- Prefazione
-
- Mirella Abriani, Michele Arpino, Maria
Luisa Beck Peccoz Spanò, Edmondo
Benedetti, Federico Bianchessi, Luca Bosco,
Franca Bossi, Luigi
Cangemi, Loriana Capecchi, Antonio Capriotti,
Gaetano
Caricato, Andrea Carloni, Gesumino Cattari,
Gianni Colombo, Alessandra
d'Ovidio, Simone de Angelis, Micaela de
Stefano, Roberta Degl'Innocenti, Nicoletta
di Gironimo, Anna Lucia Di Nauta, Maria
Luisa Farca, Nardina
Federici, Bruno
Frazza, Nadia A. Genovese, Nando
Giangregorio, Silvano Giarola, Franco Gilardetti,
Teresa Latini,
Tonio Virgilio
Levra, Nina Loy, Mirna Luraghi, Alessandro
Maderna, Maurizio Maraldi, Lori Marchesin Boer,
Fiorella Migliori, Fernanda Nicolis Marchesini,
David Ortolani,
Paolo Padoan, Elena Paredi, Rino Passigato,
Maria
Pelliccia, Liliana
Picchianti, Maurizio
Piccirillo, Carlo Polvara, Giada
Prestifilippo, Piero
Regolatti, Elena
Ruvidi, Monique Sartor, Adriano
Scandalitta, Adriana Scarpa, Paola Scatola, Ambrogina
Sirtori, Adriana
Sustersich, Sara Vannelli, Antonia Claudia
Voncina, Claudio Zanetta, Giovanni Zappalà,
Antonio Zocchi
-
-
-
PREFAZIONE
-
- Per quanto oggi si possa parlare di un periodo
felice della poesia italiana,
- per il gran numero di poeti, siano essi
affermati o «minori» o in via di
- crescita, che costellano il firmamento della
Poesia, ci si chiede cosa è che spinge
così tante persone a scrivere poesie. Forse
l'ambizione di ottenere successi economici? È
improbabile visto che tante gente è disposta a
pagare pur di vedere stampate le proprie cose. Gli
editori sanno bene che difficilmente riuscirebbero a
recuperare le spese di pubblicazione per libri di
illustri sconosciuti attraverso le vendite; questa
è una delle ragioni per le quali essi
difficilmente pubblicheranno un poeta che non sia
già affermato. Quindi per i poeti ancora
sconosciuti c'è solo una via per proporsi al
pubblico: quella di affidarsi ai piccoli editori, la
maggior parte dei quali purtroppo spesso specula sulla
pelle dei malcapitati. Così le opere di questi
poeti, pagate dagli stessi con promesse di capillari
campagne promozionali, raggiungeranno gli autori che
potranno così regalarle ai propri
amici.
- Ma allora, se tutti conoscono queste cose
perché si continua a scrivere poesia? È
questo il nocciolo della questione e sicuramente porta
ad un livello diverso di analisi. Chi scrive poesie
anzitutto le scrive per se stesso, ottenendo insieme
alla liberazione dalla tensione poetica un beneficio
dalla rimozione della tensione psicotica che ai nostri
giorni in particolare assedia ogni individuo. Un
sollievo dalle nevrosi quindi. Altro punto non
secondario è la ricerca di comunicazione.
L'uomo del Duemila ha molte cose in più
rispetto a chi è vissuto nel passato. Dispone
di molti più mezzi, ha sicuramente la
qualità della vita migliore. Però
c'è un «ma». Si è costruito
attorno un muro di isolamento che difficilmente egli
potrà demolire, a meno di rinunciare a tutti i
benefici conquistati prima. Sarebbe una evangelica
follia liberatoria. In questa ridda di problemi
esistenziali ecco che viene fuori il poeta, con le sue
dediche d'amore, con il suo cantare dei ricordi e dei
rimpianti, con le sue affermazioni dissociative in una
società che lo condiziona, con l'affermazione
della sua libertà di essere pensante, con la
sua ostentazione di un momento creativo qual è
l'atto poetico. E questo, bene inteso, riguarda tutti
quelli che scrivono poesie, a prescindere dal loro
livello culturale, perché il beneficio
liberatorio non è conseguente al corretto uso
del linguaggio poetico, bensì alla rimozione
dell'idea generatrice della tensione poetica.
- Un atto irrazionale e profondo dunque la
Poesia, che serve al poeta per «scoprire il
colore delle ali dei sogni» ma anche per
affermare il suo distacco dalla ragione al punto di
poter scrivere che «se la ragione tornasse a
bussare / aprirei la porta per sentire amore, / e la
porterei alla fine, / oltre quel confine, / dove si
respira per non soffocare, / dove si respira tra il
mio cielo e il mare». È la conclusione di
«Oltre il confine» di Antonio Zocchi, il
primo classificato di questa edizione del concorso
«Città di Melegnano». A tutti:
complimenti e ad maiore!
-
Benedetto Di Pietro
Presidente della Giuria
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
- Maria
Luisa Beck Peccoz
- Spanò
-
- Una bolla di
sapone
-
- Nasce quasi senza preavviso
- questa bolla di luce
- che avvolge la mia gioia di oggi.
- Nasce leggera, evanescente,
- un miracolo che si ripete
- dentro a un fragile guscio segreto.
- Volteggia temeraria contro il sole,
- accesa di tutti i suoi splendori,
- fiera della sua breve onnipotenza.
- Noi, estatici e terrorizzati,
- la guardiamo coi nostri occhi più
attenti.
- Noi,
- per proteggerla, per imparare a
guidarla
- abbiamo indossato
- i nostri guanti più morbidi,
- i nostri guanti di seta,
- che forse, allontaneranno
- per qualche istante
- quel piccolo universo
- dalle vertigini, dalle cadute,
- dalle spine di questi cespugli
d'inverno.
- La bolla iridescente che circonda
- questa nostra inquieta gioia
- accarezza l'aria
- affascinata da se stessa
- senza badare a noi
- che estatici e terrorizzati
- la guardiamo, pensando solo
- a quando, con un fragore silenzioso,
- esploderà
- a quando, dissolvendosi,
- ci condannerà,
- per una breve eternità
- ad un mondo senza sogni.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
- Franca
Bossi
-
- Incontro
-
- Un semplice bacio,
- una lieve carezza
- sulla fronte,
- e tutto il mondo,
- con i suoi rumori,
- sembra svanire
-
- Come se nulla esistesse,
- all'infuori
- di quel piccolo «tesoro»,
- che mi sussurri
- ai nostri incontri.
-
- Vicino
-
- Prima d'addormentarmi,
- Amore, ti penso...
-
- E da lì,
- sotto le coltri,
- provo immaginarmi
- a quanto meraviglioso,
- sarebbe averti vicino.
-
- Qui, accanto a me,
- scivolare insieme
- nel sonno.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
- Gaetano
Caricato
-
-
- La spossatezza per il lungo viaggio
- e quasi l'asfissia sollecitata
- dal nerofumo della vaporiera
- d'un tratto sparvero per la visione
- di tante vele bianche sull'immensa
- placida superficie del Verbano
- sul lungolago magnolie giganti
- smaglianti aiuole di gerani e rose
- e più lontani, tutti intorno al
lago
- pallidi, verdi ed elevati monti.
- La mente mia consueta al vasto piano
- denso di bionde messi e di maggesi
- rimase attonita nell'osservare
- tanta splendente, estatica bellezza.
- Non più con l'infantile
ingenuità
- di stupirmi e sognare, ma da adulto
- col desiderio intenso di godere
- delle bellezze di quel luogo ameno
- sono tornato, ed a mirar la splendida
- Isola Madre col meraviglioso
- ampio giardino finamente adorno
- di alberi immensi, piante rare,
uccelli
- esotici e garbati terrazzini
- donde poter osservare al tramonto
- Suna e Pallanza irradiate dal Sole.
- Quanta dolcezza in questa pausa estiva
- con te, angelo mio, nei bei vialetti
- della splendente villa contemplare
- alberi maestosi e tante aiuole
- dei più bei fiori che dona
l'estate
- e lodare la nobile passione
- del capitano inglese che a quel lembo
- di terra italica volle donarsi
- come ad amante premurosamente
- finché la Parca non dovè
troncare
- il tenue filo che l'alimentava.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
Alessandra
d'Ovidio
-
- Parlano di Te
- le nuvole che corrono nel cielo,
- cavalli bianchi in corsa
- sulle Tue praterie celesti.
- Di nuove fraternità,
- di popoli, che cantando in coro,
- camminano insieme incontro al sole,
- per incontrarsi là, dove Tu
sei.
-
-
-
- Salix alba,
- ode d'argento
- che sale al Creatore
- dalle vastità verdiazzurre
- del fiume
-
-
- Alberi,
- trasparenze vegetali,
- tesori di luce sommersa,
- decifrabili in foglie.
-
-
-
-
- Dormono le piroghe sul fiume,
- cullate dall'onda sacra,
- che si frange dolcemente nella notte,
- dischiusa al loto dei giorni.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
- Bruno
Frazza
-
- Dolce
Maddalena
-
- Rassegnata, pensavi,
- d'aver sopito il cuore,
- s'è risvegliato,
- quel bocciolo di fiore,
- al dolce tepore,
- arrivo, della primavera.
- Timida,
- Adorni il capo,
- con i petali,
- di una semplice margherita.
- Non Ti ergi, superba,
- sfida al sole.
- Nascosta nel verde del prato,
- umile fra l'erbetta,
- ti vestono,
- delicate profumate viole.
- Quanto amore,
- celava il cuore,
- di quella semplice margherita!
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
Nardina
Federici
-
- Tu sei il mio
- albero solitario
- di un tramonto
- arrivato: ma quando?
- Quando il tuo viso
- era nella notte
- e io sospiravo
- nel sogno dolce
- come una carezza.
-
- Sono venuta a te,
- voce sorda
- al mio stesso rimpianto,
- chiamerò la mia terra,
- il mio fiume
- e le foglie che dormono
- sotto il vento
- per farne un giaciglio
- per la mia anima.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
Nicoletta
di Gironimo
-
- Il Tempo
-
- Il suo splendore permea e veste forme,
- con sorprendente puntualità
- in ognuna raggiunge il compimento.
- Passa meccanico, distruttivo, inumano
- su antiche sontuose residenze
- abbandonate, letterarie
- protagoniste di tempo narrato.
- È vuota indifferenza di odierno
- heideggeriano vivere sociale,
- minacciosamente potente
- e ostile si abbatte sull'esile
- vita spezzata dalla morte.
- Il suo potere scioglie calato
- nella non fisicità
inconoscibile
- dell'immenso di umana
interiorità.
- Si liquefa, si dilata, è
eterno.
- Un ricordo o immagine di onirica
- evanescenza anima un passato
- padrone per tutta la sua durata
- in uno scrosciare di stati
- sempre nuovi e unici
- incessantemente l'uno nell'altro.
- Tempo vero qual è?
- Nel ricordo involontario, qui e ora,
- vivono alchemiche divinità
- virtualmente danzanti non frammenti
- deserti dissecantisi, ma auree
- nuvole e veli di felicità
- nel silenzio estatico.
- Del Tempo forzaron le porte
- antiche civiltà,
- la chiave cercaron capace &endash;
- si dice &endash; d'invertire tempo e
spazio.
- Camminare &endash; si può &endash;
nell'essente
- per un attimo per un nuovo tempo?
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
-
- Teresa
Latini
-
- Figli
-
- Figli nati, amati, cresciuti;
- Figli dal mondo inghiottiti,
- Figli lontani con anima e cuore
- Figli di oggi.
- Figli, vi cerco nel mio baule,
- Trovo ricordi di cuori piccini,
- Affiorano alla mente le prime
scarpine:
- Figli già grandi e sconosciuti
- Figli della vita eppur
- Figli miei
- Lunghi capelli di seta
- M'aggrovigliano il cuore
- Aspetto con ansia il loro cantare,
- È festa nel giorno
- Che le mie mani sfioran quei visi;
- Figli del mondo eppur
- Figli miei!
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
- Tonio
Virgilio Levra
-
- L'esplodere lento
- di un soffice manto colorato
-
- Un dispiegarsi irruente
- di fragili ali di velluto
-
- Fra l'ombra di una foglia
- e l'eco di una goccia che cade
-
- Si leverà in volo leggera
- alla prima carezza del vento
-
- Come un raggio di luce
- che penetra nel mondo all'aurora
-
- La farfalla.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
- David
Ortolani
-
- Nel buio
-
- Piovono le lacrime,
- copiose,
- una dopo l'altra,
- come granelli di sabbia
- che cadono in terra
- abili costruttori
- di un piccolo deserto.
- S'offusca il cuore,
- inerme
- a guardare oltre;
- la nebbia di novembre
- avvolge invadente
- la luce dei lampioni.
- Fugge via
- la voglia di dire sì
- ad un'esistenza così,
- in cielo
- le plumbee nuvole invernali
- cancellano
- un tiepido sole.
- Verranno giorni migliori.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
-
- Maria
Pelliccia
-
- Stupore
-
- Scultura
- apollinea
- di corpo
- adagiato
- solenne
- sul monte
- contempla
- l'azzurro del cielo.
-
- Naso
- all'insù
- volto soave
- rimane
- stagliata
- fra vett' innevate
- eterna nel tempo.
- Risveglia
- d'arte ricordi
- culture di gloria
- sopiti
- nel cuore dell'uomo.
-
- Incanto
- bellezza
- stupore
- in alto regale
- domin' a valle.
-
- Giuochi di spazi
- di luce
- proiettano
- i raggi di sole
- all'aurora:
- paesaggio fatato
- avvince
- la mente rapita.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
- Liliana
Picchianti
-
- Occhi neri
-
- Occhi neri
- grandi
- lucenti
- profondi
- bellissimi
- mi stregasti
- promettendo
- amore
- protezione
- compagnia
- poi vagaste
- in altri lidi.
- Occhi neri
- di onice puro
- su volto pallido
- inquieti
- volubili
- bugiardi
- mi feristi
- cercando altrove
- non trovasti.
- Occhi neri
- esigenti
- scontenti
- egoisti
- senza pace.
- Chiudesti
- per sempre
- un caldo
- Agosto
- lasciando
- solo dolore.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
- Maurizio
Piccirillo
-
- Sospiri
-
- Scruto il tuo corpo
- accarezzato dai petali,
- immerso,
- nel giardino dei miei sogni.
- Suoni d'arpa e flauti
- accompagnano i pensieri
- lungo sentieri illuminati dal tuo
sorriso
- mentre il profumo delle tue labbra,
- ubriaca questa timida presenza.
-
-
-
- Un canto profano
-
- Note su note impregnano
- l'essenza di giovane guerriero
dell'anima
- mentre i fantasmi di un dubbio futuro,
- invadono il pensiero.
- Onde elettromagnetiche scuotono
vigorose
- le pareti del cuore
- sommergendo gli ultimi fragili
sentimenti.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
- Piero
Regolatti
-
- Cose dei
sensi
-
- 1
- Ostili mura
- costringono
- gli angosciati pensieri
- &endash; diventano eco
- Quattro mura senza finestre
- chiuse dentro il cuore
- &endash; una cellula in cerca d'amore
- Ma si perde lentamente l'ondata
funesta,
- entrano voci dal bianco pertugio,
- l'io materializzato si rimanifesta
-
- 2
- Ieri scombussolato dal male ignoto:
- ora il miracolo s'è avverato,
- la città col suo moto
inconcludente
- mi vede girare paziente. Ragazze
- e vetrine guardo con interesse
- rinato. Sorridente ai passanti
- mi offro: ora sono
- sicuri punti di riferimento
- per stabilire
- nuovi rapporti senza malcontento.
-
- 3
- Attesi attimi
- d'invadente pace
-
- Il raziocinio
- debellato tace
-
- Celati significati
- carichi d'amore
- &endash; e tutto ha sapore di nuovo.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
- Elena
Ruvidi
- Opera 2° classificata
-
- La statua
ritrovata
-
- Per la tua casa
- dai tripodi di bronzo
- ho intrecciato con giunchi
- rami di mirto e bacche di corallo;
- per la tua fronte alloro
- che così ti si possa ricordare
- incoronata,
- quando ti troveranno,
- bianca di marmo
- tra i mosaici spezzati
- e le tronche colonne.
- Della fontana del satiro
- che scroscia fresca nel peristilio
roseo,
- come tua giovinezza,
- degli altari dei Lari,
- dei nostri grandi Dei affrescati
- di rosso cupo di murice e nero
- non rimarrà più nulla.
- Ma tu rinascerai alta nel sole,
- il peplo e il manto scolpiti dal
vento.
- Ti sfioreranno le mani stupite
- di genti nuove di mille e mille anni,
- eppure antiche anche di noi,
- che di te sanno;
- mentre giammai tu sapesti di loro.
- Non tremare
- potrebbero capire che sei viva.
-
-
-
- Senza ritorno è il
mare
-
- Non ha il mare la voce suadente
- del fiume che fluisce
- per tornar alla sorgente
- nel cerchio confortante di un
abbraccio.
- Il mare mi racconta inganni
- d'infinito e abissi fondi
- laddove all'orizzonte si confonde
- con i miei desideri.
- Senza ritorno è il mare.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
- Adriana
Sustersich
-
- Il sonno
la
fine
-
- Quando il mio pensiero, corre
- nei suoi sogni di fanciulla
- mi sento contenta, anche se sento
- vicino la dama che mi aspetta.
- Madre natura mi svuoterà
- tutti gli affanni del cuore
- mentre, la via mi sarà indicata
- e volerò verso il segreto del
cielo.
- Spero che questo avvenga
- in una silente notte,
- quando mi addormento, sognando
- aree piene di fiori, mentre
- cammino, ancora, con il mio giovinetto
- passo sul verde prato bagnato di
rugiada.
-
-
-
- La tua voce
lontana
-
- Vado sulla riva del mare, che
s'infrange
- cupo contro gli scogli.
- Mi piace guardarlo e sentirmi assente
- da ogni affanno.
- Tutte le angosce che mi bruciano
l'anima
- svaniscono al rumore delle onde
- che mi accarezzano come una
- musica dolcissima.
- Ora non sento più la tua voce che mi
parla,
- ma nel silenzio del mio cuore
- sento la tua parte migliore che canta
- gioiosamente con il mare.
- Non ho più la paura che mi
davano
- le ombre lontane
dei ricordi.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
-
-
- Antonio
Zocchi
- Opera 1° classificata
-
- Oltre il confine
(7/9/98)
-
- Un pozzo nell'anima,
- pieno di parole,
- in cui la mente a volte cala,
- un secchio che riemerge di ricordi.
- E non importa se non hanno tempo,
- basta che ci siano e che volino al
vento.
- Ed a volte cerco,
- oltre l'orizzonte il confine,
- che mi mostri la soglia,
- che mi sveli ogni ragione
- che la vita nega,
- che la frenesia affoga.
- E allora mi perdo,
- ad occhio nudo guardo,
- per scoprire il colore delle ali dei
sogni,
- e vedere se planano in vortici strani sulla
terra nuda.
- Ed a volte ho udito il soffio,
- di anime straniere che cantavano di
luoghi,
- oltre le colline, oltre il conosciuto.
- Ma se la ragione tornasse a bussare
- aprirei la porta per sentire amore,
- e la porterei alla fine,
- oltre quel confine,
- dove si respira per non soffocare,
- dove si respira tra il mio cielo e il
mare.
-
- TORNA ALL'INIZIO
-
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