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            Mariù
            Baso
                Nata a Milano, ex docente di stenografia.
               Autrice di un testo scolastico "Stenografia - sistema
               Gabelsberger-Noe" ed. Calderini di Bologna. Docente
               all'Università delle Tre Età di Milano.
               Accademica dell'Accademia italiana di stenografia "G.
               Aliprandi" di Firenze, nonché socio fondatore.
               Pittrice, ha esposto ad una mostra collettiva con
               riconoscimento di diploma, Concorso di Pittura sotto
               il patrocinio della Regione Lombardia, Provincia di
               Milano, Ente Provinciale Turismo. Studiosa di Storia
               della scrittura, docenza all'Unitre. Scrive da
               moltissimi anni, dedicando ad amici liriche e canzoni
               in occasioni di cerimonie ufficiali di alto valore.
               Non ha mai pubblicato. Noi tre Accanto a menel lungo cammino della vitadue amiche semprevicine mi son state,io bambina, che per mano tenevome vecchia, canuta e stanca.Io bambina la reggevoe senza parlareguardavo lontano,la vecchia non vedevo.Io, in mezzo a quelle dueguardavo la bambina e sorridevo,la vecchia non vedevo.Or che vecchia son diventatapiù non son in mezzo a quelle
               due,loro prima son di mee si tengono per mano.Io sola or mi trovo,allungo il braccio stancoper unirmi a loroper parlar di cose fatte insiemed'illusioni e delusioni.Noi tre ora unite siamoin un sol io,aspettando un raggio di luce,di luce di umanità,luce di Dio che consolaper non sentirmi sola.   Maria
               Luisa Beck Peccoz
               Spanò È nata a Carpeneto d'Acqui (AL). Ha
               vissuto a Genova. Si è laureata in Economia e
               Commercio. Sposata a un nobile italo-bavarese, risiede
               in Baviera, a Kuehbach, tra Monaco e Augusta. Ha tre
               figli, due maschi e una femmina e scrive poesie da
               sempre. Per se stessa. Assenza Ancora,quasi senza accorgercene,abbiamo perso un giorno.E una sera.La luna, la stretta falce di luna,cresce velocementesulla curva del cielo,ma non può illuminarela nostra vicinanza.Dal buio della notte,dal fresco acuto della notte,vestita solodelle ombre dolci e dell'ariadel mio giardino,osservo l'oscuritàsalire e avvolgermi,come un mantello di tenebra.Dove sei?Tento di inseguire le tue paroleche non sento.Sono troppo lontane le tue parole.Il crepuscolo ne ha cancellato le
               tracce.Cerco i tuoi gesti e i tuoi pensiericol bianco bastone della memoriacome un cieco cerca un varcoin una strada affollatae mai percorsa.Anche i tuoi pensieri mi sfuggonoaquile lontane che non si lasciano catturare.Aspetto che il vento mi portiin mezzo agli aromi dei fioriil tuo profumo inebriante, salato e selvaggio.Ma questa notte è sterile,priva di brividi,cattiva, malatae indifferente.    Pamela
               Bonechi È nata a Montecatini Terme il 13
               settembre 1975, vive a Pieve a Nievole, un paese nella
               provincia di Pistoia. Sin da quando aveva dieci anni
               le parole e la ricerca delle stesse impegnano le sue
               giornate; ha deciso solo per questo concorso di far
               leggere le sue poesie, soltanto per dire agli altri
               che ogni momento della giornata può essere
               valido per rendersi conto che essere se stessi
               è più facile di quanto si pensi ed per
               aprire quello spiraglio di cuore inoltrandosi in un
               mondo ormai obliato, quello dei veri sentimenti.
               È diplomata come ragioniere e perito
               commerciale ma lavora come commessa da tre
               anni. Musica e parole Quando l'anima sussurra dolcezzesi sente l'eco nel profondo del cuore.Ciò che siamo non vorremmoma tutto si anima dentro di noi;le onde vibrano nei suoni
immancabili e struggentii sogni lucidi al mattino,le tenebre che circondano l'universosopra e sotto di noi, vuoto di niente.Solo sogni, favole e dimensionicoinvolgono i nostri pensieri;le lune ci ostacolano e sicontinua a sognare,miracolosamente bellosentirsi ancora vivi fuori da quima dentro il potere dei nostri sensidove libere sono le idee.Quando l'anima sussurra dolcezzesi sente l'eco nel profondo del cuore.  Libera visione Luci di fuoco languonodi dolore e gelosiacontrastano di gloria e poesianella luce dell'alba marina.Immagini ed emozioniemergono nell'ingannatosenso dell'orgoglio e del
               meraviglioso.Candide sono le sensazioniomogenei e crudeli i sorrisi,pure e felici sono le paroleche vagano nel grande paradisosconosciuto amore.   Gaetano
               Caricato  Risiede a Roma. Così si definisce nella
               sua nota biografica:«La poesia, come la musica, è la
               voce dell'anima che, vibrando all'unisono con le gioie
               o le sofferenze che l'esistenza le arreca, ne lascia
               una traccia più o meno indelebile. Ho avvertito
               sin da piccolo questa esigenza, ma sono stato sempre
               severo con me stesso. Ho avvertito che se l'Arte deve
               contribuire ad elevare lo spirito delle creature, e a
               purificare i suoi sentimenti e i suoi pensieri, per
               penetrare negli abissi misteriosi dell'anima umana e
               dell'intero Creato, è fondamentale il progresso
               scientifico. Ed essendo ugualmente innamorato della
               Poesia e della Fisica Matematica, ho voluto percorrere
               entrambe queste strade. Ho dedicato finora molto
               più tempo alla Fisica Matematica conseguendo
               risultati concreti che mi hanno permesso di insegnare
               questa disciplina dapprima nell'Università di
               Napoli Federico II e poi nell'Università di
               Roma La Sapienza. Ma ora che desidero compiere una
               sintesi del lavoro da me finora svolto, sto
               riprendendo in mano anche le pagine di poesia scritte
               per soddisfare i bisogni dell'anima: tracce e
               frammenti di brama di vita, contemplazione del Creato,
               profonda pace, gioia o sofferenza o tormento. E
               lentamente le affido alla Storia».  Solo pensieri soavi e
               gentili Con le braccia distese come l'alid'una piccola rondine ai suoi primitentativi di volo!Dal bruno visino che al contornoha una folta chioma di ricciutineri capelli limpida traspareuna gran gioia di schiudersi alla vitacome una fresca rosa che all'aurorainondata dal Sole dischiudei suoi carnosi petali odorosi. In frasi inafferrabili taloratraduci i tuoi pensieri, e ne sei
               lietae par che intorno a te letizia ugualetu voglia diffondere. Oh bimba che hai l'anima Chiara come il nomepossa restar crescendo così
               purae il viso, le parole, gli atti tuoisolo pensieri soavi e gentiliinducano a sbocciar negli altri cuori.     Maria
               Rosaria Cau È nata nel 1944 a Villanovafranca (Ca).
               Giovanissima si è trasferita a Milano;
               vive e lavora a Cesano Maderno (Mi). Scrive sia in
               prosa che in poesia.Ha recentemente pubblicato l'autobiografia Una
               medium allo specchio; la silloge di poesie Espressioni
               poetiche, per la quale ha conseguito nel febbraio '93
               dall'Accademia Ferdinandea di Lettere, Scienze e Arti
               di Catania attestato di merito; e l'ultimo libro dal
               titolo Gicaro il killer dell'amore, premiato con
               diploma d'onore nell'ottobre 1997. La vita La vita è quella bimbache cresce in memi tiene confusanella sua bianca chiomale spalle curvee solenne s'allienaal mio cuore di bimba,saltella festosa, bizzosanei briosi girotondi infantili,gioca a nascondinoe la sua bianca chiomafa capolino.Mi vuole in sua compagniala vita.La ripudiomi inseguediventa un semeun albero, un fiorediventa Amore.Poi si cheta, scompare.La cerca pel vie del mondo.Infine un respiratore automaticomi piego all'amore,come un pino torto dal ventoappassisco come un alberosenz'acqua e senza luceed al tum-tum del by-pass che battet'invoco.Riappari come madre contrita.E io, or, t'imploro e ti Amo:Vita, ti prego
 Rimani.  Sandro
               Ciapessoni È nato a Tremezzo (CO) nel 1924, risiede
               a Padova. Scrive quanto l'esperienza gli ha insegnato
               nel corso della sua vita. Cerca d'illustrare con lo scritto le diverse
               emozioni provate e che tutt'ora prova , le dolci e le
               amare, le spine di questo «roveto umano», ma
               rigorosamente sincere, monde da fiocchi inutili di
               inservibili orpelli. Memorie antiche di orizzonti puri, quali egli
               vive.  Ti
               guarderò Sì!Ed io ti guarderòal lume di candela,ma sul tuo viso io troverò
               soltantoil bianco velo di trasparentee dolce tua malinconia.Nullo timorepotrà turbare il mio guardare,ché i segni della vitasaran per noi, soltanto,ombre forbìte e caredelle passate gioie e dei dolori:così, come
 calar del solesi spegne nell'occaso.Ti guarderò col sole e con le
               stelle,la sera al polenilunio, al par di
               Bice.Nel dì di maggionell'ore tue serene e dei ricordi,al raggio della luna incantatriceti rivedrò in tua contrada
               antica.Nel silenzioso immoto della notte,ti ruberò il segreto del
               sorriso.Ti guarderò con gli occhi del mio
               cuorenell'incantevol pace dei giardinitra le camelie in fioree il lago che ti arride.Saran negli occhi tuoile Nàiadi celesti,rinchiuse allor col cielo.Ti parlerò con semplice
               dolcezzadelle sublimi essenze del creatoe pianto alcuno scorrerà sul
               viso,se non di gioia e di allegrezza
 e
               tanto.Soffice brezza simile a zeffiro,sotto le stelle, bacerà il tuo
               visoe mano nella manonoi sognerem Morfèo
col fragile respiro.   Alessandra
               d'Ovidio  All'ombra del vecchio alberodi fico, nel giardino degli zii,si stava bene d'estate. Il glicinefioriva coi suoi bei grappolililla e viola lungo il muro giallodell'autorimessa e profumava l'ariad'antico. La vita era come assopitanel sole caldo del pomeriggio,nessun presagio sfiorava le rose.Solo le ortensie blu dietro casascuoteva un brivido di stupore,a passi inattesi sul vialetto.  Vola, piccolo gabbiano,verso terre lontane,dove le colline sono ancora verdi e
               felicie le acque del mare scintillano,nel grembo universale della
               rivelazione!  Margherite, figlie del sole,nate per gioireuna sola volta e mai più,in questo attimo di luce.    
               
               Alessandro
               De Fusco È nato il 1° aprile 1967 a Livorno,
               dove risiede.  Dietro di sélasciò il suonosopra l'immensa distesaVide le parole dissolversinel finito arco di cieloCome la luce del lampoaccarezzò l'ansimante
               oscuritàfuggendoRiposò in case crepatesino alla viva carneCon ali di vellutovolò su terre sconosciutee mari senza nomeumidi segretie desideri fatti sguardo Fu Re di terre sconosciute e mari senza nome   Ricami d'incenso e oro&endash; impossibili ai più
               &endash;donano miraggisinuosi come melodie di sapienzaAlberi d'arcobalenodal nero inchiostroe fatali arpeggisommessi si dissolvononelle ombre del rimpianto
 Vapori di velenodai vuoti scrignisbocciano in fiori di muto colore 
e i candidi uccellisulle livide carnila loro immagine lasceranno    
               
               Alessandro
               De Nardi Sabbia Consumare la nottetra le tue labbraconsumare la spiaggiatra le tue mani
ma consumato sono iofrastagliato più d'uncorallodi radici labili.Trovare un'uscitadai miei sguardie spegnere desideri:mi serve vinoe muri altipiù delle mie paure.Vivo? Vivo? Vivo?Riflesso sul selciatogranuloso di una strada.Ombra nell'ombra.Mi perdo in occhilaghi d'inverno nei crateridi vulcani mortie dietro
dietro respiro il teschio.Come affrontarti,palpebre esorrisi sincronizzati?Come sudare nella tua mano?Come riprendere fiato econtinuare a scivolare?Spengo luci lumi lune stelle:parallelo all'erbami consuma il rimorsola nostalgia delle tue ditae il vizio del ghiro.    Ugo
               Entità  È nato a Catania dove ha compiuto gli
               studi classici e trascorso una giovinezza ricca di
               frequentazioni intellettuali con artisti e scrittori.
               Salvatore Quasimodo nel 1960 esprime parole di
               compiacimento e lode nei confronti della lirica
               Ricostruiremo scritta dal giovane poeta l'anno
               precedente.Ha pubblicato in riviste e giornali e nel 1995
               la silloge Acrocoro (Rosso & Nero Edizioni) che
               è stata recensita da: Teresio Zaninetti, Flavia
               Lepre, Lorenza Curatola, Maria Grazia Lenisa, Lucia
               Battaglia, Carmelo Depetro, Jole Zangari.Premio di poesia Città di Gozzano;
               Premio della critica Svizzera. È redattore della rivista letteraria
               Colophon.  Ricostruiremo Un fascio d'uominied una scure in mezzolegati comer vermi di cicutail vessillo di un gruppodi dementi che a nome di un'ideanata gramignaci uccisero gli scheletri e le labbraE grappoli si videro di corpiappesi agli alberi della Rsistenzacon la pelle macchiatadi ciliegiee l'anima bucata di pallottolesporca delle sevizie dei nazisti.Non c'è goccia di pesco né
               d'ulivoné lacrima di madrené carezzache lavi i corpi degli antifascistisputati come sterconelle fosse.Soltanto un fiume li potrà
               legaredi nuovo come nuvole ammucchiate,un canto che si levi dalle pietredai muri delle case e dalle fonti,senza vena di sangue in mezzo
               all'acqua. Ora ondeggino libere le spigheda nuove ferite e bagliori di carneper portare un amglio di speranzaAll'Italia che noi ricostruiremoluna su luna e valli di foreste. Mentre munge sputi di ebreiEichmann il nazista,da dietro il vetro della sua follia.    Teresa
               Latini È nata nel 1951 in Collamato (An) dove
               vive. Ha partecipato con successo al concorso Poesia
               '96, pubblicando una prima raccolta di poesie Essenza
               nella collana Nuova Poesia Contemporanea per la casa
               editrice Libroitaliano. Ha in corso di stampa la
               partecipazione al volume antologico Terzo Millennio di
               testi poetici di poeti italiani
               contemporanei.  Tempo perdutoPer sfuggireAd un'esistenziale realtà,Mere illusioniNel camminareA testa bassa,Sfuggendo la realtà,Essa ti trascina,Come la corrente di un fiume,Che sembra chetoMa non è mai fermo.Inquietanti domandeChe mai rispondi,Al cuor non confondi;Soluzioni inesistenti. Piacevole sensazioneAdagiarsi sulla culla del fiume,Lasciarsi trasportare,Ugualmente il tempo perdutoNon lo riprendi mai,Allora ti accontentiDi quello che hai!   Lucia
               Lupini  Insegnante elementare, coniugata, ha tre figli.
               Scrisse molte note intorno ai quarant'anni, ne ha
               scritte ancora negli ultimi tempi. Ha esordito nel
               1995 partecipando al concorso 4° premio di poesia
               dell'Associazione culturale 1° Uomo della
               città di Alba Adriatica risultando seconda
               classificata con la poesia Enigmistica Vip. Nel 1996
               allo stesso concorso, per il quarantennale, si
               è classificata prima con Da Tortoreto ad Alba
               Adriatica.  Il telaio Notte e dìsenza posapreziosi pannihai tramato,tantidi tue fatichehai vestitomai di drappiti sei parato. Una voce.Il Direttoresentenzia:«Da rottamare» «Oh, no.Datemi un drappoch'io bellerenda le stanche membra!»«A che serveormai?Prestofinirai in fonderia!» «Cosa mi dici mai?Da così poco tempoho fatto ingressoin questo sitonuovo fiammantebaldanzoso e fortetutto d'acciaioe rilucentee certo eroche mai sarei finito!»  
               
               Valeria
               Magnelli  Cronicario Ad Alda Merini (poetessa milanese) Pugni, calci, rimbrotti,urla dolenti, nella notte silenziosa,tumultuoso e disperato risvegliodell'anima aggrappata a parole
               sabbiose. COGITO ERGO SUM?Abbraccio il cuscino fino a soffocare il
               respiro,fino a farmi male,fino a risalire annaspandonel fiume dei miei pensieri, sola, sola nel corpo offeso,nuda e trepidante d'amorebevo sorsi di vita e rido della mia innocente
               follia.   Solitudini Coriandoli di vite che non hanno nome,sparsi nel tempo siderale,danzano senza mai incontrarsi,rincorrono squarci d'azzurro nel crepitio dei
               cuoriraccolgono sorrisi da volti ignoti, scagliano dardi infuocati nell'opacoe irridente silenzio del mondo;ricadono al suolo tramortiti cari pezzetti di carta, logori,come vecchi giocattoli ammucchiati in un
               angoloriposto della stanza dei ricordi,abbandonati troppo in fretta da bimbi stanchi
               di giocare.    
               
               Carla
               Mortara È nata a Mogadiscio (Somalia), dove ha
               trascorso l'infanzia e l'adolescenza. Rientrata in
               Italia, per la professione dei genitori dipendenti da
               Ministeri italiani, si è stabilita a Roma,
               divenuta sua città elettiva ed amata
               visceralmente, dove ha ultimato gli studi liceali ed
               universitari fino al conseguimento della laurea in
               materie Letterarie. Ha insegnato per trent'anni negli
               istituti d'Istruzione secondaria di 1° e 2°
               grado sia in Svizzera, come dipendente dal Ministero
               degli Affari Esteri e dal Ministero della Pubblica
               Istruzione, che in Italia, nel Viterbese ed
               ultimamente a Torino, in cui si era trasferita per
               ragioni coniugali e dove è rimasta anche dopo
               essere rimasta vedova fino al pensionamento anticipato
               per motivi di salute. I suoi interessi principali sono sempre stati e
               sono la Psicologia, la Letteratura romantica ed
               odierna inglese e americana e la Letteratura e
               filosofia orientale, che le hanno aperto nuovi
               orizzonti esistenziali e spirituali, fattori
               importanti per la sua evoluzione umana, psicologica e
               spirituale, e, naturalmente, la Poesia, nazionale ed
               internazionale. L'autrice ha già pubblicato due
               testi poetici: Quattro mura ed uno specchio con la
               collana Ellemme dell'ed. Lucarini di Roma ed Emozioni
               con la collana Euphorbia della Tirrenia Stampatori,
               che rispecchiano, come l'attuale L'impronta di un
               dono, Ed. Lo Faro, Roma, la sua profonda
               sensibilità e comprensione per tutti gli esseri
               viventi ed il grande Amore per la Natura, la bellezza
               in tutte le sue forme e manifestazioni e la Vita.
                Città
               invisibili Città invisibilidalle mura di iridatocristallo, vi innalzatenell'azzurra immensitàtra opalescenti trasparenzedi nuvole orlate di pallidorosa del sole all'ultimotramonto.Brillate cristalliiridescenti delle cittàinvisibili e vi ergetein gotici archi e portaliverso il sole che sispecchia in voi dandoviluminosità inaudite esolari vibrazioni di luced'oro fluido.Corali astrali si spandonotra i limpidi specchi delle vostre mura e arpeggi divinirisuonano nei chiostri dellevostre adamantine chiesesvettanti al cielo e neinascosti giardini dei vostripalazzi di azzurre trasparenze.Le arpe suonano al delicato,agile tocco di dita fatatee per l'infinito spaziole note vanno a risvegliarei cuori degli uomini intorpiditidall'arido egoismo.Magici prismi cristallini,siete viste solo dagliesseri dal cuore purodal bimbo che nascea nuova vita.    
               
               Giulio
               Mudu Autodidatta, nato il 5 febbraio 1936 a Ussana
               (Ca) ed ivi residente fin dalla nascita. Scrive da
               sempre, limitatamente a quei brevi spazi di tempo che
               la sua professione di agricoltore gli concede. Solo da
               pochi anni, partecipa a qualche concorso letterario
               ottenendo i seguenti risultati: segnalato al premio
               letterario Città di Corciano (Pg) 1994;
               menzione speciale al premio letterario Città di
               Dolianova (Ca) 1994; menzione speciale al premio
               letterario G. D'Annunzio Pescara e finalista la premio
               letterario Città di Panicarola (Pg) 1995;
               menzione di merito artistico al premio internazionale
               Gabriele D'Annunzio Pescara 1996; menzione speciale al
               premio internazionale poesia e narrativa Surrentinum
               Patti (Me) 1997. Inoltre, svariate poesie sono state
               inserite in antologie, fra cui: La Rocca
               1997. Opera segnalata dalla giuria Non cancella Il tempo non cancellaogni doloree la vita è breveper dimenticare,ha solo la duratadi un bel fioree si disfioraappena si fa bella;(io porto le radicidentro medi questo bene grandecome il mare,profonde nel mio cuorecome amaro Oleandronella rena,e mi pulsanel sangue delle vene)ma fugge sempree mai si fermaa farti riposare,e si fa più neraogni nube trascorsanel pensiero,si fa più caraogni cosa perduta,disseccatadal vento della sera.    
               
               Elisabetta
               Oppici È nata il 24 marzo 1979 a Parma, dove
               attualmente frequenta il Liceo Linguistico. Interpreta
               la poesia come l'armonia dei contrari che convergono
               nel tutto.  Né più velioffuscano la vista.Tremo.Temoche dischiusi gli occhila tua ellittica bellezzarifuggala mia pelle odorosa. Adagioil capo sui tuoi fianchi;non odo rumore alcuno.La mia animaè sola e pigro,il mio corpo si ricompone,perché il ventofaccia meno male. Moristiancor prima di donarmila Vita che ansava in te.La tua bellezzaè ventoobliostanchezza.Anime si perdononel tuo deserto d'aria.    
               
               Gabriele
               Ortu È nato a Gadoni (NU) nel 1933. M.M. "A"
               delle Trasmissioni, in pensione. Maturità
               Magistrale. Sposato con tre figli, risiede a Cagliari.
               Dedica il suo tempo libero a scrivere racconti e
               poesie nelle varie parlate della lingua sarda e
               italiana. Ha conseguito risultati nei seguenti
               concorsi: 2° premio Città di Quartu S.
               Elena, poesia lingua italiana, 1990; 1° premio
               Città di Sinnai, poesia lingua italiana, 1991;
               3° premio Gallura Calangianus, poesia lingua
               sarda, 1991; 2° premio F. Alziator, Cagliari,
               racconto lingua sarda, 1993; 3° premio
               Città di Dolianova, poesia lingua sarda, 1993;
               1° premio Cosarda, Cagliari, racconto lingua
               italiana, 1994; 3° premio Mandela, Cagliari,
               racconto lingua italiana, 1995; 1° premio
               Città di Dolianova, poesia lingua sarda, 1995;
               1° premio La Lode, Roma, poesia lingua italiana,
               1996; 1° premio I. Cogotti, Villacidro, poesia
               lingua sarda, 1996; 5° premio Marguerite
               Yourcenar, Melegnano, poesia lingua italiana, 1996;
               8° premio Scriviamo un libro insieme, Torino,
               sezioni prosa e poesia, 1996; Ha pubblicato
               Camminando, una silloge di trentasei poesie nella
               collana Al di là del 2000, Penna d'Autore,
               Torino, 1996. Sue poesie sono state pubblicate in
               diverse antologie e riviste. Ha inoltre ricevuto
               menzioni e segnalazioni in diversi altri concorsi
               letterari. 
               
               Casa di
               dolore Sotto il ponte, che casa di doloree miseria si è fatto per te,agiti pochi stracci sbiaditi,amico senza nome e senza amore.Calore vorrei darti, ma le notepiuttosto stonate delle cannedel mio semplice zufolo trascinavia, il vento della vita, tra spiralicontorte di progresso e senza posa.Passa il vento e abortisce le paroleinutili, e l'inutile pietismo.Sulle tue labbra stanche, la preghierasi distende sublime, tra le canneche il vento freddo piega, nella sera.Io non so se potrò cantare
               ancora,ma se questo sarà ancora
               concesso,la notte muterò in luce
               splendentee con l'arpa, terrò mille
               concertiper te, caro fratello, senza nomeche giaci sotto il ponte, desolato.   Alessandra
               Paganardi  È nata a Milano il 22 novembre 1963.
               Sposata con due figli, è insegnante di materie
               psicopedagogiche in un istituto superiore. Sin da
               bambina ha nutrito una spiccata passione per la poesia
               e si è distinta per i brillanti risultati nello
               studio, fino alla laurea con lode in Filosofia
               conseguita quale allieva interna del Collegio
               Ghislieri di Pavia. Nonostante una produzione poetica
               praticamente continua dal 1977 a tutt'oggi, soltanto
               da poco ha incominciato a partecipare a qualche premio
               poetico, con l'eccezione di un unico concorso a
               diciassette anni, Ciro Coppola per lo studente
               italiano, in cui la sua poesia Adolescenza venne
               segnalata nel 1981. L'autrice è infatti
               convinta che la poesia sia un percorso essenzialmente
               interiore, da sottoporre a maturazione tenace e
               continua prima di venire divulgata. Ha vinto il
               secondo premio al concorso Poeti dell'Adda
               1997. La parola La parola è un oceanotersocome gli occhi del tramonto Nasce nel grembodel silenzioscolpisce l'invisibilenel soffio dei pensieri La parola accompagnavagabonde visionicome un vento amico e tuttoritornanel sole   Il dolore Il dolorenon si grida. Mare di pietranon si solca. Lacrima condensatadi respiroche non sa espandersi. Poi goccia trasparentenel cristallo. Cosìil mio viaggio.   Lina
               Salvi D'eco le tue urlala valle risuonaavare le portestantie al cicaliosolo il fuocoa farti compagnia.  Gabbiania riva appollaiaticome uomini in cercadi cibo e dell'obliovoli dal respiro incertoante dal vento sbattuteagoniadi un fare quotidiano   L'attesa Si incammina una donnasull'esile passerellache dalla casa conduce all'arenile,unica via di collegamento al mare. Corrosa dal tempo, ancorata alla
               rocciacome ultimo estremo desiderio. Sceglie con cura i suoi passi,carezze da offrire ai sassidei quali conosce ogni leviga
               asperità. Una sedia, l'attende riposta in una grottatra schegge di legno e barche in disarmo,volge lo sguardo all'orizzontepoi lo riavvicina e sfoglia le onde. Un sussulto, un gemito, un ricordo.    
               
               Maria Chiara
               Tozzoli Nata a Roma il 14 gennaio 1971, si è
               laureata in lingue e letterature straniere nel 1994
               con una tesi su L'idea di energia in Juliette di
               D.A.F. Sade. Attualmente è insegnante privata
               di lingue e accompagnatrice turistica. Propone la
               lettura delle sue poesie al Folk Studio di
               Roma  Il tema Chi siamo?Dove andiamo?(Niente di meglio per cominciare una
               dissertazione o un tema di maturità)SvolgimentoChi siamo? Dove andiamo?(è sempre bene ripetere il titolo
               della composizione)L'uomo se lo chiededalla preistoria
(forse. Che ne sappiamo, del resto. Ma è meglio cominciare
               dall'inzio)e ancora oggi non riescea trovare una risposta.(analisi profonda dell'epoca presente)Nonostante il Buddismo,nonostante il Salutismo,nonostante il panda del WWFche ti fa l'occhietto
nonostante la corsa al disarmoe i 1000 metri alle Olimpiadi di
               Atlantao la maratona di Roma Capitaleche l'anno scorso ha partecipato anche
               Rutelli(è male andare fuori tema. Ogni
               digressione è altamente sconsigliata)Chi siamo?Dove andiamo?per concluderevolevo dire cheio una rispostace l'avreima non ve la dicoper rispettarele vostre opinioniin proposito.(Va bene come lunghezza?)   Anna
               Ventaglieri È nata a Ruvo di Puglia (BA) nel 1949 e
               si è trasferita a Milano all'età di 11
               anni. Dal 1984 è costretta
               all'immobilità fisica a causa di un evento
               traumatico. La fede e la poesia sono le sue grandi
               compagne di viaggio, due ragioni di vita. Ha
               pubblicato Speranza, Edizioni Otma, 1996; e Sotto la
               pergola, Edizioni Nuove Scritture. Con la
               partecipazione ai concorsi letterari è
               risultata fra i segnalati del concorso Città di
               Melegnano 1997; Melegnano (MI) e 5° classificata
               al Premio Montale, Roma. 
               
               Opera segnalata dalla giuria Adesso tocca a
               me Sono stata per lunghi anniprigioniera di tante idee.Adesso, come un uccellocanterò la mia libertàin questa seconda età.Se la memoriacomincia a velarsimi abituerò a prendere appunti,se il passo diviene pesantemi appoggerò al mio amico del cuore.Resterò con le lacrimedi cristallo in mano,aspettando d'invecchiare.Signore illuminami la stradadi quest'ultimo meravigliosodono di vita.  Un tramonto Ancora un poco ammiccherà lieveil sole tra le fronde del glicine.Poi non più. È il
               tramonto.Sull'azzurro teso del cielotracciano fili di seta nerale rondini. E stridono gaie.Il profumo di terra bagnatam'inebria, mi ricorda l'infanzia.Per un distaccato momentomi sento assurdamente felice.Ma la capinera posatasi vicinomi vede e vola via. Peccato!Il momento è fuggitocon la testina nera e l'ali grigieed avverto che il sole è
               tramontato.Forse fa fresco qui stasera.   Andrea
               Violi È nato a Reggio Emilia il 2 novembre
               1972 e ivi risiede. È in possesso del diploma
               di maturità Classica, ed è studente
               universitario a Parma presso la facoltà di
               Lingue e Letterature Straniere. Ha pubblicato in
               giugno '97 il volume di poesia Sessanta giorni,
               Editrice Libroitaliano Ragusa.Ha pubblicato in marzo '98 con Montedit il
               volume di poesia L'Araba Fenice. Come interprete e compositore musicale ha
               pubblicato il suo primo C.D. nel gennaio
               1997. Una notte in
               collina Fermo,naso in su.Non si possono contare.Il Grande Carroluccicadi fronte ai miei occhi,costellazione vanesia,sorniona.Prendo a ruotaresu me stessoe il cielo si appiattiscein un foglio traforato.Sollevo, abbasso lo sguardomescolandole lucciolealle stelle.Mi perdo,non trovo,non trattengoche un gratuito spettacolodi assolutaindifferentemaestà.Allungo le braccia sottili,respiro.  |