Risultati di
concorsi
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- Concorso
- Marguerite
Yourcenar 2000
- sezione
poesia
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- Classifica
concorso
Marguerite
Yourcenar 2000:
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poesia
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La commissione giudicatrice del Premio letterario
Marguerite Yourcenar 2000 presieduta nella sezione
poesia da Maria Organtini, dopo attenta valutazione
delle opere pervenute ha scelto i dodici finalisti di
ogni sezione i quali, a loro volta sono divenuti
automaticamente i giurati che hanno designato i
vincitori.
- Il sistema è semplicissimo: abbiamo
inviato a ciascun finalista una copia delle opere
degli altri undici finalisti.
- Dopo averle lette, il finalista ha espresso
il suo giudizio sulle opere degli altri concorrenti
elencandole in ordine di merito. È ovvio che
ogni finalista ha escluso se stesso dalla classifica.
Ed ecco i risultati finali:
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- 1° classificata Alessandra Crabbia di
Montebelluna (Tv) con l'opera Quel
che gli uomini non sanno
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- 2° classificata, Maria Antonietta Sozio di
Venafro (Is), con l'opera Ricordo
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- 3° classificata Anna Maria Monchiero di
Sorbara (Mo) con l'opera Mani
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- 3° classificata Marta Murari di Recoaro
(Vi) con l'opera Per una
nonna
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- 5° classificata Daniela Raimondi di Londra
con l'opera L'ultima
poesia
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- 6° classificata Denis La Commara di
Lissone (Mi) con l'opera Veli
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- 7° classificata Stefano Valeri di Roma con
l'opera Silenziosi venti
dell'Est.
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- 8° classificata Delio Carnevali di Terni
con l'opera E
disse
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- 9° classificata Giovanna Fozzer di Firenze
con l'opera Sequenza
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- 10° classificata Matteo Pazzi di Voghiera
(Fe) con l'opera Sul
prossimo impennarsi
- 11° classificata Marisa Elia di San Pietro
Vernotico (Br) con l'opera Pasqua
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- 12° classificata Antonio Zocchi di
Bologna. con l'opera Di cosa
Morrai, cosa ardua è saperlo
25/12/1999
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- 1° classificata
- Alessandra
Crabbia
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- Quel che gli uomini non
sanno
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- E ora dimmi, madre,
- ora che le ore sono ormai veloci,
- ora che la fiaccola della mia vita si sta
spegnendo,
- mentre vedo il tuo volto solcato da scie di
dolore,
- mentre il tuo ventre urla la fine del suo primo
nato,
- dimmi dei lontani e benedetti giorni della
mietitura,
- il tuo grembiule bianco al vento,
- le tue mani dure tra le spighe,
- le danze del villaggio estatico sotto la luna
di giugno,
- e le sere in cucina a bisbigliare antiche
saghe
- mentre fuori soffiava il vento cruento
dell'est.
- Dimmi del cavallo più forte che
accarezzavi con mani ruvide,
- quello che tirava il carro di fieno alla fiera
di Tzarig.
- Dimmi che Alisa non dimenticherà il mio
nome
- e che parlerà di me ai figli di un altro
tempo di pace.
- Non è santa questa guerra,
madre,
- ma offro il mio petto squarciato ai campi d'oro
delle prossime mietiture
- e ai ragazzi liberi che lavorando guarderanno
il cielo muto
- senza più udire il cupo fragore della
morte a cavallo.
- Quel che gli uomini non sanno
- lo stringo ora tra le mie mani, madre,
- ed è la mia vita che sfugge
ardendo,
- mentre i tuoi occhi
- sono sempre
- sempre più lontani.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 2° classificata
- Maria Antonietta
Sozio
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- Ricordo
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- Agilmente
- ricamando morbide traiettorie in volo
- giochi con il vento
- parli con le nuvole.
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- Viaggiatore armonioso e forte
- solchi le immensità remote
- con ali vigorose
- fuggi lontano a rigenerarti
- poi nuovamente torni.
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- Come profumi di fiori
- intensamente
- ti spargi intorno
- mi avvolgi e ti lasci carezzare
- mentre
- rapita
- in te mi perdo.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 3°p.m.
classificata
- Anna Maria
Monchiero
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- Mani
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- Audace architettura
- da pollice a pollice
- fluido il movimento
- per gesti ripetuti invano
- se non hai colmato
- di sale che brucia
- ferite ancora aperte
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- Mani gemmate
- da quel nudo amore
- deposto nel grembo
- quando verde infantile
- d'erba stretta nel sonno
- serrava il palmo
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- Intessute di enigmi
- per il vuoto che contengono
- non scrissero mai
- di colori stanchi
- ora appoggiate sul davanzale
- come viola appassita
- in un bicchiere.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 3°p.m.
classificata
- Marta Murari
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- Per una
nonna
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- Faccia di pietra,
- viso antico tra giovani fiori,
- hai petali appassiti
- e sbiadite corolle,
- occhieggi dal roccioso giardino
- appeso al lembo della via,
- fissando la vita.
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- Lei sfreccia veloce,
- oramai miope
- non ha più sguardi per te,
- intanto i tuoi solchi precipitano
- giù dagli occhi opachi,
- lungo le guance,
- oltrepassando la bocca
- scendono verso i seni,
- che si abbandonano stanchi,
- vagamente memori
- di una pienezza perduta.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 5° classificata
- Daniela
Raimondi
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- L'ultima
poesia
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- Rimarrà di noi solo un ricordo.
- Un bacio a bocca chiusa.
- Un filo d'acqua che scivola lontano.
- Antiche guerre hanno lasciato corpi mutilati
sotto il cielo
- e lenta la vita coprirà di neve le
tenere memorie del passato.
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- Rimarrà di noi solo un
rimpianto.
- Un'estate finita in un sussurro senza
più colore.
- I nostri giorni insieme riposeranno un sonno
breve e tormentato,
- poi un mattino avrò scordato la tua
voce
- e niente resterà di te, se non un canto
triste senza più parole.
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- Rimarrà di noi solo dolore.
- Il vento dell'inverno urlerà di
solitudine e paura
- fra vecchie strade che un giorno percorremmo
insieme.
- Poi la pioggia cancellerà quei nostri
passi senza più rumore
- e laverà le notre ombre
inquiete,
- nel silenzio.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 6°
classificata
- Dennis La
Commara
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- Veli
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- Presi la tua mano nella mia mano
- mentre l'allodola cantava i sentieri di
sempre
- in un bosco giallo filtrato di rosso
- guardavo i tuoi occhi incoronati da piccoli
fiori
- e la candida veste scendeva come un abito
talare
- e lieve sottolineava il tuo incedere
leggero.
- Frizzante e fresca l'alba interruppe il fiero
pianto
- che amò la notte ed i nostri
corpi
- e sgorgava caldo e sincero dagli occhi
appagati
- rigando le guance e mischiando le
essenze,
- come due fiumi addolciscono il mare.
- Hai mai pianto l'amore per celebrarlo?
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 7°
classificata
- Stefano Valeri
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- Silenziosi venti
dell'est
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- Ascoltalo non temere
- senti bene il suo respiro
- le sue impercettibili arie
- milioni di suoni che tacciono
- e riempiono spazi infiniti.
- Il vuoto che si riempie
- il tutto che si svuota
- per far posto al tuo spirito
- che scende da spazi incontenibili
- da tempo immemorabile in attesa.
- Niente si fa impossibile
- quando l'assurdo si fa uomo
- e senza inizio e né fine
- insegui pensieri non tuoi.
- I sentimenti condensano
- mostrano lineamenti sconosciuti
- non fuori ma dentro
- la forza e la speranza
- si uniscono nella tua storia.
- Ascoltalo il silenzio
- mentre sussurra nel cuore
- parole mai ascoltate
- tradotte da primordiali emozioni.
- Chiudi gli occhi non servono
- dove la luce diventa viva
- con pupille non formate
- che attraversano i suoi atomi
- e nulla portano alla coscenza
- quando questa è orientata
- ad ascoltare
- i silenziosi venti dell'est.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 8°
classificata
- Delio Carnevali
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- E
disse1
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- Ci sono giorni che non so che sia
- il pianeta terra.
- Mi guardo intorno a sera
- appena il sole dorme, e vedo
- impressionati a fondo nello spazio
- opaco del crepuscolo segni infiniti,
- alberi, colline, uccelli, oscure forme
- e i fantasmi discreti della luce
- che s'appressa alla morte quotidiana.
- Quasi non riconosco i miti
- di questo globo così poco
adatto
- alla vita, ed ecco torna il terrore
- d'essere altrove, viaggiatore
- di spazi inesplorati,
- senza casa né patria.
- Cerco uno specchio per fermare il
dubbio
- alla figura che ricordo
- e mi chiedo chi sono, rinnovando
- quell'antica parola della Genesi
- che mi quietò le ansie
adolescenti.
- Ma non so a chi somiglio,
- non so dov'è l'immagine
promessa
- che dovrebbe ricondurmi ai sogni,
- quell'infinito ovale che ricordi
- la mia faccia, dov'è un
pensiero
- che conosca il mio pensiero,
- un cuore che del mio sveli il
linguaggio.
- Quello che so dell'uomo è
quanto
- dicono i libri, quello che mi torna
- con l'eco dell'infanzia,
- quello che vedo quando conto gli anni
- della storia e spio quelli che vivo.
- In nessun luogo mai un segno che dia
- una dimensione umana oltre il reale.
- Allora mi nascondo alla luce
- e piango sul Dio che mi somiglia.
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- 1 E disse: "Facciamo l'uomo a nostra
immagine e somiglianza". Genesi: 2,26
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 9°
classificata
- Giovanna Fozzer
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- Sequenza
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- La mente un arabesco di
ramages,
- intreccio di vene palpitanti
- che diramano da un unico pensiero,
- pensiero dolcissimo possente.
- Vietato da ragione ed esperienza,
- sognare è ancora sgranare
- sequenze di parole fiamma-ardente,
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- oppure inventare soave,
- affondare le radici nell'antico,
- ondate-dolcezza
- d'incantate filastrocche balbettate,
- chiamare chiamare con nomi amorosi di
cose,
- d'uccelli e d'animali e fiori,
- invocare invocare
- - amiche fantasie giocose della mente.
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- Propria di voi è anche
- grande tenerezza segreta,
- fuga visibile dal dolore altrui,
- visibile astensione dal proprio;
- "ci diremo un addio senza propositi",
- sentimento della soglia o forse
- necessità dell'abbandono, della
perdita.
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- Libere forme cangianti appena
- quasi lenti densi colori
- su lastra di marmo,
- nitidi in voi si compongono
- elementi potenti di pensiero, silente
- vita interiore.
- Misura cavalleresca, celata nei segni
sottili,
- nell'arabesco di svagatezza e
silenzio.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 10°
classificata
- Matteo Pazzi
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- Sul prossimo impennarsi
dell'onda
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- Sul prossimo impennarsi dell'onda
- Si staglia un accerchiante corteo di foglie
secche
- Ingrandite dal molteplice privarsi della
riva.
- Lieve labbro, attraccato all'oscillare di un
ramo,
- Livido, suggello luccicante, gettato da un faro
sulla costa.
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- L'onda schiaccia le rotondità dell'erba
azzurra,
- Commenta la calce dell'alba prima che
l'aria
- Abbia accarezzato i patti della
pioggia,
- Passaggi di sipario respirante tra due
chiarori.
- Sul prossimo impennarsi dell'onda
-
- La mia mano tocca ma non trattiene
- Quel fuggevole spigolo arrossato,
consapevolezza d'acqua
- Che scivola lungo gli argini della bocca
notturna,
- Sospesa effige di monumento
inafferrato;
- Come fondamenta sussurranti in chiavi di
presenze.
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- S'oscura e schiarisce fra steli
bianchi,
- Un attimo, giunco di porta spalancata, vola
verso l'alto
- E poi crolla sotto le chiome confinanti di uno
sguardo,
- Forse siamo lacrime immobili sopra un falso
piano
- Che presto possiederà le movenze di un
ago-cielo estraneo...
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 11° classificata
- Marisa Elia
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- Pasqua
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- Quando torna la luce
- gli aironi planano
- claudicanti a flotte
- sul piano immoto
- delle acque si appagano
- ascoltando evanescenti
- le ultime gocce cadute,
- dalla notte alla luce
- a fatica venute
- mentre si confonde
- il cielo a pallide tende.
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- Senza riparo dalla morte
- mi muovo sotto il suo cielo
- sulla terra andando
- che calma respira,
- proprio quando di più
- essa mi attira,
- un urlo di gabbiano
- mi assale
- ed il fiume che dentro
- mi scorre
- steccati abbatte di gesso
- nobiltà farisaiche
- ultima inconsapevole
- negazione della vita.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- 12°
classificata
- Antonio Zocchi
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- Di cosa Morrai, cosa ardua
è saperlo 25/12/1999
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- Di cosa morrai,
- cosa ardua è saperlo
- perché la tua mente
- cancella la morte,
- nel soffio immortale
- che è la tua anima.
- Nel soffio scomposto,
- dell'indecisione di un gatto
- ho visto l'incertezza
- scontrarsi con la follia,
- d'istanti sconosciuti
- che provocano scuro.
- Se fuggo con la ragione
- ritorna il sentimento
- che consuma quelle briciole
- che la vita mi ha lasciato.
- Il folle è come un intimo
respiro
- che m'assale in attimo remoto
- mi lascia pensare.
- Di cosa morrò non voglio
saperlo
- perché la mia vita
- voglio che resti
- un'eterna domanda.
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- TORNA ALL'INIZIO
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