Risultati di concorsi
Concorso Letterario
Città di Monza 2000 
La Giuria della seconda edizione del Premio di Poesia Città di Monza, composta dal presidente Beppe Colombo, già direttore della Biblioteca Civica di Monza; Maria Organtini, presidente del Cenacolo dei poeti e artisti di Monza e Brianza; prof.ssa Tina Beretta Trezzi, accredité a La Sorbonne; Mario Biscaldi, poeta-pittore; Anna Robiati, vice presidente del Cenacolo P.A.M.B.; Maria Grazia Crespi, membro del Consiglio del Cenacolo P.A.M.B.; Giancarlo Nava, giornalista capo-redattore di Monza Sprint; Architetto Elisabetta Bosisio, pittrice-poetessa; Franco Langé, pittore-scultore; Milena Scaccabarozzi, segretaria,
dopo attenta valutazione individuale, unanimamente è giunta alla seguente classifica finale:
CLASSIFICA
RISULTATI DEL CONCORSO Concorso Letterario Città di Monza 2000:
Per leggere i testi cliccare sul nome.
 
1° classificato Don Maurizio Rolla di Monza (Mi) con l'opera Pietra viva
 
2° classificato Ines Gastaldi Carretto di Savona con l'opera Voci di pietre
 
3° classificato Monique Sartor di Saronno (Mi) con l'opera E gli autunni
 
4° classificato Liliana Zinetti di Casazza (Bg) con l'opera Ancora settembre
 
5° classificato Rosario Norrito di Palermo con l'opera La notte bianca
 
6°classificato Gil Pezza di Wixom (Michigan - USA) con l'opera Mementa
 
7°classificato Clara Cafaro Caimi con l'opera Normandia
 
8° classificato Paolo Pietrobon di Mirano (Ve) con l'opera Felliniana
 
9° classificato Alberto Ripamonti di Cusano Mil. (Mi) con l'opera Annuncio
 
10° classificato Rosa Spera di Barletta (Ba) con l'opera Novecento
 
Premio Speciale della Giuria:
Targa in memoria di Augusto Robiati "Il Cittadino" a Giovanna De Capitani, Cusano Milanino.
 
 
1° classificato
Don Maurizio Rolla
 
Pietra viva
 
Tatuato
da secoli scomposti
e ondulato
da passi infiniti
trovo
in questo Duomo
ora anche mio
tracce
antiche e recenti
di santità.
Volte
trapassate
al crogiolo del mistero
restituiscono
trattengono
sospiri quasi millenari.
Vecchie colonne
sono confine esile
di voci sussurrate.
Fuori
il vento vespertino
sbatte sul rosone
preci e imprecazioni.
Dentro
tutta la città
ha volto
inalterato
di regina.
 
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2° classificata
Ines Gastaldo Carretto
 
Voci di pietre
 
"Voci di pietre" oggi ho udito
dalle labbra d'una fanciulla bruna.
Pietre grandi, pietre possenti
ai piedi della torre antica
di quel di Torba il monastero,
di rosso scarlatto, di fievoli lamenti,
di giovani soldati potete raccontare,
di voci sommesse
di monache in preghiera.
Pietre di fiume:
di furia delle acque in piena
che scava, travolge e trascina via,
del dolce accarezzare
di un tranquillo mulinello,
di un fresco e limpido ruscello.
Pietre di mare:
d'onde spumeggianti,
della risacca il lento levigare,
di nenia che all'infinito si protrae,
del suo paziente rotolare.
Pietre di rupe:
di caldo sole, di fredda neve,
di vento gelido lo sgretolare,
di zoccoli arrancanti per brucare
un filo d'erba rinsecchito.
Pietre di strada lucide e consunte:
di passi, di fatiche immani,
d'uomini stanchi,
della vita d'un antico borgo.
E voi pietre tombali
che raccontate voi?
Di dolore, di pianto,
dell'asciugar di lacrime
di madri, di spose e di sorelle.
 
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3° classificata
Monique Sartor
 
E gli autunni
 
Le estati e gli inverni e le primavere e gli autunni.
E gli autunni, ventagli di rossi
mesi di fuochi e turgori e rami a riflesso
di turbinanti foglie in sommesso scroscio pluviale,
lento colare di bragia e liquida lava di metalli fusi in
bagliori.
E gli autunni umidi e di passione ardenti
accendono la neve dal volto ancora opaco
del bianco alone intorno al fuoco
lavorano porcellana a lieve veste latteoazzurra per la terra
e da fiamma estraggono lo splendore blu per volti e mani
in passaggio sotto gli astri -
vite prossime a traversare stagioni scongiurate
(le larve e gli scorpioni)
di campi e strade ad aghi aguzzi e a vetri franti
dove vento e sole parlano lingua di spada per dolori e per
inganni
(la terra promessa fu perduta per scommessa tra narcisi
insani).
A piedi scalzi siamo passeggeri di fatalità o caso amaro -
la stagione mutilante l'anima, lacerante scrigni di memoria
a vita protetti fino a farne tempi da gettare in gola all'oblio,
polpa d'ossa fra denti di tigre
(di tutti i mali la lebbra dell'oblio. Ammorba e recide intere
membra di sogni d'anima,
ed è lo spegnersi d'un braccio di fiume
da aria torrida essiccato come foglia
riarsa da un troppo umano bacio di sole).
Freme il sangue da nude caviglie e piedi scalzi
gocciolante un pianto di lutto a perle di granato diffuse e
disperse.
Ma a corolla di nuovo equinozio
sangue e pianto lesti si levano convivio di voci in coro,
su soglia di pietra portale di tende gonfie d'acqua a sorgenti,
saliva preziosa di nuova lingua rugiada per ragnatela,
e sostanza di luce dai nostri corpi irradiata per trasumanare
(punto di fuga - l'unico a noi - verso chiarore d'ignoto
divino)
saldamente appoggiati a quattro fili d'erba e a tre rose del deserto.
 
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4° classificata
Liliana Zinetti
 
Ancora settembre
 
Verrà settembre,
sciogliendo l'ansietà
scarlatta dell'estate,
a sussurrare ai vetri
con le braccia scolorite
degli alberi, busserà
con liquide dita
alle porte chiuse.
Verrà settembre,
spalancherà
in torpidi pomeriggi
gli occhi gialli
dei lampioni, tra frange
grigie di pioggia
insinuerà la malinconia.
Noi saremo quelli di ieri,
i fantasiosi superstiti
aggrappati alla speranza,
non avremo memoria
che di buia tristezza.
Inventeremo il presente,
come pittori folli
dipingeremo le ore
con un furore di colori,
per non lasciar filtrare
tra le smagliate difese
lo stridere rabbioso
di devastati silenzi.
Verrà settembre, noi
come canne arse
chinate sull'acqua,
mentre libellule
scioglieranno ali
di cenere, ancora
cercheremo nel fango
una traccia d'azzurro.
 
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5° classificato
Rosario Norrito
 
La notte bianca
 
Il muro del pianto
si macchiava di stupore
dietro il vicolo della morte
quando tra le macerie della vita
il canto del dolore
intonava il martirio della carne
l'ombra della ragione
si perdeva nel buio della storia
e il fuoco dello sterminio
illuminava il sepolcro dell'orrore.
 
Ancora il sole nero
vide la cenere dell'olocausto
posarsi nel cratere della vergogna
e il predatore di Auschwitz
nascosto nell'abisso della follia
oltre l'imprevedibile sorte.
 
La notte bianca
non ha dimenticato
il tramonto della ragione
che ha rinnegato
l'alba della pace.
 
Non ha dimenticato i figli del lamento.
 
Non ha dimenticato.
 
Lei sa che il grido del perdono
è senza voce quando l'eco della croce
sanguina nel cuore di ogni
uomo.
 
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6° classificato
Gil Pezza
 
Memento
 
E ritornano in mente i racconti d'infanzia,
dell'Ottocento scomparso,
e di un Regno perduto.
E poi gli anni lieti, cresciuti nel dubbio,
sparsi di odio, piazza, e clamore.
Ed il rimpianto di allora,
il lungo silenzio...
e poi il terrore.
E ricordi, ancora ricordi,
di feste di giorno,
di affanni nascosti,
e di letti disfatti nella premura del ritorno.
E poi il dolore di crescere:
le confidenze tradite,
le amicizie perdute e
le gelosie subite.
Guardando poi Albione scomparire ad Oriente
e cercando l'Aurora in un cielo più vasto,
sento il bisbìglio degli anni passati,
delle voci che furono...
e rivedo le lunghe corsie,
i camici bianchi,
e gli specchi nascosti.
E con la mente, di nuovo,
accorciando distanze percorse,
mi perdo negli occhi di una figlia straniera,
di un amore sconfitto,
e di una passione italiana.
E ritroso nel tempo,
mi trovo finalmente bambino,
cercando rifugio nei sussurri materni.
 
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7° classificata
Clara Cafaro Caimi
 
Normandia
 
Al grigio del cielo e a te,
che hai risalito la sabbia a fatica
- sbarco senza approdi - tra fili spinati
intrecciati al cardo selvatico.
È stata pioggia di respiri interrotti,
voli spezzati, coraggio e paure;
ora è profumo di terra bagnata,
nomi di croci e stelle,
anime di pietra e geometrie,
in un vento che sradica le voci
e àncora i ricordi all'ombra calma del leccio,
per nascondersi da un sole violento
che non ha saputo illuminare.
 
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8° classificato
Paolo Pietrobon
 
Felliniana
 
Non chiamarla morte
se torna, notturno
lo stacco morbido
della civetta
a fendere
- rapita l'emozione,
lo sguardo
e il respiro
sottratti -
l'iridescenza siderale,
e la crosta, pigra
le rughe ospitali
nei gendarmi eccelsi
del bosco
lamentano, tenui
al fiato del vento
che sale, la sera.
La mano, pura
ti tiene
e gli occhi
della compagna
cristalli chiari
annegano
quel sentimento definitivo...
Non chiamarla morte:
epopea e mistero,
arlecchini sgargianti
impulso metastorico
artificiale,
riscopre
la grotta antica,
in un tratto
tutti i segni dell'arte
e i fantasmi
dell'altra ricognizione.
 
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9° classificato
Alberto Ripamonti
 
Annuncio
 
Nel lampo rosso/viola che ha spezzato
il buio azzurro della notte quieta:
un soffio, un grido, un tuono, una risata;
tiepida voce altera e prepotente
del vento, ricco di fruscii e promesse.
La primavera nuova canta Marzo:
alito ed esplosione che a occidente
fuga le nubi sfilacciate e nere.
Il volo inebriato del rondone
che - primo - lancia lo sperato annuncio
altissimo nel cielo e piomba, acuto,
sopra le gemme in boccio ridestate.
 
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10° classificata
Rosa Spera
 
Novecento
 
Indelebile essenza d'un ricordo
nell'avvento ciclico di cieli nuovi
fautori aerei di giorni inviolati
in un millennio di bellezza implume,
vetusto eremo di realtà sbiadite
tu che affiorasti dalle crepe d'erba
espandendoti in sconfinati limiti
ove intagliasti fiori di memorie.
Novecento,
oggi ti aggiri esule nel vento
come saggio emblema d'un tramonto
che ancora infiamma luce di pensiero,
racconti remoti stralci costellati
da un mosaico di fitte ragnatele
ove attoniti dimorano gli scempi
perpetrati alle terre d'ombre.
Tu ci rammenti note di fulgori
e nell'aulente frangersi dei suoni
schiarisci il volto nero delle notti
scoprendo il fulcro delle zolle eterne,
coltivi ebbrezze auree nelle assenze
del tempio arcano dalle volte eteree
ed immolato sugli altari eccelsi
plasmi il prosieguo inedito del tempo.
 
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