Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
- Antologia del premio letterario
Il Club dei Poeti 2000
- INDICE
- Prefazione a cura di Gianmario Lucini, Francesca Airaghi, Cinzia Ambrosi, Massimiliano Badiali, Marco Baldin, Chiara Balena , Simone Barbato,Piero Bassu Paola Bavera, Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò, Patrizia Berrini, Maria Rosa Bertellini, Carmen Bertozzi,, Massimiliano Bianchi, Oreste Bonvicini, Luca Bosco, Franca Bossi, Maria Bucciero, Simonetta Capponi, Carlo Carrea, Bruno Cavallari, Claudia Cefalì, Maria Maggio Cernigoi, Desi Chinellato, Roberto Cicero, Matteo Corghi, Alessandra Crabbia,, Antonella Crucitti, Giuseppe d'Onofrio, Nino de Totto, Alessandro Del Borrello, Fabrizio Del Re, Filippo Giuseppe Di Bennardo, Danilo Di Gangi, Emiliano Di Rosa, Marisa Elia, Marina (May) Fabi, Claudio Ferrante, Davide Ferrari, Gerardo Fornuto, Eugenia Forte, Marco Galli, Marco Gambuti, Arturo Giardinieri, Fabio Grelli, Nicola Iacono, Vincenzo Iannone, Stefania La Gioiosa, Bruna Luciani, Silvestro Luisi, Giuseppe Magenes, Maurizio Maglia, Livio Malusà, Elisabetta Marchetti, Anna Eleonora Marconato, Giuseppe Marra, Maurizio Mattioli, Daniela Modica, Matteo Molteni, Roxana Morsella, Maria Mosca, Fernanda Nicolis, Maria Luisa Orsi Sigari, David Ortolani, Marco Palma, TIziana Pannunzio, Claudio Perazzo, Maria Novella Perina, Amalia Perra D'Ambosio, Rossana Pesaro Giorgetti, Luca Petroni, Liliana Picchianti, Sonia Quintavalla, Ermano Raso, Antonio Rossi, Barbara Russo, Vincenzo Saccomandi, Christian Salandin, Silvio Sallei, Silvana Sarotti, Luciana Scaglia Grenna, Gea Scancarello, Adriano Scandalitta, Giovanni Scribano, Jolanda Serra, Elena Sideri, Roberto Silleresi, Giuseppe Spiotta, Carlo Tavani, Gianluca Testa, Anna Torre, Piero Trapani, Stefano Valeri, Daniela Viola, Carlo Vismara, Ivano Voinich, Antonio Zocchi, Alfredo Zona, Pietro Zovatto.
- Se il lettore cercherà in questo libro un'eco o un'emulazione della grande poesia contemporanea &endash; che, al di là dei luoghi è viva e fiorente in Italia con nomi di maestri illustri come quelli di Giudici, Luzi, Zanzotto &endash; forse potrà rimanere deluso da questa "minore", per così dire, più alla mano, meno dotta. Ma non è questo lo spirito adatto per leggere una raccolta come questa. Direi invece che questo libro deve essere letto come un documento, una testimonianza di come, in un preciso momento storico, alcuni uomini e alcune donne amanti della poesia abbiano inteso quest'arte e di come l'abbiano concretamente praticata.
- Se l'abito mentale è questo, il lettore potrà fare alcune interessanti considerazioni che emergono dalla lettura di questi testi.
- Una prima considerazione potrebbe riguardare ad esempio il cambiamento del linguaggio, ossia, ciò che viene considerato da questi autori "minori" come linguaggio degno di esprimere poesia. Si può infatti agevolmente notare che, accanto a linguaggi ancora imbevuti di suggestioni crepuscolari e decadenti, anche l'autore emergente cominci ad aspirare a un linguaggio più moderno, più vicino alla sua quotidianità linguistica, ma nello stesso tempo rappresentativo di una idea di "poeticità".
- Abbiamo qui voluto inserire anche testi che, a rigore, non sono rappresentativi di un gusto moderno e aggiornato nello scrivere poesie (anzi, in alcuni casi decisamente vetusto), proprio per far balzare all'occhio questo passaggio che è di notevole interesse, non solo sociologico. In un'epoca infatti nella quale imperversa lo slogan, la frase fatta, la banalità e la frivolezza del linguaggio mass mediale, questa ricerca ha il sapore di una rivolta intellettuale e perfino morale.
- Una seconda considerazione riguarda i temi che questi poeti affrontano: alcuni (pochi in verità) riconducibili a un sentire che potremmo considerare non eccessivamente originale, forse un po' logoro e in alcuni casi dall'esito scontato; ma in altri casi si nota un deciso salto di qualità nella ricerca di temi che siano rappresentativi di una sensibilità contemporanea e nello stesso tempo universale, al di là di un tempo storico preciso. E questa osservazione è riferita anche alla poesia che tratta di sentimenti e di amore o relazioni interpersonali; a testi che comunque, anche nei casi di più integrale osservanza di una certa "tradizione" o a una poesia di maniera, tendono a staccarsi da luoghi comuni e frasi fatte, per cercare una originalità di tono, evitando di cadere nella solita banalizzazione "cuore, amore, dolore", e superando il mero esternamento di un disagio o di una esaltazione personali, logori ormai da molti decenni.
- Questo sia detto al di fuori di considerazioni sullo stile di ogni autore, che in alcuni casi mostra una certa conoscenza del "mestiere" o dell'armamentario linguistico del poeta (e dunque uno studio sugli autori e una lettura critica delle diverse forme della poesia, un riferimento a modelli tradizionali o contemporanei, uno sforzo stilistico rivolto alla metrica, alla fonoprosodia, ecc.).
- Il lettore quindi potrà fare un bilancio di ciò che legge, e poter operare un confronto con quanto viene offerto oggi dall'industria editoriale nel settore della poesia e trarne le sue conclusioni (e noi confidiamo che questa raccolta esca a testa alta da questo confronto). E se è egli stesso poeta, potrà giovarsi di questa lettura anche per un confronto con la sua stessa poesia, senza provare quell'angoscia e l'annichilimento di cui spesso un poeta soffre dopo il confronto con i testi dei maestri &endash; e se da una parte questo è comprensibile e perfino giusto, dall'altra, alla lunga, è difficile da sostenere.
- L'edizione che qui presentiamo di alcune delle poesie che hanno partecipato al concorso letterario "Il Club dei poeti 2000" vuole dunque essere uno strumento, modesto ma dignitoso, di lavoro e di comunicazione, con la convinzione che la poesia, nella sua intenzione sorgiva, sia un modo per unire le menti in un dialogo e in un confronto, su un "ulteriore" che rappresenta l'unione vera degli esseri umani, il solo territorio che essi possano condividere senza sbranarsi, e dove, anzi, la condivisione è proprio lo scopo e il premio di una pacifica conquista.
- Gianmario Lucini
- TORNA ALL'INDICE
- solo una strada diritta
- e verde intorno
- fino all'orizzonte
- verde e torba intorno
- è così bello che fa paura
- la mia anima sulla mia pelle
- cento farfalle ho nello stomaco
- mi voglio buttare da queste scogliere
- ripide immenso golfo
- nell'orrido sì
- senza cadere
- volare
- lasciarmi cullare
- è come un orgasmo
- scossa elettrica fino al midollo
- flauto dolce nelle vene
- alberi che si chiudono ad arco
- è verde anche il mare
- danzare con le mani
- al suono di te
- soffici come petali
- le tue parole carezze sul mio viso
- solo le stelle della mia anima ti voglio dare
- guarisco da questo male d'amore
- mi esplode il sole
- dentro
- CHIARA BALENA
- Bambini
- Con il sorriso a luna, a onde crespate del mare
- con gli occhi accesi, velluti indaganti
- vi ho preso per mano a cantare
- correndo tra fiori dorati e pensieri volanti.
- I vostri nomi profumano di sole, di lampo
- ma non sfuggono dall'aria
- tra vetri colorati, legno basito; il furtivo campo
- spinge in melodia varia.
- Splendido quadro vibrante
- colma la rimembranza
- nell'adusto deserto scrosciante
- di me, anacoreta in comune stanza.
- Carlo Carrea
- Ricordo:
- lungo via Balbi
- il vento ridendo
- sbatteva maltrattava
- i tuoi riccioli rossi.
- Strizzavi
- a volte
- gli occhi offesi
- nella tempesta di capelli.
- Sul volto un certo sorriso,
- (la mia strana presenza?)
- le tue corte parole
- prese nel turbinio,
- indistinte,
- i tuoi no decisi
- e ancora quel sorriso.
- Camminavo al tuo fianco
- voltato
- per non perdere nulla,
- nemmeno un refolo,
- di tanta bellezza.
- Se cerchi troverai
- qui dentro
- qualcosa di pulito,
- di chiaro, sincero.
- Se frughi ancora
- e getti qualche bugia
- sotto, sta certa,
- si aprirà tutta
- alle tue piccole dita
- la mia anima intera.
- SIMONETTA CAPPONI
- Un angelo
- Un volo d'angelo.
- Un volo libero dai pensieri.
- Precipitare giù nel vuoto,
- nel nulla di una mente
- che più non possedevi:
- Distratta, assente, sfigurata.
- Un segno su quel volto
- che prima sorrideva.
- Risate contagiose, cara Laura,
- che lasciavi dietro te
- e dietro noi.
- Nebbiose e tormentate
- le tue manie
- e senza via di scampo
- sei sfuggita alle mani
- di un bandito
- che t'ha rovistato l'anima.
- T'ha mangiucchiato il cuore
- E senza ali sei volata giù
- Un angelo sei,
- che già conosce il paradiso.
- MARINA (MAY) FABI
- Estate
- Splende nel cielo infocato
- il sole dorato.
- Riscalda il mio corpo bruciato
- e la pelle che vibra
- al richiamo ribelle
- dei sensi.
- Mi brucia
- la carne la sabbia rovente
- e la sfiora tremante
- un tiepido soffio eccitante
- che scende, mi accende,
- fa fremer le fibre che prende
- aderenti la sabbia.
- E la rabbia di stare impotente
- mi preme nel petto.
- Si mesce
- alla smania e al diletto che cresce
- ed esplode nel corpo fremente
- bruciato dal raggio cocente
- del sole.
- L'odore del mare e del sale
- mi pizzica il naso.
- La voglia di amare ha invaso
- il mio corpo che scotta.
- La lotta
- col brivido che mi divora
- è strenuante, eccitante,
- mi sembra aderire all'amante
- nel manto di sabbia
- che il corpo accarezza.
- E la brezza
- mi sfiora con dolce carezza
- sul collo, sul seno,
- sul ventre che piano dimeno
- nel letto infocato
- di sabbia.
- ALESSANDRO DEL BORRELLO
- Il Pagliaccio
- Nel suo buio camerino
- Di un sobborgo di città
- Truccandosi da vita
- Alla sua altra metà.
- Un gran sorriso rosso
- Ed una faccia bianca,
- Ma negli occhi s'intravede
- La sua anima stanca.
- E ha inizio lo spettacolo
- In quel grosso tendone,
- Luci, salti e balzi
- La sua unica ragione.
- La folla sugli spalti
- Ignora di chi sia
- Quella buffa faccia bianca
- E quella lucida follia.
- Ma poi finisce tutto
- E si spengono le luci,
- Si spengono le grida
- E si spengono le voci.
- Si torna al camerino,
- Un mondo di balocchi,
- Ma un inferno impossibile
- Davanti a quei suoi occhi.
- Si siede e si strucca,
- Adesso non lavora
- E sotto una maschera
- Una maschera ancora.
- DANILO DI GANGI
- Falce di Luna
- Falce di luna
- canti la vita o la morte
- di questo azzurro angolo di cielo
- trafitto dalla guglia granitica
- che immola,
- per la notte avanzante,
- l'antico sacrificio alle forze dell'aria.
- Finestra sul mondo
- &endash; mutevole opera che segui il viaggiare
- del sole &endash;
- richiami la bellezza della dea
- nei sacri solstizi dai fuochi velati.
- Aria
- Respira
- &endash; nel cuore di un salice piangente &endash;
- l'aria tiepida
- smossa dall'incontro notturno
- di due astri cinerei.
- In fondo agli occhi,
- dietro la facciata della vita,
- insegue l'irrealizzabile volo di un Pegaso alato
- in un deserto primitivo di nebbie e risonanze.
- Sul limitare di un cielo iridato
- apre con le sue carezze
- fonti di gigli bagnati d'amore
- e libera
- parole d'inchiostro
- dietro la volta notturna.
- EUGENIA FORTE
- La farfalla prende il volo
- Lì sola davanti a quel buio muro
- tra la realtà e la fantasia,
- non so che fare
- l'anima, come l'invisibile velo di leggerezza
- e quell'odore di primavera, come suono di rondini
- e quella tempesta di emozioni, silenziosa
- come un piffero di magia.
- Io un giorno volerò per la mia strada
- e mi butterò nel mare in tempesta
- come un marinaio con la sua barca.
- E lì che il coraggio dell'uomo si scontra
- Faccia a faccia con il signore di tutti i tempi
- Il mare
- Ondeggiare di farfalle e di rondini
- e la barca con le sue vele spinge
- il nostro destino.
- Opera 10° classificata
- MARCO GALLI
- Eos
- Una piccola ombra, impalpabile.
- Così si rende al suolo la foglia del cortile.
- Cigola lenta la carriola, le spente
- foglie traghettando al di là del muro.
- Poi giunse la notte
- di cobalto,
- poi giunse la notte
- e sorrise.
- E nell'ora di Ecate
- il vento notturno, diafana Selene,
- spazzò lontano con impetuoso vigore
- le nostre bieche meschinità,
- il decadente male,
- il tetro grigiore che paralizza insensibili.
- Eos dita rosate mi ritrovò supino
- nel sacro quadrato a rimirar dei ed eroi.
- NICOLA IACONO
- Quando arriverai
- E non siamo mai distanti
- sempre nei nostri bei rimpianti
- pieni di nei e dolori
- nelle nostre deboli sofferenze
- perché a guardare il mare
- a sognare cullati tra le stelle
- a godere nei rossi orizzonti
- sappiamo d'esser uomini
- senza dover scappare via
- e lasciare una scia
- da far svanire
- o da seguire fino in fondo
- correndo in mio amore
- segui i tuoi passi
- e vai verso il tuo cuore
- per rallegrare e gioire
- tra carezze di onde
- che non sbattono forti
- ma s'adagiano sulle guance
- del tuo splendido viso
- valle di mille lacrime
- che colano nel gran lago
- da cui io mi bagno
- da cui io mi nutro
- da cui io mi amo
- amando te, nel sorriso
- di un amore già deciso
- che deve solo nuotare
- senza tornare.
- MAURIZIO MAGLIA
- Un sottile, tenero
- legame ombelicale.
- che non lascia.
- che non sembra mollare.
- Ciò che temo
- non mi sembra
- così terribile,
- perverso
- Una serie di storie
- vogliono lasciarsi essere.
- le lascio scorrere
- con calma e pazienza.
- Sono un vero saggio
- e negherò sempre di esserlo.
- Sono un amante
- ma non voglio sapere.
- Un uccello cattivo
- falso e traditore.
- Sono uno scrittore.
- e ciò che scrivo
- muore scrivendosi.
- LIVIO MALUSÀ
- Rovigno
- Ricalco sassi e polverosi sentieri
- che giovin mi vider felice.
- Rivedo l'intenso verde degli ombrosi pini
- ed il maestoso svettar degli aulenti cipressi,
- che spesso cornice m'han fatto in amore.
- Rivedo quell'albo monte
- salito più volte col cuore in tumulto,
- tenendo per mano i verdi miei anni.
- Rivedo quei luoghi di vecchie emozioni
- calcati da nuove, più fresche intenzioni,
- ed acuta mestizia d'un canto m'invade:
- invidia provo per quel mondo felice
- dal qual or lontano mi sento.
- Sol il fresco abbraccio del mare
- sembra ridare al mio spirto provato
- l'illusione d'esser rinato.
- E torno a sperare.
- DAVID ORTOLANI
- Geometria
- Seduto
- In riva di quel laghetto,
- in acqua il rumore
- dei miei sassi scagliati,
- uno
- due
- mille
- cerchi concentrici,
- uno
- due
- mille
- ricordi,
- memorie
- di gioie perdute
- taglienti
- penetrano la mia mente;
- rugiada che scende
- dai miei occhi,
- uno
- due
- mille
- cerchi concentrici
- in acqua.
- In anima
- Se ne va
- lontana
- l'ultima oscurità,
- emerge in cielo
- una stella,
- fascio di luce
- che abbatte
- l'estrema barriera:
- leggere l'anima altrui
- un limpido riflesso
- in uno specchio,
- un atto semplice e sincero
- come un fiocco di neve.
- MARIA NOVELLA PERINA
- Aridità
- Addio amico mio,
- perché non vuoi
- che io frantumi
- le lastre di ghiaccio
- sul tuo cuore,
- che io apra
- uno spiraglio
- nella rigida corazza
- erta a difesa
- del tuo male antico.
- Addio amico mio,
- perché ho scambiato
- alle origini dell'amore
- per magico potere
- l'onda impetuosa
- della mia tenerezza.
- Addio amico mio,
- perché ho sentito
- che, nella guerra senza resa,
- si allargava anche su di me
- il tuo ghiaccio livido.
- E svaporava
- La vita mia.
- Addio amico mio,
- perché non cerco più
- la forza
- se figlia dell'ARIDITA'.
- Vicenza, 20.01.1999
- LILIANA PICCHIANTI
- Non è mia la vita
- Uscii dal grembo
- materno, piccola
- ignara di essere
- nel ristretto spazio
- di tempo assegnatomi
- da millenni di avi.
- La mia sola possibilità
- per tutti i secoli avvenire
- di passeggiare vivere
- gioire soffrire
- sul bellissimo pianeta
- azzurro dorato dal sole.
- Non ho chiesto io
- di arrivare nel tempo
- di tante scoperte
- e innovazioni
- dove l'uomo preso
- dal suo grande progresso
- non si accorge dei valori
- in lento continuo regresso.
- Non sento mia la vita
- che mi è stata donata
- gratuitamente con amore.
- Vengo dall'infinito
- e cammino rapida
- verso il traguardo,
- la morte sorella
- della vita mi segue
- spesso devia giocando
- illudendomi di dimenticarmi.
- Ma altri continuano ad arrivare
- da molto lontano:
- Bisogna andare
- Non sento mia la vita.
- ANTONIO ROSSI
- Biancaluna
- Lunghi cavalli stanchi sono andati verso il mare,
- con grappoli di uva legati alla carotide,
- stanotte trotteranno nelle anfore del suono
- e poi berranno l'anima dei mitili giocondi.
- Dolci carezze d'oro sono salite sopra i tetti
- con teneri gattini dal pelo delizioso,
- stanotte dormiranno nel fiume dei ricordi
- e poi si ciberanno di mele claudicanti.
- Ma tu non hai capito il mio pensiero, Biancaluna,
- sei figlia di una favola di nichel,
- sei candida se il cielo si fa triste,
- sei aquila se l'alba si fa rossa.
- Sei aquila in un vento di meduse,
- sei upupa incarnita dentro il sole,
- sei l'acqua di un petalo di rosa,
- sei sposa di un angelo di vetro.
- Lunghe cipolle ragno hanno vinto i biancospini
- con armi di corallo legate alla mascella,
- stanotte arriveranno nel ventre dell'amore
- e poi cadranno pigre nel vuoto della mente.
- Lunghe cicale foche hanno invaso l'universo
- con stelle di carbone vegetale damascato,
- stanotte danzeranno con i fiori di cristallo
- e poi si specchieranno nel fegato dei cigni.
- Ma tu non hai capito il mio pensiero, Biancaluna.
- LUCIANA SCAGLIA GRENNA
- Gioia e Dolore
- Gioia è poter fare colazione,
- insieme,
- seduti ad un piccolo tavolo,
- con al centro una splendida rosa rossa profumata,
- bighellonare insieme
- la domenica
- per la città deserta
- senza meta
- tenendosi per mano
- come due ragazzini,
- ammirare le verdi siepi ornamentali,
- gli alberi con il nuovo vestito di giovani foglie,
- dolore è sapere che qualcuno non sta bene,
- dolore è andare dal dentista,
- dolore sovrumano è
- sapere che un'amicizia
- che tu speravi di avere
- non esiste più,
- è sotterrata come vecchie cartacce
- che non servono più.
- Noia
- Girellare per casa
- come un'ubriaca,
- passare da una camera all'altra,
- cercare, avidamente, qualcosa
- che non riesci a concretizzare,
- osservare dalla finestra
- la gente che passeggia
- e decidere,
- senza pensarci troppo,
- di uscire di casa,
- scendere le scale,
- andare via,
- lontano,
- dove non so.
- GEA SCANCARELLO
- L'incubo ricorrente
- di un'afasia irreversibile
- mi spinge a vaneggiare
- il bagno nel Lete.
- Gli spettri che mi rincorrono
- contribuiscono alla consapevolezza
- di ciò che è compiuto,
- dell'aver liberato,
- perso
- tutto.
- Ed ora, come un uccello senz'ali,
- il peso della realtà
- incombe ed opprime
- e la ricerca
- è ormai
- solo quella
- dell'oblio.
- Il mio disagio esistenziale
- barricato in un muro di silenzio
- mascherato da un amaro sorriso;
- l'apice del dolore,
- l'impossibilità di comunicare:
- sola,
- la Tristezza come unica compagna,
- il gelo che mi trafigge
- mentre vagabondo per le strade
- &endash; per alcuni sorridenti,
- per me,
- drogata dal veleno sorseggiato,
- informi mostri incapaci di inghiottirmi &endash;
- delle infinite possibilità.
- Nostalgia e rammarico,
- insensatezza,
- un'unica tormentata,
- incessante,
- domanda.
- Nessuna risposta.
- GIOVANNI SCRIBANO
- Notte in città
- Della città colsi l'essenza: luci sgranate, fredde insegne, dedali
- di vie, inutili catene sotto le stelle.
- L'arte nasce fredda come farfalle su fogli, ma tende alla passione.
- All'alba si lustrano gli ori della metropoli e gli smalti famigliari;
- intanto le ore canute addolciscono il viaggio.
- Colgo il carico acerbo della notte che tutto compenetra, coltivo
- le chiavi della luna, basteranno a cancellare il silenzio.
- Oppio d'amore; trattengo un grido.
- Domani un freddo sole lontano sorgerà sul nostro futuro.
- Deliquio
- Nel vuoto sguardo traspare l'asciutto tramonto, ologramma d'un
- frammento di terra;
- in penombra, spirale allungata prede fuoco;
- lentamente ardon le stelle,
- strie nella caligine;
- un profilo di luce s'allunga nel vuoto come spigolo nella notte,
- come aperto brandello di nuvola.
- Nella rotazione delle sfere, il cielo si riflette e fuliggine ed
- Acqua spruzza sui tronchi; lentamente ritornano l'ombre.
- ELENA SIDERI
- Pensieri di madre
- Guardo i miei figli
- e mi chiedo come sarai con loro.
- Li osservo e mi domando
- quanto a fondo
- graffierai il loro cuore
- e con quale emozioni
- gli curerai le ferite.
- Quanti sogni gli farai vivere
- e morire in un solo giorno,
- e quanto a lungo li premierai
- con affetti e amori
- che li seguiranno lungo la via.
- Quanto scaverai nella loro anima
- e per questo li renderai forti
- e capaci di ricevere e dare.
- Quante volte ti chiederanno
- e risposte non gliene darai
- per poi farlo a sorpresa
- ed avranno il cuore colmo
- e il fiato spezzato dalla meraviglia.
- Quanto amore riporranno in te
- in quello che faranno
- nelle persone che incontreranno
- e quanta forza avranno
- per non cedere alle lusinghe dell'egoismo.
- Li ho guardati
- ed una cosa ho chiesto a Dio
- che non smarriscano mai
- il desiderio di viverti fino in fondo
- con nel cuore la certezza
- di avere in te il tesoro più prezioso.
- ANTONIO ZOCCHI
- Specchio della memoria. 31/1/99
- Nell'inutile susseguirsi d'attimi
- si snoda questo tempo,
- che accozzaglie d'istanti
- creano momenti incomprensibili.
- Ed allora penso,
- ed immagino la calma,
- riordino il castello di carta
- che cedette sotto il peso
- di una brezza leggera.
- E cerco nuovi incastri,
- tentativi che ridonino
- un'immagine normale
- a quei troppi buchi neri
- che risucchiano l'immoto.
- Ed allora provo a scrivere,
- riportando alcuni sibili,
- che miraggi avevano supposto
- strani mondi oltre l'invisibile.
- Ed alla fine,
- immagini s'affacciano
- allo specchio della memoria,
- che ammoniscono che le guarda,
- e cercano di ridere sapendo d'esser vive...
- PIETRO ZOVATTO
- Caritas
- Volesse il cielo
- che un singolo ancora
- levasse un canto nuovo
- alla eccelsa "caritas".
- La carità è ignuda
- e pia, vive di speranza,
- riposa nella fede.
- È casta e splendente
- come matrona
- d'antica classe;
- è generosa e vigilante
- come buona popolana.
- Ha la bocca d'oro
- e dolce, sopporta
- e piange in silenzio.
- Un grido percuote
- il Terzo Millennio:
- Le prostitute
- vi precederanno
- nel regno dei cieli,
- o nuovo sinedrio, assiduo
- ai precetti ingombranti.
- Un Dio gentile
- è per ogni uomo
- di buona volontà
- libera grazia.
- Elevazione
- Bella è la carezza
- divina nella infinita
- tavolozza dei frantumi
- della fede. Nel rito
- la parola esalta
- il vino in sangue
- nelle mani che vibrano
- di parola onnipotente.
- Sento nel petto
- fremere la tunica
- di fuoco e l'occhio
- tramutarsi in pianto.e ammoniscono che le guarda,
- e cercano di ridere sapendo d'esser vive
- CARLO TAVANI
- Ciocche di capelli
- Son cresciuti
- pianin pianino
- come sei cresciuto tu.
- Han posato
- su morbidi guanciali
- come hai dormito tu.
- Han volato nell'aria,
- insieme a te che hai corso,
- che hai saltato,
- con la tua
- voglia di vivere.
- Oggi
- li ho visti spezzarsi,
- cadere e fermarsi
- sul freddo pavimento.
- Li ho visti mischiarsi ad altri,
- di un anziano signore
- già stanco.
- Li ho visti confondersi
- nella polvere
- di una vecchia bottega.
- E più li vedrò
- quelli,
- intrecciarsi alla mia mano
- nelle carezze d'amore
- paterno.
- NINO DE TOTTO
- Chissà
- Io vivo in te.
- Ogni gioia
- ogni piacere
- è un dono che tu cogli
- senza neppure chiederti il perché.
- Serenità
- di una magica intesa.
- Un alito di brezza
- sfiora le nostre mani
- scompone i tuoi capelli
- solleva il tenue lembo
- della tua veste.
- La tua bocca non sa
- altro contatto che il tremore lieve
- delle mie labbra,
- non sanno il seno e il grembo
- che ora tu mi schiudi
- se non la mia carezza.
- Eppure già domani,
- chissà, noi forse ci diremo addio.
- O sarò io
- destandomi all'aurora
- con un pensiero insolito e discorde
- a non sentir la trepida certezza
- la smania di voler vederti ancora.
- O sarai tu a svegliarti domattina
- nella torbida ebbrezza
- di un tuo sogno stregato
- sconvolta da una voglia dissoluta
- di malsane e viziose novità.
- È fugace la sorte
- ed è effimero il moto d'ogni cuore.
- Fedeltà, fedeltà,
- patetica virtù che si conquista
- soltanto appieno
- con il tacito avvento della morte.