- V
edizione Premio di Poesia
Città di Monza 2003
-
- Risultati
Sezione Poesia adulti
Risultati Sezione Poesia giovani
La
Giuria della quinta edizione del Premio di Poesia
Città di Monza 2003, indetto dal Cenacolo dei
Poeti e Artisti di Monza e Brianza in collaborazione e
con il Patrocinio del Comune di Monza e con la
collaborazione tecnica de Il Club degli autori
composta dal Presidente Vincenzo Consolo (romanziere e
saggista), Beppe Colombo (già direttore della
Biblioteca Civica di Monza), Maria Organtini (Poeta e
presidente del Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e
Brianza), Anna Robiati (vice presidente del Cenacolo
P.A.M.B.), Mario Biscaldi (poeta e pittore), arch.
Elisabetta Bosisio (pittrice), prof. Sergio Gandini
(poeta e pittore), Antonello Sanvito (giornalista,
caposervizio de "Il Cittadino"), Rita Corigliano
Nobili (segretaria) ha votato e giudicato le opere
pervenute ed ha stilato la seguente classifica
finale:
- SEZIONE
POESIA ADULTI
1°
Premio.: Non assegnato
2°
class.: Franco
Fiorini
di S. Angelo in villa (FR) con
Rimanda
la
memoria.
Questa la motivazione: «Il ricordo
dell'infanzia, reso con dolci ritmi di
sapore pascoliano, porta all'elogio
naturalistico di un mondo passato e alla
nostalgia della figura
paterna».
Vince
Euro 510,00 - Pubblicazione di un quaderno
di 32 pagine di cui gli verranno assegnate
100 copie gratuite - Targa di
riconoscimento - Attestato di merito -
Pubblicazione del testo premiato sulla
rivista Il Club degli autori e su
Internetwww.club.it
3°
class.: Adriana
Scarpa
di Treviso con La
dimensione
ritrovata.
Questa la motivazione: «Il fascino
veneziano è reso con immagini
colorate e vocaboli pregnanti allusivi a
un mondo di luci e suoni che, rievocato
nell'infanzia, si fa coinvolgente e
visionario».
Vince
Euro 260,00 - Pubblicazione di un quaderno
autocopertinato di 32 pagine di cui gli
verranno assegnate 100 copie gratuite -
Targa di riconoscimento - Attestato di
merito - Pubblicazione del testo premiato
sulla rivista Il Club degli autori e su
Internet www.club.it
4°
class.: Antonio
Capriotti
di San Benedetto del Tronto (AP) con
Migrazioni.
Vince
la pubblicazione di un quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui gli
verranno assegnate 100 copie gratuite -
Attestato di merito - Pubblicazione del
testo premiato sulla rivista Il Club degli
autori e su Internet
www.club.it
5°
class.: Davide
Corvi
di Cabiate (CO) con Il
prigioniero.
Vince
la pubblicazione di un quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui le
verranno assegnate 100 copie gratuite -
Attestato di merito - Pubblicazione del
testo premiato sulla rivista Il Club degli
autori e su Internet per un anno.
6°
class.: Umberto
Vicaretti
di Luco dei Marsi (AQ) con
Non
so se adesso il giorno abbia
memorie.
7°
class.: Carolina
Marini
di Caselle di Selvazzano Dentro (PD) con
Ortles.
8°
class.: Marco
Righetti
di Roma con I
fasti
dell'ora.
9°
class.: Giovanni
Bottaro
di Pisa con Per
voce
solista.
10°
class.: Alessandra
Romano
di Genova con Mont-Martre.
Premio
Speciale della Giuria in memoria di
Augusto Robiati a Francesco
Di Ruggiero
con
Ricordi
naufraghi.
Questa
la motivazione: «L'alternanza dei
versi, scandisce il tempo di una poesia
nata sull'onda di memorie che, tornano a
consolare con immagini collocate nel
quotidiano vivere, dove un ...Cuore in
ascolto... promuove ...sorriso
d'intesa... e ...albeggia la
speranza».
|
- SEZIONE
GIOVANI
-
- 1°
class.: Aura
Piccioni
di Morena (RM) con Leva
obbligatoria di una guerra per la
pace.
Questa la motivazione: «Le immagini
spezzate, le frasi smozzicate, il ritmo
interrotto dei versi rendono con efficacia
il senso di instabilità e
precarietà vissuto da chi, anelando
alla pace con entusiasmo giovanile, si
trova ad essere invischiato nella logica
militaresca della
guerra».
- Vince
Euro 260,00 - Pubblicazione di quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui le
verranno assegnate 50 copie gratuite -
Targa di riconoscimento - Attestato di
merito - Pubblicazione del testo premiato
sulla rivista Il Club degli autori e su
Internet per un anno.
-
- 2°
class.: Elena
Lipari
di Arona (No) con Nostalgia.
- Vince
Euro 155,00 - Pubblicazione di quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui le
verranno assegnate 50 copie gratuite -
Targa di riconoscimento - Attestato di
merito - Pubblicazione del testo premiato
sulla rivista Il Club degli autori e su
Internet per un anno.
-
- 3°
class.: Cassandra
Venturini
di Lendinara (RO) Il
quinto
elemento.
- Vince
Euro 105,00 - Pubblicazione di quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui le
verranno assegnate 50 copie gratuite -
Targa di riconoscimento - Attestato di
merito - Pubblicazione del testo premiato
sulla rivista Il Club degli autori e su
Internet per un anno.
-
-
-
- Vincono
Attestato di merito - Pubblicazione del
testo premiato sulla rivista Il Club degli
autori - Pubblicazione su Internet per un
anno i seguenti autori:
-
- 4°
class.: Diego
Stefanelli
di Genova con Pascola
il gregge rosa degli uomini dalle unghie
nere...
-
- 5°
class.: Marina
Mastrangelo
di Guardiagrele (Ch) con Le
chimere del mio
spirito.
-
- 6°
class.: Angelo
Scotto
di Foggia con Soccorso
di
amianto.
-
- 7°
class.: Ilaria
Pannetta
di Bolzano con Nome
al tempo.
-
- 8°
class.: Francesco
Stefano
Bottaro
di Pisa con Per
rattristato
attimo.
-
- 9°
class.: Benedetta
Longagnani
di Parma con Campagna
intristita.
-
- 10°
class.: Sergio
De
Gasperis
di Roma con Josè
lascia la
fabbrica.
-
-
La cerimonia di
premiazione si svolgerà il giorno 13
dicembre 2003 alle ore 21 presso il Teatrino
di Corte della Villa Reale di
Monza.
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|
SEZIONE
POESIA ADULTI
|
- Franco
Fiorini
Opera 2^ classificata
-
- Rimanda la
memoria
Della
mia terra un pugno ho
sollevato
calda
ancora e fumante come
allora
(presto
arresa al vomere lucente
d'argilla
aperto il cuore a semi
d'oro).
Di
mattini racconta di
rugiade
di
soli a picco su campi di
sudore
del
canto della pioggia sulle
zolle
e
dei tramonti accesi alle
colline.
Dolce
mi porta il gusto di
vitalba
rubato
piano a siepi di germogli
e
l'agrodolce impaziente delle
more
fatte
inchiostro su labbra di
fanciulli.
Mi
canta di corse all'ultimo
respiro
a
sfiorare i papaveri e le
spighe
a
violare dune rosse di
ciliegi
e
planare a mari verdi di
trifogli.
Mi
dice di sortite clandestine al "fosso"
(1)
a
scoprire granchi dolci (2) sotto i
sassi
a
liberare tuffi arditi alle "parate"
(3)
con
l'incoscienza dell'età
bambina.
Rimanda
la memoria - padre - ai tuoi
ritorni
specchiati
dentro agli occhi
dell'attesa
sulla
soglia il mondo da
abbracciare
nelle
tue mani le mie da
scaldare.
Di
quella terra un pugno m'è
restato
mi
parla di un passato ormai
lontano
ma
non chiede il mio presente
nostalgia
è
il frutto pieno della terra
mia.
-
1 - Così chiamavamo il nostro
ruscello.
2 - Di acqua dolce
3 - Piccole dighe naturali a volte anche
pericolosamente profonde.
|
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|
- Adriana
Scarpa
Opera 3^
classificata
-
- La
dimensione ritrovata
- (a
Venezia)
-
- Non
più crocchi sulla riva
- a
raccontarsi con parlar
musicale
- e lo
sciacquio sommesso dell'onda
- a far
da sottofondo.
- La
gente, le pietre
- non mi
riconoscono
- troppi
anni lontana, io,
- foglia
oggi senza ramo.
-
- Mi si
addolcisce lo sguardo
- nel
catturare barbagli di luce
- su
vetri smaltati e cupole:
- tutto
questo
- ho
lasciato nel mio nido di alghe
- tutto
questo
- e i
primi sussulti del cuore,
- i
rossori che nella foschia
- si
facevano ambra.
-
- Si
smaglia la rete del ricordo
- ed
entro a piedi scalzi
- nella
dimensione ritrovata
- dove
non cessa mai
- la
berceuse dolcissima
- che mi
cullò bambina.
-
- Ora
posso aprire lo scrigno
segreto.
- Ora una
brezza di mare mi sospinge
- -
alagabbiana - e traccio grafie
- che io
soltanto comprendo
- sul
vetrofuso della laguna: la
firma,
- il
sigillo della mia appartenenza
- a
questo clangore di squame di
seta,
- di vene
smeraldo dentro cui
- -
corpounico -
- faccio
naufragio e smemoro.
-
-
|
- Antonio
Capriotti
Opera 4^
classificata
-
- Migrazioni
-
- Passano
uccelli sopra il mare, migrano
- uniti
in voli accorti, acuti e
perentori
- cunei
sospesi al vento freddo che li
spinge
- lontano,
verso il Sud, verso esili
placidi
- di
sole: recano innato,
immutabile
- ciascuno
tra le piume il sogno chiaro,
veritiero
- di
pianure altrove; di sicure, aperte e
felici
- terre
germinali. Trasvolano leggeri
- e
incrociano là sotto incerte
nell'andare
- barche
grevi, trepide arche
pullulanti
- di
sogni disperati lungo rotte
lunatiche
- e
aberranti: corse tormentose,
arrancanti
- a
fatica verso il Nord, verso
ignote
- lassù,
forse impossibili - chiuse o gelide
-
- dimore.
- Vanno
così - all'incontrario -
- uccelli
e uomini su e giù per il pianeta:
linee
- che
s'incontrano un istante
- e
s'allontanano - nel vuoto sopra le
acque
- sguardi
umani assorti, interroganti
- e
imperturbabili silenzi d'ali.
-
|
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|
- Davide
Corvi
Opera 5^
classificata
-
- Il
prigioniero
-
- I
giorni in cui il pendolo dondola
tetro
- e
libera in aria rintocchi di
vetro
- clessidre
rovesciano in luce celeste
- la
sabbia di sonno che il mondo
riveste
-
- Rinchiuso
in pareti di ossa e di pelle
- da
quando mi tolsero l'aria e le
stelle
- mi
dedico a giochi di
sopravvivenza
- e
sciolgo nel Nulla l'oscura
violenza
-
- Coltivo
la notte su lenti pianeti
- anemoni
azzurri in giardini segreti
- non
sanno percorrere questi
sentieri
- i
deboli passi dei miei
carcerieri
-
- Accosto
parole su fogli dispersi
- e muovo
persone su mille universi
- il
vostro potere di legge e di
spade
- è
solo un granello di quello che
accade
-
- Dal
centro del mondo la mente
conduce
- in
questa mia cella di polvere e
luce
- l'impero
infinito di suoni e colori
- levate
il cappello, io vinco,
signori!
-
-
|
- Umberto
Vicaretti
Opera 6^
classificata
-
- Non so se
adesso il giorno abbia
memorie
-
- Non so
se adesso il giorno abbia
memorie
- né
se la notte porti altre
chimere
- (fiori
di loto e lune tramontate
- calarono
sipari d'ombre e fumo
- muri
alzarono contro l'orizzonte).
-
- Non
hanno sogni i vecchi né più
fuochi
- non
rammentano voli e più non
sanno
- se fu
il verde dei monti o il blu del
mare
- a
sciogliere i tramonti in fondo agli
occhi
- se
furono le allodole o i
gabbiani
- a
volare sul filo delle aurore
- (e le
mani che strinsero tremanti
- ragazze
dalle labbra d'albicocca
- le
levigò la gomena agli
approdi
- oppure
il grano a l'uva delle
vigne?).
-
- Fu
lungo il giorno dura la fatica
- quanti
rosai si arresero agli autunni
- quanti
sorrisi consumò il
dolore.
- Ora
è già sera e i vecchi il
passo incerto
- risalgono
la china delle stelle
- e
annotano le rotte della luna.
- E noi
che non sappiamo più
volare
- noi che
perduto abbiamo tenerezze
- assenti
e indifferenti li lasciamo
- randagi
e soli ai margini del cuore.
-
- Ma i
vecchi hanno alla fonda barche
azzurre
- e
tessono segretamente vele
- da
issare al vento verso un'altra
riva.
-
|
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|
- Carolina
Marini
Opera 7^
classificata
-
- Ortles
-
- Valle
di verde invadente, la tua
erba
- suadente
e tesa, umida di notte e
stesa
- sotto
la mia pelle nuda, raccolta in nicchia di
corpo che succhia vita in un cucchiaio di
vento.
- Nell'amalgama
si distingue il mio
profilo
- tratteggiato
da un impercettibile orizzonte di
brivido.
- Ascolto
dita di vento pettinarmi i lunghi capelli
attorcigliati
- tra
secchi e pungenti aghi di
pino
- croccanti
pigne avvolte in intricati nodi di
ciocche.
- Come
sfuggente carezza, sfiorata in soffici
nocche
- giungi
inconsapevole a svelare un lembo scordato di
sorriso
- innocente,
tu tradisci ricordi richiusi in voci
spezzate.
-
- D'improvviso,
sorseggiato in un
sospiro
- in
un profumo di dolcezza mi lascio
intorpidire
- che
mi sorprende, come lenzuolo premurosamente
sospinto
- ad
intiepidire i più freschi respiri
notturni.
- Sonno
di sogni sollevato
dall'alba
- mi
lasci in questo pianeta
incapace
- ad
afferrare in un unico pugno il tempo e la
pace.
-
- Discosto
il lenzuolo al richiamo di un tuono
inusuale
- scivolano
le mie cosce imbrunite dal
sole
- forza
muta che urli il mio
nome
- lontano,
possente, sempre più
presente
- deflagrante,
maestoso, già troppo
attraente
- mi
alzo e ti seguo diritta e cosciente,
nell'incalzare naturale di un altro
fendente.
-
- Pugno
di roccia venata, da graffi di luce diluiti
nell'acqua
- fondi
all'istante di ogni germe di pensiero la
genesi
- in
quell'assoluto vuoto di presente che esige
già ogni
attenzione.
- Tu,
che strappi quello che vuoi, dal mio cuore
ogni sua emozione.
- L'iride
d'azzurro si dilata a
dismisura
- cielo
che fai spazio all'incalzare lento di questa
terra così matura
- la
tua corona di cristallo congela ogni altro
spazio ed esige quel silenzio di sua
natura
- chiamandomi
dinanzi, sua nuova creatura.
-
|
- Marco
Righetti
Opera 8^
classificata
-
- I fasti
dell'ora
-
- Bifore
scolpite d'azzurro
- aprono
la pietra immemore
- per
accogliere monodie
lunari,
- scendono
a gocce
- lucciole
di stelle
- s'accende
l'abbazia
- di
segrete visioni.
- Il
chiostro s'arresta
- davanti
alle navate in fuga
- camminano
- tra
i passi dei secoli
- salmodie
in processione,
- è
nella sala capitolare
- tra
le vertiginose campate
- inarcate
a fermare il mistero,
- le
pagine dell'antifonario
- sfogliavano
scale di neumi
- quando
lingue di lode
- liberarono
in forma d'armonia
- rami
nidi di pace
- polifonie
nude più del
silenzio.
- Le
ore s'accalcano intorno,
- tacciono
i cantori spogliati del
tempo.
-
-
|
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|
- Giovanni
Bottaro
Opera 9^
classificata
-
- Per voce
solista (Homo homini
lupus)
-
- Ore di
rugiada: tristezza nel grigio
dell'attesa.
-
- Stelle
impercettibili
- attardano
urti mattinali.
- Cenerini
fumigano comignoli.
-
- Oltre
un'inferriata presenze
indefinite.
- Fuggevole
stropicciare tra foglie corrotte:
- noi,
genuflessi alle nuvole.
-
- Luce
rinforzata: raggi crivellano il
cielo.
- Strada
deserta ossuta
- Lenta
la piazza palesa
- l'avorio
picchiettato dei platani.
- Tra
tronchi chiazze di mercato:
- grovigli
su inganni a prezzo basso.
- Gocce
su piccioli. Acquerugiola dolce su
gerani.
- Sugli
embrici attraccano ali
arcobaleno
- come
barche a vela verso un molo.
- Scoppi
piumati al rintocco di
campane.
-
- Solo,
corro incontro al giorno
breve.
-
- Evaporano
le tende colorate.
- Restano
quattro scatole ammaccate
- e poca
carta straccia ammonticchiata.
-
- Serale
la mesta
- voce
solista dell'uomo col
sassofono.
-
- Attendo
del suo cane
- -
piccolo e bastardo - il guaito
consueto.
-
- Tramonto
col mio Lume - il Sole è sbadato
-
- sempre
più filiforme e
assottigliato.
-
-
A
Pisa, 11 febbraio 2003
-
|
- Alessandra
Romano
Opera 10^
classificata
-
- Mont-Martre
-
- Variopinti
tratti d'arancio e lilla
- danzano
su tele sgargianti
- a
catturare macchie di sogni
- e
pieghe nascoste di vaghi
ricordi.
- Su
pennelli intrisi d'indaco
- e
giallo laccato si muovono
storie
- d'amanti
perduti ed artisti spiantati.
- Passioni
intrecciate tra i glicini in
fiore,
- avvinte
su gradini di pietra riarsi dal
sole
- ed
ombre improvvise a giocare
- su
finestre di cielo in tempesta.
- Baci
rubati tra vicoli profumati
- di
miele e ginestre, sospiri
d'archi
- vibranti
i brividi sottopelle a
colorare
- di note
pervinca abbracci di corpi
- e anime
ritorte.
- Riposano
stanchi sorrisi su gradini che
- portano
al cielo: volti segnati da
libertà
- faticosa
custodita dentro rughe di
notti
- annegate
in ambrato cognac, perse in
- spirali
di fumo denso, avvolgente.
- Mont-Martre
rivive sussurri in soffitte di
- polvere
e lancette ferme in un'ora
leggiadra
- di nude
modelle e pittori di sacro e
profano,
- finché
un vento ribelle, fresco nel
maggio
- incipiente,
disperde l'odore di amori
- selvaggi,
che restano lì, muti e
assordanti,
- impregnati
su tele di nulla...
-
-
-
-
|
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|
- Francesco
Di Ruggiero
premio Augusto
Robiati
-
- Ricordi
naufraghi
-
- Guscio
amaro
- la
solitudine.
- Nella
mente
- danzando
- paura
e fuga
- si
inseguono.
- Attimi
di fuoco.
- Storia
divisa
- emozioni
bruciate
- abbraccio
di lacrime.
- Il
sogno si infrange
- dietro
cristalli di
realtà.
- Illusioni
lacerano
- curve
di pensiero.
- Lentamente
- svaniscono.
- Coriandoli
del tempo
- i
giorni migrano
- in
orizzonti
percettibili.
- Cuore
in ascolto
- parole
raccolte
- ricordi
naufraghi,
- sorriso
di intesa.
- Il
desiderio nasce
- albeggia
la speranza.
-
|
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|
SEZIONE
POESIA GIOVANI
|
- Aura
Piccioni
Opera 1^
classificata
-
- Leva
obbligatoria di una "guerra per la
pace"
-
- Vent'anni
o poco più.
- Negli
occhi il sogno di una vita
migliore,
- di
speranze inconsistenti nell'animo il tenue
bagliore...
- - Due
anni nell'esercito Tsahal - gridano agli
ufficiali.
- Gli
occhi fissi su un'uniforme ormai
dimenticata.
- - Addio
- pensa - sono rimasta troppo a lungo
arruolata.
- Notti
in tenda trascorse sotto un cielo in cui
le stelle
- parevano
schernire il mio destino.
- Esercito
di pace, ci hanno detto.
- Ma
dov'era la pace? Si perde la pace, si
perde la libertà...
- I miei
occhi anelavano un sorriso
- di
speranza intriso; eppure solo mani alle
tempie,
- come
saluto, e parole vane, di rispetto
gravoso.
- In
testa, i capelli sudati si
ribellavano
- sotto
l'impeto fiero di un berretto di colore
nero...
-
|
- Elena
Lipari
Opera 2^
classificata
-
- Nostalgia
-
- Nostalgia
- Di
amare speranze
- Consumate,
mai sbocciate e
- morte,
- troppo
presto scomparse.
- Quando
sulla pagina gialla e malaticcia del mio
diario
- immaginavo
per me vittorie dai mille colori
e
- nuovi
sipari d'un velluto accecante,
- impregnati
dall'odore di copioni ormai
vecchi,
- di
parole ormai stanche,
- di
labbra più secche.
- E
ritrovavo me stessa
- custodendo
gelosamente un'emozione
- ancora
calda, avvolta da quei tasti di
pianoforte
- quando
la voce graffiava
- e
graffiava lontano con gli oggetti della
stanza per
- posarsi
là... fra quelle mie
mani
- ancora
umide, fazzoletti di occhi
troppo
- lascivi
- colorando
di rosso tutti i miei no,
- i no
alla vita
- le
mancate gioie
- segrete
scatole mai aperte e ammucchiate fra il
silenzio della stanza.
- Quando
strozzati i dolci sogni d'un avvenire di
seta si
- perdevano
- fra le
dita come granelli di polvere, bruciati
dal sole
- granelli
d'un nulla,
- di quel
nulla ch'è la vita.
-
-
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|
- Cassandra
Venturini
Opera 3^
classificata
-
- Il quinto
elemento
-
- Con
mani sporche d'argilla,
- mia
madre, si ritrovò me fra le
braccia.
- Come un
Dio mi plasmò,
- e sua
fu l'immagine e somiglianza.
- Nel
buio dell'universo,
- lampi
di stelle afferrati a fatica,
- per
tessere una ragnatela di luce,
- il
primo tracciato della mia
vita.
- Elementi,
- l'esistenza
è l'insieme
- dei
cinque primari elementi.
- Fuoco,
rosso ardente come il sangue,
- scorre
e pulsa frenetico, veloce,
caldo.
- Acqua,
liquido amniotico,
- vita,
sprazzi di stelle scendono amari dagli
occhi,
- luce
acquatica si insinua antica nella
memoria.
- Terra,
corpo e creta, cenere alla
cenere,
- polvere,
come tanti puntini dispersi nel
tempo,
- nelle
epoche remote,
- uomini
e donne con storie di creta.
- Aria
è respiro vitale, ossigeno del
mondo,
- profumo
silente, sogno eterico disperso nel
cielo,
- negli
spazi sconfinati,
- fino a
sfiorare il quinto elemento.
- Rosso
fuoco, acqua limpida,
- terra
nera, aria azzurra,
- i
quattro primordi connessi tra loro da un
solo,
- sinergico
elemento, misterioso e forte,
- il
più vitale ed umano di
tutti,
- eppure
così infinitamente divino e
sublime,
- da
congiungersi all'eterno:
- l'anima.
-
-
|
- Diego
Stefanelli
Opera 4^
classificata
-
- Pascola
il gregge rosa degli uomini dalle unghie
nere...
-
- Pascola
il gregge rosa degli uomini dalle unghie
nere
- sul
gigante specchio che non ha
polvere
- e che
non ha rocce o colline o
monti,
- solo
lontano qualcuno una cima
scorge
- bianchissima
- e nuda
sotto i nuvoli che la
avvolgono:
- è
la dimora del Pastore.
- Nessuno
del gregge rosa lo ha mai
veduto
- perché
Lui vive sulla cima altissima della
montagna
- e
nessun occhio di uomo è potente
abbastanza.
- (forse
il Pastore non esiste)
- ma il
gregge degli uomini dalle unghie
nere
- continua
a pascolare sul grande
specchio
- e
ognuno aspetta il Pastore,
- aspetta
che Lui scenda dalla sua alta
Dimora
- e su
una nuvola verde come la foglia di un
fiore
- saluti
il suo gregge numeroso
- e lo
salvi dal grande Disordine.
- Però
molti sono stanchi di
aspettare,
- sono
stanchi del branco dove
nacquero
- in cui
facce e sederi si toccano
- schifosamente
- e umani
si ammassano l'uno sull'altro
- come
bucce di banane in bidone.
- E la
stanchezza diventa ira
- poi
odio poi silenzio
- poiché
ogni volta che un umano si
guarda
- nel
gigante specchio senza polvere
- vede
solo sé stesso
- e
nessun altro... e nessun altro
- e nasce
la voglia di staccarsi
- di
spezzare il filo del gregge
- di
essere Uno e soltanto...
- Ma
è impossibile ripudiare
- il
Gregge del Pastore
-
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- Marina
Mastrangelo
Opera 5^
classificata
-
- Le
chimere del mio
spirito
-
- Non
chiederai permesso,
- non
ascolterai le urla inquiete della mia
volontà,
- non
sentirai il mio fiato ancora gremito di
vita,
- e
varcherai quella porta, che più
volte ho tentato di blindare,
- demolendo
le fragili mura del mio cuore,
- ed
entrerai senza bussare,
- senza
chiedere permesso,
- per
soffiare via le vane pagine del mio
destino
- dove da
tempo credevo di scrivere, con inchiostro
indelebile,
- le
parole della mia vita.
-
- Solo
cenere e polvere
- rimarrà
del mio vissuto
- trascorso
a sconfiggere le insidie del
tempo,
- a
combattere contro le spade dei miei
fantasmi interiori
- e a
negare, sul cuore della vita, la crudele
morte.
-
- Tempo,
che cerchi di frenare
- le
furie del mio sangue,
- di
placare l'esile fiamma del mio cuore
,
- di
spegnere la mia voglia di
vivere,
- respirerò
ancora
- e le
illusioni saranno il mio
fiato,
- l'amore
i miei polmoni
- e i
sogni la mia volontà.
-
- Non
tremeranno le mie gambe,
- non
vacillerà il mio cuore,
- perché
continuerò a guardare,
- tra i
miei sogni,
- il sole
che ogni dì s'alza
all'orizzonte
- e il
mio animo sospirerà
ancora
- perché
continuerà a vivere
- con le
Chimere del mio Spirito.
-
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- Angelo
Scotto
Opera 6^
classificata
-
- Soccorso
di amianto
-
- Avevo
il sole e gennaio negli occhi
- Amavo
le strade e le voci ancor
più,
- le voci
di seta che sorgendo dai prati
- diventavano
vento, mi erano muse.
- Poi
vennero i grigi e le nubi di
aprile
- E
nessuna più luce per farsi
accecare:
- strade
ormai fere, prati in letargo,
- ed io
senza forze a consumarmi in
attesa.
-
- Così
mi trovasti
- E fu
impietosa pietà
- Che ti
spinse ad offrirmi
- Un
soccorso di amianto,
- là
dove il dio sole
- è
uno schiavo di neon
- e gli
unici prati
- sono
steli di marmo.
-
- E
adesso che gli astri riportano
Giano
- E la
terra riapre i prati alle
brezze
- La
strada è un amica che dice
<<ritorna>>
- E una
brama di voci mi scorre nel
sangue.
- Ma il
mio corpo, ghiacciato, si
nega,
- né
ho l'ardore per scuoterlo
ancora:
- potrei
di nuovo adagiarmi nel vento
- ma il
sole non lo so più
guardare,
- il sole
non lo so più guardare.
-
-
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|
- Ilaria
Pannetta
Opera 7^
classificata
-
- Nome al
tempo
-
- Se
potessi dare un nome al tempo che
passa...
- limpida
poi sarebbe la mia mente,
- sprovvista
di ricerche senza risultato
- che
hanno l'antico scopo del trovare un
senso,
- un
senso al ragionamento che ti ha portato a
quella scelta,
- un
senso all'istinto che ti ha
sopraffatto...
- Un nome
ad ogni piccolo tempo,
- per
farne riaffiorare uno se ho
bisogno,
- per
conservare nell'angolo quello che ho
odiato,
- per non
lasciare che tutto accada
- senza
essere preso in seria
considerazione.
- Per non
fare evaporare quei momenti
- da
stringere forte con tutta me
stessa,
- per
cogliere quegli attimi che altrimenti mi
sfuggirebbero,
- per
assaporare il profumo di ogni persona che
incontro,
- per
imparare il significato di ogni parola che
sento.
- Per
poter dire, tra mille anni,
- che il
mio tempo l'ho vissuto e ne ho conservato
l'essenza,
- riponendola
con cura e ordine,
- come un
anziano signore
- che
mostra al nipote il suo vecchio album di
fotografie,
- e
mentre racconta le immagini,
- le
rivive, viaggiando... dentro di
sé...
-
-
|
- Francesco
Stefano Bottaro
Opera 8^
classificata
-
- Per
rattristato attimo
-
- "Let me
forget about today until
tomorrow..."
-
- Vacillo
sul filo d'orizzonte
- Come
rondine stanca di migrare...
-
- È
corsa via la primavera dolce,
- il
tenero fantasma che inseguivo,
- non lo
intravedo più, se non
lontano.
-
- Mi
vince l'afa ai limiti d'un
prato,
- raggi
arroganti di sole
- percuotono
i grappoli d'ortiche,
- stremano
l'erba
- asciutta
dal calore.
-
- Una
lacrima irrora la mia
guancia...
- Si
placa,
- tace,
- il
tintinnio del tempo.
-
- Voglio
che evapori anche questa
goccia...
- Attendo,
con occhi rinverditi,
- il
magico eclissarsi del
tramonto,
- il
tenebroso mescersi di ombre.
-
-
- Pisa,
11 maggio 2003
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|
- Benedetta
Longagnani
Opera 9^
classificata
-
- Campagna
intristita
-
- È
un lieve, lievissimo refolo
- Sparso,
sparito ancor prima
- D'un
batter di ciglia
- Volte
ai nembi di stracci
- E
sapone consunto
- Di
scaglie, più del
profumo
- Che al
bucato sui fili del vento
- Corre e
disegna
- Trecce
di tempera chiara.
- Cinguettan
sopiti ospiti grevi
- Di
cinerea piuma
- Ad
apparir d'un tratto sol'anima
- E or
planano con l'ali gabbiane.
- S'allungan
così,
- timide
de i suoi sonnecchiar,
- le
tarde serate di nuovo
stellate,
- di
nuovo signore indelebili
- ch'ognun,
inerme, non spera più
riveder.
-
|
- Sergio
De Gasperis
Opera 10^
classificata
Josè lascia la
fabbrica
-
- Rumore
metallico,
- di
sapore d'addio.
- Viti
ettagonali rimbalzano,
- frantumandosi
nell'olio.
- Occhiali
triangolari si scontrano,
- con
occhiate quadrate.
- La
sabbia per terra annaspa,
- e
sputa,
- e
cade,
- finalmente
cade.
- Ammutinamento,
- questa
è la parola giusta.
- Ammutinamento,
- questa
è la parola giusta,
- disse
Josè mentre,
- disteso
nei meandri di sangue del suo
padrone,
- continuava
imperterrito a sfogliare senza capire
nulla,
- L'Isola
del Tesoro, di Stevenson.
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Ins.
18-11-2003
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