Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
- Antologia del premio letterario
Club degli autori 2000-2001
- INDICE
- Votate le 10 poesie che preferite - Nicla Agostoni - Emiliano Albani - Cristina Allodi - Gioia Aloisi - Maria Francesca Aramini - Marco Arisi - Mario Autieri - Maurizio Balbiano - Monica Balestrero - Elena Barbiero Decher - Paola Bavera- Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò - Francesco Bergonzi - Lory Berteina - Anna Bertolini - Paola Bevini - Massimiliano Bianchi - Caterina Biondi - Rosito Biosa - Domenico Bisio - Sergio Blandi - Maria Boesi - Chiara Bolognesi - Francesca Bonaccini - Nicola Bontempi - Anna Bor - Maria Antonietta Borgatelli - Silvio Borri - Silvana Brigandì - Manuel Broccardo - Laura Cafulli - Rosa Caldara - Simone Caniati - Mariano Canò - Rosa Maria Caporale - Simonetta Capponi - Gaetano Caricato - Simonetta Cariolato - Marzia Carocci - Carlo Carrea - Sandra Carresi - Anna Laura Carta - Roberto Cattabriga - Marina Cattaneo - Alba Cavalli - Paola Cenedese Bordignon - Alessandra Crabbia - Marta Da Dalt - Marcella Dalla Valle - Antonio De Lucia - Umberto De Vergori - Florinda Del Bianco - Francesco Delle Donne - lippo Giuseppe Di Bennardo - Domenico Di Cesare - Lina Di Maio - Francesca Di Nola - Elena Di Palco Palchetti - Enzo Di Palma - Francesco Di Ruggiero - Fabrizio Fabbri - Susi Ferrarello - Cristina Finazzi Verzeletti - Monica Fiorentino - Isabella Flego - Ida Flotta - Linda Formica - Daniela Frittella - Luisa Frosali - Marco Galvagni Silvana Gatti - Licio Gelli - Giovanni Ghirga - Donato Giaffreda - Giacomo Giannone - Federico Giovannini - Marco Goldin - Elvira Grassi - Igea Grimaldi - Elena Guidi - Generoso Iorio - Carlo Luigi Kuhne - Giuseppina La Rosa - Jonathan Larocca - Carlo Leoni - Alessandro Lugli - Paola Magalotti - Luca Mainini - Silvia Marcarini - Giorgio Marconi - Katia Marionni - Lucia Maddalena Mastrosimone - Elena Matta - Umbro Meloni - essandro Mordini - Alessandro Moreni - Maurizio Nascimbene - Germana Navarini - Gianfranco Nicolini - Fernanda Nicolis - Martino Orecchioni - Maria Luisa Orsi Sigari - Chiara Padula - Silvia Pagnoncelli - Rino Passigato - Giuseppe Paternò - Matteo Pazzi - Carlo Pedretti - Fabrizio Perciaccante - Davide Peri - Giuseppe Pietroni - ranco Pirrone - Maurizio Pivatello - Rosario Gianluca Pizzone - Mauro Pontisso - Cristina Ponzi - Iana Rampulla - Ermano Raso - Dario Ravasi - Rina Ravera - Anna Regazzoni - Giancarlo Remorini - Claudia Cecilia Chiarini - Fernanda Ristorini - Dalila Danila Roccetti - Rosanna Romano - Annunziata Romeo - Vincenzo Rondelli - Antonio Rossi - Maria Rossi Spillantini - Gabriella Russo - Stefania Saccani - Sandro Santoro - Francesco Sarti - Mariano Saturno - Luciana Scaglia Grenna - Gloria Scatizzi - Salvatore Scollo - Andrea Selva - Claudio Sica - Elena Sideri - Irene Sparagna - Paolo Stefanini - Valter Tarabella - Federico Topa - Clelia Toso - Piero Trapani - Mauro Trapasso - Moreno Travagli - Massimiliano Bianchi - Giuliana Franca Valeg - Valentina Valeri - Vittorio Varavallo - Carmine Tullio -Antonio Verazzo - Marta Vergani - Paolo Visconti - Maria Teresa Zanafredi- Massimo Zito - Alfredo Zona - Alvise Zuppani - Pietro Zurlo
- VOTATE LE 10 POESIE CHE PREFERITE
- In questa antologia sono pubblicate le poesie finaliste del concorso letterario Il Club degli autori 2000-2001. Queste opere sono state selezionate fra le centinaia di poesie pervenute, da una giuria che ha scelto quelle ritenute migliori.
- Ora spetta ai lettori valutarle e votare quelle preferite per stabilire quali saranno i vincitori.
- Ciascuno può votare, utilizzando l'apposita scheda che troverete pubblicata nell'ultima pagina di questa antologia, le dieci poesie che più gli sono piaciute.
- Sottolineiamo che le poesie da votare devono essere tassativamente dieci, non una di più non una di meno e saranno considerate a parimerito.
- Nella scheda di votazione bisogna indicare il nome e cognome dell'autore e il numero della pagina in cui vi è la sua opera.
- Non sono ammesse schede fotocopiate e non complete in ogni loro parte. Ogni persona (anche gli stessi finalisti) può votare su di una sola scheda, è pertanto indispensabile che ciascun votante compili in ogni sua parte la scheda di votazione indicando le proprie generalità.
- Ricordiamo che i primi dodici classificati verranno premiati con la pubblicazione di un libro o di un quaderno di cui riceveranno gratuitamente cento copie
- Cristina Allodi
- L'Eternità
- L'Eternità
- non è fatta di carezze,
- non è solo amore,
- non è solo l'attimo di un bacio
- che si espande per sempre;
- l'Eternità
- è anche fatta di sbagli
- che corrono avanti a te,
- che quando credi di essertene allontanato
- ti ritrovi innanzi
- senza capirne il perché,
- senza poter spiegare
- né chiedere a nessuno
- perché tutto passa ma quelli no;
- l'Eternità
- è una carezza amara
- che lascia il segno
- di ogni passo,
- è un bacio salato
- dove si insinuano mille parole non dette,
- è una lacrima vigliacca
- che non vuol morire,
- che rimane impressa sul tuo viso
- anche quando credi di sorridere,
- ma nessuno può non leggerti in faccia
- ciò che non puoi dimenticare.
- L'Eternità
- è un attimo
- che racchiude l'Infinito,
- ed anche il tuo passato
- si può risvegliare all'improvviso
- e celarsi nella tua ombra
- che ti porterai sempre dietro,
- e dovunque andrai ti seguirà,
- e non tornerà mai indietro.
- Gioia Aloisi
- Frammento
- Fra amore e amare
- parole,
- se ne vanno
- gli istanti della vita.
- Quanto bisogna lasciarsi
- uccidere
- per farsi amare.
- Pensieri notturni
- È come l'acqua che scorre,
- il fiume di linee che
- attraversa la notte.
- Dentro pieno-vuoto
- giocano frammenti di
- tempo, briciole,
- triangoli iridescenti
- che si sciolgono
- toccando l'ora di ieri:
- oggi non è Mercoledì.
- Da leoni, il ruggito diventa
- più rauco.
- Ho bevuto le tue lacrime
- non salate,
- purificazione&endash;desiderio.
- Equilibrio, la rosa
- schiacciata dal libro.
- Elena Barbiero Decher
- Un amore
- È il sapore leggero della felicità
- con le piccole grandi cose
- di tutti i giorni
- che ti volevo offrire
- tu cercavi forse
- una vita di avventura
- mio amante
- marito.
- La Primavera
- porterà grandi cose quest'anno
- non solo il sole toscano
- il mare increspato
- di Livorno.
- Mi aspetto che fiorisca insieme alle rose
- il nostro amore
- un tempo fatto
- di baci e carezze
- e giocose avventure
- fino a che non cademmo
- in qualcosa
- più grande di noi
- amore mio.
- Può capitare
- e non dico di no
- che non sia stata colpa mia
- me che ci vuoi fare
- ero una bambina anche io.
- E il bambino che arrivò
- portò gioia
- e responsabilità
- più grandi di noi
- che ancora giocavamo
- a trovare la nostra strada.
- Solo il tempo ci guarirà
- per un po'
- giochiamo a guardarci.
- Francesco Bergonzi
- Matrioska
- Fottuto è il momento
- in cui tutti i sogni più ansimanti
- vengono a galla
- per inquietarmi nuovamente.
- Ricordi pesanti ed opachi
- mi saltano addosso
- gettando cumuli di terra
- sulla mia bara aperta
- e già distesa nella fossa.
- Non vorrei crederci,
- ma il sole è nascosto
- e la mente
- rinchiusa in una scatola.
- Anna Bertolini
- La pioggia scende rumorosa...
- ripenso al cielo limpido e al mare blu.
- Rivedo i gabbiani spiccare il volo...
- così liberi.
- Odo il loro richiamo,
- il loro richiamo d'amore.
- Non ripenso ai momenti felici con te,
- è così inutile...
- Rincorro il pensiero di libertà
- il purificarsi del mio animo.
- Animo così pungente ma così vuoto.
- Il racchiudere tutto questo mi da coraggio,
- ma così tanta tristezza.
- Ho solo voglia di vivere.
- Francesca Bonaccini
- 11 novembre
- Lacrime,
- profonda disperazione vive oggi nei nostri cuori,
- nella mente di coloro che hanno avuto la gioia
- di ricevere un tuo radioso sorriso.
- Ricordi,
- scorre di fronte a noi la vita che abbiamo diviso con te,
- attimi trascorsi che non si ripeteranno più
- giorni, mesi, anni, passati in tua compagnia,
- lame che ci trafiggeranno il cuore per sempre.
- Morte,
- inevitabile epilogo di qualcosa sempre troppo breve,
- inspiegabile evento che non rispetta nessuno,
- si diverte a stracciare amicizie e amori
- e a straziare famiglie che non si riprenderanno mai.
- Emiliano,
- compagno di momenti irreali,
- a te va ogni mio pensiero e questo piano infinito
- che non servirà a riportarti in vita,
- a te canto con disperazione
- tutto l'affetto che sta scoppiando nel mio cuore.
- Realtà,
- difficile e beffarda,
- ti ha strappato alla tua giovinezza
- lacerando i tuoi sogni e le tue speranze,
- con te nell'anima vivremo aspettando
- impotenti il giorno in cui tutti ci ritroveremo nello stesso cielo;
- ma questo non serve a consolare
- la perdita di qualcuno che era
- e sarà per sempre il migliore.
- Amico mio,
- proteggi tutti noi e aiutaci a vivere senza di te;
- in questo giorno di lutto profondo,
- stringiti a noi, e ovunque tu sia ora
- accetta queste parole come saluto,
- e vivi in noi e nei nostri ricordi.
- Dedicato a Emiliano 15/08/1977 &endash; 11/11/2000
- Silvio Borri
- Se
- Se un giorno ti vedrò sorridere
- non cercherò nel tuo sorriso
- qualcosa di me
- Se ti vedrò piangere
- non proverò ad asciugare le tue lacrime
- Se un giorno vedrò le tue labbra
- pronunciare la parola Amore
- ascolterò, in silenzio,
- il suono della voce,
- guidato dal tuo cuore
- partire,
- verso mete che non conosco
- Ma se un giorno i tuoi occhi mi cercheranno
- non fuggirò
- Se parlerai guardandomi
- saprò ascoltarti
- Aspetterò senza aspettarmi
- le tue parole, i tuoi sguardi
- Tutto quello che stanotte
- non voglio chiederti
- Silvana Brigandì
- Foglie d'autunno
- Pur melanconiche e stanche
- Lascian trasparire dalle loro più intime fibre
- un gaudio, una gioia sottile,
- una pace e un'armonia dell'essere,
- tanto che gli occhi sorridono a quei caldi colori
- che avvolgon lo sguardo e in esso di fondono
- con le più suggestive sfumature d'autunno.
- Qualcuna ancora dondola piano nel rosseggiante
- spazio percorso da sottili lamelle di luce
- Che indorano e incantano quell'aria ammiccante
- Che sopita, si culla, buttando a tratti lo sguardo
- Su quell'ampio tappeto che si srotola ai piedi del bosco,
- E un po' vi si insinua sospinta da una mano sottile,
- un soffio gentile che, lento, muove quel manto
- riempiendola del loro sentore,
- mischiandola al profumo di resine che trasuda
- Da quei lunghi legni empi di vita.
- Intorno a quell'angolo magico sembra che danzan le fate
- I minuti piedi sospinti da una nenia ammaliante
- che fa galleggiare i sensi in un oasi serena.
- Numerosi, i folletti sembran spuntare da dietro ogni tronco
- mentre il loro riso argentino si leva d'intorno
- rapendo, frizzando ogni alito che passa di là.
- Si, loro sorridono e pare che non lascian la vita
- Ma che la cedono, generose, alla terra
- Che la coglie da quei pori ormai secchi,
- riempendosi del loro ultimo sospiro
- poi la cede a sua volta a quei tronchi,
- dove scorre quella linfa ricca di vita,
- è vita che elargisce ai suoi figli
- è vita che si aggiunge alla vita,
- in un ciclico ed inesauribile dono d'amore.
- Manuel Broccardo
- Sensazione
- Le persone non sanno
- le persone vivono e non sanno.
- Questa sera resto qui
- in questa stanza da solo,
- mentre le persone camminano lontano,
- con le loro voci irrequiete.
- "Vorrei un mondo più tranquillo, meno rumoroso"
- disse il ragazzo quasi addormentato.
- Io sono chiuso in questa stanza buia.
- Dove porta la notte?
- Dove porta il mio cuore?
- Sempre la stessa storia
- sempre la solita storia
- e il cielo riempito di stelle m'illumina gli occhi.
- Illumina anche i tuoi.
- Tu così lontana
- tu così vicina
- tu così mia.
- Come se questa stanza fosse formata solo di te.
- Sorriso ...
- Silenzio ...
- Magia ...
- Realtà ...
- Laura Cafulli
- Francesco
- L'asfalto brucia ancora
- non è il caldo dell'estate che lo rende così infuocato
- troppo nero, troppo duro, troppo arido, per regalargli la tua vita
- Apparivi e scomparivi mille volte dalle nostre vite
- mai era certo il tuo rifugio, la tua tana
- anche adesso che ci hai lasciato a porci domande...
- troppo facile pensare che tu sia là, sotto metri di terra
- chissà dove sei già riuscito ad arrivare
- Come quella vecchia canzone "scusa Francesco se ti hanno rubato... tutta la particolarità del tuo essere"
- Come una maledizione al tuo nascere
- come un randagio cercavi sempre qualcosa,
- un'ignota meta che guidava il tuo cervello
- violentava le tue azioni e sembrava perdessi il cuore
- Adesso pare chiara la via, l'incomprensibile meta
- possibile che tu volessi sfidare anche la morte
- hai sfidato le tue stesse sfide
- e come un falco su un cardellino
- quel maledetto asfalto nero ti ha ingoiato
- in una calda sera d'estate.
- L'albero e il vecchio
- Se togli la mia corteccia...uomo
- potrai contarmi lo scorrere del tempo
- magia alla quale non ci si può sottrarre
- ed e segnata qua, nei miei solchi circolari
- come è circolare il moto della vita
- ed ecco il tuo tempo uomo
- segnato in ogni grinza del tuo corpo
- ed ogni ruga è il tuo tempo
- il tempo che ti sei rassegnato a seguire
- al quale non puoi mentire.
- Rosa Caldara
- Terzo millennio
- Uomo, dove corri?
- Ferma la tua corsa folle
- carica di egoismi, incomprensioni
- e desideri di lucro.
- Leva il tuo sguardo
- verso gli universi lontani...
- ...verso l'infinito...
- guarda dentro te stesso,
- troverai
- che l'unico traguardo
- per cui combattere e soffrire,
- l'unica via da seguire,
- l'unica forza che ti salva
- dalla follia collettiva,
- l'unica luce che ti illumina
- e ti scalda,
- l'unico conforto nelle difficoltà
- da superare,
- che è vita e ragione di vita
- e... sublima ogni tuo dolore...
- ...ancora...oggi...
- ...alle soglie del terzo millennio...
- ...sempre...nei tempi...
- ...è...e sarà...l'a m o r e...
- Simone Caniati
- Il ritratto
- Riflessi viola come bave di Bacco
- sconvolgono il crine del viso a trequarti
- bianco, lunare
- quasi autunnale
- così distante dai clamori estivi
- risalta di colpo tra fraterne ferraglie
- che penetrano naso, orecchie e cervello
- di chi guarda a trequarti
- cercando Selene senza rimedio.
- Le fronde che scendono
- sfiorano i seni
- intuiti abbondanti
- dietro le vesti troppo maschili,
- Maglietta nera
- larga e sdrucita,
- Jeans rovinati
- Scarpe pesanti.
- Sfuggono lesti, senza vittoria,
- lineamenti gentili
- di musa ammaliante
- nata di spume
- e vissuta di fuoco
- per essere letta, sfiorata e capita
- fuggendo chi ammicca
- fischiando la carne
- promettendo di farne maestosa regina
- ignorando il sangue
- che ribolle impetuoso
- tra zigomi larghi ben assestati che sfilano rosa
- su bocca filosofante
- e fronte alta da pensatrice.
- Mariano Canò
- Ricordi
- Seduto su una sedia, al tiepido sole,
- scorrono nella mia mente le immagini, di tempi remoti.
- Immagini di vari colori e sapori che somigliano a frutti.
- Alcuni teneri, e dal sapore un po' dolce,
- altri amari e salati, del sapore delle mie lacrime.
- Ma, tutti raccolti allo stesso albero della mia vita.
- E cadono gli anni
- E cadono gli anni,
- come le foglie d'autunno.
- Alcune felici per essere state irrorate dal sole,
- così, i nostri anni irrorati d'amore.
- Fluttuate dal vento,
- come le nostre emozioni ondeggiano quando il nostro cuore è
- contento.
- Bagnate dalla prima rugiada,
- come la freschezza dell'essere, quando qualcosa ci è nata.
- E cadono gli anni, fino alla vecchiezza,
- e, come l'ultima foglia dell'albero la terra accarezza.
- Così le nostre membra per l'ultima volta alla vita
- Diamo il commiato,
- come un albero inaridito,
- alla terra è sradicato.
- Gaetano Caricato
- A Capo Soúnio
- Eretto su una roccia par che scruti
- il mar che lo circonda e le colline
- che intorno affacciano linde casette
- adorne di cipressi olivi e pini.
- La Luna piena ad Oriente una pallida
- e bianca luce diffonde nel cielo
- ch'è tutto limpido fino a ponente
- ove uno splendido Sol melarancio
- solenne s'avvicina all'orizzonte
- irraggia il mare e fa giallo dorate
- le bianche marmoree colonne
- coi fregi delle metope corrose
- da antico vento salmastro.
- Si obliano il tempo e gli affanni
- ci si inebria di luce e di silenzio
- che il volo degli amabili gabbiani
- neppure può turbare.
- Le terrestri creature dominate
- da mitiche credenze ergevan templi
- ed immolavan vittime
- per propiziar misteriose deità
- ad ogni lor bisogno quotidiano.
- Esse ignoravano le ferree leggi
- che seguano gli eventi, e privilegi
- o favori impetravano
- ad esseri supremi che curavano
- tutto il Creato e le vicende umane
- amministravano, ad ogni creatura
- assegnando il suo proprio destino.
- E la morte, decisa dalle Moire,
- pianta con tenerezza ed onorata
- era un arcano ponte per l'eterna
- beatitudine nel delizioso
- meraviglioso Elisio.
- Tremula negli occhi miei
- lacrima amara,
- è un pianto soffocato e incerto
- che nascondo,
- come parentesi le ciglia mie,
- serrano forte...
- ma lei sfuggente,
- rigando il mesto volto scende.
- L'albero della vita
- I miei passi su foglie appassite,
- mesta ignoro il cammino solingo,
- sui giardini d'inverno il mio corpo trascino;
- è silenzio li intorno,
- solo un passero dispera il suo canto
- e nessuno l'ascolta...
- Mentre osservo una foglia si stacca da un ramo
- ormai secco,
- senza peso si adagia su foglie già morte e incolori...
- colgo il senso di vuoto e tristezza;
- sarò anch'io quella foglia caduta
- quando il ramo...si spezzerà!
TORNA ALL'INDICE
- Marta Da Dalt
- Collezione primavera - estate
- Narcisi di tulle
- eleganti camelie setacee
- ammiccanti azalee spiritose
- e primule rosse
- carnose di velluto
- pratoline accessorio civettuolo
- giallo tarassaco grunge
- e spruzzi fruttati di bianco e rosa
- ad annunciare la sposa stagione al sole
- per chiudere la sfilata
- nella passerella del mio giardino.
- E verde l'erba applaude
- in ciuffi compiaciuti.
- Impennate focose in lingue d'amianto
- per catartiche chiarificazioni
- piegando in clivi
- di plumbei pomeriggi dall'umidità gonfia.
- Niente viene rilasciato
- se non ciò che è stato
- prima sottratto,
- poi relegato.
- Domenico Di Cesare
- Fiumata
- Ti immagino nelle tue antiche vesti,
- ormai sepolto nelle profondità di queste acque.
- Ti guardo ora, paese mio,
- addormentato sulla riva del lago;
- così,
- come una nuvola bianca a ciel sereno
- ondeggiante lì in lontananza
- su un bel monte di quel verde primavera.
- Una formica corre impazzita sulla mia mano,
- le rondini si rincorrono in volo,
- piccole onde si arrendono sulle rocce.
- Il silenzio della natura
- è rotto dal salto di un pesce
- che lascia di sé il breve ricordo di cerchi sull'acqua.
- Un leggero venticello allieta questi eterni momenti;
- ed io,
- seduto su uno scoglio
- mi fermo a guardarti.
- Francesco Delle Donne
- Il vecchio cieco
- Pian piano nel parco un cieco cammina.
- Percorre con calma gli ultimi viali della sua vita.
- Che siano semplici - pensa -
- Che siano dritti e di lieve pendenza...
- Che siano privi dei tanti ostacoli...
- Dei tanti ostacoli già sopraggiunti.
- Alcuni affrontati.
- Alcuni aggirati.
- Alcuni...
- Pian piano nel parco un vecchio cammina.
- È solo nel buio.
- Ma è un altro buio.
- È il suo, di buio.
- Adesso è lì che pensa:
- Se non ci fosse il vento...
- Come farei se non ci fosse il vento,
- che mi accompagna verso il mare?
- Se non ci fosse il profumo dei fiori...
- Come farei se non ci fosse il profumo dei fiori,
- che allieta le mie giornate sempre più lunghe
- in questa vita sempre più breve?
- Se non ci fosse la ghiaia, sotto i miei stanchi piedi...
- Se non ci fosse, come potrei scivolare così bene
- lungo questa ripida pendenza, come potrei mai?
- Pian piano nel parco un cieco si siede.
- Cosa avrà da sorridere?
- Si domanda la studentessa pettegola.
- Cosa avrà da star male?
- Si domanda l'accattone, nel suo buio.
- Non ha niente da ridere
- e niente da star male.
- Ha solo capito, finalmente.
- Ha solo deciso di lasciare il suo vecchio bastone...
- Che torni pure alla sua natura.
- Ha solo pensato di lasciarsi andare a quella ripida discesa...
- Che torni pure alla sua natura.
TORNA ALL'INDICE
- Elena Di Palco Palchetti
- Ringraziamento trasgressivo
- Trasgressione:
- scatola cinese
- mi inserisco
- mi inserisco
- mi svuoto
- mi svuoto
- e ricomincio/
- Contenuto di un contenitore di ferro
- si piegava alle circostanze/
- Era un inchino
- o un abbassamento di pressione?
- Svenimento alla debole forza
- di ringraziamento/
- Volontà involontaria
- Tentativo di uscire da un corpo
- troppo stretto...
- commosso da tale statura
- imponeva la sua mole
- a sensazioni impossibili...
- ...e si lanciava
- nel vuoto fermo su i suoi passi...
- eremita torturato dagli eccessi...
- invertiva se stesso
- per guardarsi/
- e la milza copriva i tegumenti
- e il fegato usava come mantello/
- Decapitato per conciliare un segreto
- chiedeva a se stesso di rientrare/
- Linda Formica
- Scuola di vita
- Sto imparando a vivere.
- Vivo con l'angoscia della mia dimensione,
- minuscolo insetto sperduto nell'immensità del creato.
- Vivo con il dubbio che, spentasi la mia face,
- dalla cenere del mio tumulo non brillerà un'altra luce
- Vivo con la meravigliosa certezza
- di nascere ancora nei ricordi,
- anche se pallido fantasma evocato da poche generazioni.
- Vivo con il desiderio di conoscere l'amore
- che non sia gioco o bugia, ma dedizione assoluta.
- La vita si è consumata adagio,
- come uno stoppino che ha bruciato i miei inutili sogni.
- Dolori e delusioni mi hanno abbracciato in fretta, ma a lungo,
- incontrandomi attonita ed impreparata sulla soglia di ogni triste evento.
- Vivo con la voglia di andare alla deriva,
- foglia caduca e stanca,
- ma, come fiore appassito,
- rialzo il capo al bacio della rugiada
- e riprendo la lotta.
- Sto imparando a vivere
- accettando le sconfitte quotidiane,
- gli sbagli di ogni momento,
- aspettando che l'umiltà e il perdono
- vengano a cacciare l'intransigenza e l'orgoglio,
- miei compagni sgraditi.
- Sto imparando a non voltarmi indietro
- e a guardare il futuro
- lasciando la zavorra dei rimpianti,
- vivendo nell'accettazione rassegnata
- dell'ineluttabilità del destino
- e nella gioiosa speranza che, se imparerò ad amare,
- non avrò vissuto invano.
- Vivo per quel giorno, vicino o lontano, in cui,
- abbandonandomi, all'ultima compagna, potrò dire:
- "ho imparato a vivere, sono una donna".
TORNA ALL'INDICE
- Giacomo Giannone
- Il dolore
- Il dolore è una lama
- sottile
- invisibile
- penetra il cuore
- lentamente l'assorbe
- Segesta
- Ebbro di odori consueti al mio oziare
- ho ascoltato Andromaca infelice
- e colto il ruggito di leoni inferociti.
- Ho staccato una foglia all'azzeruolo
- e sulle pietre dell'arena ho visto
- Agamennone e le comparse della Storia
- Dorme Segesta nel meriggio di fuoco
- e il tempio innalza fumi d'incenso
- tra soffi di vento e ombre di fronde.
- Il silenzio solenne dell'antico monte
- ha rapito i miei sensi la mia mente
- attonita a tanta nuda bellezza.
- Assenza
- Una striscia di luce
- un bagliore nel cielo
- e rimani lì
- come folgorato
- Gli occhi dal sole
- accecati
- il cuore d'albore
- allagato.
- Una pausa breve
- di rapimento sotteso
- sgomenta l'assenza di
- credere in Dio.
- Marco Goldin
- Come un naufrago
- Piccola chiamavi sepolta dischiusa armonico fiore
- salendo a cercare un sole più vivo di vita d'arancio autunnale
- quel tendere le mani tralci alla vita feconda
- se qui d'attorno sei dove s'alza il profumo superbo
- d'essenze lontane
- se qui accanto dico resta gioco d'immagine
- a evocare gentili arabeschi
- ai tuoi passi decisi, vicini, unisco i docili
- viavai del corpo mio
- che muore si sfalda s'adombra
- al gesto un poco bimbo
- un poco di donna
- delle tue grazie sottili.
- Sospiri di una sera
- Mi resta il minuto più lento
- d'un illusione in perpetuo moto mia vita
- il movimento - aberrante, derivata misura del tempo
- e un cuore mi resta Calcante severo
- questo monito assoluto del divenire
- e non conosco l'io più solitario assorto nel ricordo
- d'un pescheto un frutto che cade a terra con un torpido tonfo
- dal ramo pesante di pioggia
- a che servi anima se spalanchi col muso tu
- gatto randagio il fagotto impolverato dei non ricordi
- d'un me stesso antico - svagato sorriso negli occhi a giocare
- con la polvere delle gaggie
- invero tu odi, in quest'ora infeconda
- e lo fai con gli strumenti affilati della tua autorità.
TORNA ALL'INDICE
- Elena Guidi
Ore 12,15 del 12/5/'99
- Un risucchio ed è tutto finito!
- piango bambino mio
- per non averti potuto amare,
- piango figlio mio
- per averti dovuto lasciare...
- ti ho tanto desiderato... ma tu
- hai deciso di andare,
- il Signore ti ha richiamato
- e mi hai dovuto abbandonare...
- e lasciare soffrire.
- Stordimento, dolore atroce, lutto...
- mi mancherai bimbo sconosciuto,
- l'angoscia mi riga il viso,
- le lacrime m'annebbiano la vista,
- il cuore inaridito dal dolore
- ricerca un tuo flebile ricordo...
- Raggomitolato su te stesso,
- come se stessi dormendo,
- hai smesso di vivere senza dirmi perché...
- il cuore ha cessato di battere...
- mentre io invece
- gioivo ancora della tua presenza,
- solo sangue amaro è rimasto di te...
- Vola nel cielo lontano,
- dolce stellina sperduta
- e veglia sui tuoi fratelli,
- sapendo che la mamma
- sempre ti amerà.
- A presto bimbo mio perduto...
- Giuseppina La Rosa
- Vivere
- È la morte la vita?
- O la vita è la morte?
- Il mondo risponde:
- ma è vivere la vita!
- Io rispondo:
- Nell'istante in cui nacque morì.
- Morì di una morte lenta e dolorosa
- Morì con il cuore spaccato in due.
- Nacque adulta
- Morì bambina.
- I miei dolori furono adulti
- Quindi non fui bambina
- Solo la morte mi rese bambina.
- La vidi lì la bambina,
- nella morte che era la vita.
- Quando ti ricorderai di me
- Quando ti ricorderai di me
- Pensa al cielo nuvoloso
- A un angelo senza ali
- A un cielo senza stelle
- Al tempo senza primavera.
- Quando ti ricorderai di me
- Sarà un giorno pieno di sole
- e la sera avrà un cielo pieno di stelle
- e non sarà più inverno
- quando, tu Dio, ti ricorderai di me.
TORNA ALL'INDICE
- Umbro Meloni
- Il seme
- Credevo io credevo allora
- felice
- d'aver deposto quella notte
- in lei
- un mio seme
- e invece scopro fui
- io terreno di coltura
- in cui impiantò il suo seme,
- in cui, sciolta
- nel tempo la sua scorza
- lignea radicò,
- germoglio non compreso.
- Saldo attecchì
- ignorato
- nel caldo anfratto e fertile
- dell'addome mio
- cibandosi negli anni di
- sogni e di speranze mie,
- cedendomi insinuante
- speranze e sogni suoi.
- È esploso rigoglioso
- al suo apparire ora
- in albero ubertoso,
- effondendo fragranze
- marine di cedro e d'agrùmee
- aromi d'essenze tropicali
- brezze
- di muschi e d'orchidee,
- stellato da miriadi
- di petali sgargianti
- e gemme
- policrome mai viste...
- Alessandro Moreni
- Frammenti di ricordi mi perseguitano
- come gocce di sudore scivolano via i miei anni
- paraplegico gioco dell'apparire
- Scampoli di noia offuscano le mie giornate
- paradisi artificiali succhiano le mie energie
- come un mare in tempesta trascinato da mille mani
- il mio cuore cessa di battere
- Il grande drago non sbaglia una mossa
- convinto ogni giorno di essergli più vicino
- vedo spegnersi la mia illusione
- Graffiti sui muri delle città creano dibattiti
- sporche ed insignificanti argomentazioni
- per riempire gli spot
- Il grande gioco lentamente ci scivola dalle mani
- non riusciamo più a tenerlo
- padroni della tua esistenza venduta al pubblico
- con sembianze di bestie
- strisciano all'interno della tua mente
- forgiandoti
- svuotandoti
- dei tuoi contenuti
- delle tue illusioni
- perplesso rimango incantato
- ad osservare la gente intorno a me
- effimera imitazione di ciò che fa un uomo
- Attori ben truccati decidono il mio futuro
- irrispettosi dei miei pensieri, presi,
- cestinati in un angolo della strada,
- dove baratto la mia dignità per un altro viaggio.
TORNA ALL'INDICE
- Gianfranco Nicolini
- Specchio
- Senza veli
- attraverso la notte sognata.
- Occhi artatamente coperti
- per troppo tempo.
- Libero dalla misera carne
- più non cammino.
- Immensi spazi trapasso
- felicemente fuori tempo.
- Davanti al gigante specchio
- solo verità dirò.
- Misero me,
- il vuoto sacco umano
- meschinità conteneva.
- Bastò un'esclamazione di rifiuto,
- nuovamente appesantito m'abbracciai.
- Chissà dove finii!
- Belvedere
- Passeggiando ti accorgi che sei solo.
- L'unico tuo appagamento caro cuore
- rimane questo panorama.
- Nessuno è in grado di soccorrere
- al tuo povero stato.
- Se anche tu luminoso Belvedere
- mi tradissi come gli altri?
- Mi piacerebbe toccare le tue luci
- sfiorare i tuoi colori con le mani,
- ma non posso.
- Vorrei pervaderti col mio corpo,
- ma non ci riesco.
- Vorrei capirti,
- ma solo adesso so chi sei.
- Rina Ravera
- Amico
- È bello sapere
- che tu ci sei.
- È bello sapere
- che quando ho bisogno di te
- posso contare sulla tua disponibilità
- sul tuo gentile e pacato modo di parlare
- sulla tua grande e fedele amicizia
- sul tuo capirmi fino in fondo all'anima
- come mai nessuno ha saputo fare.
- È bello sapere
- che tu ci sei.
- La vita
- Apri gli occhi
- sul mondo:
- che casino!!
- Corri un poco
- ti fermi
- chiudi gli occhi.
- Ed il casino
- già non c'è più...
- Ancora noi
- Rifuggo dalla monotona quotidianità
- mettendo le ali alla mia fantasia
- e volo felice in un mondo tutto nostro
- dove tu mi aspetti... mi ascolti...
- mi parli...
- con l'entusiasmo del nostro lontano
- primo giorno.
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- Anna Regazzoni
- Alla Luna
- Dolce Luna, talor, per un istante,
- i miei pensieri abbandonando amari,
- a tarda sera ad ammirarti vengo
- e 'l guardo tuo col mio s'incrocian cari.
- Nel nero cielo velata risplendi,
- la tua presenza sì tanto è gradita
- siccome quella di dolci illusioni
- che pingon di beltà l'umana vita.
- Dall'alto scruti, celeste sovrana,
- mirabile regina d'ogni stella,
- ma né calor né luce son tuoi propri:
- eppur sì chiara, Luna, brilli e bella...
- Rinchiusi in un'aula,
- prigionieri tra un banco
- e una sedia, a lor volta
- tra banchi e sedie
- disposti ad incastro,
- s'ascolta una voce morta
- che sputa parole
- erudite, verbi
- che nel cuore di chi ascolta
- non si fanno seme
- morente per dar vita,
- ma ristagnano tediosi
- nella mente, disgusto
- recando e fastidio.
- Docente assai migliore
- è quel pallido raggio solare
- ch'entra dai vetri,
- cantando la vita.
- Vincenzo Rondelli
- Mamma terra
- Sei una vera mamma unica
- che non ci lasci mai.
- Nella tua grande ampiezza dai posto a tutti,
- persone ed animali d'ogni specie.
- Distesa come un tappeto
- ti lasci calpestare da tutti.
- I grandi per averne di più fanno guerra
- trascurano ciò che hanno.
- Tutto ci dai per vivere
- senza bisogno di ricompensa.
- Noi sfruttiamo la tua bontà
- trascurando il tuo pregio.
- Ti rendiamo commerciale
- nella speculazione del denaro.
- Ti lasciamo bruciare,
- ignorando che l'erba che tu ci dai
- è una delle basi primarie
- per la vita di tutti.
- Tu soccombi al male
- ogni tanto tremi per avvertirci.
- Perdonaci Mamma terra
- se nessuno c'insegna
- a capire il tuo linguaggio.
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- Maria Rossi Spillantini
- Adele
- Quando nascesti tu nacque un pianetino
- da aggiungersi alla corte celeste.
- Un pianetino buono come te.
- La tua bontà fu un sole
- non troppo forte da inaridire,
- un solino, un solicello amico.
- Ora tu dormi di fronte alla corona
- di colline, ma il tuo sole bontà rimane in molti
- che mi fermano per strada per parlarmi
- di te. Buona, intelligente, onesta, laboriosa
- sorridevi nel dolore e scusavi per pecche
- altrui.
- Vorrei il tuo seno per posarvi il mio capo
- a volte stanco, amareggiato, timoroso.
- Ti penso e non so come ringraziarti per tutto
- ciò che mi hai donato senza farlo mai
- pesare, senza intimidirmi mai, come
- se fosse una mia conquista nel Bene e
- nel variegato arco dei giorni della vita.
- Gabriella Russo
- Il tempo...
- L'incessante martellare delle lancette di un orologio,
- destano la mia mente, riportandomi alla realtà...
- ...alla melanconica realtà
- dei minuti, delle ore, dei giorni
- che passano impietosi sul mio viso...
- Già, i giorni trascorrono veloci e lenti,
- sempre uguali, uno dopo l'altro,
- proprio come i minuti, proprio come le ore...
- ed ogni giorno è sempre lo stesso,
- ogni giorno è sempre peggio del giorno prima...
- ...un sorriso, dieci lacrime...
- E la tristezza, la disperazione, sono sempre più insinuanti...
- Insinuanti come il pensiero di un amore
- rivolto a colui che non c'è,
- a colui che, forse, non è mai stato...
- ...come il pensiero, come un amore,
- volti ad una chimera, come un miraggio che,
- sempre più vicino, diventa imprendibile,
- e si allontana fino a svanire nell'infinito,
- non appena la mia mano ed il mio cuore
- cercano di catturarlo.
TORNA ALL'INDICE
- Mariano Saturno
- Libertà di..
- Continuo ad inseguirla nel sogno,
- ove altrimenti se di libero
- altro non intravedo
- che un'arbitraria percezione
- di libertà onirica di parola e pensiero.
- Come se del mite
- la mente e lo spirito,
- dallo stesso pensiero occlusi
- di come sopravvivere ai soprusi,
- libertà di accesso non avessero al più umano
- avvicinamento del divario,
- come alle torri di un castello
- dal ponte levatoio alzato.
- O può forse competere
- con chi è libero di affermare
- che non si ragiona con il cuore in mano
- o una mano sulla coscienza
- dato che una nazione o un'azienda
- non sono istituti di beneficenza
- e la politica non può andare nel "particulare"?
- come se fare profitto dovesse essere
- un'associazione a delinquere
- e milioni di disoccupati o sottopagati
- fossero solo un particolare.
- Andrea Selva
- l fiume della vita
- Ci son giorni, in cui vorrei andar via
- Oggi, è uno di quei giorni
- Ci sono momenti, in cui vorrei volare via
- Questo, è uno di quei momenti
- La vita scorre frenetica intorno a me
- ma io, non riesco più a seguirla
- Mi sento come un fiore,
- una splendida ma delicata rosa
- gettata da un uomo stolto
- in un torbido ruscello di montagna,
- All'inizio ella resiste
- fiera della sua bellezza,
- sicura della sua forza.
- Ma poi lentamente inizia a cedere
- e le perigliose acque continuano,
- indifferenti,
- la loro opera distruttrice.
- La rosa si indebolisce,
- lentamente perde le forze,
- i primi petali si staccano
- ed inizia a sgretolarsi.
- Finalmente il ruscello finisce
- diventa un fiume immenso e calmo,
- ma della splendida rosa di un tempo
- non è rimasto che un esile e spoglio stelo,
- troppo insignificante
- per avere una storia da raccontare,
- troppo misero
- per continuare a vivere...
- Io sono come quella rosa,
- ed ho appena perso i primi petali,
- ma perché dovrei lottare ancora
- quando già so il domani che mi aspetta?
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- Mauro Trapasso
- Ricordanze
- Cinereo albeggiar dell'afosa e perpetua stagion vitale in cui pensier voli e raminghi compianti dì sepolti!
- Lustri, contemporanei vacui in cui l'astante cerca ancor di ritrovar
- la sostanza perita nelle verdi stagion del suo rimpianto eterno in cui si decidono gran lodi,
- lauree e diplomi da lui bramati... mai sfogliati, palpati!
- ...Nostalgia, angoscia, rimorsi... incomprensioni! Attanaglian il cor al mesto rimembrare della fuggita età e
- contemporaneità colma di cupe tenebre dimoranti l'erta via piena d'arzigogolati ed inutili sofismi
- nei confronti della cerulea sociale colma di pregiudizi al sol sentir nominar
- problemi interni che invadono persistentemente la mente!
- Massimiliano Tulliach
- Una Vita nuova
- Turbinio d'Amore,
- come languore sulla pelle,
- lasciva e madida
- d'un plesso d'emozioni:
- dolce spasmo vaginale.
- Tra il ceruleo cielo,
- maculato d'ombra
- purpurea,
- traspare un'innocenza
- latente:
- dal seminale tramonto
- di un istante,
- l'attesa istanza
- di una nuova vita
- Appassionatamente
- Del lunar raggio
- il traforar
- la pelle bianca,
- tua diafana
- ed or lucente,
- è stupore bollente;
- per il vermiglio rosso,
- giunge,
- dal Cuore o
- dalla Mente,
- al giaciglio mio,
- terra senz'acqua,
- ora fertile e
- d'Amore rorida,
- come l'eco di rugiada,
- che si perde nell'infanzia
- del mattino.
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RISULTATI DEI CONCORSI- RITORNA ALLA PRIMA PAGINA CONCORSI (elenco dei mesi)
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E-Mail: concorsi@club.itins. 16 giugno 2001