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01° classificato
            "Il bambino soldato" di Franco
            Callegaro,
            Adria (RO)Vince Targa del Comune di Ferrera Erbognone -
            Pubblicazione di un libro di 32 pagine di cui gli
            verranno assegnate 100 copie gratuite - Attestato -
            Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club
            degli autori - Pubblicazione su Internet.
            
            02° classificato "Chissà tra mille anni" di
            Luca
            Previato,
            Legnano (MI)
 Vince Targa del Comune di Ferrera Erbognone -
            Pubblicazione di un quaderno di 32 pagine di cui gli
            verranno assegnate 100 copie gratuite - Attestato -
            Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club
            degli autori.
            
            03° classificato "No, non chiamarle lacrime" di
            Anna
            Maria Cardillo,
            Roma
 Vince medaglia del Comune di Ferrera Erbognone -
            Pubblicazione di un quaderno di 16 pagine di cui gli
            verranno assegnate 100 copie gratuite - Attestato -
            Pubblicazione del testo premiato sulla rivista Il Club
            degli autori.
            
            
 
Vincono Attestato
            di merito - Pubblicazione del testo premiato sulla
            rivista Il Club degli autori - Pubblicazione su Internet
            - 50 copie in omaggio in caso di pubblicazione di un
            proprio libro con l'editrice Montedit, i seguenti
            autori:
 
             Opere
            segnalate dalla Giuria con Attestato di merito:
             
            "A
            volte" di Carlo Albertario, Milano"L'ultima
            foglia" di Ivana Marangon, Padova"M..."
            di Angela Sias, Lavena Ponte Tresa (VA)"Nel
            giardino dei cinque sensi" di Maurizio Orsi, San Donato
            Milanese (MI)"Nonna
            Lucia" di Claudio Bellini, Valenza (AL)"prima
            educazione" di Antonio Sangervasio, Roma"Quando
            teneramente guardo il cielo" di Maria Rosa Gelli,
            Arezzo"Signore..."
            di Andrea Ingemi, Messina"Sull'amicizia"
            di Sabrina Sciani, Poggiridenti (SO)"Vieni
            con me papà portami per le strade basse" di
            Maurizio Pivatello, San Pietro di Legnago
            (VR) 
              
            
            
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            FRANCO
            CALLEGARO
 Opera 1^
            classificata Il bambino
            soldato
            
            
                      Sei
                     orgoglioso di fare l'adultoe, con
                     quell'arma, ti senti sicuro,ti hanno
                     detto: "Se impari a sparare,diventi un
                     uomo più vero e più
                     duro."Non li
                     badare, bambino soldato,sanno parlare
                     soltanto di guerra,non
                     verseranno una goccia di pianto,quando darai
                     il tuo sangue alla terra.Prenditi i
                     giorni che il tempo ti lascia,torna a
                     giocare nel gioco innocente,cerca due
                     occhi stregati d'amoreed un
                     sorriso, da chi non vuol niente!L'arma che
                     impugni, con tanto fervore,non
                     servirà a cambiare la sorte,tu sei la
                     vita e la nostra speranza,loro hanno in
                     cuore soltanto la morte!  
 
            
            TORNA
            ALL'INIZIO
            
            
LUCA
            PREVIATO Opera 2^
            classificata
            
            
                      Chissà
                     tra Mille Anni,chi
                     porterà addosso i nostri
                     nomi.E chi, questi
                     pensierie questi
                     sogni.Se il cielo
                     sarà cieloe un prato il
                     suo specchio.Non so se
                     ancoraqualche carta
                     diràche ci siam
                     stati, esistiti, amati!Ma
                     so,che la
                     più piccola traccia di me,starà
                     ancoracercando
                     te!  
 
            
            TORNA
            ALL'INIZIO
            
            
ANNA MARIA
            CARDILLO Opera 3^
            classificata No, non chiamarle
            lacrime
            
            
                      Scendono
                     lente giù dagli occhi,ma non
                     chiamarle lacrime...sono vesti di
                     seta del dolore,quello che
                     hai dentroe che non sai
                     cos'è,né
                     dargli un nome,quello che
                     solo si fa piantoquando
                     scrivied a te
                     stesso ti fermia chiedere il
                     perchédell'essere e
                     del fare,il come e il
                     quandodi cicatrici
                     e rugheche segnano
                     il tuo tempo,del rotolare
                     di giorni sempre uguali,del ritornare
                     di ricordi andati.Suoni
                     perduti,pentagrammi
                     vuoti,melodie di
                     amori non amati:tutto porta
                     la nottequando un
                     foglio biancosolo ti fa da
                     specchioperché
                     tu possafar di parole
                     un ghirigoroe di perle
                     salate una collanache donino
                     col sonnola dolce
                     nostalgia,che restino
                     domania parlare di
                     te.Perle di
                     pianto cadute:non saprei
                     perché...no, non
                     chiamarle lacrime...chiamale...
                     "poesia". 
 
            
            TORNA
            ALL'INIZIO
            
            
ROSA MARIA
            CORTI Opera 4^
            classificata Là dove
            mormorano i pioppi *
            
            
                         Là
                        dove mormorano i pioppie si
                        disseta il salice,là
                        dove tornano l'aironee la
                        garzetta a frenetico corteggio,là
                        mi appaiono le mondarisoe
                        l'acquaiolo, timido monello,i piedi in
                        altalena sul ruscello.Tace la
                        risaia fra le dorate spighee l'acqua
                        verde che s'oscura:non
                        clangore d'armi, non canti,non risa,
                        non litanie di santi.Tutto
                        sembra passatosenza
                        traccia lasciare,solo odo
                        lontanodella
                        trebbiatrice il cigolare. *da:
                        "Appunti di viaggio"Ferrera
                        Erbognone giugno 2005   
            
            TORNA
            ALL'INIZIO
            
            UGO
            DE SANTIS
 Opera 5^
            classificata A mio
            padre
            
            
                      Non vedo
                     più la tua ombra vicinala nebbia del
                     tempo, mi nasconde il tuo visocercarlo nei
                     brevi ricordi, trascorsi velocinascosti da
                     giovani gesti, che sembrano adulti. Ti cerco nel
                     volto di ignote figureimmaginandoti
                     al fianco di coloro che vedo,penso ad
                     imprese affrontate dal mondoche osserva
                     gli errori senza correggerli. Ti cerco nei
                     gesti di un vecchio signorememoria
                     antica di uno sbiadito blasone,mi manca, ad
                     ammetterlo è durauna mano che
                     fermi ogni tanto il mio braccio. Ti cerco e
                     non so più dove farloper farti
                     vedere come son diventatoil mio mondo,
                     la mia vita,gli affetti e
                     i tuoi insegnamenti. Quante volte
                     ho giustificato i miei errorisolo
                     perché non riuscito a
                     trovartiora che
                     finalmente sei dentro di menon riesco a
                     smettere di cercarti.  
            
            
            
            TORNA
            ALL'INIZIO
            
            GENNARO
            MATINO
 Opera 6^
            classificata Allora
            
            
                      Allora, che
                     facciamo della vita,la buttiamo,
                     la viviamo?Dici che
                     respiri.E basta per
                     essere vivi?Aprire gli
                     occhi,muover
                     braccia e gambe,un po' di
                     fiato dalla bocca,questo
                     è vita?E l'amore, la
                     passione, la poesia,la gioia, il
                     dolore?Forse
                     imprevisti,intoppi,contrattempi?Allora forse
                     pensiche unica
                     ragionesia evitar la
                     morte,la
                     finale.Pensi
                     bene.Ma si
                     può viver da morti.Allora
                     c'è qualcosa d'altroda
                     cercare,desiderare
                     altro desiderio.Sopravvivere
                     non è l'ideale,è
                     giorno che ti è toltoogni
                     giorno,non
                     credi?Sognare,
                     combattere, sperare,rischiare,
                     anche perdere,é
                     lotta, ma verità da
                     guadagnare.Allora puoi
                     decidere di viverealtezza,
                     larghezza, profonditàdi
                     vita.Non coprirti
                     il viso,non dire non
                     mi interessa.Signore,
                     vorrei morir da vivoe far morir
                     la morte.  
            
            TORNA
            ALL'INIZIO
            
            ANNA
            CERISOLA
 Opera 7^
            classificata Sul filo della
            vita
            
            
                      Ai piedi di
                     un fossoscavava un
                     contadinoscolpiva i
                     suoi giorni nella terra,il cielo era
                     vicinoarsa la ruga
                     in voltopregava col
                     sudore.Cantava
                     tirando a terra il gozzoil
                     pescatore:come viticci
                     i piedi nudilottava col
                     vento e il mare,issando le
                     reti a bordopregava col
                     maestrale.Scavava i
                     nostri cuoriil
                     temponell'ombra
                     della sera,sul filo
                     della vitaaspettando
                     un'altra primavera.Ai piedi di
                     una crocepuliva i suoi
                     peccatil'uomoarse le
                     lacrime in voltonel chiedere
                     perdono;issando la
                     sua vita a bordonavigava
                     l'ultimo mare,andava verso
                     il cielolasciandosi
                     cullare;così
                     in un sol istanteil cuore come
                     l'ondacapì
                     ch'era finito il tempoin
                     quell'immensità profondadi tuffarsi
                     nella gioia infinitache invano
                     aveva cercatosul filo
                     della vita.   
            
            TORNA
            ALL'INIZIO
            
            MARIA
            ROSARIA CAU
 Opera 8^
            classificata Perdonami
            
            
                      Perdonamise prima di
                     nascereti ho
                     raccontato tante favolesia, ero
                     così felice!Mi sentivo in
                     piena estatecon
                     teche vivevi
                     nel mio ventre.Passeggiando
                     pei viali alberatifra il
                     pigolardei passeri
                     implumiti
                     mostravoun
                     fantomatico castelloimmerso in
                     giardini opulenti.Ti sentivo
                     batter le manineora aperte,
                     ora chiuse,volteggiarsimili a
                     farfalle fra le rose.E nel mio
                     ventre ondulanteti nominavo
                     Reggentedei miei
                     averi, dei miei pensieri.Respiravamo
                     uniti pelle a pelle,il sapore
                     dell'estate e delle viole.Figlio,
                     perdonamiquando
                     scopriraiuna casa
                     angustaed un camino
                     spento.Perdonamise ti
                     scalderòninnandoti
                     sul petto.Perdonamise per
                     Infinita Tenerezzati ho
                     presentatoun mondo di
                     favole.Ed ora,
                     mentre urli il tuo primo vagitonon ti ho
                     dato un castelloFiglio mio,
                     ti ho dato la Vita. 
                     
                     
                         
 TORNA
            ALL'INIZIO
 ERMANO
            RASO
            
             
            
            Opera 9^
            classificata
            
             
            
            Ma Dio,
            dov'è?
 
                      Non favellan
                     di vitale pareti di
                     questa strutturaa dimora de
                     gl'infermi,e la
                     primavera che valica le finestre
                     dischiusenon reca
                     conforto alcuno:questo
                     è un pianeta senza orizzonte.Vi scorgo
                     volti reclini e vinti,occhi spenti
                     come lanterne consumate,corpi
                     mortificati da artigli spietatidi mali
                     tremendi,la vita che
                     fuggequale preda
                     inseguita...E anche il
                     rintocco del pendolo a muroche osserva
                     avulsopare dire di
                     tempi scaduti.Ma Dio...
                     dov'è?    
 TORNA
            ALL'INIZIO
 LENA
            MALTEMPI
            
             
            
            Opera 10^
            classificata
            
             
            
            Le mie
            albe
 
                      Albe su
                     albe,dipinte di
                     rosane va fiero
                     il giornod'impeccabile
                     divisa.Albe nuove,
                     scesenel mio
                     limboper
                     riportarmi alla luce.Non cerco
                     sveglia chesuoni,
                     né telefono rimesso.Aspetto, il
                     cigolare di uncarretto e lo
                     spazzino dallagiacca
                     sbilenca che all'albaimpiastrava
                     novità sui muri.Lo sparo di
                     un fucilegiù
                     nella valle,dove all'alba
                     una lepreaveva perso
                     la corsae la lattaia,
                     sonnambula, daibidoni
                     lustrati e misurini acampanacci,portone a
                     portone divideva la vita.Le mie albe
                     rivoglio,dove novelle
                     giovenchepettinavano
                     la terraed io, con la
                     puntadella
                     falce,disegnavo i
                     miei domani.
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