Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
|
-
Antologia
del premio letterario
Città di Monza 2001
|
- Prefazione a cura
di Antonino Cusumano Assessore
alla Cultura,
Prefazione di Beppe
Colombo,
Introduzione di Maria
Organtini,
Nicla
Agostoni,
Andrea Alioto, Piera Alloatti, Cristina Allodi,
Gianluca Altese, Paola Ambrosio, Antonio Amenta,
Gianantonio Arioli, Augusto Arrigoni, Maurizio
Balbiano, Alba Maria Ballerini, Adriano Barghetti,
Paola Barni, Pierubaldo
Bartolucci,
Alessandro Michele Basso, Maria
Luisa Beck
Spanò,
Abell, Umberto Belluco, Adele Belviso, Virginia
Benvenuti, Fausto Beretta, Cristina
Bertollini,
Paola
Bettelli,
Paola Bevini, Massimiliano Bianchi, Domenico Bisio,
Chiara Bollani, Emanuele
Bombardi,
Pinuccia Bonora, Sandra Borgis, Bertilla
Bortolon,
Liliana Boschetti, Clara Cafaro Caimi, Daniela
Camisasca, Loriana Capecchi, Claudio
Capponi,
Antonio Capriotti, Emanuele Capuozzo, Silvia
Caramazza, Roberto Cardarelli, Ivo
Carletton,
Giuseppe
Carnabuci,
Carlo Carrea, Franco Catalano, Marina Cattaneo, Alba
Cavalli, Daniela Chiappetta, Paola
Chiappini Guerina,
Francesca Colombo, Riccardo
Colombo,
Alessandro Corrias, Massimiliano Corti, Romina
Cristallo, Pasqualino Cutolo, Laura D'Abrosca,
Marcella Dalla Valle, Giacomo Damiani, Santina De
Amicis, Giovanna De Capitani, Antonio De Lucia, Pietro
De Rose, Laura
Degrassi,
Riccardo Dellosta, Filippo Giuseppe Di Bennardo,
Chiara Di Giannuario, Concetta
Di Nardo,
Francesco Di Ruggiero, Aldo Renzo Duranti, Elisa
Fadda, Simone Fagioli, Diego Fantin, Michele
Favaretto,
Patrizia Fedeli, Angelo Feggi, Carmine Ferrara, Ettore
Fiorina, Matteo
Forgiarini,Teresa
Formenti, Paola Fossati, Carlo Fumo, Simone Galaurchi,
Paolo Galimberti, Marco Galvagni, Ines
Gastaldi Carretto,
Luciano
Gatti,
Antonino Genovese, Gerardo
Genovese,
Marcello
Ghilardi,
Armando Giorgi, Giuseppe Gittini, Gian Piero Grasso,
Simonetta
Gravina,
Piera Grimoldi, Giusy Guarino, Federico Guerrini,
Aurelio Invernizzi, Laura Isenghi, Sandro La Barbera,
Simona Lambertini, Andrea Lamolinara, Milvia Lauro,
Lidia Lazzerini, Carlo Leoni, Mariano Luccero,
Domenico
Luiso, Silvo
Luzietti, Francesca Marchino, Fiorenza
Marino,
Teresa
Marino,
Katia Marionni, Stefano
Maroli,
Maurizio Mattioli, Ludovica Mazzuccato, Marco
Mazzuccato, Gian
Paolo Mele Corriga,
Vittorina Menozzi, Donatella Merlin, Paola Monguzzi,
Dino Valentino Moro, Maria
Luisa Nicodemo,
Fernanda Nicolis, Fabrizio Giuseppe Orma,
Franco
Ottolenghi,
Andrea Pacini, Alberto
Padovani,
Mario
Antonio Pagaria,
Gualtiero Palermo, Carmine Palmieri, Lucia
Panascì, Cristian Pandolfi, Federico
Panetti,
Laura Panighel, Francesco Papapicco, Liliana Paparini,
Umberto Parentini, Matteo
Pazzi,
Cinzia
Pedroni,
Livia Perfetti, Gil
Pezza,
Fausta Pezzino Atanasio, Ivan
Pianura,
Vinicius F. Pichuante, Fernanda Pieretti,
Iolanda
Pieroni,
Chiara Pinton, Daniela
Pitti,
Francesca Milena Pizzo, Sara Poggialini,
Mariella
Potocco Barbato,
Nicola Pragliola, Francesca Premi, Luca Previtali,
Guido Procino, Franca
Prosperi,
Elisa Puntin, Michele Radice, Laura Ranzi, Ermano
Raso, Giulia Riboli, Annunziata Romeo, Antonio Rossi,
Giorgia
Rossi, Luca
Rossi, Luciano Rossi, Sara Rota, Vito
Russo, Linda
Salvador, Camillo
Sangiovanni,
Micaela Sansevero, Maria Teresa Santalucia Scibona,
Carlo
Mariano Sartoris,
Francesca Sassoli, Alessandro Saviolo,
Marco
Saya,
Luciana
Scaglia Grenna,
Adriano Scandalitta, Marcella Scopelliti, Angelo
Scotto, Barbara Sedici, Andrea
Selva, Laura
Sergio, Fausto
Serpagli,
Claudio Sica, Carlo Elio Simoncini, Francesca
Simonetti, Ambrogina Sirtori, Bruno
Sparpaglione,
Rosaria Stasolla, Otaso, Simona Tosti,
Silvana
Varotti,
Maria Vicentini, Maddalena Visalli, Ezio Zanetti,
Cosima Zanni, Samina Zargar,
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-
-
-
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-
-
- Come
avere l'antologia
|
Prefazione
La realizzazione
di questo concorso letterario, giunto alla terza
edizione, è stata possibile grazie alla preziosa
attività svolta dal Cenacolo dei Poeti e Artisti
di Monza e Brianza. La calda accoglienza dimostrata dai
partecipanti, anche stranieri, ci ha dato il segnale
forte della validità dell'iniziativa ed ha
incoraggiato e motivato l'Amministrazione Comunale a
proseguire nel progetto ambizioso di istituire nella
nostra città un evento «poetico»
ricorrente.Parlare di poesia mi fa riflettere su
un'affermazione di Kant a proposito dell'arte della
parola: «...la poesia è l'arte di dare ad un
libero gioco dell'immaginazione il carattere di un
compito dell'intelletto».Il gioco sottolinea la
libertà dell'attività poetica da qualunque
scopo utilitario e il compito dell'intelletto sta a
significare la disciplina che la poesia si dà, pur
nel suo gioco. La poesia ha la funzione di liberare il
linguaggio.Infatti, essa diviene il mezzo per potersi
esprimere con parole non di uso corrente, che siano
intensive, brevi, condensate; parole quindi che abbiano
una grande energia di espansione. La poesia è la
ricerca dell'ineffabile, di ciò che non si
può toccare, cioè delle sensazioni, delle
emozioni. È la necessità di tradurre un
dialogo intimo con se stessi con un linguaggio
appropriato, che riesca a dare spessore a quanto è
solo percepibile. La validità artistica del
messaggio poetico si concretizza proprio quando
un'impressione, un'illusione, una irrealtà viene
interiorizzata e genera nell'ascoltatore una
corrispondente tensione emotiva. Platone osservava che,
poiché «necessariamente le emozioni altrui
diventano nostre», il lato emotivo dell'arte non
è da sottovalutare. Credo che l'uomo abbia sempre
avuto bisogno di fare poesia, di dare una voce al proprio
animo, a cose, a fatti che lo coinvolgono al di là
del quotidiano.Anche nella nostra epoca, pur vivendo
sempre più compressi da impegni che ci impongono
il massimo della velocità, dell'organizzazione,
della razionalità, tante persone, giovani
compresi, sentono la necessità di trovare uno
spazio, un momento di pausa per «giocare ad
ascoltare se stessi».
Dr. Antonino
Cusumano
Assessore alla
Cultura del Comune di Monza
|
- Prefazione
- La poesia è
un fiore delicato. Se se ne parla troppo si
sciupa.
- La poesia è
un fiore silenzioso, dal profumo impercettibile. Se
non se ne parla la si dimentica. Un concorso di poesia
serve anche a parlarne, a far conoscere alla gente
distratta che ci sono centinaia di persone che si
aprono agli altri non in modo chiassoso ma con parole
meditate, sommessamente cantate, su argomenti che
spesso toccano i valori fondamentali della
vita.
- I concorsi di
poesia sono tanti, e molte città ne fanno un
vanto. A Monza mancava una iniziativa costante e di
ampio respiro. L'interesse era limitato alla scuola.
Del resto, sebbene non manchino cultori di poesia, si
deve risalire a metà Ottocento per trovare a
Monza un nome noto come è quello di Giovanni
Raiberti, medico poeta.
- Per questo lo
sforzo intrapreso nel 1999 dal Cenacolo dei Poeti e
Artisti di Monza e Brianza è
meritorio.
- I risultati dei
primi tre concorsi sono lusinghieri sia per
quantità che qualità.
- Le adesioni sono
state centinaia da ogni parte d'Italia e anche
dall'estero. Questo convergere verso Monza di tanti
scritti poetici provenienti da lontano ha già
un suo fascino, così come è interessante
l'estrema varietà degli autori, giovani e
anziani, insegnanti e impiegati, professionisti e
pensionati. L'ispirazione poetica non ha
preclusioni.
- Ma l'aspetto
più sorprendente sta nella buona qualità
delle opere. Anche se le esigenze concorsuali
richiedono una selezione, sono molti gli scritti non
premiati che meritano di essere conosciuti. È
per questo meritoria l'antologia che raccoglie buona
parte dei testi pervenuti.
- È
l'occasione per avere una panoramica dei problemi, dei
sentimenti, delle aspirazioni di molti italiani. Se la
lirica esprime soprattutto il mondo interiore degli
autori, dove si intrecciano gioie, dolori, amori,
speranze, non manca l'attenzione ai temi sociali e
alle rievocazioni descrittive, dalla famiglia allo
straniero, dal luogo natio al paesaggio
lontano.
- L'insieme dei testi
poetici pervenuti ha finito così per comporre
un unico variegato poema collettivo sul mondo
d'oggi.
- Forse è vero
che l'interesse alla poesia è racchiuso nella
cerchia di chi scrive poesie. Ma certamente questa
cerchia è ampia e la sua presenza nella
società è significativa.
- Oggi non esiste il
vate che parla a nome di tutti, ma molte voci danno
espressione a sentimenti comuni e servono a richiamare
le cose più alte.
- In una
società dove predomina lo spettacolo leggero e
passeggero, dove i gravi problemi del vivere comune
sono spesso affrontati con superficialità,
abbiamo bisogno di soffermarci su ciò che
è essenziale, sui grandi temi che affratellano
gli uomini.
- La poesia è
un mezzo per fare riflessioni meditate e per far
risuonare all'interno, attraverso la melodia dei
versi, quei sentimenti sui grandi valori della vita
che non sopportano di essere banalizzati con
chiacchiere vane.
- La poesia invita al
silenzio. Un silenzio colmo di parole
vere.
-
- Beppe
Colombo
-
- Presidente
della Giuria del Premio Città di
Monza
|
- La
poesia è «critica della vita»
così si esprimeva Ezra Pound e noi pensiamo che
sia vero specialmente se ne applichiamo il concetto
alla terza edizione del Premio Internazionale di
Poesia «Città di Monza 2001», vinto
da Giorgio Armando di Genova con la poesia
«Homeless». La storia dei «senza fissa
dimora» è una «critica» seppure
descritta con affettuosa partecipazione, ma è
la vita che si vive nelle nostre città. Noi
cerchiamo sempre, attorno, nel mondo, i parametri
della nostra esistenza. I poeti osservano, descrivono
e ci porgono le emozioni filtrate dall'onda nostalgica
della memoria.
- Tante, tantissime
poesie recano questo messaggio. E non importa se a
scrivere sia stato un «giovane» o un anziano
poeta. Il tempo è identico e canta per tutti il
suo «Valzer triste» come nella poesia di
Laura Panighel risultata prima nella sezione
giovani.
- È stata
ancora una volta un'esperienza importante, l'incontro
con tante voci poetiche che scelgono liberamente
l'espressione a loro più congeniale per far
sentire la presenza: «ci sono anch'io!».
Bravi, bravi a tutti, perché avremmo voluto
potervi premiare tutti.
-
- Maria
Organtini
-
- Presidente
del Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e
Brianza
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Nicla
Agostoni
-
- Noi... in
divenire
-
- Assaporo di noi
questo momento
- come un frutto
succulento e dolce
- rubato nel giardino
del tempo
- ...sa di
novità
- ...ha il colore del
sole e calde sementi d'altro sole futuro.
-
- Abbiamo tanto...
poco tempo
- lascia
germogliare dentro di noi l'incanto
- del più
puro abbandono
- Respira
dolcemente l'attimo presente
- cogli
meravigliato il fiore del nostro
sorriso
-
- E... felice senza
porti limiti
- così come
l'anima esige
- scendi a piombo nel
cuore della vita.
-
- Seppur
così lontani ci veniamo incontro
- tutto ha voce,
riempiremo questo momento solo di noi
- E sempre in
divenire... fieri di essere
- di un mitico
senso coroneremo ogni frammento della
realtà.
|
- Maria
Luisa Beck-Peccoz
Spanò
-
- Assenza
-
- Ancora,
- quasi senza
accorgercene,
- abbiamo perso un
giorno.
- E una
sera.
- La luna, la stretta
falce di luna,
- cresce
velocemente
- sulla curva del
cielo,
- ma non può
illuminare
- la nostra
vicinanza.
- Dal buio della
notte,
- dal fresco acuto
della notte,
- vestita
solo
- delle ombre dolci e
dell'aria
- del mio
giardino,
- osservo
l'oscurità
- salire e
avvolgermi,
- come un mantello di
tenebra.
- Dove
sei?
- Tento di inseguire
le tue parole
- che non
sento.
- Sono troppo lontane
le tue parole.
- Il crepuscolo ne ha
cancellato le tracce.
- Cerco i tuoi gesti
e i tuoi pensieri
- col bianco bastone
della memoria
- come un cieco cerca
un varco
- in una strada
affollata
- e mai
percorsa.
- Anche i tuoi
pensieri mi sfuggono
- aquile lontane che
non si lasciano catturare.
- Aspetto che il
vento mi porti
- in mezzo agli aromi
dei fiori
- il tuo profumo
inebriante, salato e selvaggio.
- Ma questa notte
è sterile,
- priva di
brividi,
- cattiva,
malata
- e
indifferente.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Cristina
Bertollini
-
- Siamo pelle su
pelle, amore mio,
- quando t'abbraccio
qualcosa di languido
- simile a
miele
- si fonde, ci fonde,
ed io comprendo.
- Comprendo il senso
della vita:
- gioia, dolore,
odio, amore, dualità perfetta
- Perciò
dolorosa nel suo esistere.
- Dolore sarebbe
perderti o non averti:
- non avere una
pelle, un braccio, un ventre contro il mio
- che si agita e
s'unisce e
- quella linea di
contatto fra pelle e pelle
- si fa tenue che
quasi non la distinguo:
- informe, incongruo,
incomprensibile muoversi,
- sincronia accordata
al battito del mio cuore,
- del tuo
cuore.
- Che differenza
c'è, dolcezza della mia vita,
- fra te ed
io?
- Non siamo forse
un'unica spirale di vita
- Che giunge su, fino
al Paradiso?
- Non siamo forse il
molle anemone di mare
- giunto alla deriva
trasportato
- dalle onde in
tempesta?
- Non siamo vita,
pelle su pelle?
- In attesa, in
evoluzione,
- in via di
trasformazione
- tesi alla pura
simbiosi?
|
- Paola
Bettelli
-
- Respiro
-
- Raccolta
nel tuo respiro affannoso
- decidi di
dare l'ultimo tiro
- è la
tua sfida.
- Caparbia
come la notte
- preziosa
come il fulmine
- assapori lo
scontro.
- Vortice
scaltro
- e
intenso
- colpisci.
- Affronti
- e difendi
il tuo respiro
- poco
compreso.
- Tenacia e
convinzione
- superano
minuscoli ansimi
- ed aprono
porte insperate di ossigeno...
- Tu
respiri
- tutto e con
gioia
- proprio
come "esagera" qualche tempo fa.
-
-
Creato dal
nulla, inizi a cadere
-
- "Miseria
Ricca" di acidi malati
- guardati in
faccia e dimmi cosa vedi!!
- Lo specchio
appoggiato al muro
- delinea una
striscia opaca poco definita.
- (l'importante
è apparire)
- Inganni per
non essere scoperta
- vivi per
essere felicemente triste.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Emanuele
Bombardi
-
- L'incastro
-
- Ma ti accorgi
quanto siamo riflessivi?
- Mi vieni incontro,
sì mi vieni incontro
- Ti osservo,
sì ti osservo
- Io copio i tuoi
istinti e tu i miei
- Te ne
accorgi?
- Ripeto: te ne
accorgi?
- Te ne accorgi che
sono istinti indotti?
-
- Impercettibili
vibrazioni accompagnano i tuoi gesti
- ed anche i
movimenti della corteccia cerebrale
- dal midollo osseo
fino alle ultime falangi
- Sono vibrazioni
indotte
- Indotte
capisci?
- La tua induzione mi
esaspera
- preferisco la
deduzione o forse l'abduzione
- Non riesco
più a vivere
- Non riesco
più ad essere ciò che sono sempre
stato
- e questo
perché ho imparato la tua lingua
-
- I suoni e gli
accenti semplicemente
- Le articolazioni di
sillabe all'apparenza afone
- I prefissi dello
spiritualismo che anima parole
- La precedenza del
significato sulla struttura
- La lingua ha
relazionato i corpi
- ha forgiato la
materialità dei movimenti
- le sovrapposizioni
e le giustapposizioni
-
- Tra i nostri corpi
non esiste più il sopra e il sotto
- non esiste
più il confronto
- Esiste solo ed
unicamente
- L'incastro.
|
- Bertilla
Bortolon
-
- E
domani...
-
- La notte
tesse
- ragnatele di
fantasmi
- nella
mente.
- S'imprigionano
- le
stelle
- nei miei
voli.
- Ogni
attimo
- è un
incubo
- dove il
tempo
- si
perde.
- Invecchio
- in questo
dedalo
- di guizzi
fugaci...
- E
domani...
- M'aspetta un
tonfo!
-
-
- Notte
insonne
-
- La notte
insonne
- trattiene le
angosce
- come gocce di
rugiada
- rilucenti nella
prigione
- d'una
ragnatela.
- Il sole che
sorgerà
- disperderà
- le fragili
gemme.
- Nell'anima il
tempo
- tesse la sua
tela.
- Avvinghiati ai
ricordi
- i pensieri fan
nido.
- La luce non
trapela
- tra i fitti
ricami:
- sogni
prigionieri
- senza
possibilità
- d'un
volo...
- Finiscono
così gli aneliti
- d'un cuore
già solo.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Claudio
Capponi
-
- Idillio
notturno
-
- Nera è la
notte, e fresca vien la brezza
- che riempie il cuor
di pace e di sollievo.
- Vola nell'aria
calda il mio pensiero
- vibrando come corda
di violino,
- fluttua leggero,
libero e vitale
- sui tetti delle
case e nelle piazze.
- Quanti ricordi
vivono nel buio:
- vaghi, confusi,
sempre li presenti
- come reperti d'un
tempo passato.
- Strani fantasmi
infestano la mente
- degli uomini, alle
prese con un mondo
- ostile, folle, che
tutto distorce
- in mero vorticare
d'astrazioni.
-
- C'è quiete
nel mio animo stanotte,
- il dolce vento fuga
la tristezza
- cullandomi al
tepore dell'estate.
- Non vi son spettri
a tormentarmi il cuore:
- potrei morir
così, lieto e sereno,
- ebbro d'un'emozione
surreale
- che obnubila
problemi e dispiaceri.
-
- Ma tu t'accenderai,
o notte, al sole
- del mattino che
t'insegue incosciente
- di ciò che
m'ha lasciato il tuo passaggio;
- già nasce
nel tuo grembo all'orizzonte
- quel vivido
albeggiar che trascolora
- portando nuova vita
e nuove pene.
- Solo un vago
ricordo rimarrai
- nel mio pensiero;
come un talismano
- che magico guarisce
lo sconforto,
- lucente brillerai
nel mio cammino.
|
- Ivo
Carletton
-
- La strada del
bosco
-
- Ricordi la strada
che porta nel bosco?
- Lente sorgevan
quell'anno le albe
- E tarde volavan le
gazze sull'alberi.
- Noi due camminando,
le mani discoste
- Cercavano pigre il
sapore del tempo
- E tutto - rammenti?
- rideva soltanto
- D'un lucente
lontano caldo futuro.
-
- Ora la strada
è coperta d'arbusti,
- Uccelli più
cupi affollan la selva,
- Attimi magici il
sole non dona.
- Là dove la
mente spaziava lontano
- Torri di bronzo
coprono il prato.
- Che resta dunque
dell'anno che fugge?
- Questo sol dirti io
so: ch'esso non torna.
-
- E spalle ricurve
disegnan l'ultimo passo.
-
-
- Maria
-
- Sottilmente
distesa
- Nelle sere d'ambra
autunnale
- Mi guardi e
taci
- Come se il vento
recasse conforto.
-
- Tu sai: e io tenue
lamento
- Rilascio supino al
chiarore del cielo.
-
- Ma non venire,
languida angoscia,
- Rispetta la vita
ch'attende smagliata.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Giuseppe
Carnabuci
-
- Fantasmi
-
- Echi di memorie
interagiscono
- su disanimate zone
di ricordi,
- infondendo
prospettive sconosciute
- con frammenti di
rivelazioni inaspettate.
- Lampeggiano
fantasmi
- venuti da un
passato remoto,
- ad inseguire scie
di spavento e di paura
- miste a sobbalzi di
raggi incandescenti,
- di luci che
vorrebbero attivare
- immagini di piena
briosità.
- Tra macerie di
ricordi
- affiorano ombre
imperfette,
- tenuti
rimpianti
- di cui s'è
persa la faccia di luce,
- ed è rimasto
il contorno scuro d'una minaccia.
-
- Domande
-
- Domande
- poste
- partendo
- da
lontano
- per
girare
- intorno
- a
problemi
- insoluti,
- insolvibili.
- Affrontare
- o
ignorare
- illusioni
- di
compromesso
- per non
sentirsi
- sconfitti,
- per non
cadere
- senza
salvezza.
|
- Paola
Chiappini Guerina
-
- Il
dubbio
-
- S'insinua nel tuo
pensiero
- e sembra tutto
vero
- tu lo cacci ma lui
leggero
- domina ogni tuo
respiro
-
- Provi a
pensare
- cerchi di
ragionare
-
- Inutile
farlo
- come un
tarlo
- non puoi
lasciarlo
-
- Niente
riesce
- a farti
desistere
- lui solo sa
vincere
-
- Piano ti prende la
mano
- il pensiero
così lontano
- diventa
sovrumano
-
- Prende forma e
colore e continua farti male.
-
- Allora ti decidi
Titubante Tremante
- Niente solo buio
nella tua mente
- L'aria è
troppo pesante
-
- Il dubbio non
perdona
- ogni giorno ti
bastona.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Riccardo
Colombo
-
- L'ombra di mio
padre
-
- Tu che giri attorno
alla casa non più tua
- in ombra scura come
figura di vita
- parla,
padre.
-
- Non posso andare
avanti col mulino rotto e
- i figli in
guerra.
- Nessuno mi
dà aiuto.
- Il mulino di ferro,
la macina di sasso,
- le pompe, le ruote,
il ponte.
- Il fracasso
dell'acqua e dei ferri rugginosi
- che inciampano
nelle pietre del canale,
- lo studio scuro, la
casa tremolante
- con le tegole che
scivolano giù nel fiume
- e portano la
pioggia nelle stanze di sopra.
-
- Sei morto da tempo,
padre.
- La casa non
c'è più.
- Riposa in pace,
anima inquieta di sempre
- volto scuro, fronte
arcuata di nero,
- occhi penetranti,
sorriso incerto.
- Allontanati da
questa casa vuota di anime...
-
- Ancora un poco,
figlio...
- Tua madre inferma,
i fratelli in guerra
- l'orrido del
canale, le ruote cigolanti
- le cinghie
strappate, le pompe disfatte,
- il torchio
schiacciato,
- il fumo
dell'incendio, l'acqua invasata
- del fiume che entra
dalle crepe del muro
- e allaga il suolo
di sotto.
- Lassù,
lassù, verso il cielo per non vedere
più.
-
- Addio,
padre,
- il topo aspetta
l'uscita,
- lo scarafaggio
copre di nero,
- l'umidità
avanza nel buio radendo il suolo
- e tutto rientre
nell'untuosa polvere
- che copre i fili
del ragno.
- Sarai lodato in
cielo...
- Riposa in pace,
anima inquieta di sempre.
-
|
- Laura
Degrassi
-
- Madre
-
- Nei silenzi
profondi ha attecchito il seme.
- Senza recarti
offesa ha ridestato il vuoto
- di desideri antichi
e si fa coscienza.
- Nasce la vita tra
confusione e amore.
- Nel tuo corpo
affonda le sue radici,
- soldato senz'armi,
in terra sconosciuta.
- Accetta la tua
realtà di donna!
- Atomo, fiammella,
seme;
- mondo, luce, pianta
sarà nel tuo domani.
- Raccogli già
le mani, saranno la sua culla;
- prepara gli occhi
al pianto.
- Madre, dal magico
tuo corpo,
- pur tra violenze e
inganni,
- nel grande suo
mistero,
- nasce la speranza
di un miglior domani.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Michele
Favaretto
-
- Lo
spazzacamino
-
- Conosco il mondo
dall'alto dei tetti
- li raggiungo
passando tra i camini più stretti
- porto la fuliggine
sui miei vestiti
- storie di fuoco e
di sogni infiniti
- ritorna la notte
sto ancora quassù
- oramai a casa non
mi aspettano più
- prendimi pure un
poco per matto
- divido la cena
assieme ad un gatto
- mi parla tra i
baffi "sai cosa ti dico
- questa notte
sarò il tuo unico amico"
- ora lo prendo e lo
tengo vicino
- gli racconto i miei
sogni di vecchio bambino
- tra il fumo nero la
mia storia si snoda
- lui ascolta
sornione rigirando la coda
- "ho ancora sete
dammi da bere"
- riempio di nuovo il
suo bicchiere
- salta dal tetto da
vero felino
- si siede sulla luna
assieme al mio vino
- mi porge la zampa
mi invita al salto
- mi tira con le
unghie portandomi in alto
- mi mostra il mondo
con le sue magie
- cade la pioggia
delle lacrime mie
- ci osserva curiosa
la stella del mattino
- il gatto ubriaco e
lo spazzacamino.
-
-
|
- Concetta
Di Nardo
-
- Ecco il
dolore...
-
- Ecco il dolore che
giunge
- e l'anima
assedia!
- A lungo lo abbiamo
atteso
- smarriti
- stremati da notti
insonni;
-
- ma ora che è
qui
- con
sollievo
- lo
accogliamo
- perché
più nulla può sorprenderci.
-
-
Il
mare
-
- Guardo il mare
all'imbrunire,
- fruscio di
acque
- e lontana la prima
stella
- sospesa.
-
- I miei anni
perduti
- alle onde
affido,
- come
naufrago,
- sperando che Dio li
raccolga
-
- e mi conceda di non
dimenticare
- ciò che ho
veduto
- ciò che ho
amato
- ed ho
imparato.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Matteo
Forgiarini
-
- Sinfonia
-
- Il vento soffiava
fra i miei pensieri,
- portando l'estate
ad ascoltare le mie emozioni;
- la musica
dell'armonia e l'armonia della musica
- guidavano il canto
dei miei sentimenti.
- Quella sera ovunque
attorno a noi si udiva danzare la musica,
- ma il suono
più vicino al mio cuore nasceva dai Suoi
occhi;
- sopra di noi il
pentagramma del tempo
- ci avvolgeva con
volti di muse lontane.
-
-
-
- Pianto di
luce
-
- Era una notte
speciale,
- il sole e la luna
si baciarono, un soffio d'amore, fu magia.
- la luna si commosse
e pianse a lungo;
- da quelle lacrime
sulla Terra, nacque la vita.
|
- Ines
Gastaldi Carretto
-
- Sogno d'un
momento
-
- Lame taglienti di
sole
- annientano alberi
di cristallo
- sorpresa d'un
mattino d'inverno.
- Mandan barbagli di
luce
- fiori di ghiaccio
delicati
- stagliati nel cielo
turchino.
- Bacche di rosa
canina
- son preziosi
rubini
- in scrigni
trasparenti racchiusi.
- Esili steli
d'acciaio
- da raggi luminosi
trafitti
- s'afflosciano al
primo tepore.
- Fitte gocce
iridescenti stillano
- da frange
arabescate
- su lunghi fili
distese.
- È rotto da
tonfi attutiti
- il magico
silenzio
- d'una straordinaria
atmosfera.
- Ciuffi di betulle
s'infrangono
- con scrosci
improvvisi
- in mille frammenti
di vetro.
- Svanisce al sole
che s'alza
- il sogno d'un
momento
- incantata visione
surreale
- magia d'una gelida
notte.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Luciano
Gatti
-
- Canzone
-
- Così inizia
il volo
- che l'airone, in
questo dire,
- accorre
libero,
- senza
canto
- nel sogno del
cielo.
- Ora tutto il
mare
- riscopre la
traccia
- di quando ero
paziente.
- Ferisce la
verità
- di una terra
amata,
- di cedri
ottomani,
- dalla scorza
scura
- color della
ruggine,
- con me in attesa di
luce,
- nel ritaglio
quotidiano
- carico di
vicende;
- con la certezza di
vivere
- nella buona
fortuna
- per non
appassire...
|
- Gerardo
Genovese
-
-
- L'uomo delle
poesie
-
- Stupide
Malinconie
- di Mille
poesie
- che rifioriscono su
rami
- come
ricami.
-
- Stupide
Gelosie
- di Tante
poesie
- Che hanno nutrito
amori
- e
batticuori.
-
- Sciocche
Poesie
- Tutte
Mie
- che nel
cuore
- e nella mente senza
onore
- il
sonno
- in sogno si
riprende.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Marcello
Ghilardi
-
- Preghiera
-
- Non fragile al
dolore
- vorrei essere, ma
come
- salice, che
piegandosi
- al vento ed al
peso
- della neve cede il
passo,
- e nel ritrarsi si
prepara
- a nuovo slancio:
poi
- che questa vita,
che
- mi è grave,
è come una
- rincorsa, e verso
un'altra,
- più piena,
mi proietta.
- Ed ogni male,
ogni
- più
recondito soffrire,
- è come piolo
sulla scala
- che mi avvicina a
Te.
-
-
|
- Simonetta
Gravina
-
- A Cristo
risorto
-
- Tu,
- che hai
amato,
- aldilà del
compenso,
- e della
vendetta.
- Tu,
- che
abbandonasti,
- la casa di Tuo
Padre,
- presso le
rive
- del Fiume
Eterno.
- Tu,
- che hai
vestito
- la
materia,
- per
salvarci.
- Tu,
- che hai
mescolato,
- le Tue
lacrime,
- alla nostra
miseria.
- E,
- il Tuo
pane,
- che ha grondato
sangue.
- E,
- la sete
Tua,
- che s'appagò
d'aceto.
- E il Tuo
Amore,
- che riscattò
la vita.
- Ma il terzo
giorno,
- risorgesti,
- risalendo dalla
profondità
- delle
tenebre.
- E
dappertutto,
- si irraggiò
la Tua luce.
- E l'acqua
dell'Amore,
- sgorgò dalle
Tue ferite,
- per lavare le
nostre colpe,
- e placare la nostra
arsura.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Domenico
Luiso
-
- Sull'onda stanca di un
cavalcavia
-
(Cruciverba)
-
- Sull'onda stanca di
un cavalcavia
- si dimenava astioso
un fiume d'ombre
- tra gli orologi e
gli accendini stesi
- sui letti d'ambra
d'una stuoia untuosa.
-
- In basso un logorio
di treni e ferri,
- binari anagrammati
in sei caselle
- e voci sparse con
definizioni
- alla rinfusa (privi
di riscontri
-
- i suoni articolati
con due segni).
- Un uragano di
rimorsi assenti
- e di cartacce, un
nugolo di passi
- e un calpestio di
sagome affannate.
-
- Sul cruciverba del
cavalcavia
- sillabe sciolte
sopra le abrasioni.
- In uno spazio
bianco in abbandono
- mi sei venuta
incontro o stavi ferma.
-
- Avevi gli occhi
spenti (lo scirocco
- sciamava la sua
fame di ferite),
- ti dissi che ti
amavo e il vento bieco
- spruzzò due
foglie secche sullo schema.
-
- Una parola definita
male,
- un motto
rattrappito su una croce
- di legno divorato
dalle tarme
- o un rebus
gorgogliato nell'asfalto.
-
- Oh questo amore un
lungo scioglilingua
- e la mia bocca
screpolata al sole.
- E scrissi che ti
amavo in due caselle
- non calcolate per
definizione.
|
- Teresa
Marino
-
Dietro un
sentiero
- tramonti - composti
-
- scomposti
attraverso i vuoti dell'anima.
- Linee che non si
congiungono.
- Sogni che non si
pronunciano.
- Lontananze
impercettibili.
- - Ho abbandonato
una certezza -
- - Camminando seguo
l'istinto -
- Aspetto di
arrivare.
- I ricordi volano
bassi.
- Corro credendo di
rimanere immobile.
- Tutto si ferma per
un istante.
- I suoni non si
diffondono.
-
- Immagino - dietro
l'orizzonte l'insieme dei perché.
- Rottami di un
manichino sorridente.
- Onde smarrite nel
vento.
- Conchiglie nascoste
dentro sabbia irraggiungibile.
- Profondità
dietro simili superfici.
- Mani nascoste nelle
loro azioni.
- Pensieri incuranti
delle spiegazioni.
- Immagino.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Fiorenza
Marino
-
- Lourdes
-
- Ho fatto un
viaggio
- che non volevo fare
ma...
- ho visto un fiume
che scorreva veloce
- e con un grande
frastuono
- ma diventava
incredibilmente silenzioso
- davanti alla
grotta
- anche se scorreva
ancora veloce
- ho visto volontari
lavorare senza sosta ed
- assistere i
malati
- senza mostrare mai
segni di stanchezza e
- mi hanno insegnato
ad amare
- per il solo piacere
di dare
- ho scambiato il
segno di pace con gente
- proveniente da
diverse parti del mondo
- alla messa
internazionale
- ho visto malati
viaggiare per 33 ore
- senza mostrare mai
segni di sofferenza
- li ho visti
affezionarsi ed amare senza riserve
- come nessun uomo
sano
- avrebbe il coraggio
di fare
- li ho visti
piangere e stringermi forte
- al momento dei
saluti
- per non lasciarmi
andare
- ora... so di voler
tornare.
|
- Stefano
Maroli
-
- Suoni
spaziali,
- esagerati,
- fronzoli di
lunghi
- addii
inespressi;
- nostalgie di
parenti
- o più
forse
- responsabilità
- in
affetti.
-
- Idee in bianco e
nero
- d'un futuro
non
- lontano
nauseano
- l'olfatto,
saturo;
- i sorrisi
isterici
- tradiscono
- nitida
l'onniscienza.
- Immediata.
-
- Sorde
grida
- la
voglia
- di una
storia
- finita,
- la
vita.
- Saporito
- monologo
- del
suicida.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Gian
Paolo Mele Corriga
-
- Iscopile
(Taverna-Bettola)
-
- Il canto d'Autunno
rianima sagome di pietra dura
- perdute nel vuoto
della stanza.
- Ho parlato al cuore
che chiede ricordi di luce.
- Un sorriso ormai
spento, duro,
- come pane perduto
in pungenti bisacce d'orbace,
- cerca ancora i
colori
- di un giorno
nascosto in un tempo di fiaba.
- Ho raccolto il
silenzio dei vinti
- e ingoiato boccali
di buio
- nella stanza dove
ho tante volte riso e pianto,
- dove aliti di fumo
amaro
- riscaldano un tempo
senza fine.
- Il canto culla due
ricordi
- il cuore dorme nel
passato.
- Sbatte una
porte.
- un amico
- entra con i profumi
della sera.
-
-
-
- Miserere per la
tristezza
-
- La notte insipidiva
nel bagno scialbo di luna.
- Duro era vegliare
senza canto.
- Scricchiolando si
animavano le foglie graffiando tenere la
via.
- Ancorati i pensieri
all'inferriata della chiesa sulla valle
- frugai nel costato
dove il cuore arrogante pretendeva
tenerezze.
- Raccolsi il tiepido
carminio della mia ferita.
-
- Colava il sangue,
marea di una infinita tristezza,
- imbrattando pietre,
alberi, bronzi di santi;
- ingoiava le diafane
luci della piazza, archi, seminari,
- sommerse ogni
cosa.
- Ululavo, solo, alla
luna.
- Per compagna una
falena cieca impiastrata nell'umida
fronte.
- A Te pensai, ultimo
approdo.
- Miserere Signore
per le mie sirene esauste
- consunte come
gualdrappa di ronzino,
- miserere Signore
per i sogni rubati e mai vissuti
- per i giorni
perduti nell'attesa
- miserere Signore
per la mia tristezza.
|
- Maria
Luisa Nicodemo
-
- Piccadilly
Circus
-
- Sola, in un mondo
non mio,
- che corre
violento,
- che beve, che
suona, che grida,
- che guarda senza
vedere,
- che sottrae alla
mente il pensiero,
- dolce, dall'angolo,
una musica arriva
- di acque, di clivi
boscosi,
- di amene radure
isolate.
- Salta la moneta nel
piatto di rame.
- Frena la corsa,
respira, l'ascolta
- anche il boy
sgangherato!
- Desta è
l'anima sua;
- ma... un colpo di
vento
- e l'eco del suono
svanisce lontano
- ed insieme la
vita
- nella frenesia
dell'andare.
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Franco
Ottolenghi
-
- Settant'anni
-
- Settant'anni,
- guardare avanti o
indietro?
- dilemma
manicheo;
- vale
solo
- il presente che
vive
- dentro di sé
il passato
- e che
vorrebbe
- fabbricare il
futuro
-
- Come
tanti
- fanciullo ero
già vecchio,
- nutrito d'idee
altrui
- rispettoso e
devoto,
- ma
invecchiando
- addio agli
allineamenti,
- sono
ringiovanito
- ed
affrancato
-
- So che non
so,
- che ai
perché si rinuncia
- e servendo
l'amore
- si
risveglia
- la
responsabilità,
- più nulla
è certo
- ma intenso è
il canto
- della
vita
-
- Basta
sostare,
- attoniti
ascoltare
- e
incantati
- proseguire il
cammino
- sempre
ringiovanendo
- fino alla gran
chiamata
- e
sparire
- giovanissimi
|
- Alberto
Padovani
-
- Quando
capirai che
- le parole e
i gesti
- degli
uomini
- sono pure
formalità,
- senza
profondità?
- e che
l'unica forza dell'uomo
- è la
consapevolezza di appartenere
- ad un
disegno in movimento?
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Mario
Antonio Pagaria
-
- Tormento
-
- Con nerbo di
baleno
- indiscreta su
artigli acuminati
- t'appresti a violar
i miei cheti sensi
- che deboli or si
destano largendoti agio
-
- Tu nera ombra al
crepuscolo
- scombini
l'equilibrio all'esser mio
- già pendulo
tra bene e male
-
- Immane il
firmamento
- in fronte a me
vulcano
-
- Sbotto di
magma
- a devastare il
bosco verde
-
- Erutto lapilli e
fuoco verso l'aere
- prima
tersa
- e poi
incinerea
- mia metamorfosi
d'accesa passione
-
- D'impeto mi
rivolto
- ma tu con forza di
valanga
- travolgi e rendi
vano il mio tentare
-
- Inane cavaliere di
ventura
- contro mulini a
vento
- cercando il mio
dominio
- su te che impavida
e irruenta
- mi
possiedi
-
- S'accende il mio
universo
- al turbinio del
desiderio
- che senno mi
leva
- e di te folle
divengo
- rendendomi
vivo
-
- Perseveri mia
spietata sovrana
- ma quando ormai
l'ultima speme
- il passo arresa
cede al tua impero
- tu sei benevola
verso il nemico vinto
- concedendomi
d'essere imbrigliato
- dalla quiete al suo
soave giogo
|
- Federico
Panetti
-
- Perché
-
- Perché
avere.
- È meglio
cercare
- Tra rovi di
rose
- Passeri
sperduti
- In
marzo
- Pungersi la
mano
- Ritrarla
- E
riprovare.
- Perché
temere.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Matteo
Pazzi
-
- Assenza in una mano di
mare
-
- Un sole
giallo,
- Limoni
ardenti,
- Come uno sguardo di
graffi
- Sopra farfalle
luccicanti...
-
- Oscillanti liquide
sbarre...
-
- Piccole
reti,
- Labbra ondose
scottate dal cielo
- E caviglie di
strade solitarie
- Ricolme di scogli
nereggianti,
- Le
case...
-
- Sfogliare i giunchi
bianchi
- Di quella luna
affiorante,
- Le sue molli redini
morenti
- Che l'orizzonte
calpesta di colori...
-
- Un sole
giallo
- Legato a un melo
sgualcito,
- Diga
d'azzurro
- Soffocata
- Da un mansueto
soffitto,
- Orchestra
- Di candele
fuggite...
|
- Cinzia
Pedroni
-
- Sono dentro
l'abbraccio del mondo
- nutrita dagli
eventi
- scaldata dalla
luna
-
- mi considero un
fiore
- ma forse sono
ape
-
- provo a
volare
- ma mi
accorgo
- che ho petali e non
ali.
-
- Spero che nessuno
mi calpesti
- ma vorrei essere
raccolta.
-
- Vorrei che il mio
profumo
- fosse per un
istante
- il tuo
respiro
- e non mi
importa
- se
- e
quando
- se
- e poi
- la luce della
luna
- potrà solo
illuminare
- petali
caduti.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Gil
Pezza
-
- Unum
Deum
-
- Nicea
Nicea,
- mormorio
assordante
- d'infinite voci
iscariòte,
- in Lui -di sopirsi
ansiose.
-
- Nicea
Nicea,
- àfono
mistero
- e crocesegno, da
noi uncinato,
- in campi nuovi
d'Ajalon.
-
- Apostola
d'apostoli,
- Sua destra dal
Vinci assisa,
- dante causa, forse,
del quarto vangelo:
- Dicci, invero... fu
Lui tuttuno?
-
- Oh, vento di
Elohim,
- che
eterno,
- le vele di popoli
antichi spiegando,
- sospiri nel
tempo.
-
- Che sempre vacilli
tra Scilla e Cariddi,
- e che di Cesare, il
calco, in un sol respir cancelli:
- Aldilà
tramandaci del capital frangente,
- ove l'onda che si
schianta e muore... rinasce e presto
ritorna.
-
-
- 1 - Ajalon: in
italiano Aialon. Giusuè 10: 12-13
- 2 - Elohim: "Dio"
in ebraico, per inciso, non Yeshuah
(Gesù)
- 3 - "Vento di
Elohim": Genesi 8: 1-2
- 4 - "Apostola
d'apostoli": Apostoli apostolorum
|
- Ivan
Pianura
-
- Dal
Nulla...
-
- Estenuante marcia
tra i mille pensieri del momento,
- forse del
quotidiano grigio.
- Dove nasce il
desiderio del colore? dove si nutre il coro degli
angeli?
- La risposta sembra
sempre tardare;
- ogni non risposta
è l'inquietante fotogramma senza
luce.
- La vita come un
treno rapido che non sosta
- diritto fino a
destinazione, senza la pausa per
rifocillarsi.
- Come fermare
l'inesorabile Tic Tac di giorni in cui i sogni si
scoloriscono?
- È il cammino
stanco di chi vive nei rumori
- di piccoli sordi
dal passo frenetico, assordante!
- Basta! Proprio
là, in quel punto impensato,
- varcato il confine
dell'ultimo asfalto e gli alti muri,
- il passo rallenta
ad ogni particolare.
- È il cammino
silenzioso di chi non è sordo e di chi non
è cieco.
- Sono i colori che
si mischiano al verde;
- altre volte il rivo
d'acqua posatosi tra le braccia della
terra.
- È il fruscio
delle foglie alle carezze del vento,
- la musica che si
ode in quel luogo.
- Grandi amici dalle
insolite forme quasi a vegliare.
- Il cuore comincia a
battere come un tamburo:
- è la dimora
della coscienza e del sogno.
- Il luogo del
sacrificio:
- ogni sporcizia
verrà sacrificata nel vento che
soffia,
- mentre il corpo
freme, al sol desiderio di esserne
avvolto.
- Piccoli fili d'erba
si uniscono alla danza
- e gli amici
guardiani si inchinano bisbigliando.
- Donano il ritmo ad
una danza antica, forse un canto tribale,
- forse... della
scorporazione di se stessi,
- del cuore che dona
alla mente,
- dove l'Io rende
grazie al Tutto.
- Un sorriso
può nascere dal nulla
- e come tale sparire
nel nulla:
- solo da noi dipende
la sua vita.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Iolanda
Pieroni
-
- Le
nuvole
-
- Al
tramonto
- le nuvole
bianche
- soffici
- come la
neve
- formano una
corolla
- di un
fiore
- senza
profumo
- sopra la
città
- ormai quasi
quieta.
- Attraverso i rami
intrecciati del glicine,
- tu ed
io
- le abbiamo
osservate insieme
- le abbiamo
fotografate:
- l'immagine
irreale
- ha colpito le
nostre menti
- ed ha aperto le
porte
- al nostro
spirito
- per
liberarsi
- delle
fragilità terrene.
-
-
- Insieme
-
- Quando la vita
finirà
- ed uno di noi
due
- rimarrà
solo,
- la musica
dell'alba
- e la voce del
tramonto
- richiameranno alle
nostre menti
- gli attimi
più belli
- della nostra
esistenza.
- Il nostro
spirito
- di
comunione
- ci spronerà
a vivere
- consapevoli della
felicità
- vissuta
insieme.
|
- Daniela
Pitti
-
- 20/08/2000
-
- È
forte!
- Mi
prende,
- mi
tortura,
- mi fruga dentro, mi
svuota
- ... e se ne
va
- lasciando
squarci
- e brandelli di vita
passata.
- Con pazienza e
rassegnazione,
- ricucio la
pelle
- con fili di
speranza,
- tampono le
ferite
- con la freschezza
dei giorni nuovi...
- So che
tornerà!
- So che
distruggerà nuovamente tutto!
- Ma non potrà
cancellare
- il
ricordo
- dei momenti
felici,
- il gusto intenso
della vita!
- Basterà!
- per darmi la
forza
- di riemergere dalle
ceneri
- e riprendere il mio
volo.
- Come Araba
fenice
- ritornerò a
librarmi nel vento
- aspettando
- che una nuova
- emozione
- faccia vibrare il
mio
- corpo
- e tinga le
mie
- ali
- di
felicità!
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Mariella
Potocco Barbato
-
- Lontananza
forzata
-
- C'è tanta
sofferenza nel mio cuore!
- La diagnosi
purtroppo è mal "d'amore",
- amor per quella
terra desolata
- chi è la mia
Istria abbandonata.
-
- Per quella terra
rossa ormai perduta,
- indegnamente a noi
tolta e ceduta.
- Era un lembo
d'Italia l'Istria mia,
- senza ritegno l'han
portata via.
-
- L'Istria è
lontana, oh lontana assai,
- ma il suo ricordo
non mi lascia mai.
- Sogno la casa, il
mare, le saline...
- Vorrei tornar
laggiù, ma c'è un confine.
-
- Ci divide il
confine maledetto,
- ma io confido:
tornerò al mio tetto.
- È grande la
mia Fede e mi sorregge:
- Signore, non
disperdere il tuo gregge.
-
- Son rimasti i miei
morti a vigilare,
- attendon che io
possa ritornare.
- Se ritorno, mi
martella il petto,
- perché non
sento parlar il mio dialetto.
-
- Chi non lo parla,
colpa non ne ha,
- ma per me è
assai triste la realtà.
- Affido la mia
Istria a Te Maria,
- proteggi noi, Suoi
figli. Così sia.
|
- Franca
Prosperi
-
- Magico
Concerto
-
- Candide morbide
mani
- aleggiano
incantevoli
- sulla bianca
tastiera,
- vibranti e
leggere
- come ipnotiche
ali
- di fremente
farfalla...
- rapita dalla
primavera!
- Fluttuante,
- nell'acrobatico
volo
- sul profilo
dell'orizzonte,
- screziato di
intensa
- ritmica
danza
- leggiadra e
luminosa...
- in palpitante
proiezione
- sul
palcoscenico
- tempestato
- di ondeggiante
avorio,
- cangiante
- come cristallina
madreperla
- riflessa
- in movenze di
fuoco!
- ... Fino a
fondere
- e
ricomporre
- nel centro del
mio cuore,
- le calde fluenti
note...
- in nuove
inquietanti emozioni!
- E la tua
anima
- diventa pulsante
farfalla,
- viva per
sempre
- nel giardino
rifiorito
- della mia
mente...
- dove i magici
ricordi
- irrorano
eterne
- preziose
memorie.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Giorgia
Rossi
-
- L'inizio
-
- Nel buio, Angeli
sussurrano impronunciabili segreti.
- Acqua troppo fredda
mi culla maternamente,
- un odore strano
nell'aria, un sapore forte in bocca.
- Particolarmente
leggera, eppur non muovo un muscolo;
-
- Ascolto.
- Per la prima volta
Silenzio assoluto, non un battito.
- Ora anche gli
Angeli tacciono.
- Una stella è
comparsa lontana.
- Sempre più
vicina, la sua luce bianca e calda, come un'alba del
passato,
- invade il mio
corpo, ma non solo.
-
- L'anima sfugge,
scivola via,
- inutile sarebbe
provare a trattenerla,
- e poi non ci riesco
(...o non voglio ?!)
-
- Adesso il bianco mi
circonda,
- l'acqua si scalda,
ma non mi culla più.
- Tutto
immobile.
- Attorno: il Vuoto,
però non sono sola.
- Qualcuno
m'abbraccia,
- io non Lo vedo, io
non mi vedo.
-
- Dopo, l'incredibile
sensazione, la Scoperta,
- so tutto, le vere
certezze.
- Anchi'io, come gli
Angeli, conosco i Segreti,
- segreti che
esistono da sempre.
-
- Ora comprendo
ciò che per la vita m'ero chiesta,
- ora sono libera,
ora non ho più paura.
- Così ritorno
alle antiche e meravigliose origini,
- che non conoscevo
sino a poco fa (...o è tantissimo?)
-
- Finalmente,
- sono Angelo a mia
volta.
|
- Vito
Russo
-
- Ultimo
Anelito
-
- Le
bandiere
- si stanno
ammainando,
- i fuochi nella
notte
- si stanno
spegnendo,
- il sipario
rosso
- si sta
chiudendo,
- il volto
adulto
- si sta
rigando
- e gli occhi
chiari
- si stanno
incupendo,
- il
giavellotto
- dopo aver rotto
l'aria
- sta
calando,
- il pallonetto
dolce
- si sta spegnendo
sul fondo
- e sugli
spalti
- il pubblico
ammicca,
- i
birilli
- stanno
cadendo
- come vecchi
brilli,
- con un
soffio,
- come fossero solo
granelli
- di sabbia sul
davanzale:
- presto saranno
polvere
- e in periferia
c'è già tristezza
- nascosta
appena
- da un'ipocrita
carezza.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Camillo
Sangiovanni
-
- Altrove (In
Valgrana)
-
- Questi
boschi
- sono
lastricati
- di
fiori
- come
- tappeti
volanti.
- I
castani
- allombrano
- coriandoli di
luce
- discontinua
- su
questa
- striscia
d'acqua
- che
scivola
- e
scivola
- velocemente
- altrove!
-
-
-
- Valgrana (Settembre
2000)
-
- A
quest'ora
- del
giorno
- inizia
- a
respirare
- già la
sera.
- Le
ombre
- anticipano
- la
malinconia
- della
paure
- e il loro
tremolio
- illanguidisce
- gli
umori.
|
- Carlo
Mariano Sartoris
-
- Lamenti dal
cuore
-
- Lise memorie
di
- Languide ore
d'amore
- Lunghe carezze e
fini
- Lucide stille
amare
- Liriche frasi e
canti,
- Labili e dolci
giorni
- Limpide notti
chiare
- Libera
gioventù
- Lievi moniti e voci
di
- Laceri istanti e
poi
- Lampi
furenti
- Lacrime fino ai
denti
- Livide ombre
scure
- Logori tempi
duri
- Luridi
impedimenti
- Lerci e
violenti
- Ladri
impuniti
- Del tempo che
fu
-
-
-
- Da un punto
dentro
-
- perché
cerchi il tuo ieri
- se lo pesti ad ogni
passo?
- Ha poche tracce il
tuo sentiero
- Guarda in
alto!
- Perché
frughi nei pensieri
- per snidare gialli
odori
- di oscure e
sbiadite speranze?
- Colori del
tempo
- Perché fermi
il tuo domani
- tu che sai quello
che eri
- e fuggi ciò
che sei adesso?
- Viviti
ora!
- Dove muore il tuo
sguardo
- sentirai aspro
sapore di vero
- e rumori di anni
ruvidi,
- ma solo là
troverai
-
- il tuo
volto.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Marco
Saya
-
-
- Sono
contento
-
- Non scarabocchio
più il tuo nome dove capita
- Riflesso lontano di
un amore offeso
- Naufragato e
affondato senza superstiti.
-
- Sono
contento
-
- Il risentimento
cede il passo all'indifferenza
- Panacea di
rimpianti assopiti
- Sepolti da giovani
cicatrici.
-
- Sono
contento
-
- Immagini di un
volto nuovo, pulito, sincero
- Aspettano da
qualche parte...
- Questo maledetto
tempo, ora non più
- Il nemico da sempre
temuto e osteggiato.
-
- Sono
contento
-
- Un blues sospirato
in dodici battute
- Dodici i battiti di
passione per una diversa stagione
- Improvvisazione di
pause incerte follemente da vivere
- Note lunghe per
arrivare alla fine dell'assolo.
-
- Sono
contento
-
- Liberato dalla tua
assenza
- Finalmente libero
dalla tua presenza.
|
- Luciana
Scaglia Grenna
-
- Smarrirsi
-
- I tuoi occhi
smarriti,
- invetriati,
- cercavano,
avidamente,
- dietro la
porta,
- ma... lei non
c'era.
- Aspettavi,
ansiosamente,
- ma... lei non
c'era.
- ...Non arrivava
più.
- I giorni
passavano,
- lentamente,
- sempre
uguali
- ma... lei non
arrivava.
- Come era
possibile?
- si era forse
dimenticata
- di te?
- Lei non
sarebbe
- mai
mancata
- ...all'appuntamento
solito
- ma... lei non
arrivava.
- Decidesti tu,
allora,
- di andarle
incontro.
- Il vostro
incontro
- fu un
attimo
- lei si
svegliò
- e tu...
- ti
addormentasti
- per
sempre.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Andrea
Selva
-
- La
donna
-
- La donna è
come una farfalla:
- la guardi mentre
vola alta,
- libera, nel cielo
azzurro di primavera.
- La osservi, la
ammiri, la desideri,
- così decidi:
la voglio far mia.
- Allora la lusinghi,
la illudi,
- le prometti il
giardino dei sogni.
- Lei crede alle tue
parole,
- lei ti dona il
cuore
- e da quel giorno
volerà solo per te.
- Ma tu sei geloso,
insicuro,
- ti domandi come
può,
- una così
rara bellezza, accontentarsi di te.
- I dubbi ti
assalgono,
- i sospetti
crescono,
- decidi così
di chiuderla in gabbia,
- nessuno la
vedrà più volare,
- nessuno te la
potrà più rubare.
- Lei, avvolta nel
suo sogno d'amore,
- ti concede anche
questo,
- richiude le sue
ali
- e smette di volare
per amor tuo.
- Il tempo passa e tu
dimentichi il passato,
- inizi a guardarla
con "sospetto"
- cominci a pensare
che ti abbia ingannato:
- perché da
tempo lei non vola più alta nel
cielo.
- Ti chiedi
perché e pensi che non ti ami
più
- e la odi per averti
ingannato.
- Un giorno come
tanti
- vedi un' altra
farfalla volare in cielo
- ed abbandoni lei al
suo destino.
- Ora la splendida
farfalla non vola più,
- il suo amore l'ha
tradita,
- il suo cuore si
è inaridito,
- ha perso le sue
meravigliose ali
- e non si
alzerà mai più in volo.
|
- Fausto
Serpagli
-
- Luce
divina
-
- Animo ansioso
triste e inquieto
- per un ineluttabile
destino
- vivi momenti gelidi
e dolenti
- mentre quelli
graditi del piacere
- già
finiscono sull'incominciare
- come quando movenze
di nuvole
- fan apparire e
scomparir le stelle
- e non te le
lasciano contemplare.
- L'immagine di un
divin disegno
- traspare alla luce
d'un pensiero
- L'amore si
rispecchia nell'immenso
- muove emozioni e
sentimento.
- I sogni possono
colmare il cuor
- di speranze e
timori d'illusioni,
- ma una
verità più ti aggrada;
- la luce che lo
spirito emana
- genera e suggella
quell'amore
- fonte e promessa di
felicità.
- Di timor e dubbi
non ti dar pena
- dal purgatorio
sempre si risale.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Bruno
Sparpaglione
-
- Sahara addio
(1)
-
- Cento passi verso
il porto
- e polvere su
polvere alle spalle.
- Cuore
inespresso,
- muto nel
tragitto,
- prima del
molo
- vedran luce i tuoi
pensieri?
-
- Si
muove
- si muove il
carro:
- segue innanzi il
solco tracciato.
- Lento e vicino
è l'addio,
- le navi van
salpando.
-
- Dieci gocce di
tempo
- non potranno darti
la voce,
- due sospiri non
pronunciano un commiato...
- il velo del
silenzio non si spoglia
- e indugia nelle
maglie di un'ultima corazza
-
- Gridano i
gabbiani
- e con le ali si
congedano al tramonto
- Gonfio il tacito
cuore prende il largo,
- ma nel profilo che
svanisce all'orizzonte
- resta privo di
parole il saluto delle vele
-
-
-
- Sahara addio
(2)
-
- Cento passi a
finire.
- Quanta polvere alle
spalle.
- Si
muove...
- si muove il
carro,
- il percorso
è innanzi tracciato.
- Salpano al porto le
navi
- pronte
all'addio,
- prendono il largo
in un sospiro,
- ma non escono
parole
- al saluto delle
vele.
-
|
- Silvana
Varotti
-
- Immobile
-
- Immobile, supina
sulla sabbia
- m'abbandono inerte
allo scorrere
- dei pensieri in un
cielo arancione
- sotto le palpebre
chiuse al sole.
-
- Immobile, lascio
scorrere
- questo tempo senza
tempo
- sul mio corpo,
sulla mia pelle
- in un oblio
rasserenante.
-
- Immobile, in un
mondo che corre
- osservo l'altrui
vita come si osserva
- una commedia:
spettatrice non
- protagonista di
spettacoli quotidiani.
-
- Immobile, all'ombra
nel giardino
- m'abbandono pigra
sull'amaca
- osservo le foglie
degli alberi
- danzare spinte dal
vento.
-
- Immobile senza
nulla cercare
- nell'estate
esuberante di sé
- come una stella
fissa che brilla
- di luce propria e
tutto attorno gira.
|
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ALL'INDICE
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direttamente alla casa editrice. Telefonando da lunedi
al venerdi dalle ore 10.00 - 12.30 15.00- 17.00 al
numero 0298233100
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-
RISULTATI
DEI CONCORSI
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mesi)
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CLUB
E-Mail: concorsi@club.it
-
- ins.
15-07-2002
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