- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
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Antologia
del premio Il Giro d'Italia delle Poesie in cornice
2004
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- Sommario
- Introduzione
di Massimo Barile - Agostoni Nicla -
Ammirati Michele - Angella Marco -
Auddino Elena - Auriemma
Luca
- Baldeschi Sergio - Belluomini Miriam -
Bertozzi Carmen - Biscetti Emma -
Biscetti Maria - Bolia Vincenzo -
Bonanomi Rina Eugenia - Borali Lisetta -
Borgatelli Maria Antonietta - Bugia Giusi
- Buono Maria - Cafaggi Maurizio -
Cafari Panico Giuseppina -
Caprari
Barbara
- Catarozzo
Camillo
- Cerani Laura - Cherchi
Fabrizio
- Chiereghin
Sania
- Ciabattini
Elisa
- Circiello Eleonora - Conti Felice -
Coppola Rita - Corsello Emanuela - Costa
Germano - Costanza Maria -
Costanzini
Margherita
- D'Alfonso Maria Rosaria - D'Arcangelo
Massimo - d'Armi Maurizio -
De
Vita
Grazia
- Di Paoli Flavio - Diotto Giuseppe -
Fantin Diego - Farina
Anna
Valentina
- Faro Giovanna - Fasolo Marialba -
Fassina Gianni - Ferrara Carmine -
Ferraro Federico - Fichera Claudio -
Fontana
Rudi
- Fumarola Giacomo - Furlan
Vladimiro
- Gaggioli
Graziella
- Gega Aleksander - Genzano Francesca -
Giordani Amedeo - Giudici Simona -
Giuntini Alessandro - Giustiniano
Mariateresa - Gotti Laura Giulia -
Gravina Simonetta - BandoleroNero -
Iattoni Maria - Immesi
Annamaria
-
Imperatore Lucia - Karasso
Olga
- Laporta
Albano
- Lodato Pamela - Lombardi
Domenico
- Lorenzoni
Sabrina
- Lugli Alessandro - Mancini Enrico -
Mancuso Andrea - Mangiantini Floriano -
Marini Tiziana - Masilla Giuseppa -
Massaro
Concetta -
Meloni Maria Gabriella - Merciai
Giampaolo - Milone Marco - Mollo
Gianluca - Nardi Federico -
Nosenzo
Luigi -
Notarantonio
Pietronilla
-
Nunziatini Salhi Elisa - Orlandi Luisa -
Orsi Sigari Maria Luisa - Palagi Marco -
Pasculli Piero - Passigato Rino - Pavan
Diego - Pecman
Bertok Alessandra
-
Perotta Francesco - Piccolo
Daniela
- Porrera Franco - Pragliola Nicola -
Provenzale Giuseppe - Rampulla
Iana -
Raso Ermano - Ravasi
Cristiano
- Recchiuti Luciano - Renga Giovanna -
Rossi Marta - Rusconi Daniela - Russo
Vincenzo - Salemi Fabio - Salvatore
Generoso - Sanjakdar Lara - Iago -
Santini Manuel - Sarti
Naide
- Sassetto Francesco - Scaglia
Grenna Luciana
-
Scandalitta Adriano - Scarfiglieri
Giuseppe - Selmi
Piero
- Serpagli
Fausto
- Sezzi
Andrea
- Sias Daniela - Simbari Luca - Simoni
Corrado - Siragusa Dario - Sirotti Mario
- Sorrentini
Giuseppe
- Spadoni
Enzo
- Spagnulo Guglielmo - Tantillo Maurizio
- Tonelli
Stefano -
Trapani Piero - Trapasso Mauro - Usai
Marco - Vaghi Roberta - Valente Carmine
- Verdi Giuseppe - Vicenzi Ivan - Vitto
Leonardo - Volpi Rosario - Zocchi
Antonio - Miranda Rigato - Canepa de
Franchis Rita - Paolo
Carniello
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- Antologia del premio
Il Giro d'Italia delle Poesie in cornice 2004 -
formato 14x20,5 - pagg. 144 - Euro 18,00 - ISBN
88-8356-821-4
- Risultati
del Premio Il Giro d'Italia delle Poesie in cornice
2004
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-
- Come
avere l'antologia
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Prefazione
La
poesia deve essere sentita, vissuta, mostrata e non
rinchiusa o nascosta in ambiti accessibili a poche
persone.
Solo
così diventa un patrimonio comune al quale
attingere nuova linfa vitale come succede per «Il
Giro d'Italia delle Poesie in cornice»: un concorso
letterario giunto alla decima edizione. Forse è
questo che spiega il continuo e crescente successo
incontrato da questa manifestazione culturale che
avvalora tale idea.
Non
importa se qualcuno critica tali manifestazioni
perchè la poesia sprigiona la sua forza in ogni
caso. Non importa se il luogo è deputato alla
declamazione della poesia: l'importante è che
esista un luogo, uno spazio dove poter esprimersi. Il
mondo disvelato nella poesia, a volte, è quello
celato nella realtà e le sensazioni ed i desideri
diventano espressione della sensibilità dell'animo
di un poeta che rende partecipi gli altri.
Inconfutabile
è l'impegno di tutti coloro che hanno organizzato
e partecipato a questo viaggio delle poesie nelle piazze
ed è doveroso un grazie sentito a coloro che hanno
letto queste poesie col cuore.
Massimo
Barile
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TORNA
ALL'INDICE
|
- Luca
Auriemma
-
- Amo
-
- Oggi mi son
chiesto: "Ho mai amato?"
- Ho rivisto
la mia vita,
- ho riletto
le mie prose...
- tutte
parlano di te,
- di un
sentimento vero, fiero,
- che come un
monte
- supera
impavido il freddo ed il caldo,
- la pioggia
e la siccità,
- sfiderà
l'eterno fino
- al giorno
universale del giudizio!
- Ho amato,
anzi... Ti Amo!
- Il mio
amore sfida me stesso,
- mi
contrasta, mi pone domande,
- mi offusca
l'anima e la mente,
- mi delizia
il corpo e
- mi annebbia
il cuore!
- Ama e se
qualcuno pensa che sbaglio e
- riuscirà
a mostrarmi l'esatta verità
dell'Amore,
- io non sono
uno scrittore e
- nessuno ha
mai sofferto per amore!
-
|
- Barbara
Caprari
-
-
- Opera 18a
classificata
-
- La strada
dritta
- un po' di
nebbia
- fa
intraveder
- la
fine
- torno
indietro
- ho deciso di
restar nel fumo
- fino a che ho
scelta
-
-
- La mia
città
- da me
criticata
- perché
troppo diversa
- da quella mia
parte aliena
- che sogna
altrove
- e la vera
meta
- ancor non
trova
- pare una
culla stasera
- dove ho
seminato in ogni dove
- briciole di
quel che sono
-
-
-
- Sono mia
madre
- sono mio
padre
- sono il mio
maestro
- sono tutto
ciò che ho avuto
- fino ad
ora
- eppure penso
di avere molto
- e di non
avere abbastanza dato
-
-
-
- Vidi solo
poche volte la luce
- che
però si spense
- per ignoranza
mia
- della vita e
delle convenienze
- ora spendo i
giorni
- a riscattare
un po' di passato
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Camillo
Catarozzo
-
-
- Opera 29a
classificata
-
- Passarono gli
anni
-
- Ad uno ad
uno
- passarono gli
anni
- ricamati di
miti e di giochi
- carezzando,
- con mano
leggera,
- un sogno di
magie colorate
- che ora
soltanto mi accorgo
- ch'è
stato realtà.
- Ad uno ad
uno,
- come pecore
insonni,
- nei pascoli
delle illusioni,
- brucarono
affetti e passioni.
- Nel rapido
volger
- di un batter
di ciglio
- li vidi
schierati
- nemici
giurati
- di chi li ha
vissuti umilmente
- con gioia e
tormento.
- Fuggiaschi
- da un luogo
lontano
- e da un tempo
che fu
- li
cercai
- attraverso i
ricordi sbiaditi
- di un mondo
sereno
- e di un'epoca
d'oro.
- Ad uno ad
uno
- tornarono
indietro
- come figli
pentiti ad un padre,
- portando le
briciole amare
- di dolci
passioni
- sotto un
grave fardello
- di profonde e
ineffabili pene.
-
-
|
-
- Fabrizio
Cherchi
-
- L'eroe
-
- Rigido come
un automa spento,
- braccia
tese,
- sensi
all'erta che trascurano il moto
intorno,
- vetta
scoperta, acuminata,
- dimentica del
blocco sommerso
- dall'onda che
s'alza ribollente di marea,
- lotta coi
suoi grigi grandi topi,
- irreali nella
realtà più limpida,
- veri nel
labirinto oscuro del pensare.
- Famelici
assassini,
- bloccano i
cancelli intravisti nei pochi lampi
lucidi,
- porte aperte
come speranze di bambino.
- Stupendamente
immoto
- non volge gli
occhi per seguire i suoi carnefici,
- eroe di tanti
fronti.
- Un passo lo
farebbe vivere,
- e poi morire
rosicchiato.
- Stupendamente
immoto
- Sa di
vegetare.
-
- Ricorda una
ginestra esaltata da un poeta:
- quello
è il suo eroismo di freddo
automa
- che sa di
vegetare.
-
-
-
- Morte
-
- La morte non
è donna dagli occhi bendati,
- né
falciatrice, né diavolo bitorzoluto in
capo;
- non è
passare a vita migliore,
- né
salire le scale sante fino al cielo;
- non è
consolazione,
- né
espiazione,
- né
reincarnazione.
-
- La morte
è cibo fresco per i vermi,
- ritmo lento
di vitalità.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Sania
Chiereghin
-
- L'Impossibile
Possibile
-
- Come una
furia, il mio
- Corpo
accanì,
- Trasportando
nei suoi demoni artigli
- Le mie sole
forze.
-
- Il sole
tramontò,
- Il cielo si
fece caldo,
- I gabbiani
presero a volare
- Opposti al
grande quadro della notte.
-
- La
città era popolata sotto
- Le grandi
lucciole della notte.
-
- Mi sentii
sola di troppe persone,
- Che come
anime non si
- Trovarono
più a lottare.
-
- Piansi e
ripiansi al pensiero,
- Piansi
perché io avevo cercato
- Di lottare
contro l'impossibile.
-
- Fui creduta
un'invana,
- Perché
ebbi il coraggio di credere
- E
sperare.
-
- Fui creduta
una foglia
- Che dopo la
sua caduta dall'albero
- Non sarebbe
più tornata
- Alla sua
casa.
-
- Così
accadde,
- Solo che
ora
- Non sono
una semplice foglia,
-
- Una
quercia.
-
-
-
-
|
- Elisa
Ciabattini
-
-
- Gli
speciali
-
- È fuor di
dubbio:
- ciascuno di noi
tende a considerarsi una
- [persona
speciale.
-
- Non a torto
direi.
-
- Peccato
però,
- che la propria
peculiarità
- debba spesso
accontentarsi
- di sparuti
plausi e magri riconoscimenti esterni.
- Allo stesso
modo
- accade
- che facilmente
gli altri
- ci sembrino
ordinari, comuni, di poco interesse.
- E
- decisamente
debole,
- è
l'attrattiva
- esercitata dalla
normalità.
-
- Solo con
l'amore
- ci è
concessa
- una singola
possibilità di riscatto:
- di apparire
cioè veramente preziosi
- per chi
riteniamo altrettanto prezioso.
- All'ignoto
codice del cuore
- è dunque
commissionata
- l'attuazione
concreta
- dell'unico stato
evidentemente accomodante:
- la sincera
costanza
- nella reciproca
stima delle proprie rarità.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Margherita
Costanzini
-
Lunghi
silenzi
- Lunghi silenzi
impregnano
- la collina
addormentata.
- Anche il grillo
ha respirato
- il freddo che
assopisce
- e l'erba
è muta
- sotto un debole
sole
- che subito
tramonta.
-
- Lunghi silenzi
imprigionano
- il cuore
stanco.
- Allodole con ali
tarpate
- sono le
parole
- che gonfiano il
petto
- e l'animo
insicuro
- aspetta che un
colpo di vento
- le faccia
volare.
-
-
|
-
- Grazia
De Vita
-
-
-
- Era il 13 Aprile
1958
-
- Pioveva...
- un uomo e una
bimba
- camminavano in
silenzio
- mano nella
mano,
- accompagnati
solo
- dal dolore di
una vita difficile.
- Sommesse le sue
parole
- "resterai solo
un mese".
- Frastornati da
un dolore muto,
- costretti dalla
povertà a separarsi,
- si aggrapparono
alla pietà e all'amore
- per impedire
alla vita di sgretolarsi.
- Restai in
collegio otto anni.
- Nel
cuore
- rifugio di tante
emozioni
- si ruppero i
miei primi albori.
- Urlai il mio
dolore,
- la rabbia
ferì i sentimenti.
- Muto il
cielo
- compì il
suo delitto.
-
- Ho amato mio
padre
- ma
assomigliandogli molto
- non ho mai
saputo dirglielo.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Anna
Valentina Farina
-
-
- Opera 27a
classificata
-
-
- La voce del
cuore
-
- Sei distante da
me
- come il suono
dal silenzio.
- Il mio cuore ti
cerca
- quando la mia
mente tace.
- Mestizia regna
nell'ipnosi
- delle
notti.
- Dormi Speranza
che
- il risveglio
è atroce.
- Ora che il resto
è muto
- parla il cuore
sognatore,
- come mare agli
scogli
- s'infrange
l'emozione,
- mi dice: "non
è sale quel
- che resta quando
l'onda
- si ritrae.
È forma,
- è
creazione, è tremenda
- assidua
azione".
-
-
-
- Di
getto
-
- Come onda
nera
- all'anima
affannata
- duro il sentir
la realtà
- che
strazia.
- Cervello
oppresso
- dall'atroce
morsa
- di quel fetore
che
- si chiama
odio,
- di quell'arsura
che
- mai non si
placa.
-
-
-
|
-
- Rudi
Fontana
-
-
- Bianco
sporco
-
- Mi svesto
di bianco
- e la luce
appare
- più
chiara
- senza il
velo del mio cuore
- dove il
fuoco brucia lento
- nonostante
ancora sia spento.
-
-
-
- Brividi
-
- I
brividi,
- sono come
la poesia...
- una folata
di vento
- che
passata,
- vola
via.
- Ma è
l'istante
- che ti
scuote
- senza
lasciare respiro,
- dove si
perdono le parole.
-
-
-
- L'appanno
-
- Anche se
so,
- che non mi
ascolti,
- vedo nei
tuoi occhi
- il mio
cielo
- e nelle tue
lunghe e folte
- chiome
dorate
- la luce del
sole
- che
illumina il mio cuore
- al
mattino.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Vladimiro
Furlan
-
-
-
- Opera 25 a
classificata
-
- Dammi le
mani
-
- Dal cielo di
piombo piove inquietudine e cenere,
- ho le tasche
piene di fantasmi d'ogni genere.
-
- Prendi le mie
mani. Sì, qui, ora, in questo
posto,
- non è un
pretesto, è che la vita cede, fa
presto.
-
- Quante mani ho
incontrato, che quasi direi basta:
- mani d'artista,
d'equilibrista, di ciclista della
posta,
-
- mani di vecchi
senza domani, di incantati bambini,
- di esuberanti
giovani sognatori senza confini.
-
- Tocca le mie
mani. No, non è una realtà
insulsa,
- sono rami e
gemme della mia anima che pulsa;
-
- quante mani ho
amato: mani stanche, mani amiche,
- mani scorticate,
mani incerte, timide, mani uniche,
-
- mani di donne,
di irriducibili mamme, di nonne,
- mani prive di
alcune dita, mani di femmine di vita.
-
- Stringimi le
mani: dentro il silenzio della chiesa,
- in treno, su un
prato, per strada, al bar, in casa;
-
- in punta di
dita, trattenendo il respiro, ascolta,
- il mio cuore ti
sta parlando ancora una volta,
-
- no, non far
così, non ridere dei nostri
destini,
- forse è
l'ultima occasione prima che campana
suoni,
-
- in questi tempi,
di rostri e lame seghettate,
- s'aprirà
l'azzurro se mani pulite ci saran
donate.
-
- Vieni,
accostati, dì quel che ti pare, del tempo,
dell'amore,
- ma teniamoci per
mano, per andare, ... per dimenticare.
-
-
-
-
|
- Graziella
Gaggioli
-
-
-
- Le ali delle
farfalle
-
- Le orecchie son
chiuse
- ai lamenti
lontani,
- mentre Marte
continua a infuriare
- fra il cielo e
la terra.
- Le stagioni son
morte
- le fosse son
piene
- di anime
nude
- vestite
d'inutili accenti.
- Non nascono
più le farfalle.
- Ma le anime
bianche
- hanno messo le
ali
- per vivere
ancora
- in
eterno,
- o un giorno
soltanto,
- come nuove
farfalle.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Annamaria
Immesi
Opera 13a classificata
-
- Le mie
stagioni
-
- Come la larva
che farfalla diventa,
- la stagione del
mio cuore
- conosce
l'inverno, che lascia il posto alla
primavera,
- come il baco che
piano piano fila la seta, all'estate segue
l'autunno.
- Dolci stagioni,
che della campagna il verde conoscete,
- della luce
dell'estate le esplosioni,
- degli invernali
umori, le ugge nascoste,
- del tempo
autunnale, le incertezze profonde,
- passate su di me
col passo felpato del tempo
- e, non mi
accorgo che, insieme, della vita volano via i
giorni,
- lasciando in me
il sapore amaro dei ricordi.
-
-
- Sera
-
- Sera,
- dalle irreali
atmosfere,
- ore,
- alla magia del
pensiero rubate,
- suggestione,
- di sognata
realtà.
- Sera,
- dalle mille e
mille gocce
- stillate da uno
sconosciuto destino,
- e che io bevo,
dissetandomi.
- Sera,
- di
felicità fammi vivere un
momento,
- anzi qualcosa
rivivere fammi
- della mia
primordiale innocenza,
- che ancora al
riparo mi teneva
- dall'attuale
incoerenza,
- dalla
corruttibile sensazione del dolore
- che tutto rende
opaco.
- Splendere voglio
vedere tutto intorno a me,
- l'aria profumata
del tuo bene voglio respirare,
- voglio volgere
lo sguardo s u ogni cosa e vedere
danzare
- i bagliori che,
incontrollati e liberi,
- a trasformare
riescono la realtà,
- trasportandomi
così in un'altra dimensione.
-
-
|
- Olga
Karasso
-
- Italia anni
sempre
-
- Ce le hanno
inchiodate
- tra le gambe nel
ventre
- sul
petto
- queste case di
poveri
- questi visi di
morti
- schiacciati
- nel
fango
- questa nera
tristezza nera
- che non ha
lacrime.
- Un velo di
vedova
- su di una
sposa
- bianca.
- Queste acque che
crescono
- crescono
- ce le hanno
fatte bere.
- Ci hanno
conficcato
- negli
occhi
- questi lunghi
cortei lunghi
- questi lunghi
discorsi lunghi
- queste lunghe
promesse lunghe
- queste labbra
grosse
- di
rantoli.
- Il sole
costruire là
- arare
là
- dove ieri
domani
- crescono le
acque
- là dove
la fame
- è un
bambino
- là dove
non c'è
- nemmeno un
dio
- a raccogliere
una goccia
- una
soltanto.
- Su di un
cimitero
- un
cimitero.
- Ogni
anno
- questi lunghi
discorsi lunghi.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Albano
Laporta
-
- Io
-
- Sento
- un monotono
risuono
- di passi
stanchi,
- un respiro
pesante,
- affannoso e
lento...
- una folata di
vento
- confonde questi
suoni,
- poi li
risento...
- io,
- nella
nullità,
- nullità
vagante.
-
-
-
-
- Evanescenza
-
- Anche
così...
- all'ombra di una
nube,
- con i suoi segnali
più inconsueti
- e le forme
disparate,
- dai volti
dell'innocenza,
- agli sguardi
indicativi,
- al disfarsi e
ricomporsi
- ...e poi
svanire...
- inglobata
nell'insieme
- ...anche
così...
- anche così
un sentimento
- può dar vita
alla sua fase...
- una fase
inconsueta, disperata,
- innocente,
indicativa,
- può
disfarsi, ricomporsi,
- può svanire
o rafforzarsi
- ...inglobata
nell'insieme.
-
-
-
-
-
|
- Domenico
Lombardi
Opera 31a classificata ex aequo
-
-
- Per ultimo, ogni
sera, un bagnino
- tira il
rastrello consumato
- su spiagge
sporche di cicche
- guardando
sudato
- il sudicio
avanzo
- come fissa
epigrafe
- della sua
giornata.
-
-
-
- Un campo arato
fra rovi
- vicino al fosso
di immondizie.
- Una zolla
nera
- lontano dalla
festa di sempre.
- Un
regno.
- L'uomo l'ha
perso;
- solo un vecchio
storpio
- semina
rape
- che forse il
gelo seccherà.
-
-
-
- Girasoli ormai
stecchi conficcati
- scoprono macchie
di secco bruciato
- e una vecchia
sedia spagliata
- fra gialla
gramigna.
-
- Di verde nel mio
orto
- resta solo una
pianta di cachi marci
- e due piccoli
gatti
- che giocano con
le foglie.
-
-
-
- Le nostre
ombre
- di china e
cartone
- non
significano
- tra
avanzi
- e uomini
sociali.
-
- Poche
offerte
- cadono da un
sole freddo
- circondato di
scarpe
- consumate a
camminare.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Sabrina
Lorenzoni
-
-
- Piove dentro e
piove fuori
- lacrime
silenziose, senza colori.
- Ma non le vedi e
non le senti,
- singhiozzi muti
e senza lamenti.
- Vivi, senza far
rumore,
- neanche il
battito del cuore,
- nulla, per
spezzare
- -anche solo per
un secondo-
- la tristezza del
tuo piccolo mondo.
- Lontana da
tutto, dolce bambolina,
- rinchiusa in una
piccola scatolina,
- riposta in una
stanza.
- Vecchio
giocattolo,
- nessuno
sentirà la tua mancanza.
-
-
-
- Siamo sempre
alla ricerca
- del paese dei
balocchi.
- Ma il giocattolo
siamo noi
- burattini
ignoranti
- marionette
vaganti
- che si
scontrano
- e
inciampano
- tra fili che si
spezzano
- in quel mondo di
cartapesta.
- Fuggi,
fuggi,
- con quel poco
che ti resta.
- Faccine
dipinte
- che corrono
ovunque
- verso altri
mondi da vedere e da stupire
- per poi, ancora
una volta,
- ...sparire
-
-
-
|
- Concetta
Massaro
- Vorrei
- Vorrei...
Vorrei... non so neppure io quello che
vorrei,
- forse
vorrei davvero poco e non è né un
capriccio né un gioco.
- Vorrei
rivederti ancora una volta,
- ridere,
scherzare, semplicemente
chiacchierare,
- raccontarti
di me e dirti quanto mi manchi,
- vorrei
confessarti il bene grande che ti ho
voluto
- e il dolore
nel perderti, incoscientemente
vissuto.
- Vorrei che
vedessi la donna che sono
- e se ho
sbagliato chiederti perdono.
- Caro... il
mio perduto nonno affezionato,
- segui i
miei passi come se fossi
un'ombra,
- ma posso
solo addobbare con fiori la tua indimenticabile
tomba.
- Sulle
ginocchia di un ometto basso e
stempiato,
- dagli occhi
dolci e il cuore malato,
- una bambina
gracilina e birichina,
- adorata,
coccolata, amorevolmente viziata.
- La vita
riserva non pochi affanni
- ma il
ricordo è indelebile passassero
cent'anni.
- Vorrei...
Vorrei, ma tu sicuramente sai ciò che io
vorrei.
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Luigi
Nosenzo
-
-
- Opera
31a classificata ex aequo
-
-
- Glicine
fiorito
-
- Proprio non
so dirti
- l'azzurro
del glicine fiorito.
-
- Mi
sorprende quel profumo
- in un
cortile d'albergo
- e unisce
vent'anni in uno
- istante di
colore:
- vedermi
lungo quella strada...
- presso quel
muretto...
-
- Ora come
allora
- alzar la
mano a pescare in cielo
- perle di
glicine in fiore.
-
-
-
- Il
Paladino
-
- Oltre
l'apparenza,
- da
invisibili fili
- schierato
in battaglia
- o
implorante amore,
- della vita
affronto la ventura
-
- Saccente
paladino
- sopra un
palco d'assi e di tela,
- larva in
armatura,
- della mano
che mi muove
- non ho
cura
-
- Se dai
sogni d'Angelica,
- unico mio
amore,
- come un
pupo luccicante,
- alla fine
d'ogni battaglia
- riesco
vincitore.
-
-
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-
- Pietronilla
Notarantonio
-
-
- Desiderio
-
- Tutto ciò
che ho è un sogno
- un sogno chiuso in
un cassetto
- non l'ho mai aperto
per non farlo volar via
- è una cosa
solo mia
- uno sguardo lontano
verso un punto senza fine
- un desiderio
inespresso che non oso dire
- nelle giornate
tristi mi fa compagnia
- silenziosamente si
acciambella dentro
- e accarezza
dolcemente il mio cuore
- portandogli un
nuovo dolore.
-
- Solitudine
-
- Vieni, adesso
vieni, eterea creatura
- vieni a me in punta
di piedi
- vieni nel silenzio
e parlami
- sussurra al mio
cuore
- riempilo di sogni e
di illusioni
- vieni, adesso
vieni,
- siedi al mio fianco
e taci
- non voglio sentire,
non voglio udire
- non un suono, non
una parola
- solo il ticchettio
dell'orologio,
- vieni, adesso
vieni
- a lenire il mio
dolore
- vieni, adesso
vieni,
- e fammi
compagnia
- solo questo
voglio
- vieni, adesso
vieni
- vieni a me,
compagnia di ieri
- di oggi di
sempre
- accarezzami
dolcemente
- tendimi le
braccia
- e tienimi con
te.
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TORNA
ALL'INDICE
|
- Alessandra
Pecman Bertok
-
-
- Il grande
albero
-
- All'ombra del
grande albero
- molte volte ho
riposato.
- Tra le sue
rigogliose fronde
- molti uccelletti
han stornellato.
- Nei giorni di
calura,
- come in quelli
di frescura,
- un'eterea
fragranza
- all'aria ha
donato.
- Il destino
attende beffardo:
- un fulmine a
ciel sereno
- ha
inviato
- ed il grande
albero è spirato.
- Han smesso di
cantare gli augelli
- e nell'aria non
c'è profumo...
- Non
riposerò più
- sotto la sua
chioma,
- ma il ricordo
del suo affettuoso abbraccio
- resterà
sempre in me.
-
-
-
- Tempo
-
- Il tempo mi
fugge
- e vola
lontano
- come un
gabbiano
- che con un
battito d'ali
- sopra l'infinito
mare
- volteggia
malinconico.
-
-
-
-
|
- Daniela
Piccolo
-
-
-
- Donna
-
- Partorisci
amore
- nasce una
vita
- lo travagli
nell'esistenza del tempo
- continua la
vita
- bella, il mondo
rincorre il tuo fascino
- inganno del suo
girotondo
- ma tu lo fermi e
gli doni amore
- lo allatti
nutrendolo di trasparente siero puro
- ma il suo giro
lo macchia
- e cresciuto
ritorna a te
- uomo a cavallo
del mondo
- ferito nel suo
orgoglio
- con occhi in
cerca di dimora
- e tu lo accogli
nel tuo ventre
- e ne partorisci
ancora.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Iana
Rampulla
-
- Primavera
-
- Come sogno
presentatosi a prima sera,
- primavera col bel
sole, si presenta in questi giorni.
- Non è pronta
questa terra ad aprir le porte al caldo.
- Rannicchiata
è ancor dolente, da quel freddo che
l'invecchia,
- col suo sonno e
l'abulia.
-
- Anche i cuori sono
mesti, per quest'aria, tanto fredda;
- Anche i nasi, della
gente, sembran fiumi vorticosi,
- per il vento che li
batte e il gran freddo che li arrossa.
- È il momento
di passaggio; e natura ne risente.
- È un fluire
evanescente, d'oscure tendenze, alla
chiarezza.
- Mentre i corpi,
esaurito lo sconforto, espellono tossine
d'ansietà.
-
- Ma...
-
- Come tutte le cose,
che un bel giorno se ne vanno,
- quest'aria
gelatina, che regnato ha per giorni, passerà
una mattina,
- lasciandoci
sbuffanti, alle calde folate di scirocco.
-
- Auree dolci tanto
calde, siederan poi, sui loro troni.
- Rigettando quello
scuro, che opprimeva i nostri corpi.
- È il
risveglio di natura, agognato da ogni
campo.
- È la nascita
giuliva di pensieri nella mente.
- È larghezza
d'ogni cuore, che risente la poesia.
- È l'amore
per la terra e per quel che in essa
c'è.
-
- Benedetta
primavera, tanto attesa dall'umano;
- Ci riporti quei
germogli, che per noi sono vita.
- Nell'umano del
pianeta, la radice è la terra.
- E al risveglio di
natura, anche l'uomo si risveglia.
- Dopo mesi di
letargo, mentre il freddo impazzava,
- questa terra con
l'umano, si trovava senza sprone.
-
- Tutto tacito e
assonnato, da quel freddo folgorato,
- nessun passo andava
avanti, nessun seme germogliava;
- Aspettando con
pazienza, che quel sole riscaldava.
-
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|
- Cristiano
Ravasi
-
-
- Opera 31a
classificata ex aequo
-
-
- Specchio
-
- C'era uno specchio:
Biancamano
- L'uccise.
-
- Affaticano in testa
gli affanni
- Dei tuoi mille
rimorsi
-
- E il ricordo
scompare
- Lungo i muri
giallastri
- D'una scuola di
suore.
-
- Finisce
l'età e con sé la
- Sua
epoca.
-
- L'istante d'amore
risfaglia
- E noi spesso si
parla
- Adducendo tra i
verbi il vocabolo "ieri".
-
- Vivo allora a
donarti quei sogni
- A te cari, il
cuore...
- E con sé i
più dolci frali pensieri.
-
-
-
- Tempi di
Trieste
-
- Un pallido sguardo
di sole
- Allungava le ombre
del
- Viso,
- Il tuo, e poi fu la
sera.
- La linea degli
eventi
- Ha immortalato il
tuo tempo.
- O il nostro?
(Fugacemente svia).
- Evanescenti
com'esuli desideri
- Scompaiono i tuoi
occhi
- Fra
l'oscurità
- Ed io fermarli non
posso!
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-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Naide
Sarti
-
- Opera 31a
classificata ex aequo
-
- Reo
-
- Ti sei posato sul
mio cuore
- dopo aver
sorvolato,
- con le tue ali di
farfalla
- ampi spazi e
bianche solitudini.
- Io solcavo cieli
logori
- e con le
dita
- scavavo solchi
sulla mia fronte.
- Masticavo avanzi di
feste
- ballando a piedi
nudi
- mentre il sole si
stiracchiava, annoiato,
- mandando strani
bagliori
- che giocavano tra i
miei capelli.
- Avevo urgenza
sentimentale,
- arsura
d'amore,
- e mi sono abbattuta
su di te
- reo di avere
catturata
- la mia
passione.
- Da rassegnata
sognatrice
- ti ho
creduto,
- ma con le tue mani
grandi
- hai premuto sul mio
corpo
- e, spingendo
forte,
- mi hai
uccisa.
-
-
-
|
- Luciana
Scaglia Grenna
-
-
-
- ...Ricordo...
-
- I tuoi occhi
disperati,
- ormai
sfiduciati,
- si perdevano nei
miei,
- ...pieni di
lacrime.
- Il ricordo
riaffiorava,
- sembrava...
sepolto,
- ma, solo
adesso
- so che è
impossibile
- ...dimenticare.
- Momenti troppo
devastanti
- hanno
lacerato
- senza
possibilità di
- ...rattoppo...
-
- Forse il
ricordo
- doloroso ma
consapevole
- aprirà,
finalmente,
- uno squarcio di
luce
- in mezzo a tanta
amarezza
- ...bruciata.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Piero
Selmi
-
- Ad un bimbo mai
nato
-
- Forte strinsi un
lampione isolato
- una sera di una
certa stagione
- bianco in volto e
non ero malato
- non uscivo da
nessuna prigione
-
- Lei mi disse mi son
tolta il pensiero
- son svaniti
tragedie e sudore
- vai pure ciao, sto
bene davvero
- vai pure ciao, con
il viso migliore
-
- Passò un
minuto insieme alle ore
- io vidi in cielo
una strana visione
- di un possibile
autentico amore
- di un fiore nato
troppo fuori stagione
-
- Non ricordo se
davvero piangevo
- però un nome
l'avevo già dato
- la sconfitta nel
cuore io avevo
- era la storia di un
bimbo mai nato.
-
-
|
- Fausto
Serpagli
-
-
- Acqua di
sorgente
-
- Nel monte che amo
scalare
- acqua sorgiva
fresca e pura
- sgorga e
prorompente scende
- salta di roccia in
roccia
- con giocoso
gorgogliare
- và a vestir
la terra
- con fiumi, laghi e
mari
- addobba il
cielo
- con nubi e
arcobaleno
- si trasforma in
ghiaccio
- in rugiada, pioggia
e neve
- per purificare e
dissetar la vita.
- Attraversa lo stige
torbido ed oscuro
- ma poi
d'incanto
- cristallina e
trasparente
- si ripresenta alla
sorgente.
- Del suo
ciclo
- preferisco ammirar
l'inizio
- risveglia nel mio
cuor la primavera
- m'affascina,
m'incanta,
- questo simbolo di
vita e di speranza,
- esistenza
indispensabile alla mia.
-
-
-
- Il
domani
-
- L'egoismo inonda la
strada della vita
- dissemina miseria e
povertà
- invidia, gelosia e
iniquità
- la sensazione
triste che ho nel cuore
- rivela il
sentimento ed un pensiero;
- senza la luce
dell'amore che lo ispira
- il mondo si
smarrisce nella Bruma
- e il bel domani a
cui aspira
- all'orizzonte buio
non sorride.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Anillo
Sezzi
-
-
- Le
calle
-
- Sentire ci appare
dentro la verità,
- vedere ci compare
solo dal cuore,
- sapere ci
coglie
- volando tra le
essenze delle cose.
-
- Tre calle
ricevute,
- sono dono assai
vero,
- sereno ci induce il
solo pensiero.
-
- Tre calle sono
segno di un mondo segreto,
- dei petali bianchi,
dei bimbi mai stanchi,
- del silenzioso
pensare, del tenero custodire.
-
- Eleganza e
purezza,
- silenzio e
mistero,
- di donna si veste
la calla,
- svelando il
segreto
- del grembo di un
mondo sincero.
-
-
- Rinascita
-
- In un giorno non
diverso da tanti altri,
- il velo caduto
rivelò il nuovo destino,
- il karma più
nero bruciato
- si era in un
attimo,
- tutto risplendeva
di nuovo cammino.
-
- Il giovane vecchio
bambino
- cantava ora
felice,
- semplice vedeva il
cammino.
-
- Svegliato si era al
suo,
- di guerriero di
luce,
- desiderato vero
destino.
-
-
-
|
- Giuseppe
Sorrentini
-
-
- Canto
-
- (a mia
moglie)
-
- Ho rubato le
note
- che i
fiori,
- vibrando
nell'aria,
- affidavano al
vento;
- ho raccolto i
pensieri
- fugaci e più
belli
- e ho composto il
mio canto
- d'amore per
Te.
-
-
-
- Ispirazione
-
- È
bello
- quest'odore di
rugiada
- che all'alba si
propaga
- e va
nell'aria,
- a suggerir
PENSIERI
- ad un
poeta
- eternamente
innamorato.
-
-
-
- Eternamente
-
- Vorrei
- sempre
dormire
- e mai
svegliarmi,
- schiavo dei
sogni,
- droga dei
poeti,
- solo per
dirti
- eternamente
T'amo.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Enzo
Spadoni
-
- Alla Beata Rosa
Venerini
-
- Nel bel Giardino
Santo del Signore,
- fra le colline
amene della Tuscia,
- fiorì
nell'Urbe antica un'altra Rosa,
- che nuovo odor
profuse fra la gente
- e accese in tanti
cuori la speranza
- e della Fede i lumi
e del pensiero.
-
- Ancor fanciulla,
Rosa Venerini,
- giocando lieta con
le sue compagne,
- secondo il divo
esempio del Signore,
- sognava prodigarsi
a tanta gente.
-
- All'alba ormai dei
Lumi di Ragione
- precorse già
i sentieri del sapere,
- aprendo menti,
cuori ed orizzonti
- a tante alme anele
della gente
- umile, rude e
povera del mondo.
-
- La Nobil Donna,
Rosa Venerini,
- ardendo di amore
per il Signore,
- pensando ancora a
vita claustrale,
- secondo il piano
provvido di Dio.
-
- Andava con amore
per il mondo,
- cercando tante
Ancelle dotte e pie,
- formare un grande
stuolo di persone
- nel Santo gregge
umano della Chiesa
- per educare i
giovani al Signore.
-
- Col cuore sempre
anelo al Divin piano
- andava alacremente
per il mondo,
- per compiacere il
Volere del Signore;
- diresse un nuovo
gregge dell'ovile,
- condusse tanta
gente alla salvezza.
-
- Operando a lungo il
bene nella Chiesa,
- spargendo ovunque i
semi della Vita,
- concluse Rosa paga
il suo cammino,
- spendendo la sua
vita per il Signore:
- per rifiorire al
mondo il Divin Regno.
-
-
-
|
- Stefano
Tonelli
-
-
- Il
Compleanno
-
- Sono nato il 19 di
Marzo
- a San Giuseppe -
Festa del papà.
- Quel giorno nessuno
festeggiò
- la lieta
coincidenza
- di quella
paternità
- non voluta, forse
ignorata.
-
- La madre, quella
domenica
- triste si
gravò del peso,
- tra lacrime,
sangue,
- dolore e
tormenti
- che pure sparse in
me,
- con dolce regalo
sgradito.
- Poi uscì
dall'ospedale,
- lasciando quel
pianto di carne
- alle cure di
infermiere pazienti,
- leggera nel
grembo
- ma svuotata
d'amore,
- e col seno generoso
di latte
- si disperse nel
mondo.
-
- Dopo tanti anni, io
ancora
- non oso celebrare
quel giorno
- che non mi rese
felice.
- Aspetto che passi,
soltanto
- mi volgo invano
allo specchio
- cercando tratti
familiari,
- oscuri e
ignoti.
-
- E pensando a quel
San Giuseppe lontano
- non piango, ma mi
si stampa in viso
- un muto ed amaro
sorriso,
- e chiuso nel mio
segreto rifugio
- osservo il volto
sgomento
- di quella giovane
donna impaurita
- che troppo presto
ebbe in seno una vita.
-
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-
TORNA
ALL'INDICE
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|
- Se
non la trovi nella tua libreria puoi ordinarla
direttamente alla casa editrice. Telefonando da lunedi
al venerdi dalle ore 10.00 - 12.30 15.00- 17.00 al
numero 0298233100
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