,
                  deriso.Mi è
                  sufficiente meno:vedere ogni sorso
                  d'acqua che ingoi e rinfrescarmene il
                  cuore;o meno ancora,
                  guardare il sole in facciae, accecato,
                  vagarenel buio luminoso dove
                  tutti sono ma non sanno.Cercare un
                  cipresso.Graffiarlo con la nuca
                  scendendo in calce.Assopirmi con la
                  bramosiad'essere
                  stimolodel mio piccolo
                  universo.Risvegliarmi con il
                  muschiosulle gote, parte del
                  terrenoche
                  m'accoglie.Basta! 
                  
                  
 Aleggi fra questi
                  cumuli di cemento, sparsi;in quest'andirivieni
                  di poesia, in macerie;la veemenza del
                  temposcarnifica i tuoi
                  alfieriselvaggiamente
                  globalizzatidal pensiero
                  dell'esilio.Non ti dai pace senza
                  lotta,lungaggini di
                  procedure assurdeinguainano i tuoi
                  sospiri.Avanti! Tocca il
                  sangue,porgi il tuo facile
                  ideogrammaalla morte, l'orgoglio
                  alle vittime,le medaglie alle
                  madri.Tu eri abile a
                  compiere, o oggetto 	della
                  vigliaccheria.Un profumo di terra
                  schiantatati farà da
                  fanfarae un esercito di
                  animeti seguirà
                  fedele. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
  RINA
                  RAVERA 
                  
                  
                     Mano
                     alzata  Una mano
                  alzataun volto
                  spaventatoun segno sulla
                  guanciaun pianto
                  disperato. Una mano
                  tesasenza più
                  velenoun bacio a fior di
                  labbraun bimbo
                  sereno. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
GIULIANA
                  RIGHI  
                  
                  
                     Nuovi
                     tempi  Ti ascolto, ti
                  osservo, ti odoroParole nervose urlate
                  con occhi duriProfumo falso e il
                  vestito nuovoCorri veloce
                  sull'asfalto rovente Ti ascoltavo, ti
                  osservavo, ti odoravoStanco dal pesante
                  lavoro nei campiChino sotto il peso
                  delle reti per la pescaNero per il carbone
                  nelle miniereLunghi silenzi
                  sussurrati con occhi tristiOdore vero e il
                  vestito vecchioondeggiavi lento
                  camminando per viottoli Ti ascolterò,
                  ti osserveròParole sconosciute
                  raccontate con occhi stanchiNessun profumo e il
                  vestito ugualeCorreranno le dita
                  impazzite come artigli sulle
                  tastieraFulmini di colore
                  schizzati, e tu sarai qui, lontano. Io c'ero, ci sono e ci
                  sarò 
                  
                  
 
                  
                  
                     Acqua  Acqua, semplice
                  acquaScorre dolce sul tuo
                  corpo sotto la docciaScende fresca lungo la
                  tua gola ardenteAllieta spumeggiante
                  la tua anima tristeLuccica piccola sulla
                  tua guancia Acqua, semplice
                  acquaAzzurra nel limpido
                  cielo in un'estateVerde nell'erba nuova
                  in una primaveraNera nel fiume in
                  piena in un autunnoBianca nella neve in
                  un inverno Acqua, semplice
                  acquaSpreco gioioso per la
                  vanità di una fontanaGioiello prezioso per
                  la borraccia del beduinoStrada profonda per il
                  viaggiatore anticoCalda casa per l'uomo
                  del freddo Acqua, semplice
                  acqua TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 ANTONIO
                  ROSSI  
                  
                  
                     Oltre
                     quel cielo  Come posso chiamarti,
                  amore?ma forse non è
                  giusto,perché l'amore
                  viveoltre quel cielo che
                  vediamo;vogliamo amore, sempre
                  amore,ma l'amore è
                  un'alba biancadove volano le rondini
                  smarrite.E in quel volo di
                  rondinista tutta la dolcezza
                  dell'amore;l'amore che a volte
                  amae che a volte
                  odia.Ma poi saliremo,
                  lievi,oltre quel cielo che
                  vediamoe lì non ci
                  saranno più confini,né sogni che si
                  infrangono al mattino,ma solo il grande
                  fiore dell'amore,che noi senza
                  incertezze coglieremo. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
LUCIANA
                  SCAGLIA GRENNA  
                  
                  
                     
                     Oscurità
  L'imbrunire sta
                  avvolgendo la tua persona,barcollante,i tuoi movimenti si
                  fanno lenti,incertiperché i tuoi
                  occhi non riescono a vederequasi
                  più.Ti provi a
                  muovere,sei attanagliata dal
                  vuotoche hai tutto
                  intorno,sei
                  infastiditaperché non sai
                  quello che ti aspetta:mani che ti
                  accarezzano dolcementeo mani che ti urtano
                  prepotentemente?Tu sogni momenti
                  infuocati,carezze
                  desiderose,abbracci magici che ti
                  fanno avanzaree ti fanno
                  dimenticareil tuo corpo
                  traballante e incerto. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
GIOVANNI
                  SCRIBANO  
                  
                  
                     Angela  Tintinnano gli
                  orologi;un moschetto e due
                  bombe stupiscono le lancette
                  esplodendo.Addio sole, addio
                  Angela, devo andare;devo sui tetti
                  gridare, niente ho abbandonato;un suono di regali
                  campane infuria e nello spazio le
                  trombe.Occhi strabici
                  m'imbarazzano, non lo nego; mani malvagie
                  applaudono fantocci.Angela! Il cielo mi
                  chiama.Mitragliatrici
                  inchiodano le nuvole, guardie abbandonate
                  tremano;zingari nel cortile
                  come gnomi danzano.Chiamami, non posso
                  scappare.non servono fanti e
                  regine, Angela.Ci rivedremo seduti,
                  in cielo. 
                  
                  
 
                  
                  
                     Il
                     barbone  Nessuno è
                  passato; addormentato, coperto di giornali, in
                  unandrone sul freddo
                  marciapiede.Guardava in alto,
                  cavallo azzoppato, faccia scura come la
                  notte;un buco nell'asfalto
                  il suo cuscino.Il giorno è
                  andato, la casa è il suo passato, la fogna
                  il suofuturo, l'attesa non
                  ha nome. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
FAUSTO
                  SERPAGLI  
                  
                  
                     La
                     fede  Pur se l'io è
                  triste come tenebradal cuore sale sempre
                  la speranzanell'immenso amore del
                  suo Diopel sospirato domani
                  migliore. La vita è un
                  attimo fuggenteva incontro a
                  ciò che più spaventama confida nella somma
                  veritàche germoglia in fondo
                  al cuore. Quella speranza
                  verità sublimedà senso
                  all'esistenza umanaaccende e illumina la
                  mentepresta aiuto nelle
                  difficoltà. 
                  
                  
 Non si vende né
                  si compranon s'impone ma si
                  senteè la forza
                  più potentefortunato è chi
                  ce l'ha. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
AMBROGINA
                  SIRTORI  
                  
                  
                     Ricordi
                     d'infanzia  Guardavamo il
                  mareDal sommo d'uno
                  scoglioLe
                  ondeCome giovani
                  cavalleDalle morbide
                  criniereSchiumantiE i candidi
                  gabbianiGioiosi
                  abitatoriDi quella
                  infinità. Un desiderio
                  urgevaDentro il
                  cuore:sentirsi
                  abbracciatiall'improvvisodal morbido seno
                  dell'ondacorrere tra la
                  schiumaincorporarsia quella liquida,
                  lucenteimmensità. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
GIUSEPPE
                  SPIOTTA  
                  
                  
                     La mia
                     nuova casa  La mia nuova
                  casaEra nel suo
                  cuoreAll'inizio del
                  muroDella
                  felicitàVivo adesso in una
                  capannaTra vecchi
                  saliciSpesso percorro la sua
                  viaE guardo non visto da
                  lontanoIl vecchio
                  muroChe nulla ha
                  più del passatoIncurante l'altro dopo
                  di meChe non sa della mia
                  malinconiaViene e va calpestando
                  i ricordi. 
                  
                  
 
                  
                  
                     Quando  QuandoNon dovrò
                  più niente al futuroCorrerò fuori
                  dalla menteDove ogni
                  cosaIncontra il suo
                  contrarioPer
                  capireIl perché delle
                  stelle. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
CARLO
                  TAVANI  
                  
                  
                     Vado
                     via  Ti ho visto, ti ho
                  ascoltatoe quelle parole che
                  hai detto,corte e
                  poche,nel sonno si sono
                  allungateil tempo della
                  notte,buia come
                  loro. Hanno chiamato a
                  sé storie stranedi affetti lontani e
                  simpatie perdute,hanno chiamato te che
                  vagavi.Hai chiamato
                  me,arrivai,c'era ancora il tuo
                  profumo,c'era un biglietto, ma
                  tu non c'eri più. 
                  
                  
 
                  
                  
                     Ritorno  A
                  volte,dei sogni del
                  sonnomi resta il
                  ricordo.A
                  volte,solo lo
                  strascicodi tristi
                  tormentie di dolci
                  destini. Sento dei sogni
                  passatila
                  gioiaed insieme, la
                  gioiadei passi rifatti con
                  te,di quelle parole e te
                  dettee delle tue
                  sentite.Si fondono
                  insieme,riempiono il vuoto
                  della solitudine passatae torna
                  l'infinito
 ci sei ancora. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
EZIO
                  TESTA  
                  
                  
                     Onda
                     d'odio  Ondate di
                  odiosu muri che paiono
                  occhiaperti allo
                  stupore,e restano impotenti
                  alla minacciaogni volta, come la
                  prima,proponendo un
                  sorrisoma solo a quella marea
                  che sa avvertired'ogni dettaglio,
                  l'espressione. E la
                  crepa,e la tinta ceduta
                  all'onda,gridano la loro
                  innocenza,pace!vorrebbero offrire da
                  bocche mute. Ma l'onda, dietro
                  l'altra, incalza.E schiaffi di bile
                  svilisconol'espressione
                  d'offertain prodiga
                  mestizia.Morte e
                  rinascitaad ogni
                  sputo. Mani, ambirebbe
                  possedereper porgere a
                  preghiera,esplicita
                  offertain embrione
                  d'abbraccio.Ma resta immota
                  tavola,piatta muraglia
                  nudae l'onda, fenice
                  infame,la percuote
                  cieca. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
FEDERICO
                  TOPA  
                  
                  
                     Aurora ad
                     Osimo  Un
                  latratopercorre le
                  stelletra ulivi
                  assopiti;un gallo
                  cristallinocanta
                  ancorail suo inno
                  prematuroed
                  intorpidisceil silenzioso
                  profumodella acacie e della
                  mentuccia.Riemergonoda luci
                  d'artificioi morbidi declivi
                  marchigianie le pensose dimore
                  dell'ocra. 
                  
                  
 
                  
                  
                     Funerale
                     a Villa Torre di
                     Cingoli  Rintocchi
                  assolatiseguono i
                  passidelle bianche
                  stradebollenti di
                  polveree di dolore
                  sudato.Si
                  perdonole voci
                  sommessenell'afoso
                  respirodei volti
                  abbronzati;mani tozze di
                  terrasollevano il faticoso
                  corpocon smorfie di rughe
                  profondebagnate di pianto e
                  fatica. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
OLIVIA
                  TORRE D'ERCOLE  
                  
                  
                        La mia
                        mente:un
                        arcobalenoin bianco e
                        nero
 
                  
                  
                     Incontri  Ti penso
                  amorementre
                  aspettosedutasul muro dei
                  pensieri.Non
                  albeggiaoramaida troppo
                  tempoe notti
                  interminabilisolcano deserti
                  d'ombrae di
                  silenzi.Stelle
                  impazzitetagliano il
                  cielolaggiùfino a
                  morire.Non
                  ènotte
                  d'agostoné
                  primaveratiepida o
                  frizzante.Eppure
                  amoreli ho
                  veduti:oltre il
                  sentieroimmensi
                  spazidove l'erba ha la
                  forzad'un
                  respiroe mille volti si
                  somiglianocome il
                  maree le sue
                  onde.Dove ogni
                  incontropuò andare
                  ancheoltre
                  l'Amore. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
ADRIANA
                  VALLETTA  
                  
                  
                     Ritrovarsi  Ti ho
                  riavvicinato
 "in punta di
                  piume"sfiorando il tuo dolce
                  sguardo,la tua diffidenza, il
                  tuo orgoglio ferito.Il cuore battendomi
                  diceva:"Vai piano, non
                  ferirlo,cammina con delicato
                  toccoavanzando verso di
                  luicome la carezza
                  leggera del mattino".Ho accarezzato lo
                  scudoche avevi eretto per
                  schermarti al dolore,per allontanarmi dal
                  tuo cuore ferito.Ho sentito
                  "sciogliere" i nostri cuoriche si sono ritrovati
                  avvoltinella nuvola della
                  nostra eterna amiciziaHo sentito la carezza
                  del giornoche illuminava il
                  tremore del cuore
 E
 ti ho
                  ritrovato
ho ripreso il nostro
                  affetto feritol'ho cullato come si
                  culla un bimbo,ho aperto a te il mio
                  cuoreti ho descritto parte
                  del mio dolore,quello che il mondo mi
                  ha donato,senza parlarti di
                  quello che mi ha dato l'esserti
                  lontanoSenza dirti di ogni
                  attimo in cui la vita mi ha rapito a vita
                  dandomi la morte!Ho saputo vederti e
                  amarti così,senza affanni ed
                  interni tormenti mostrandoti il mio
                  cuore
 E tu
 mi
                  hai riaccolta così
teneramente tra le tue
                  braccia, senza abbracci e carezze,senza dirmi a parole
                  ciò che mi dicevi col "ritrovarsi"
                  cosìcome se nulla fosse
                  accaduto,a piangere e ridere,
                  di me, di te, del mondo! TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
MARIA
                  SANTINA VENDITTI   
                  
                  
                     False
                     pieghe  Livellare le false
                  pieghetravaglio del corpo
                  imbrigliato.Ali
                  Tarpatesguardo
                  vacuonel
                  finitol'olocaustosi è
                  trasformatoin gocce
                  lucenti.Anime
                  nobiliilluminanoguidano.La loro
                  abnegazioneè il sole della
                  terra. 
                  
                  
                      Contesa  Cadi
                  grandinepioggia, bagna le mie
                  ossavento di tramontana
                  spezzamisolo
                  l'involucronulla scalfirà
                  l'animanel muto dialogo con
                  il Padre. Mani fraterne si
                  serranonel grande
                  abbraccioe la rugiada
                  scioglieràgli odi e i
                  rancoriper non soffocare i
                  nuovi germogli. Colombe
                  bianchecon rami di
                  ulivovoleranno su
                  noi. Non ci saranno
                  orizzontinoi saremo in
                  essi. TORNA
                  ALL'INDICE 
                  
                  
 |