| Risultati di
         concorsi | 
   
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            Concorso
            Letterario Francesco MoroCittà
            di Sartirana Lomellina 2002
            
            
                 Per
            leggere i testi clicca sul nome
            
            
                  Sezione
            Poesia in lingua italiana:
            
            
                RISULTATI DEL CONCORSO
               FRANCESCO MORO COMUNE DI SARTIRANA LOMELLINA
               2002: Per leggere i
               testi cliccare sul nome. 
               
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                           1°
                           classificata:
                           "La notte di San Lorenzo" di
                           Lilia
                           Derenzini,
                           Travacò Siccomario (PV).
                           
                           
                           
                              Vince
                              Euro 154,94 (L. 300.000) - Targa del
                              Comune di Sartirana Lomellina - Buono
                              valido per la pubblicazione di un libro
                              di 32 pagine di cui riceverà 100
                              copie gratuite - Attestato di merito -
                              Pubblicazione dell'opera vincitrice su
                              Il Club degli autori e sul sito
                              Internet www.club.it per un anno.
                                2°
                           classificata:
                           "Senza titolo" di Cristiano
                           Comelli,
                           Legnano.
                           
                           
                              Vince
                              Euro 103,29 (L. 200.000) - Targa del
                              Comune di Sartirana Lomellina - Buono
                              valido per la pubblicazione di un
                              quaderno con copertina di 16 pagine di
                              cui riceverà 50 copie gratuite -
                              Attestato di merito - Pubblicazione
                              dell'opera vincitrice su Il Club degli
                              autori e sul sito Internet www.club.it
                              per un anno.  3°
                           classificata:
                           "Morte di una madre afgana" di
                           Salvatore
                           Masullo,
                           Caserta.
                           
                           
                              Vince
                              Euro 51,65 (L. 100.000) - Buono valido
                              per la pubblicazione di un quaderno
                              autocopertinato di 16 pagine di cui
                              riceverà 50 copie gratuite -
                              Targa del Comune di Sartirana Lomellina
                              - Attestato di merito - pubblicazione
                              dell'opera vincitrice su Il Club degli
                              autori e sul sito Internet www.club.it
                              per un anno.   Vincono
                           attestato di merito, pubblicazione
                           dell'opera vincitrice su Il Club degli
                           autori e sul sito Internet www.club.it per
                           un anno: 4°
                           classificata:
                           "Niños de rua di
                           Umberto
                           Vicaretti,
                           Luco dei Marsi (AQ); 5°
                           classificata:
                           "Alta Val Taro" di Fausto
                           Serpagli,
                           Bedonia (Parma); 6°
                           classificata:
                           "Noi, piccoli grandi homini" di
                           Martina
                           Segre,
                           Milano; 7°
                           classificata:
                           "Nonno" di Katia
                           Marionni,
                           Marotta (PV); 8°
                           classificata:
                           "C'era una volta" di Maria
                           Clara
                           Quinale,
                           Lomello (PV); 9°
                           classificata:
                           "Il perché delle cose" di
                           Maurizio
                           Rizzo,
                           Marsala (TP); 10°
                           classificata:
                           "Un giorno, da piccola, guardai mio nonno
                           scrivere" di Elisa
                           Ferrari,
                           Castelnuovo Rangone
                           (Modena). La
                           cerimonia di premiazione è stata
                           fissata per domenica 21 luglio alle ore 11
                           presso la Pila del Castello di Sartirana
                           Lomellina.
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                           1°
                           classificata  
                           
                           
                              Lilia
                              Derenzini  La notte di
                           San Lorenzo L'infinitomi ruba
                           lo
                           sguardosu di
                           un mantotremolantedi
                           stelleframmentidi
                           sogninell'afadi
                           agostola
                           lunaintesse
                           ricamisul
                           Ticinoè
                           la nottedi San
                           Lorenzoper il
                           mio involtodi
                           sogni innamoratitra i
                           tettidi
                           Travacòl'universoè
                           immobilein
                           questopiccolo
                           mondotra due
                           fiumimi
                           attrae il silenziol'involto
                           si aprene
                           escono frasimai
                           dettecose
                           non fatterubate
                           allavita di
                           sempredalla
                           luna di agosto. TORNA
                           ALL'INIZIO 
                           
                           
2°
                           classificato  
                           
                           
                              Cristiano
                              Comelli  Carcere,casa
                           dei miei fallimenti,le
                           sbarre come primo,invalicabile
                           limite,d'un'esistenza,al di
                           là d'ogni regola. La
                           penna come prima,vera
                           amicaestensione
                           di sublimi pensieri,che
                           sempre ho nascosto al mondo. Arma
                           per sparare parole,sul mio
                           passato,nauseabondo
                           come il lezzo,che
                           promana da cadaveri
                           decomposti. Un
                           raggio di sole,penetra
                           le sbarre fredde,come
                           sogni nudi.vestiti
                           da illusioni. E gioco
                           a pensareDi
                           poter ritornare a viveresenza
                           vergognarmi. TORNA
                           ALL'INIZIO 
                           
                           
3°
                           classificato
                            
                           
                           
                              Salvatore
                              Masullo  
                           
                           
                              Morte di
                              una madre afgana  Lo
                           sguardo smunto e senza pacesul
                           frutto tuo che al seno
                           allatti,nutrice
                           non più gravida di
                           linfasull'arsa
                           terra che conduce a morte. 	Palme
                           chiare scavate dagli stenti,	denti
                           in fuori a mordere la rabbia,	rami
                           secchi agli angoli degli occhi	e un
                           velo di tessuto che ricopre	quel
                           breve gocciolar che bagna il
                           viso. Nostalgie
                           di fiumi e d'argini fecondi,di
                           noviluni spesi intorno a'sacri
                           fuochiquando
                           l'eco delle danze e dei
                           tamburivibrava
                           forte nei visceri terrenifin
                           dentro la tua stanza ove
                           cullavi,al
                           canto di guerrieri generosi,i tuoi
                           sogni primitivi di fanciulla. 	Ricordi
                           antichi di un'età
                           svanita	nell'avida
                           terra, tra l'aride pietre,	di
                           gesta superbe non più
                           cantate,	di
                           nenie tribali divenute pianti,	di
                           madri fiere dentro le
                           capanne... Ora
                           solo i gemiti a vagar sugli
                           altipiani,di
                           questa Kandahar che non ha più
                           vocené
                           terre su cui tracciare solchi,né
                           piante di cui godere i frutti,né
                           sogni, né memorie
                           familiari. 	Nubi
                           polverose sui declivi	spinte
                           dal vento secco di stagione	ove il
                           respiro tuo s'impiglia	e
                           annaspa tra i bagliori del
                           tramonto. 	La
                           pelle cede e ha un ultimo
                           sussulto	al
                           labbro ritmato del tuo frutto	che
                           succhia dai tuoi seni
                           inariditi	la
                           speme d'un futuro cancellato. E
                           allora volgi il guardo tuo
                           morentesui
                           campi un tempo sazi di
                           granduroove
                           l'immago tua rivedi ancoratra le
                           braccia vigorose dei tuoi
                           avi... TORNA
                           ALL'INIZIO 
                           
                           
4°
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                              Umberto
                              Vicaretti  
                           
                           
                              Ninos de
                              rua  
                           
                           
                                       (Ai
                                       "ragazzi di strada" del
                                       Brasile)
 Ninos
                           de ruafigli
                           del vento e delle stelle(giorni
                           e sorrisi strappati al buio ed al
                           silenziosoffio
                           misterioso della vita)ninos
                           de rua rubano il solea
                           Rioin
                           Avenida Presidente Vargas.Ninos
                           de ruaargento
                           vivo corrono giocanocome
                           gli altri ninos ridono perfinosolo a
                           volte un poco tristemente.Ninos
                           de ruaimprendibili
                           follettiintralciano
                           giardini e plazascorrompono
                           la vista di Rio meravigliosa.Ma
                           questa notteil
                           piede dei soldati batterà le
                           stradee
                           all'alba splenderanno indenninette
                           avenidas e superbe aiole(concimate
                           col sangue dei bambiniconcimate
                           col sangue caldo dei
                           bambini!...).Ah!
                           ninos de ruacarne
                           senza memoriagrido
                           inascoltato della terra!Io non
                           sono che un poetae altro
                           non ho per voi che le parole:ora che
                           la notte è più
                           profonda(più
                           non vi duole il cuore né brucia la
                           ferita)venite
                           invisibili a percorrereimmemore
                           e leggero il passole
                           strade della terra.Entrate
                           nella nostra vita(ignoti
                           vi sono il rancore e la
                           vendetta)e
                           insieme agli altri ninos senza
                           nomedolcemente
                           e per sempre(per
                           sempre) conquistate il mondo. TORNA
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                              Fausto
                              Serpagli  
                           
                           
                              Alta Val
                              Taro  Oasi
                           che spumasalubre
                           e squisitaè
                           incantevole il paeseche
                           disseta la mia vita.Con i
                           stupendi tramontiposso
                           godervi i silenziil
                           cantare dei grillicinguettii
                           diversiserenate
                           d'amore.Profumi,
                           sapori d'un tempoarmonie
                           diffuse nell'ariavoli
                           planari nel cielodiletto
                           e piacere dei sensi.Nei
                           suoi boschi ridentic'è
                           la cinciallegra che cantamentre
                           la libellula danzala
                           gioia di vivere.Dimensione
                           sublimedi un
                           mondo serenodove i
                           doni del cielogusto
                           di più.Quà
                           vi scorre un torrentedai
                           flutti e gorgoglii festosipar
                           voglia dire
                           
                           
                              la
                              vita è bella
                              quassù.   TORNA
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                           classificata
 
                           
                           
                              Martina
                              Segre  
                           
                           
                              Noi,
                              piccoli grandi homini  Piccoli.Sì!
                           Piccoli e insignificantiCi
                           hanno definiti così, in
                           tanti. Io sono
                           piccola, è veroma
                           insignificante non lo sarò
                           mai.La mia
                           voce risuona nell'aria.Il mio
                           passo accarezza la terra.I miei
                           occhi non sono mai sazi.La mia
                           vita và oltre una
                           serra. Non
                           smetterò mai di
                           ascoltare.Non
                           rinuncerò mai a parlarenemmeno
                           se un giorno sarò costretta a
                           bisbigliare. Dirò
                           sempre ciò che pensoanche
                           se potrà sembrare senza
                           senso.Sono
                           piccola, è vero.Ma ho
                           una cosa grande davvero: il
                           pensiero. TORNA
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7°
                           classificata  
                           
                           
                              Katia
                              Marionni  
                           
                           
                              Nonno  Vorrei
                           sapere come seidentro
                           la tua corteccia durasilenziosoeppur
                           così vivonei
                           ricordi di una bambina.Vorrei
                           vederese ti
                           ricordi com'eraquella
                           bimbache ti
                           cercava ogni momento.che ti
                           sorrideva.Nonnoavrei
                           voluto dirtimolte
                           più cose,ma il
                           tempo ci ha ingannatoe
                           oraposso
                           solo ricordare com'erie
                           ciò che hai lasciatoimmortale;ieri
                           agli occhi di quella bimba,ogginel
                           cuore di questa donna. TORNA
                           ALL'INIZIO 
                           
                           
8°
                           classificata  
                           
                           
                              Maria
                              Clara Quinale  
                           
                           
                              C'era una
                              volta  Quando
                           la notte i pensierisono
                           stelleche in
                           lenta mutazionevanno a
                           scivolarein una
                           vecchia cascina,ricordi
                           smussatidiventano
                           vita. 	Inchioda
                           tempo il pensiero	e
                           rivedo la regina delle risaie,	con le
                           gambe a mollo, china,	e la
                           pelle bruciata...	sotto
                           la grande caplina	nascondeva
                           bellezza	aspra
                           e selvaggia,	che
                           servile	accomunava
                           alla fatica. Ora la
                           ritrovo solamentenelle
                           teled'un
                           pittore d'altri tempi,e come
                           triste Arlecchinoricucio
                           di ricordil'abito
                           del tempo che cambiamentre
                           il mio pensierosemina
                           nostalgie nel cascinaledove
                           anche le vecchie casesbadiglianoe il
                           cielo, malinconico,guarda
                           specchi d'acquarinverdire,
                           senza canti. TORNA
                           ALL'INIZIO 
                           
                           
9°
                           classificato 
                           
                           
                              Maurizio
                              Rizzo  
                           
                           
                              Il
                              perché delle
                              cose  Lo
                           specchio rifletteva immagini
                           distortee
                           pensavo a quante cose son già
                           morteho una
                           casa su un monte inesistentedimora
                           dei sogni, della vita, della
                           mente Volavo,
                           schivando i peccati e le
                           passionisopravvivevo
                           a sole, venti e alluvionisapevo
                           il perché delle cose
                           tuttefinché
                           un giorno non le avete
                           distrutte E i bei
                           pensieri, i sogni, l'atmosferachiudendo
                           gli occhi ne facevo primaverai
                           paradisi, gli inferni e una
                           terrafantasie
                           di pace, nessuna guerra. Ho
                           offerto il bene senza chiedere
                           nienteho
                           avuto dolore per anima e
                           mente. E or mi
                           rimane sfregiata la schienail
                           sangue che sembra un fiume in
                           pienanello
                           specchio c'è la smorfia del mio
                           visoallorché
                           le ali mi hanno reciso.
                           
                           
                                  TORNA
                           ALL'INIZIO 
                           
                           
 10°
                           classificata
                            
                           
                           
                              Elisa
                              Ferrari 
                           
                           
                              Un giorno,
                              da piccola, guardai mio nonno
                              scrivere.  «Frenesia
                           di mani legatePerfidi
                           e solenni semi di morteCadono
                           nell'inganno di una pioggia
                           innocenteS'innalzano
                           lamenti di fumo nefastoE docce
                           di silenzio omicidaSquarciano
                           titanica bestialità.Uccelli
                           a cui solo una gabbia può dare
                           libertàSchiudono
                           gli occhi sul consueto nienteIn una
                           notte a cui non seguirà mai
                           più la luce di un
                           sole». Sorrideva.Immaginavo
                           stesse scrivendo una poesia
                           meravigliosa. -
                           Nonno, che stai scrivendo? - gli
                           chiesi.- Tanti
                           sorrisi che ho dimenticato lungo la strada
                           - rispose.-
                           Capisco... il numero che hai scritto sul
                           braccio...Io
                           intitolerei la poesia«130.604:
                           I sorrisi che devo
                           recuperare»Tu che
                           titolo avevi in mente? - gli chiesi
                           - Sorrise
                           ancora più
                           profondamente.In
                           Silenzio... rispose: -
                           Stupidamente, avevo deciso di
                           intitolarla:«AUSCHWITZ»- TORNA
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