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               Le
               antologiedei concorsi de Il Club degli
               autori
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               Antologia
               del premio letterarioM° Raffaele Burchi Biblioteca di Tromello
               2006
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               Indice Prefazione
               - Albo
               d'oro del Premio
               - Sergio
               Balestra -
               Anna
               Barzanò
               - Anna Barzanò - Erik Battiston -
               Marcella
               Bianchi -
               Chiara Maria Boldrini - Vincenzo Bolia -
               Roberto
               Borghetti -
               Paola
               Cabiaglia -
               Paolo Capella - Anna Maria Cardillo - Massimo Gerardo
               Carrese - Rosa Maria Corti - Gaetano Cugno -
               Alessandro Curcio - Mario D'Alise - Vincenzo De
               Crecchio - Silvio Di Fabio - Maria Pia Di Nicola -
               Vincenzo
               Ercole -
               Denis
               Forasacco -
               Giuliana Galimberti - Pietro
               Gatti -
               Pietro Gatti - Antonio Giordano - Adriano
               Gizzi -
               Nirvana Granata - Carlo Grigioni - Fethi
               Hammami -
               Elio
               Lunghi -
               Domenico Maccarana - Gilda Mele - Valerio Mello -
               Giovanni Moda - Giovanni Moda - Daniela
               Mortillaro -
               Cinzia Nuvoli - Maurizio
               Orsi - Maria
               Teresa Piccardo - Piera Rossi Celant - Lohana Rossi -
               Licia
               Roveri Galli
               - Alessandro Sanscritto - Maria
               Grazia Saviola Galli
               - Adriano Scandalitta - Adriano Scandalitta - Sabrina
               Sciani - Maria Paola Scopano - Sergio Serrini -
               Daniela Sias - Mario Sirotti - Carla Tedde - Luisa
               Tedesco - Stefano Tonelli - Paola Tosato -
               Lenio
               Vallati -
               Gian Claudio Vassarotto - Nereo Zavagnin  
               
               
 Antologia del Premio
               letterario Maestro Raffaele Burchi - Biblioteca di
               Tromello 2006 - 14x20,5 - pagg. 68 - Euro 18,00 - ISBN
               88-6037-331-X
 
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                 Come
               avere l'antologia | 
      
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               Prefazione
 Eccoci come gli
               altri anni a scrivere poche parole d'introduzione al
               premio letterario «Raffaele Burchi», giunto
               oggi alla sua terza edizione.Due riflessioni si
               pongono alla nostra attenzione e vogliamo riproporle a
               chi leggerà queste poche righe.La prima è
               che nonostante i nostri stili di vita siano cambiati
               in maniera addirittura impensabile fino a pochissimi
               anni fa, l'amore per la scrittura, e per la poesia in
               particolare, è rimasto pressoché
               inalterato.Cambiano gli
               scenari, si rinnovano i soggetti, ma il "sentire
               poetico" rimane immutato.Il bisogno di
               scrivere e di rendere partecipi gli "altri" dei propri
               pensieri, dei propri sogni, non è
               cambiato.Sfogliando le
               pagine delle antologie precedenti e leggendo le brevi
               noti biografiche dei partecipanti, è facile
               notare come il "movimento poetico" coinvolga ogni
               aspetto dell'odierna società.Scrivono in versi
               farmacisti, muratori, giovani DJ, casalinghe ed
               architetti, una rappresentazione completa della
               stratificazione sociale del nostro paese. A tutti loro
               dedichiamo questo concorso, con la segreta speranza
               che altri, partecipando alla serata della premiazione,
               si sentano spronati a seguirne le orme.Vuole essere
               questo, a ben vedere, lo scopo del nostro
               concorso.Se soltanto
               riuscissimo ad avere una pagina scritta in più
               ed un televisore acceso in meno, potremmo n queste
               manifestazioni, cosicché sembreranno meno grevi
               le serate dedicate a questi eventi. Da ultimo, ma
               forse al primo posto come importanza, la preghiera che
               tutte le istituzioni interessate, amministrazione
               comunale e commissione di gestione della biblioteca
               prossime venture, continuino nella tradizione e nel
               potenziamento del concorso dedicato al concittadino
               M° Raffaele Burchi.   La
               commissione di gestione della Biblioteca Comunale
               «R. Burchi» | 
      
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               Albo
               d'oro dell'edizione 2006  Questi
               i risultati della terza edizione del Premio di Poesia
               organizzato dalla Biblioteca Comunale di Tromello (PV)
               con il patrocinio del Comune di Tromello e con la
               collaborazione tecnica del Il Club degli autori.
               La
               Giuria della Sezione Poesia in lingua italiana
               composta da Dott.ssa Anna Maria Cuzzoni, Dott. Mario
               Fabrizio Travali, Dott.ssa Maria luisa Trolasco,
               Dott.ssa Carmen Baldi, Dott.ssa Maria Grazie Pazzi, ha
               stabilito la seguente graduatoria: Opera
               1a classificata Senza luce di Maria Grazia Saviola
               Galli, Buscoldo (Mn). Opera
               2a classificata L'età oscura di Anna Maria
               Cardillo, Roma. Opera
               3a classificata A Odilon Redon
 di Denis
               Forasacco Wurzburg - Deutschland. Opera
               4a classificata Uomo incognita 15" di Nereo Zavagnin,
               Thiene (Vi). Opera
               5a classificata Arte di Paolo Capella,
               Milano. Opera
               6a classificata Il cuore di Carla Tedde, Quattro
               Castella (RE). Opera
               7a classificata Canto balordo di Sergio Balestra,
               Cognola (TN). Opera
               8a classificata Memoria di ieri e di oggi di Rosa
               Maria Corti, Lenno (CO). Opera
               9a classificata Altalene di Lenio Vallati, Sesto
               Fiorentino (FI). Opera
               10a classificata Fremito d'albore di Gaetano Cugno,
               Roma. 
               
               
 La
               Giuria della Sezione Poesia in vernacolo della
               provincia di Pavia composta da Dott. Paolo Verlucca,
               Sig. Pierangelo Colombani, Sig. Gian Carlo Bindolini
               (Assessore alla Cultura), Sig. Marisa Dondi, ha
               così stabilito: Opera
               1a classificata Una scelta ad vita di Giovanni Moda,
               Mortara (Pv). 
               
               
 La
               cerimonia di premiazione si è tenuta presso la
               Sala Nautilus di Tromello (PV) nell'ambito dello
               spettacolo musicale del 1° maggio
               2006.www.club.it/concorsi/2006/ris.tromello2006.html
               
               TORNA
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                   Sergio
                  Balestra  Opera 7a
                  classificata  Canto
                  balordo Per tutte le
                  terre disperatecanto,con le mani
                  crepatee il nerofumo
                  incarnito,mani di carezze
                  rudiche fanno
                  accapponar la pelle. E ancora canto
                  il risoleggero dei
                  bambini,il sogghigno di
                  cretadel novello
                  profeta,la luna di
                  ricottae lo sterco di
                  vacca,la camicia di
                  setae la vecchia
                  casacca,il covone di
                  granoche a falciarlo
                  si suda,si puzza, si
                  bestemmiae l'anima si
                  sputa. Canto balordo
                  delle terre infideCanto dei vivi e
                  dei nati mortiCanto di fatiche
                  e scure che strideCanto di cristi
                  grami mai risorti. Terre gonfie di
                  bombe e di mercantiTerre avvelenate
                  da mille tortiTerre sinistre,
                  terre di brigantiTerre già
                  fottute, senza più canti.  
                  
                  
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                  Anna
                  Barzanò  Racumandasion! Sciùr
                  dutùr, sciùr Moia
                  Prufesùr!bitagiù
                  chì, pàsa al temp, pàsan i
                  ur;cùminci
                  incò a scriv in dialet,intant
                  c'à speti chì in tàl
                  let!Gò
                  fiducia in tàl tò
                  làure anca un
                  po'
 preghi al Signurche in
                  tàl gir d'un pari d'urt'am rimetat in
                  sentùr.Mèta in
                  pè la tò cuscritaat racumandi,
                  guardam la vitaansi, un
                  po'
 pusè cun tì,quasi, quasi,
                  nasù i stess dì.E intant che la
                  gamba t'am rifetpensa a fag
                  fà un mò un quei
                  balète s'al fus
                  pusibil, se fusat bon
a levam anca un
                  quei an dal grupon! 
                  
                  
 Carnèval Giùin,
                  vèg
 incò i èn tut
                  fiulìnmascherà
                  e
 mascherina purtà
                  tanta sana alègriaanca a
                  chì l'è che ag n'avrisa voia
                  mia.Dumà a
                  Ruma, in dè chè as
                  cùmandansa schersa mai e
                  sèmpar da pàga as
                  racùmandana ogni
                  èlèsion: danè, fèst,
                  cotillon e trùmbètsum giamò
                  fregà, in tant che ognùn
                  prumèt.Quand i
                  èn setà giù in t'la
                  pultronalà in
                  dè chì disàn Ruma
                  ladronai èn tut
                  i stèss, russ, negar o bianc,nò
                  vùn divèrs, setà in tì
                  banc,Ghè
                  nò Arlechìn, ghè no Brighella,
                  ghè dumà i nos padrondisam
                  Signorsì, vos Signoria
 sum num i
                  sò Pantàlon.Adès
                  ridùma e balùma
                  cùntènt, chè duman l'è
                  giamò chì intantla vita la
                  dùra un mumènt e a pagà ag
                  pensarà un quei sant. 
                  
                  
 Anniversario (a
                  Giorgio) 04/08/2005 Oggi sarebbe il
                  nostro anniversariose solo tu fossi
                  ancora qui con mesalito su un
                  treno dal vuoto binariogiorni e notti
                  buie, sola senza te.Proprio oggi ti
                  vorrei davvero tantocome forse non
                  ti ho voluto maicon il cuore
                  gonfio, triste e affrantoper il tuo corpo
                  che non è più, ormai.Allor quando si
                  poteva esser felici,con quel poco
                  che allora c'eracerti che in
                  tutto il mondo, noi gli unicinel caldo
                  abbraccio di ogni sera. 
                  
                  
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                   Marcella
                  Bianchi La porta
                  segreta Varco la porta
                  del mio mondoed i miei passi
                  si fanno veloci e leggeripiegando i verdi
                  fili d'erba del mio colle,il vento gonfia
                  la mia gonnamentre nella mia
                  mano un turgido narcisoperde i suoi
                  petali sul pizzo della mia veste.Osservo ai piedi
                  della collinail correre ormai
                  veloce del mio cappelloinseguito dal
                  soffio dell'aria;distesa sento
                  scivolare sul mio viso una goccia
                  solitaria,lascia la sua
                  scia come una lacrimae rispecchia
                  come il marequel cielo
                  abitato da bianche, grasse dame. 
                  
                  
 Siamo anime
                  senza presente Siamo anime
                  senza cemento sotto i piediincapaci di
                  lasciare orme al nostro passaggio;siamo ciechi
                  uccelli senza nidobramosi di
                  ricevere vermi nei becchi;siamo polvere
                  che scivola da mani calde,sabbia che si
                  disperde negli infiniti deserti;siamo lumache
                  che nascondono i loro tentacoliche abbandonano
                  bava lungo la strada per essere
                  seguite.Siamo soli in
                  terre desolate ed infiniteche quietano i
                  nostri animi per pochi istantiin un abbraccio
                  di natura materna.Cercheremo
                  invano le nostre improntecancellate da
                  venti e piogge passeggere;verseremo
                  nuovamente umide lacrimeper riprendere
                  il passatoe per essere
                  riconosciuti dal presente
 lui
                  chenuovamente con
                  ironiaberrà il
                  nostro pianto senza firmae
                  ghignerà su ciò che non
                  siamo.   
                  
                  
 | 
                    Roberto
                  Borghetti  Sulla tela
                  annoiata Come sulla tela
                  annoiatadisegni la
                  voracità del rossoche accerchia il
                  giallodi colline
                  difese da stoppie,gli ultimi
                  giorni d'invernodivorano vaghe
                  inquietudinilasciandoti
                  ciglia bagnate,resina essiccata
                  che squarciale fenditure in
                  superficie. Erano i fuochi
                  di novembreche consolavano
                  spruzzi di grigioa separare aloni
                  di case lontaneda nuvole
                  sagomate in profili animali,era la
                  rivelazione d'un sentimentoche vince i
                  rigori del geloe d'un
                  sotterraneo ardore inumidivala tua umile
                  lingua posatasitra i denti d'un
                  ozioso viaggio. Non coprire di
                  pavide foschiecon le solite,
                  indefinite tintele valli dipinte
                  dove i sentierivanno ad
                  affievolirsi, lasciache il sole
                  diradi i sottili pensieri.Allora
                  schiarirai il cielo a nottecon la
                  più luminosa ad ovest d'Orioneed i rami in
                  germoglio piegherannosotto gli acuti
                  delle ghiandaie. Sarà
                  forse l'alba sullo sfondo,con la setola
                  più sottile che conosci,a lenire tutte
                  le nostre pene.   
                  
                  
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                    Paola
                  Cabiaglia A
                  bruciapelo Se la guerra
                  è madre di tutte le cose,allora l'amore
                  è la fine di essee l'inizio
                  dell'uomo. 
                  
                  
 Busserò
                  alla tua porta Busserò
                  alla tua portacon la luna
                  affianco;fiorista a porti
                  un bouquet di stelle.D'estate sui
                  frutteti e canto d'Africatingerò
                  il vento.Dalla
                  coppadegli anni
                  miglioridistillerò
                  incensi e rugiada alchimilla.Nell'oro dei
                  campi trafilerò templifermando
                  l'età di ogni stagione.Sarò
                  quadrifoglioquercia,
                  ciclonechiederò
                  a un gigliocarezze in tuo
                  onore. Poso l'aurora in
                  uno scrignocome preghiera
                  da conservare.Chiuderò
                  gli occhi aspettando l'eternodel giorno in
                  cui mi farai entrare. 
                  
                  
 Ecoscienza La vita è
                  linfache scorre
                  saggia nel solcofra desideri e
                  necessitàPondera
                  l'aldiquàNon
                  vuoleciò che
                  non ha. Trasogna
                  lacrimeper irrigare gli
                  aridi di cuoreRinviene frasi
                  dentro la bottigliacol tuo vecchio
                  nome.  
                  
                  
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                   Vincenzo
                  Ercole  Mostro L'eco di passi
                  dispare in ombra,silvestre
                  respiro, tacite lucilatrato do vita,
                  l'anima bruci,geme il feto che
                  in viscere ingombra. Scomposti
                  sorrisi, flettono l'ariacicalecci di
                  donne,di cannibali
                  stanchi, silenziosi. Mangiatone il
                  corpo, era un pariastraziate urlan
                  le gonne,le bestie si
                  chetano, oltraggiosi. La terra reclama
                  pasti copiosi,uomini intenti a
                  goder della vitalascian
                  l'anelito cui l'han proibitain assi di vermi
                  chiuso in penombra.   
                  
                  
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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         | 
                   Denis
                  Forasacco  Opera
                  3a classificata  A Odilon
                  Redon
 Di forme e caos
                  in un sortilegioschizzò
                  il mago la sua oscura visione,vita dal sogno,
                  nerbo e creazionefra i guizzi
                  d'un'ombra, l'estremo sfregio. Oh, che grava
                  mai su quell'orizzonte?Copre di Glauce
                  la febbrile vestei cerchi
                  mostruosi, le storpie teste:vilipesi figli
                  di un dio bifronte. Sono Morte e
                  Fama, l'occhio, la mente,le eterne paure
                  dell'intellettoi guitti di un
                  clown senza speme e gloria. Sono re alla
                  colonna della storia &endash;un astro perduto
                  nel mare abiettodi un mistero
                  onirico e del suo niente
  
                  
                  
 
               
             | 
                    Pietro
                  Gatti  Äl
                  ciuch Äl
                  gà 'l nà†, rus 'me 'n
                  tumatis,e
                  un'espresiòn pròpi da
                  luch:'na fàcia
                  da dà via gratis;a tütt i
                  mür ä' gh' dà un tuchpär tegn la
                  strà, ä l'è un
                  ciuch. Cui genòc
                  ch'i piegän un po'e i òcc
                  fiss, schiss, stralünà,äl
                  dundòna, ma 'l s' ferma no,äl
                  fà la bisa, ma äl
                  và,e äl
                  vö no vès 'cumpagnà. Äl
                  farlòca in da pär lüquèl che
                  'gh sügerisa äl vin:sempär
                  d'acòrd j vän lur dü,ma cui
                  àltär, äl sà che
                  'nfinäl
                  tàca lit, 'l'è un
                  muschin. 'L'è
                  cunvint che 'l mònd äl girae 'l'è
                  sicür che la sò cà,se 'l sä
                  ferma e 'l la mira,lì visin
                  lä deva pasà:'l'è
                  questiòn dä stàl' a
                  spetà! 'L'indumän,
                  in dlä memòria,quà†i
                  pü gnent ä gh'
                  rèstarà:liberà
                  'dlä fàlsa bòria,ben cuntent,
                  äl sä ritruvaràòm
                  c'äl pénsa, 'm l'è stàt
                  creà! 
                  
                  
 Alla
                  Lomellina Dolce terra
                  umidosa e scura,dai molti campi
                  e poche mura,dalle quiete,
                  lucide risaie,dalle cascine
                  con le aie colme di riso
                  pregiato, distesoal crogiolare
                  del sole,curato e
                  rivoltatofino a che non
                  scrocchi fra le dita. Eri la patria
                  delle gracidose ranee di erbacce
                  insaneestirpate da
                  procaci mondine. Ora, solo la
                  nebbia, canaposa tela,le ricorda, come
                  sogno,coi riflessi
                  fiduciosi dei tramonti. 
                  
                  
 Un
                  caminetto Un caminetto con
                  un ceppo accesoe, d'attorno,
                  una famiglia unita:il miglior
                  ritratto della vita.È
                  ardente
 l'Amore.  
                  
                  
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                  TORNA
                  ALL'INDICE
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                   Adriano
                  Gizzi  Nuove mancanze
                  ricorrenti Scontare
                  vivissime attese, sorprese annunciate di assetti
                  spostatisenza un'attenta
                  speranza tenuta a distanza da tanti anni
                  fadirsi l'essenza
                  ed il tutto che elabora il lutto di nuove
                  mancanzee pone obiettivi
                  coerenti coi mezzi violenti di cui si fa
                  scudo Naviga a vista,
                  spaesato, fra le onde ed il fato, sua complice
                  guidaindica un segno
                  distinto: di quello che ha vinto non resta che un
                  "se"sfilano anonime
                  e uguali, distanti e sleali, le facce che hai
                  fattosai quanto
                  ancora riflette lo specchio, se smette di farsi
                  guardare E, come l'amante
                  tradito, si sente ferito dal suo stesso
                  amarevive in immagini
                  false, cercando rivalse che mai
                  troveràcrede nel ruolo
                  essenziale del grande rivale e del guanto di
                  sfidafermo restando
                  l'inganno, la beffa ed il danno di sbagli
                  già visti Forte la sua
                  resistenza, ma sente l'urgenza di altri
                  confinifrutto di ordito
                  sapiente, di calcoli a mente che ha dato per
                  buoninasce una nuova
                  visione: chi ha torto ha ragione e, delle due,
                  l'altrasenza più
                  mezze misure, né angosce e paure o false
                  partenze Dal siderale
                  distacco, disegna lo spacco che esplode e
                  rinascespezza le
                  vecchie catene del male e del bene, tra bestia e
                  virtùcerca un autore
                  diverso, contento che ha perso il gioco e le
                  partiniente morale
                  dettata: sarà una risata la sua
                  libertàcontro le chiese
                  e gli stati: sarà una risata e li
                  seppellirà.  
                  
                  
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                   Fethi
                  Hammami   Lì dove
                  non c'è l'uomo Adamo non fu
                  orientale né occidentale,Chi quindi
                  classificò l'uomo?Chi dividette la
                  terra in terre?Il suolo divenne
                  nemico del suoloE l'acqua fu
                  divisa nei mari.Anche l'uccello
                  ha bisogno di un permessoper
                  volaree il povero ha
                  bisogno di un certificato di famee di una
                  firma.Lì, dove
                  l'orfano genera orfanouna madre
                  aspetto il suo turnoper piangere il
                  figlioe un mondo
                  inaugura l'armaper la riduzione
                  demografica.La vita diviene
                  più difficiledella morte e
                  l'amore, in tutte le lingue, diviene
                  metafora.Lì, dove
                  i volatili portano i loro nidi addosso,il pipistrello
                  ruba i canti degli uccellie il gufo guida
                  lo stormo delle colombe.Lì, dove
                  il dolore non ha bisogno di un vistola
                  felicità fa la fila per arrivare ai cuori
                  stanca,e il pane teme
                  che gli sparinosi nasconde nei
                  grani e nei sogni degli affamati,Per non
                  strappare la ragnatela dalla bocca della
                  veritànoi rimaniamo
                  zitti,per non essere
                  contro noi stessi o contro gli altrinoi rimaniamo
                  zitti,finché
                  finiranno tutti i partiti, dalla destra alla
                  sinistranoi rimaniamo
                  zitti,E finché
                  nascerà il partito dell'Uomonoi rimarremo
                  sognatori
  
                  
                  
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               TORNA
               ALL'INDICE
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         | 
                   Elio
                  Lunghi  Goccia di
                  rugiada Sei una goccia
                  di rugiadache m'illumina
                  la strada,sei una goccia
                  di sudoreche imperla
                  fronte e cuore. La tua bocca
                  è una mimosache si imporpora
                  di rosa,la tua bocca
                  è di coralloaffrescato con
                  il giallo. Le tue labbra di
                  broccatosono il regno
                  del peccato,le tue labbra
                  molto pienesono il lievito
                  del bene. 
                  
                  
 Ragazze di
                  Siviglia A Siviglia ho
                  baciatogentildonne
                  spensierate,a Siviglia ho
                  lasciatopopolane
                  sconsolate. Sui platani di
                  Sivigliasventolano
                  incantatebandiere di
                  meraviglia;sui ruderi di
                  Sivigliariposano
                  invecchiatefemmine senza
                  famiglia. Sui divani
                  laceratida festini
                  truculenti,una ciurma di
                  piratiride mostrando i
                  denti.   
                  
                  
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                    Daniela
                  Mortillaro Polvere Oggi ho tolto
                  via la polvereche si era
                  depositatatra l'anima e
                  l'abisso. Prendo l'erba
                  tra le ditae
                  respirola
                  natura. Risorgo e mi
                  librocome un
                  colibrì
come profumo di
                  vita. L'amore resta
                  incompresoe progetti di
                  vitaviaggiano senza
                  meta. Resto
                  lontanada ogni cosa
                  terrena evitandolo sterminio
                  delle cellule. Guardo ora
                  l'orologio
è
                  tardi:che la vita
                  ricominci! 
                  
                  
 Cavallino
                  ambulante Giravano le
                  giostresotto le
                  lucidei
                  lampioni. Gioivano i
                  bambinied io
                  fotografavo immagini di vitada ripescare
                  nella memoria. Il grido del
                  silenzio si levò nell'aria,ogni viso
                  diventò nebbiae fu paura di
                  ricordare. Mi diressi dal
                  cavallino ambulantee girando
                  girando
girando con
                  lui, ritrovai le
                  memorie perdutedell'infanziarubata. 
                  
                  
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               TORNA
               ALL'INDICE
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                   Maurizio
                  Orsi A misura delle
                  ragioni del tempo Il
                  cielo, sopra. Sotto,
                  stagionie noi
                  con quelle.Ma
                  sbocciano fiori al primo
                  zefiro,matura
                  il grano se caldo è il
                  sole,si
                  spogliano rami nel mesto
                  piovigginare,si
                  adagia ogni soffio dentro sua
                  coltre.Attento,
                  ogni evento,nel
                  giusto tempo. Noi,
                  come loro,inspiro-espiro
                  dirigere verso le cime,veloci
                  alteri non inventati,o troppo
                  indolenti incerti inoltrati,ma uno,
                  e poi l'altro, ed uno per
                  voltadel
                  giusto compasso, a concederciagli
                  altri, e questa vita a
                  condurre,- almeno
                  vorremmo -, a sicuri rifugi. Meritato
                  riposo,- un
                  giorno che pare ingrato -,venga ad
                  accogliere carni, ed anche ossa
                  consunte,consegnando
                  noi e loro a una polvere
                  nuova,- fiore
                  che non sfiorisce, mai dissolta luce
                  -,accompagnandole
                  un passo, - un passo ancora -,come
                  canto ed incantodi
                  un'altra stagione. Là,
                  oltre la vetta.  
                  
                  
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                   Licia
                  Roveri Galli  Lasciami
                  cercare Lasciami cercare
                  la mia esistenzaun significato
                  che illumini respirareche dica bella
                  giornata oggiperò
                  anche ieri anche domani. Sarà che
                  posso amarti, sarà pensarti?Che ti posso
                  accarezzarecon gli occhi
                  della mante perché è
                  tardiperché
                  sei tu il mio credo che sei rimasto
                  vivo? Sarà che
                  so servire anche solo un pensiero da
                  esaltare?Che per questo
                  mi metto a battagliare.Che so
                  pasticciare un po' gasatacon farina
                  musica colori? Dentro ho pagine
                  scritte fittedi sensazioni di
                  emozioniquadri poesie
                  ermetichepoliedriche.Come sole
                  nascente fiorisconodi gocciole e
                  violee di non dette
                  parole. Lasciami
                  seminaretracce del mio
                  modo di direcome sassolini
                  nel bosco.Chi passa
                  può pensareche li ha
                  lasciati il ventoo la piena del
                  fiume che li ha dimenticati(ma tu che mi
                  conoscisai che sono per
                  te
 ) Lasciami passare
                  le giornate con la lanterna in manocercare la
                  ricerca quotidianail lato della
                  vita sconosciutoa dare dare dare
                  dare dare.  
                  
                  
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         | TORNA
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                    Maria
                  Grazia Saviola Galli   Opera
                  1a classificata  Senza
                  luce Il sole ha
                  sfumature dipintestamattina, come
                  se coloriscomparsi nei
                  magma astralifossero
                  riapparsi.Forse i sepolcri
                  hanno ancoralacrime cucite
                  ai silenzi,mentre corpi
                  trasudanol'ultima materia
                  rimasta. I miei brandelli
                  di coscienzahanno
                  l'estraneità del vuotosiderale, quasi
                  che, morire,valga lo
                  smarrirsi in un oceanod'indifferenza
                  primordiale. Mi appartengo
                  così, senza luce,mescolata al
                  caos di un cielocrocefisso da
                  vortici spirituali,scomposta in
                  pure vibrazioni,al crocevia di
                  strade che miinseguono. È
                  nell'audacia di esistere lafollia; ma
                  ritornerò spirito altempo
                  origine.Mille anni
                  aspetterò e mille anniancora mi
                  serviranno perincontrarLoil Dio che mi si
                  nega e sifrantuma nel
                  dolore. 
                  
                  
 | 
                    Lenio
                  Vallati  Opera
                  9a classificata  Altalene Ricordi
                  ancorale altalene di
                  Perm?E il cielo
                  azzurro?E il vento che
                  accarezzavai tuoi
                  capelli,rossi
                  papaveritra le spighe
                  gelidedi un bianco
                  mare?La mia mano ti
                  spingevalentamentre tu
                  gridavi paroledi una lingua
                  sconosciuta.Ci sono ancora
                  saiquelle
                  altalene,e bimbi
                  appesia dondolare al
                  vento.Nessuna mano,
                  peròli spinge
                  viadal loro
                  tristedestino
                  d'abbandono.  
                  
                  
 
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                  11-05-2007    |