- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
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Antologia
del premio letterario
Il Club dei Poeti 2005
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- Sommario
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- Prefazione
di Gianmario Lucini - Massimo Agnolet - Giuseppina
Aiello - Lutfi Alia - Angela Aprile - Claudio
Aresu
- Elena Auddino -
Daniele Badesso - Sergio Baldeschi -
- Maria Rebecca
Ballestra - Erik Baracani - Ranieri
Barghigiani
- Alessandro Barison
- Giuseppina Barzaghi - Miriam Giorgia Belluomini -
Sara Biondi - Josephine Bonì - Don Pasquale
Brizzi - Luigi Buonaiuto - Donato Carmine Buonfiglio
- Vincenzo
Calò - Francesca Canaparo - Giuliano
Cardellini
- Carlo Carrea -
Orazio Castellaneta - Andrea Cavaliere
- Piera
Maria Chessa
- Sabrina Chianelli - Arnaldo Colombo
- Maria Costanza -
Laura Cuboni - Edvige Cuccarese - Gaetano Cugno -
Paola Curagi - Mario D'Alise - Davide
D'Elia -
Luca
De Pieri -
Giorgio Dei Rossi - Emilio Dezani
- Valeria
Di Felice -
Paolo Dianin - Giuseppe Diotto - Giancarlo Dostuni -
Stefano
Ercolino -
Gianni Fassina - Flavio
Ferraro
- Giacomo Flussi
Cattani - Alessandra Fontana - Giacomo Fumarola -
Susanna Galimberti - Gian Battista
Gallotti
- Andrea
Garbin -
Michela
Garella -
Giulio Gasperini - Benedetto
Genovesi -
Giuseppe Ghielmetti - Alessandro
Ghionzoli -
Maria Grazia Girola - Clara Grazioli - Marcello
Guerrieri - Carlo
Gugliotta -
Annamaria Immesi Smorto -
- Pasqualino Latella
- Pamela Lodato - Cesare Lorefice - Domenico Maccarana
- Emma Mazzuca - Maria Gabriella Meloni -
Annarita
Migliaccio -
Gianluca Mollo - Angelo Monaco - Walter
Moretti -
Riccardo Motti - Monica Nieri -
- Luigi Nosenzo -
Gabriella Orgolesu - Palma Stefania Pagano
- Valeria Palmieri -
Massimo
Pascale -
Elisa
Pasquarelli
-
- Diego Pavan - Aura
Piccioni - Annamaria Pieralisi Da Lio -
- Mara Pravettoni -
Luca
Previato -
Antonio Principe - Sabrina
Priolo -
Ermano Raso - Fabio Riccardi - Marco Righetti -
- Joanne
Romano -
Valerio Romano - Iulia
Rotaru -
Daniela Rusconi - Giorgia Salicandro -
Michela
Salice -
Giorgia Salvatelli - Domenica Sammaritano - Angelo San
- Iago
- Anna
Rita Scheri
- Ombretta Suardi - Pasqua Teora - Giovanni
Teresi -
Giuseppina Terranova - Stefano
Tonelli
-
- Paola Tosato -
Irina Turcanu - Marco Usai - Elisabetta Vatielli -
Leonardo Vitto - Adelina Voltolina - Stefania Vuolo
- Michela
Zanardi -
Eta Cremiv - Leonardo Zanin
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- Antologia del Premio
Il Club dei Poeti 2005 formato 14x20,5 - pagg. 124 -
Euro 18,00 - ISBN 88-6037-051-5
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-
- Come
avere l'antologia
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- Prefazione
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-
- Perché una
poesia "sia", si distingua da altre forme espressive
(in particolare la tentazione più frequente
è quella di ridurla a una modalità
espressiva di "buoni propositi" - o cattivi, ma
è la stessa cosa), è necessario che la
poesia ritorni a se stessa, alla sua ragion d'essere,
alla sua "verità", che a volte - ma solo a
volte - può anche coincidere con la
"verità" di altre discipline (come la
filosofia, le scienze umane, ad esempio), ma che
sempre viene trovata in modo diverso. In questa
"diversità" sta la peculiarità della
poesia, la sua ontologia, la sua sola giustificazione
per continuare ad essere.
-
- Ora, questa
"verità" non sarà mai inconfutabile
(siamo nei tempi del relativismo imperante, capace di
conciliare tutto con il contrario di tutto...) e
dunque - per fortuna - non avremo mai una poesia
perfetta, una poesia che, una volta scritta, ci
impedisca di scrivere altro - perché la
perfezione sarebbe ormai raggiunta e tutto quello che
si scrive poi, non sarebbe che uno scadimento di
fronte a ciò che è perfetto. Quello che
conta, dunque, è il senso di questa
verità che ogni poeta trova nella sua
interpretazione del mondo, nel suo orizzonte
culturale, nella sua esperienza. Una verità
soggettiva e imperfetta, sempre, ma che unita ad altre
verità soggettive e imperfette amplia e
consolida questo orizzonte culturale e indica altre
modi di "essere nel mondo", o meglio, di sentirci
"Essere nel mondo". Modi che non attingono alla logica
e ai suoi strumenti di analisi che non di rado portano
ad esiti - questi sì - irrazionali e dannosi
(le guerre ad esempio, o le assurde "regole"
dell'economia globale), ma che attingono invece alla
parte irrazionale di noi stessi, al nostro im-mediato
attribuire senso all'esperienza che viviamo
(im-mediato, proprio perché non-mediato dalla
ragione). Questa im-mediatezza è nient'altro
che la voce dell'inconscio che vuole farsi conoscere,
al poeta stesso prima di tutto, ossia la voce dei
sentimenti, delle emozioni, delle sensazioni, della
psicologia umana, ossia della metà dell'Essere
che la razionalità tecnologica e scientifica
nega nei fatti, che considera dannosa al "progresso"
perché non controllabile e non inquadrabile in
un disegno più o meno razionale di
organizzazione sociale. Tant'è che la
psicologia come scienza, per quasi tutto il '900,
è stata largamente asservita a questa assurda
idea del controllo sociale.
-
- La poesia dunque
è una vera e propria forma di "devianza": chi
scrive poesie è uno che de-via da una logica di
controllo e di iper-razionalizzazione e cerca
significati, segni, modi di essere e di stare nel
mondo, che il "pensiero dominante" considera
rémore, sentimentalismi, arcaicismi che
sopravvivono nell'essere umano e che in qualche modo
l'uomo del futuro supererà, illuminato dalla
scienza (e allora vien da chiedersi perché
così tanti poeti siano anche scienziati,
studiosi, tecnici, informatici...).
-
- È difficile
trovare una riflessione che possa cogliere il senso di
una "raccolta" di poesie molto diverse fra loro, ma
penso che quanto ho detto scritto possa in qualche
modo essere un "cappello" alla raccolta che
seguirà in queste pagine, nelle quali sono
inserite opere di poeti che hanno partecipato alla
edizione 2005 del premio letterario "Il club dei
poeti". Trovo infatti questa "tensione alla
verità", alla lettura del mondo in termini
intellettualmente onesti (anche se, per forza di cose
come sopra si diceva, con esiti certo non assoluti), a
cercare un senso nell'esperienza di vita e poterlo
esprimere nella im-mediatezza di un linguaggio che non
si cura di "dimostrare" ma solo di con-vincere (non
dunque di vincere l'altro col ragionamento, ma di
vincere insieme, trovando un significato che consenta
una com-unicazione, ossia l'unione di due o più
persone in uno scambio di senso).
- è superfluo
perciò chiedersi, a questo punto,
"perché poesia"? A che cosa "serve" (verbo,
questo, molto sospetto...) la poesia? La poesia non
"serve" infatti a nulla: così deve essere,
proprio perché la poesia è l'uomo
stesso, ed è retorico chiedersi a che cosa
l'uomo debba "servire". Ha senso invece l'affermazione
"la poesia è necessaria", perché
è l'uomo stesso, è nella sua natura,
nella sua ontologia, ma anche nella sua integrazione
razionalità/irrazionalità (logica e
sentimenti) che scambia significati e senso per capire
non soltanto il "mondo" al di fuori di sé, ma
proprio il mondo a partire da se stesso, perché
anch'egli è parte del mondo. E se la poesia
è necessaria, allora abbiamo già trovato
la risposta a una domanda in sospeso: "perché
questa raccolta di poesie"?
-
-
- Gianmario
Lucini
- Presidente della
Sezione Poesia del Premio Il Club dei
Poeti
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|
- Ranieri
Barghigiani
-
-
- Ore di
festa
-
- Passano
- ed i tuoi
momenti
- ricordi nel
tempo;
- ecco i sorrisi
d'ora,
- lacrime del
cuore
- celate da finta
giovinezza.
- Sono a te i giorni
futuri,
- peccaminoso
abbraccio
- d'utopistico
amore
- che in sé
ignora
- tristezza
presente.
-
-
|
- Piera
Maria Chessa
-
-
- Pattada
-
- Dall'alto del
colle
- la verde
vallata
- dove rocce e
cespugli
- s'intrecciano in
armonia.
-
- Il lago,
incastonato
- tra i
prati,
- rimanda
- l'azzurro
pallido
- delle sue
acque.
-
- Al centro del
paese,
- fra i tetti delle
case,
- lo squadrato
campanile
- della
chiesa.
-
- Protesa verso la
valle,
- sento
penetrare,
- sotto gli abiti
leggeri,
- il fresco
pungente
- dell'infanzia.
-
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-
|
- Davide
D'Elia
-
-
- Al
Cielo
-
- Deiscente il Cielo
Eterno
- rapisce al mortale
l'iride
- s'unisce in
rapsodie di colli e di pianori.
- Al fondo s'osserva
l'acqua fino al greto
- Igneo nel giorno
vola ed incensa i rupi.
-
- Germina ove
nell'ire l'occhio par fievole
- ancor ciò
che si figge altisonante
-
- All'Espero si snoda
dal Levante
- su tabule sciantose
che paion levitare.
- L'animo sitibondo e
lì che si rincora
- al luogo ove gli
alati tesano nell'empireo.
- Il suo declivio
è l'orlo benché apparente
- d'un orizzonte
oriundo al mondo e ai sensi.
- Camuso è il
suo profilo al clivo e al mare
- e quando il Sole
è folgore
- fronzuto d'in
frotte nubi si decora.
-
- Ognuno al seme
pasce in gratitudine
- ma è al
Cielo che agli occhi sprona tutto il
Gaudio.
-
-
|
- Luca
De Pieri
-
-
- Raggio di
sole
-
- E, cammini, uomo,
lungo il sentiero della vita,
- finché un
giorno, la tua strada non è più in
salita
- perché un
raggio di sole ti ha fatto battere il
cuore
- così forte,
che se stai in silenzio, ne puoi sentire il
rumore
- simile a quello
delle onde del mare
- che lente ma
inesorabili contro gli scogli vanno a
naufragare:
- Ma è
l'amore... Uomo... che ci puoi fare?
- È l'unica
onda che non potrai mai dominare,
- perché,
anche tu, uomo, ogni volta che vedi un raggio di
sole,
- lento ma
inesorabile inizi a naufragare
-
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|
- Valeria
Di Felice
-
-
- Serata di
maggio
-
- Penetra nel
mio sguardo
- un senso di
profonda pace,
- le luci
sotto il cielo stellato
- dei
spaziosi viali
- sembrano
lucciole in festa,
- nelle
membra del mio cuore
- nasce un
crepuscolo di gioia:
- è un
albore di serenità.
- L'ultimo
canto degli uccelli
- è
dolce al mio sentire
- in questa
atmosfera celestiale
- durante il
risveglio primaverile.
- Attimi di
estasi vitale
- e di
piaceri genuini
- in una
tranquilla serata di Maggio
- mentre
osservo dal balcone un lieto
poggio.
-
-
|
- Stefano
Ercolino
-
-
- Giardino
d'inverno
-
-
- Il ciliegio
stecchito
- contro il tramonto
di gennaio,
- solo una
foglia
- rimane:
-
-
- vive il silenzio
del vento,
- la vertigine verde
dell'erba.
-
-
- Giardino
d'inverno.
- Tremano
- i tralci della
vite
- stride
- l'altalena.
-
-
- Leggermente.
-
-
- Il tuo
profumo
- mi porta
l'inverno.
- Di
fiori.
- Il tuo respiro
vibra
- nell'aria.
- Sul tavolo di
pietra
- saltella uno
scricciolo
-
-
- Ti
sento.
-
-
-
-
- Come la
foglia
- che non
teme
- l'inverno.
-
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|
- Flavio
Ferraro
-
-
- Il Dolore Cosmico
- e l'Egoismo
dell'Uomo
-
- Quali terribili
despoti siamo per chi
- ascolta le nostre
pienezze, per le montagne,
- che eternamente
accolgono il muto canto!
-
- Ah le rose, queste
palpebre del silenzio,
- conoscono il mio
cuore come il vento
- peccatore le
spelonche in cui
- per un istante
s'acquieta il maledetto
- errare, come il
Sole i passeri che accolgono
- il suo Verbo, e
spensierati ed eretici sacerdoti
- lo sussurrano
all'avida quercia!
-
- Molte betulle,
vinte da pienezza, morirono
- a causa del nostro
donare. Non ascoltiamo mai
- l'inerme silenzio
del mare, celebriamo solo le nostre
- tensioni, le nostre
colme vastità...
-
- Eppure quali
perdute sorgenti potrebbero
- rivelarci gli amari
laghi, quanti profumi sconosciuti
- potrebbero narrare
i saggi prati...
-
- Ma noi, troppo
fragili per ascoltare, celebriamo
- e basta. Se solo
l'insaziabile dolore tacesse,
- ah come potremmo
ascoltare il tenue gorgheggio del
- torrente smarrito,
e capire che il suo pallore
- è uguale al
nostro canto...
-
-
|
- Andrea
Garbin
-
-
- Notturno
invernale
-
- Nel mio pensiero
ulula il vento
- Traditomi dal sonno
dei sensi
- E come fradici
mandorli immensi
- Mi perdo in pallidi
voli d'intento.
-
- Smarrito in codesto
omeopatico canto
- Acuto apparire d'un
delirio mai morto
- Ed il corpo da
madidi tremuli attorto
- Mi snervo tra i
rami d'un salice infranto.
-
- Scenda la notte.
M'allieto e mi pento
- M'affranco, annaspo
nel sonno
- E scivola in me il
cupo disagio del tempo.
-
-
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|
- Michela
Garella
-
-
-
-
- Inverno
-
- Tacita è
l'intesa tra il cielo terso e la terra
invernale
- Nulla di loro
procrea, se non mere illusioni
- Quando la foschia
detta un magico voto
- E la notte,
promiscua, comprende le più ardite
effusioni.
-
-
-
|
- Benedetto
Genovesi
-
-
-
-
- Il tuo ultimo
sguardo
-
- Il mio ultimo
sguardo, i tuoi occhi dentro i miei
- una goccia lenta e
inesorabile
- nella tempesta
della tua assenza, nel mio mare di niente,
- e negli occhi il
silenzio di un ricordo ormai impossibile.
- Ed io rimango qui
ad aspettarti ancora,
- ed io rimango qui
senza capire perché,
- mentre l'immagine
del tuo sorriso si riprende la vita
- e può
finalmente scorrere dentro la mia.
- Ti porterò
con me immergendomi nel mare della tua
anima,
- per vedere ancora
una volta i tuoi occhi,
- per sempre... oltre
i confini dell'infinito.
-
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|
- Alessandro
Ghionzoli
-
-
- Ninfee
-
- Siamo come
ninfee:
- galleggiamo sul
mondo
- senza origine
né fine
- solo il tempo di
vivere e poi...
- l'eternità
dietro di noi
- e davanti
l'infinito
-
- (Casoli, 6 maggio
2003)
-
-
-
|
- Carlo
Gugliotta
-
-
-
- Occhi blu
dell'Ontario
-
- Occhi blu
dell'Ontario, vi sto pensando:
- il vostro colore
è la bellezza
- che in me diventa
tanta purezza,
- ora, che nel mio
cuore vi sto portando.
-
- La mia mente di voi
sta ricordando
- e diventate la mia
contentezza,
- e non rimane in
bocca l'amarezza
- anche se del
passato sto parlando.
-
- E come il sole su
voi sta splendendo,
- mostrando il vostro
gradito splendore,
- così l'animo
mio che sta vedendo,
-
- che sente nascere
un nuovo cuore
- e splendidamente
sta risorgendo
- ancora con la forza
dell'amore.
-
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|
- Annarita
Migliaccio
-
-
- Dolore
-
- Sono con te, con
loro, sono nel dolore io.
- L'impotenza mi
rende cieca, sorda e muta.
- Urlo dentro di me,
nel silenzio sordo,
- con niente che non
torna più indietro,
- e con le sole
preghiere sgranate una ad una
- sul tavolo della
mia vita.
-
-
|
- Walter
Moretti
-
-
- Gravità
terrestre
-
- Se non
fossi tanto gelosa,
- o
Terra!
- Polverosa
ferrigna
- gravida
gravitante
- sulfureo
pallone
- mal
riuscita sfera
- insaziabile
d'acque,
- girotondo
d'uccelli
- e di
velieri.
-
- Se della
morte
- cui ci
condanni
- fosse a te
bastante il dono,
- lasceresti
le nostre polveri
- levitare
- a guadagnar
le stelle.
-
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|
- Massimo
Pascale
-
-
- Cuore di
tenebra
-
- Io vivo nella
Notte.
- Vagando alla
deriva,
- come quei vecchi
relitti
- pensionati dalla
vita
- prodighi di
consigli non richiesti
- per giovani braccia
operaie
- mentre altri hanno
già costruito per loro
- avevano già
deciso la rotta
- per vele strappate
dal vento
- e funi corrose dal
sale.
- Io amo la
Tenebra.
- Che nasconde agli
occhi amanti
- la forza e la
passione del mio sentimento
- misterioso,
terribile;
- sconosciuto a me
stesso
- che non voglio
indagarlo;
- che vive di me,
schifoso parassita
- e mi lacera l'anima
a morsi.
- Nessuno con cui
condividere il dolore,
- cupo, assoluto,
gelido -
- fiamma di cristallo
-
- schegge che
implodono taglienti;
- malato d'un male
oscuro
- senza spine da
staccare:
- così succhio
la vita dai petti ansimanti
- e nella notte non
cerco la luce,
- non cerco una
strada per dove.
- Non riesco a capire
il motivo
- per cui il silenzio
che amo
- venga spezzato di
notte soltanto
- da lacrime che
scorrono
- su un cuore di
tenebra.
-
-
-
|
- Elisa
Pasquarelli
-
-
- Opera 2a
classificata
-
-
- Una sua
fotografia
-
- Per uno stupore
della vista,
- neanche la
brevità degli anni
- ha soccorso i
ricordi -
-
- - già allora
ne intuivo
- il lento degrado
dei bordi,
- il risalto
flavescente, il bruno
- degli angoli, la
patina falba.
-
- Eppure, non furono
che attimi
- di attimi fa -
impressioni
- impressionate
succubi
- dei nostri venturi
passi?
-
- O le miopi
rifrangenze,
- dell'occhio
intenzionato
- a non
vedere?
-
-
-
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|
- Luca
Previato
-
- Nata,
- quattro piccole
lettere
- innocue
- ma ne ho già
il cuore gonfio.
- E da ora in
avanti
- respirerò
ogni tua sensazione
- e ascolterò
ogni tuo pensiero.
- Attesa,
- sì, ti ho
attesa a lungo
- ma è solo un
secondo
- di fronte
all'eternità che mi regali.
- Il tuo
papà.
-
-
-
- Il vento ha
giocato
- con le
foglie
- come
coriandoli.
- Il freddo ha
chiuso
- ridendo
- tutte le
porte.
- La notte ha
celato
- beffarda i loro
scherzi.
- Ansimando si
guardano
- sospesi.
- È un
attimo
- torna il
giorno:
- e tutto
ricomincia.
-
-
-
- Non ricordo
più la data
- non è
importante.
- È accaduto
là,
- in mezzo alle
nebbie del tempo
- che ora lo
proteggono.
- Come un
faro
- ora appare, ora si
cela
- per riapparire
ancora
- in una eterna
alternanza,
- che orienta ogni
mio
- pensiero.
- È un piccolo
gesto
- leggero
- a metà
strada tra
- il sorriso e lo
stupore:
- quel primo bacio
che mi hai dato.
-
|
- Sabrina
Priolo
-
-
- Opera 1a
classificata
-
-
- Ricordo
cipria
-
- Mamma
- sono stata troppo
indaffarata
- a restare
viva
- che non mi sono
accorta
- che tu
tremi.
- Perché non
mi hai detto
- che anche tu devi
invecchiare?
- Per sentirmi ancora
ridere
- nella placenta alla
cipria e cappuccino?
- Oppure
perché anche tu
- eviti come me di
contarti le rughe
- quando allo
specchio un riflesso familiare
- ti guarda senza
assomigliarti più?
- Adesso però
vieni,
- ti porto al
mare,
- una volta ancora
sciogli i capelli
- e metti il vestito
bianco
- che oggi è
sabato
- e arriva il
papà.
-
-
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|
- Joanne
Romano
-
-
- Nebbia
-
- Tale un velo la
nebbia, nel ramo denudato,
- si perde o si
strappa a rugosi gironi
- come dolente sposa
d'autunno giù spogliato
- che percorre la via
di vane illusioni.
-
- La natura si offre
al lindo sposalizio
- d'una volta
promessa a nevose aurore,
- il freddo ermellino
d'un niveo supplizio
- investe già
le vette da gelidi albori.
-
- Sui monti velati
dalle nubi disperse
- si dissolvono ombre
in erranze inverse
- nel diafano
bagliore di fugaci dimore.
-
- E la brezza divelta
verginale tremore
- d'altari fluttuanti
d'arcana nebulosa
- in questa
cattedrale ove svanisce sposa.
-
-
|
- Iulia
Rotaru
-
-
- Piombo
-
- Le palpebre di
piombo
- M'impediscono di
continuare
- A riconoscere
queste farfalle nere
- Sul cielo bianco
puro.
- E mi fisso, ma
cado
- In un profondo e
buio abisso.
- Nessun filo di
seta,
- Nessuna
ragnatela!
- Mi vorrei soltanto
fermare!
- Ho sete di
luce
- E voglia di
frenare
- Il tempo con uno
stecchino da denti
- Infilzandoglielo
nelle sue ruote!
- Ho sete di
sole,
- Di sabbia
asciutta,
- Paura del
buio
- Che c'è
dentro me!
-
-
-
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|
- Michela
Salice
-
-
- Il
naufragio
-
- Il tuo
amore non ha urgenza
- non ha
necessità
- non ha
bisogno di un respiro profondo
- né
di una lunga apnea
- perché
galleggia leggero in superficie
- come una
piccola barca legata alla riva
- tranquilla
nel suo porto improvvisato.
- Io chiedo
l'estremo l'esagerazione
- non voglio
il controllo su tutto
- ma la
deriva, la tempesta
- il cuore
spezzato dalla fatica dei baci
- la marea
che trascina disorienta...
- La quiete
è di chi dorme
- di chi non
sa godere
- di chi non
si affeziona.
- Io ho
mollato la cima e ho seppellito i
remi
- per salpare
nell'oceano del tuo mondo
- ho visto un
lampo nei tuoi occhi
- e ti ho
creduto diverso
- ho sperato
in una storia non ancora scritta
ma...
- mi
sbagliavo!
- Pagine
già lette e già strappate le
tue.
- La
delusione più grande?
- Scoprirti
uguale agli altri
- e per
questo non poterti amare.
-
-
-
|
- Anna
Rita Scheri
-
-
- Segni
-
- Parole come
ali
- nell'aria
spargono
- profumi di
petali
- scolpiti nel
vento.
- Suoni
d'immagini
- versi
d'armonia
- come segni
profondi
- di oasi senza
tempo.
- Parole di
pietra
- scolpite nel
vento
- a formare
l'eterno
- del fuggevole
istante.
- Tu
- resterai
dentro
- ali di
- profonda
memoria.
-
-
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|
- Giovanni
Teresi
-
-
- Il vento del
sud
-
- Nell'ora che
s'appresta
- a
sera...
- quando tra gli
ulivi
- le pietre sulla
terra
- s'adombrano
- e tra le rustiche
case
- i colorati
panni
- mostrano gli intimi
usi,
- il vento
leggero
- e tiepido
accarezza
- degli abeti le
chiome;
- culla le
foglie,
- le nuvole e le
onde...
- tutto sa
d'incanto
- nei colori
dipinti
- dal tramonto sui
sassi,
- sui muri, sulle
cime
- dei lontani
monti.
- Anche le
isole
- sembrano ad un
tratto,
- come le piccole
barche,
- allontanarsi
- e riflettersi
nell'azzurro
- all'ammaliante
- vento del
sud.
- Quando gli ultimi
raggi
- di porpora tingono
il cielo,
- il vento
cambia...
- quasi furente
scrolla i rami,
- le chiome, i
panni
- come a salutare il
dì.
- Poi...
- dai vicoli, dai
tetti
- fischia sottile e
sereno
- nell'assopimento
- la sua antica
melodia.
-
|
- Stefano
Tonelli
-
-
- Maestro
ascolta
-
- Ascolta, o mio
Maestro,
- Tu hai affidato
questa vita a me,
- perché io
imparassi e crescessi
- in luce di
conoscenza e di amore.
- Ho accettato il
patto
- - potevo fare
altrimenti? -
- e sono sceso fin
quaggiù.
- Ho avuto, come
tutti, la mia razione
- di gioie e
fortune,
- di pene e
sofferenza,
- ma mi è
sempre stato compagno
- il male di
vivere.
-
- Comprendimi, o
Maestro.
- Tu mi esorti ad
andare nel mondo
- e a scoprire nuovi
sentieri:
- "Vai! Nelle tue
bisacce hai
- tutto il
necessario! Osa! Va!"
- Ma a me, o Maestro,
cedono le gambe,
- la gioia e la
speranza scivola dalle braccia,
- la bocca si fa
amara e sputa veleno.
-
- Perdonami o
Maestro.
- Lo so, la vita
è una scuola che spesso
- Impartisce dure
lezioni e
- tu hai ragione: non
bisogna
- buttarla in vano
cincischiare.
- Ma io rimango
chiuso nel mio bunker
- voltando le spalle
al mondo,
- e conto i giorni
lenti di questa preziosa
- fin troppo lunga
esistenza.
-
- (8
maggio 2004)
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- Michela
Zanardi
-
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-
- La confusa
dolcezza del tuo sguardo oltremare
- Fonte
d'ispirazione per i miei occhi -
- Le mie mani ti
urlano il dolore
- anelano il
perdono del tuo passato sconosciuto --
- Con voce
sfacciata sviscero il mio cuore
- e ballo la mia
danza senza veli
- sulla spiaggia
dorata del tuo sguardo oltremare -
-
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- Agg.
08-01-2006
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