- Indice
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- Prefazione
a cura di Maria Organtini,Ringraziamenti,Augusto
Arrigoni, Marisa
Baratti,Fabrizio
Barbi,Mariù Baso, Maria
Luisa Beck-Peccoz
Spanò, Bruna Boschin,
Franca Bossi, Valentina Braun, Vera
Bristot, Pierangela Brugola,
Clara Cafaro
Caimi, Enrico Caltagirone,
Paolo Camagna, Sara Capizzi,
Maria Rita
Cardarelli, Maria Luisa
Castelli Ferraris, Marcella
Catalano, Diego Caviola,
Maria Cernigoi Maggio, Donato
Cerullo, Simona Chiodo,
Andrea Ciresola, Lorenzo Civinelli,
Luigi Civita, Bruno Coen, Elisa
Colnaghi, Riccardo Colombo,
Livia
Corona, Massimiliano
d'Agostino, Alfredo D'Iorio, Monia De
Bernardis, Milena De Giusti,
Antonio
Debidda, Patrizia
Del Vecchio, Claudia
Donzelli, Marisa Elia, Gianni
Ferrara, Pino
Forgia, Giuseppe Frigerio,
Marco
Galli, Elena
Gandini, Paola
Gandini, Marcello
Gargiulo, Licio Gelli,
Arturo Giardinieri, Benedetta Gizzi,
Gianfranco
Guidolin, Leonardo
Inglese, Francesco
Insalaco, Donatella Lanza,
Angela Lobefaro, Francesca
Lobriglio, Giorgio
Maria Lodi, Luciano Loi,
Mariano Luccero, Cesidio
Macioce, Giuseppe Magenes,
Aurelia
Magni, Letizia Magro,
Antonio Giuseppe Malafarina,
Silvia
Marcarini, Alfredo Guerrino
Marchegiani, Cinzia Marchesini, Katia
Marionni, Mara Marrone, Marco
Martinelli, Vincenzo
Mazzeo, Ferdinando Menconi,
Gabriella Mosca, Maria Mosca, Fernanda
Nicolis, Cristiano Paganessi, Mariarosa
Pancaldi, Alessandro
Paolini, Maria Pelliccia,
Selene Perco, Giovanni Francesco Piano,
Elisabetta Pieraccioni, Maristella
Pirola, Vittorio Piscitello,
Renata Piva, Roberto Piva, Vilma Porro
Marchetti, Maria
Mariella Potocco Barbato,
Rosario Puglisi, Alessandro Rizzo,
Antonio
Rossi, Luca Rossi, Lucio
Rossi, Ornella Sala, Silvio Sallei,
Adriano Scandalitta, Luca Siccardo,
Ambrogina Sirtori, Angela Tantini
Lippi, Marco
Tassini, Antonella Tilotta,
Antonia
Torchella, Fabrizio Torri,
Stefano Valeri, Giovanna Vallese,
Sergio
Vannucchi, Veronese, Silvia
Vigna, Daniela Viola, Cleto Virgili,
Michele Zanoni
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Ringraziamenti
Franco Langè - via
Pineo, 33 - 17023 Ceriale (Sv) -
Telefono
0339.64.34.655
-
- Franco Langè, pittore e
scultore, autore del disegno di copertina,
è giunto all'arte figurativa
attraverso una seria preparazione nel
campo della fotografia
grafico-pubblicitaria. È stato per
diversi anni responsabile della sezione
artistica del Cenacolo dei Poeti e Artisti
di Monza e Brianza fino al suo
trasferimento a Ceriale (Sv). Ha esposto
in numerose città italiane e
all'estero. Le sue opere si trovano in
varie collezioni private e musei italiani:
a Roma, Milano, Trieste, Monza, Messina ed
anche all'estero.
- Le sue opere si trovano in varie
collezioni private e musei italiani: a
Roma, Milano, Trieste, Monza, Messina ed
anche all'estero: New York, Parigi,
Stoccolma, Mosca, Ginevra, Bogotà.
- Nel 1979 gli è stato
assegnato l'"Ambrogino d'oro" per la
pittura dal Comune di Milano, nel 1990 il
1° premio assoluto per la grafica
"Biondi-Tesio in the world"
Milano.
- Opera nell'ambito del figurativo
con incidenza simbolistica e particolare
cura per l'equilibrio grafico.
|
Prefazione
|
- Quest'Antologia
della prima edizione del Premio di Poesia
Città di Monza, è il frutto
di una scelta fra gli oltre duecento
- partecipanti
che da ogni regione d'Italia e
dall'estero, sono giunti a noi per portare
il senso della speranza, che ogni essere
umano racchiude e coltiva nell'animo. Come
scrive Massimo Scaligero nel suo Trattato
del pensiero vivente "
L'uomo non
è passivo ricettore dell'esperienza
terrestre, ma cooperatore del suo
compiersi
i cui stati d'animo non
siano il gioco della natura in lui, ma la
presenza gitante dello
spirito".
- Questo
divenire della materia che nel poeta si
tramuta nel verso ancorato all'esperienza
umana, noi lo ritroviamo nella poesia
risultata vincitrice: Le donne dei Taliban
di Marisa Elia di San Pietro (Brindisi)
che ha saputo esprimere la condizione
femminile di quelle tribù
perché simile e quella che ancor
oggi vivono molte donne nel nostro Paese.
- Il poeta
è colui che percepisce le
mutazioni, vive i disagi, grazie alla sua
particolare sensibilità, ma sa
anche cantare le gioie e la bellezza della
natura. Tutto ciò si trova
racchiuso in quest'Antologia realizzata
con notevole sforzo editoriale.
- La cultura
poetica di Monza, ha trovato in questo
Premio Città di Monza, l'occasione
per portare a conoscenza i fermenti, le
aspirazioni di tanti suoi figli che grazie
alla collaborazione con l'Assessorato alla
Cultura e il Cenacolo dei Poeti e Artisti
di Monza e Brianza hanno potuto far
conoscere il proprio pensiero,
l'espressione unica del sentimento poetico
e confrontarsi con tutti coloro che
sentono, amano e vivono la
poesia.
- Il mistero
dell'Uomo non finirà mai di
stupirci, il suo pensiero può
animarsi e vivere oltre ogni confine,
superare tutte le barriere, esistere
finalmente libero nei cuori nelle menti di
ognuno di noi purché siamo pronti
ad accoglierlo.
- E Monza si
apre oggi, con quest'Antologia,
all'accoglienza per tutti coloro che vi
hanno aderito sperimentando così la
propria attività pensante nel senso
del vero, del buono e del bello che sono
racchiusi in ogni poeta.
-
- Maria
Organtini
Presidente
del Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza
e Brianza
|
-
- MARISA
BARATTI
-
- La tua
collana
-
- Cercavo in un cassetto
- un'altra cosa
- e ho trovato la tua
- lunga collana:
- le giade verdi
- perle rosate
- e la catena d'oro.
- La giravi intorno al
collo
- tante volte, e poi,
- con il tuo innato
estro,
- formavi sulla gola
- sempre diverso un nodo.
- Non aveva fine la tua
fantasia:
- era un'opera d'arte
- in un istante,
- senza neppure
rifletterti
- allo specchio.
- Le mani un po' mi
tremano
- mentre tra le mie dita,
- come fosse un rosario,
- scivolare lenta la
faccio
- e la mia mente conta:
- una due tre quattro
perle,
- una giada, e ancora
perle
- e ancora giade e
intervalli
- di catena d'oro,
- e ancora perle e giade
e
- Piano la giro intorno al collo
mio,
- mi volto e nello
specchio
- sono TE.
- Identica ora sono, alla tua
età
- di allora.
- Meravigliosa madre,
- quanto tempo è
passato?
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- MARIA LUISA
BECK-PECCOZ SPANÒ
-
- Un mare di
voci
-
- Mi hai sorpreso
- quando ho smesso
- di sorprendermi.
- Rifiutando
- la mia morte
- come un giudizio
immondo,
- ho navigato
- sulla tua strada,
- stordita
- da un mare di voci.
- Tu c'eri e non c'eri,
- arrivavi e scappavi,
- senza chiedere
- senza volere
- senza pretendere.
- Sparivi
- in un mare di voci
- &endash; una cosa accaduta
&endash;
- affiorando subito dopo
- da un silenzio di
stelle.
- Come se mai
- ci fosse stato
- qualcos'altro.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- opera segnalata
-
- CLARA CAFARO
CAIMI
-
- Il tempo del
timo selvatico
-
- A occhi chiusi, nella notte in
cui è caduta la sera,
- ascolto veloci nubi scivolare
stridendo in rapidi strati
contrapposti,
- mentre cercano di oscurare il
campo blu e arrischiano la musica dei
- ricordi.
- Peccato sia buio e l'armonia
immobile.
- Solo il pensiero dà
movimento e incide graffiti nella
coscienza,
- nel groviglio di secoli
addensati in attimi
irripetibili.
- Ma ai bordi della voragine del
vivere
- calpestiamo la stessa polvere,
respiriamo la stessa aria,
- perché tutto è
ancora un aperto percorso.
- Così viene l'alba
un'altra volta e nel risveglio
spinoso
- il timo selvatico si misura con
un vento deciso
- che porta nuovi spazi e
barriere, fragori e silenzi
- e insegna al cuore a superare
gioie brevi, lunghe ombre e
abbandoni.
- Il tempo di dirti qual è
il mio senso, il fatto, il lasciato,
l'attesa
- e lo spazio chiuso delle parole
diventa congiunto, illimitato
respiro.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- MARIA
RITA CARDARELLI
-
- Perla
-
- Scende la lacrima, singola,
solida, punto.
- Ultima. Niente
più.
- Riga di pianto, linea
dall'occhio al mento,
- curva,
- andamento lento verso il
collo.
- Si è persa, si è
sparsa.
- Lenta la pelle
l'asciuga.
- Tutto torna come prima.
- La seconda sgorga. No.
Rientra.
- Bilico. Scende.
- Più grande perché
trattenuta.
- Macchia di sale cade sul
foglio.
- Diventa gonfio.
- Metto la penna al
centro.
- È una piccola bolla di
cielo.
-
-
-
-
- Collante
-
- Dall'animo lenta sale la
luce,
- sprofonda, ritenta.
- Si appiccica ai bordi,
aderisce,
- stenta, morde.
- Rosicchia qualcosa
laggiù,
- profondo, silente,
- nel buio la luce
trafigge,
- fa male, è
perdente.
- Di nuovo s'incolla,
- unisce, confonde,
- non più solo
luce,
- è un magma che
brucia,
- compatto, viaggiante.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- MARCELLA
CATALANO
-
- A mia nonna
Bruna
-
- Bigio
- il filo
- dorme abbandonato
- sull'arcolaio.
- Stanco,
- pagliuzze cineree ne avvolgono
l'anima.
- I bracci
- dello strumento di
lavoro
- ripiegati malamente
- su se stessi come ali di
pipistrello.
- E la polvere sottile
- e grigia che copre ogni
cosa
- come la neve ora il tuo
corpo.
- Assieme a te, nonna, se ne sono
andati i miei sogni di
bambina.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- DONATO
CERULLO
-
- I figli carnefici
- ghignavano compiaciuti
- "Padre perché mi hai
abbandonato?"
- Il figlio di Dio,
- la verità che si è
fatta carne,
- trema di fronte alla
morte
- dispera nella
sofferenza.
-
- In mostra su un
patibolo
- la nostra storia;
- chi rise ora implora,
- avvolto nella sua
croce,
- uno sguardo esausto
- tende verso l'alto
- sussurra
"perché?"
-
il tuo abbandono.
-
- L'uomo che ha proseguito nel
martirio,
- visto speranza nella
fine;
- osservo il campo in cui
- con successo si coltivano i
mali,
- fiori accecati devoti alla
degenerazione,
- compare il tuo nome
- l'impassibile &endash;
indaffarato &endash; padrone
- o chi insegna con la
libertà?
-
- Ho rincorso il tuo
volto
- come la luce del sole,
- non più indaga
- l'ingenua anima
irrisolta;
- fermo,
- i miei occhi colmi di nuovo
amore
- rivolti al mondo,
- svanisce tutto
- defluire di pensieri
- verità è
amare.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- LIVIA
CORONA
-
- L'ospizio
-
- Sono entrata e li ho
visti
- appoggiati a grigi muri
scrostati;
- visi immobili
- come vecchi quadri
ingialliti
- senza più
cornici.
- Gli occhi sembran vuoti
- come i loro sorrisi
- per alcuni son già
morti
- per altri mai esistiti.
- Solo le mani
- guizzano impazienti
- se le ascolti le senti:
- "Avvicinati, non aver
paura
- non ti posso far del
male
- voglio solo toccare".
- Le mani si piegano
- come artigli spuntati
- di vecchi falchi
feriti:
- "Voglio solo toccarti.
- Non lasciarti ingannare
- dai nostri corpi
stanchi.
- Sapremmo ancora amare
- se solo potessimo
ricordare
- il calore di una mano
- tra le nostre mani
- una carezza sul viso
- impietrito da un cuore
- da troppo tempo
malato
"
-
- Sono tornata
- e ritornata ancora;
- a quell'appuntamento
- ora
- non potrei più
mancare.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- opera segnalata
- ANTONIO
DEBIDDA
-
- Gratitudine
- (a Albert
Sabin)
-
- C'è una piazza in
città
- ancora senza nome
- e altre vie in villaggi
sconosciuti
- ancora innominate.
- Sopra seni di terra c'è
il mio borgo
- infiorato d'alberi e di
spighe
- dove la mia corsa
- nel seno di mia madre
- lontana da te un giorno
s'è fermata.
- S'ode da queste rive
- un'onda d'allegria
- e una brezza lieve
lieve
- spira un canto
- e voci d'una festa.
- Sublime il tuo ingegno
- è come un dono
d'ali
- offerte all'intera
Umanità
- per amore dell'uomo
- senza pegno.
-
- Da ogni impensabile
luogo
- da ogni piazza, vicoletto o
sito
- s'ode una canzone di fanciulli
in gioco
- Albert
- chiamata Gratitudine.
-
- E il tuo nome.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- PATRIZIA
DEL VECCHIO
-
- Eternità
-
- Quante volte,
- sull'albero pieno di rosse
cerase,
- io ti ho visto leccarti le
dita,
- furtiva e vivace.
- Quante volte,
- nel bosco dipinto di mille
colori,
- io ti ho visto in ginocchio
raccogliere
- esili fiori.
- Quante volte,
- sul dorso del cigno nel lago
tranquillo,
- io ti ho visto girare
- e la sera poi farne
giaciglio.
- Quante volte,
- dalla linea infinita di un
tramonto autunnale,
- io ti ho visto gloriosa
tuffarti
- nelle braccia del mare.
- Quante volte,
- alzando lo sguardo veloce e
fugace
- t'ho sorpreso a bere in coppe di
gigli
- il nettare opale.
- Quante volte,
- nella notte, in segreto, dal tuo
cielo stellato
- t'ho sentito poggiarmi
materna
- la mano
- sul capo.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- Opera 10°
classificata
- PINO
FORGIA
-
- Grazie,
Monza
-
- Son anni e anni ormai, non
è un mistero
- ch'io arrivai a Monza
forestiero,
- della Sicilia avevo
nostalgia
- e dentro al cuore la
malinconia.
-
- Iniziai il cammin della
speranza
- verso te, capital della
Brianza,
- città insigne e molto
laboriosa
- di figli bravi madre
generosa.
-
- Nei primi tempi invero fa ben
dura,
- non trovavo in alcun
un'apertura
- adatta ad accordare
comprensione
- a chi proveniva dal
meridione.
-
- Superato che fu lo
smarrimento
- avvenne un graduale
inserimento,
- poi, a pieno titolo, con
umiltà,
- entrai nella monzese
società.
-
- Ed ora che da oltre
quarant'anni
- son presente al dì di San
Giovanni
- lieto d'esser monzese
d'adozione
- auspico reciproca
comprensione,
-
- dando ai pregiudizi
l'ostracismo
- e bandendo ogni forma
d'egoismo,
- vivendo tutti in pace e
armonia
- in questa bella Monza
e
così sia.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- MARCO
GALLI
-
- Brera
-
- La luce rotola fresca, fra i
chiari fiori,
- nel tempo che, fra i nostri
affanni sospeso,
- precede il dolce, velato, sonno
del Sole;
- svaniti sono i tremori, i tuoni,
le angosce.
-
- I tavolini nei viottoli
ricercano
- il significato smarrito del
mondo e poi
- volgono il guardo a una
trasognata bellezza,
- da incastonare eterna su pallida
tela.
-
- Fresca, e chiara, la luce ancor
rotola
- sui ciottoli, e poi si ferma, e
mi avvolge,
- impalpabile, indefinibile
colgo
- sul ciglio l'insostenibile
felicità.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- ELENA
GANDINI
-
- Sant'Alberto
di Butrio
-
- Lieve s'attorce il fumo di un
lume vivido
- mosso
- dal fiato amaro del
vento
- e nelle buie navate
- trascorre
- il tempo di un giorno
- come una corsa d'anni.
- Non riesce il sole a
rompere
- l'incantesimo
- del profumo d'incenso, fitto
come il buio
- che chiude
- le limpide vetrate
- in silenziosi abissi
neri.
- Appena è notte
- nelle serene valli del
cielo
- si aprono i pensieri
- e Dio riposa solo.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- PAOLA
GANDINI
-
- Tu
-
- Il tuo spirito assorto
- sonnecchia
- nella dolce rugiada
- che avvolge il mattino.
- Mi guardi senz'occhi,
- mi parli dal cuore.
- Composto e sospeso
- il tuo amore per noi
- sorride.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- MARCELLO
GARGIULO
-
- Poesia: verbo
dell'anima
-
- Quando il pensier s'inonda di
vivido splendore
- quando dal nulla emerge
incontrastato ardore
- mentre d'arcane musiche giungon
soavi note
- parto di sentimenti non
più parole vuote
-
- quando l'auror t'appare
splendida nel suo manto
- quando tombal silenzio mistico
emette un canto
- mentre inebriante pare s'elevi a
Dio il tuo spirito
- teso a lenir gli affanni del tuo
salire irto
-
- quando rosso il tramonto pare di
sangue intriso
- quando luminescenza sfolgora sul
tuo viso
- mentre il sopir del giorno cheta
il ruggir d'ognuno
- quasi a scrutar nell'anima con
far poco opportuno
-
- È allor c'appar d'innanzi
la musa ispiratrice
- che di pura poesia l'anima rende
autrice
- per rammentar che il ruolo ad
essa congegnale
- è di far sì che il
bene mai ceda il posto al male
-
- suo peculiare aspetto, per sua
propria natura,
- è render l'uomo eletto e
perciostesso è pura
- media fra questa e l'altra
divina dimensione
- impone la realtà, dilegua
l'illusione
-
- scintilla del buon Dio sa
d'essere alla fonte
- quindi divino e umano unisce a
mo' di ponte
- ed in tal guisa esercita immenso
il suo potere
- conduce l'uom per mano pur se
non dà a vedere
-
- non può mai, quindi,
esprimere se stessa senza rime
- quando, giunto lo stimolo che
forte la comprime,
- si estrinseca immediata,
persegue la sua via
- e allor sfoggia il suo verbo nel
declamar poesia.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- GIANFRANCO
GUIDOLIN
-
- E abbiamo
bisogno
-
- L'oscura ombra prevale
- e abbiamo bisogno di
luce.
- Ghiaccia l'aria un gelido
vento
- e abbiamo bisogno di
calore.
- Annega d'acqua l'umida
terra
- e abbiamo bisogno di
sole.
- Macchia di rosso il bellicoso
sangue
- e abbiamo bisogno di
pace.
- Annebbia l'odio le confuse
menti
- e abbiamo bisogno
d'amore.
- Travolge la vita l'irruente
moto
- e abbiamo bisogno dell'eterno
riposo.
-
-
-
-
-
- Mal
d'amore
-
- Cos'è il dolore fisico al
suo apparir
- al cospetto di un cuore
spezzato.
- È un travagliato
modo
- a sopperir della cardiaca
breccia.
- È un lieve
malanno
- a deviar della sofferenza il
danno.
- È un sopportabile
piacere
- a sublimar dell'amore le
pene.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
-
- LEONARDO
INGLESE
-
- Gioia e
dolore
-
- Il dolore non è sempre
negativo
- in molti casi è anche
positivo,
- penso a una mamma che sta per
partorire
- e il dolore che deve sopportare
la fa soffrire,
- ma poi quando ode finalmente
piangere l'infante
- quel dolore diventa
rilassante,
- sente dentro di sé che
quello non è un pianto
- ma un vero canto
-
una dolcissima
melodia
- che tutti i dolori le porta
via.
- È come se scendesse un
angelo
- a cavallo di una stella
- per illuminare il
cammino
- al suo nuovo, piccolo
inquilino.
-
-
-
-
-
- L'autunno
-
- Autunno con la scusa che sei
grigio e nero
- nessuno ti prende mai sul
serio,
- parlano di te come un male di
stagione
- perché il tuo tempo cupo
ci stringe il cuore.
-
- Parecchi parlano a tuo
favore
- e ti aspettano con gran
fervore,
- dicono che finalmente si
può mangiare,
- camminare e dormire senza
sudare.
-
- Ci fai fare la vendemmia del
buon vino
- che non sarà più
mosto a San Martino
- inoltre ci prepari alle feste
più belle dell'anno,
- il Santo Natale, l'Epifania e
Capodanno.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
-
- FRANCESCO
INSALACO
-
- Una nuvola indugia
- nel silenzio
dimensionale
- delle tinte più piene e
protettive
-
- In un attimo sento tutto
l'ardore di
- questa terra
- [ed il suo amare il
Sole]
- assalirmi fino alle
estremità
dell'esistere.
-
- (20-21 agosto 1998, Sestri
Levante)
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- FRANCESCA
LOBRIGLIO
-
- A mio
padre
-
- Con l'amore dell'artista che
forma
- la sua opera
- tu mi dipingi
- Io sono viva
- Lascia che la mia anima mi
colori
-
-
-
-
-
- Quanta forza per sostenere
questa debolezza
- Quanta per tenere il bavaglio
del tuo amore
- per sciogliere i nodi del
dolore
- Quanta forza in questa
solitudine
- per calmare il cuore
- Sentire contorcersi le
grida
- Trattenerle in un
gemito
- per non ferire chi non
sa
- di avermi fatto male
- Un male da vivere, per non
morire
- E sentire questo mio
esistere
- che non osa
essere
-
-
-
-
-
- Nelle mie segrete l'ho
rinchiuso
- Quando chiama non lo
ascolto
- Se mi parla, non
capisco
- Quando piange, lo cullo
- perché lo prenda il
sonno
- Tempo ne è passato.
È cresciuto
- ed ora urla, scalcia,
colpisce
- coi suoi pugni mi gonfia il
cuore
- Sono stanca
- Faticosamente cerco la
chiave
- per liberare l'amore.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- GIORGIO MARIA
LODI
-
- Cerchi
-
- Piccoli cerchi
increspano
- l'acqua immobile
- del lago
-
- la tua anima
- ascolta in silenzio
- e si immerge
- nelle sue
profondità.
-
-
-
-
-
- Frammenti
-
- Ho accarezzato i miei
sogni
- aspettando
- il rosso dell'alba.
-
- Ho lasciato che la
poesia
- inebriasse
- la mia anima.
-
- Ho sperato che la
purezza
- di una musica dolce e
lontana
- lenisse
- le nostre amarezze.
-
- L'acqua continuerà a
scorrere
- chiara
- e ci cullerà
- come i bambini di un
tempo.
-
-
-
-
-
- Dove alberga la
poesia
- può fiorire anche la
pace
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- CESIDIO
MACIOCE
-
- La favola
ambita di Marco e
Cristina
-
- Ho sognato una vita di
sogno
- quando il sole allietava altri
colli;
- ho sognato i prodigi più
folli
- quando ho avuto di te gran
bisogno.
-
- Un sorriso d'incanto m'ha
avvolto
- e una mano la mia ha
accaldato;
- per un tenero vezzo ho
esultato
- e un "t'amo" gentil m'ha
stravolto.
-
- Un fremente baciare
vorace
- ad amplessi ha condotto
grandiosi
- mentre affetti e pulsar
vigorosi
- han smarrito i segnali di
pace.
-
- Sto vivendo un sogno di
vita
- or che il sole ridente
vezzeggia;
- sto vivendo il tuo Amor che
verseggia
- con il mio una favola
ambita.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- AURELIA
MAGNI
-
-
ancora
il cuore, invano!
-
- Son passata stasera
- dalla casa antica
- il cuore invano
- non si dà
ragione.
-
- Spio dalla strada il
limitare
- dove la mamma
- era solita sostare,
- e il balconcino
- dove il babbo
- soleva riposare.
-
- Invano cerco voi
- che ormai non siete
più.
-
- E così, mamma,
- più non verrò per
la calura
- fra i tuoi rosai e i
biancospini.
- E non vedrò
più
- girovagar nella verzura
- i miei figli gioiosi e
piccolini.
-
- Sopra la casa antica
- stasera tremano le
stelle.
- Passano gli anni e le
stagioni
- mancano sempre al cuore le
ragioni.
-
-
-
-
-
- Dedicata
-
- Il 7 marzo 1981
- te ne sei andata!
-
nel tuo
giardino
- sbocciava la prima
viola!
-
- (a mia
madre)
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
-
- SILVIA
MARCARINI
-
- Chjacki
- Speranza di
pace
-
- Chjacki, dove nascondi le tue
mani impaurite ed imprecanti,
- in un mondo dove le grida degli
uomini giacciono nei ricordi delle
menti,
- ormai perse nel focolaio del dio
povero, quello degli uomini, "gli
affamati",
- dove la mente induce a sognare,
quei sogni non ancora concepiti dalla
fantasia di bimbo.
- Dove è il tuo
cuore?
- Cercalo; non è gettato
nella violenza degli animi che popolano
la vita!
- Tu che diventato uomo, avrai
casa nel cuore della vita, consumata
dalla sete di potere,
- dai piccoli uomini nascosti
nella vergogna di pensieri ormai morti
per la vita.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- VINCENZO
MAZZEO
-
- Vivere il
tempo
-
- Sulle creste
- di nubi scure
- compaiono luminosi
- i colori del sole
-
- Stupito
- oltre quella fascia
- immagino un mondo
- incantato
-
- Strisce di fuoco
- attraversano il cielo
-
- Uno stormo di uccelli
- danzando
- vola verso la meta
-
- All'orizzonte
- i monti sorridono
- al chiarore della sera
-
- Una anziana donna
- muove i suoi lenti
passi
- sull'uscio di casa
-
- Dei ragazzi
- veloci corrono
- su bolidi senza meta
-
- Domani spunterà
- ancora l'aurora
-
- L'anziana donna
- le nubi
- le montagne
- gli uccelli nel cielo
- pazienti attenderanno
- il giungere della sera
-
- Solo quei giovani volti
- vivranno ancora
- tra assordanti rumori
- falsi eroi
- e bolidi senza meta.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
-
- ALESSANDRA
PAOLINI
-
- 143 bis - La
cura
-
- Dalle maree
- dei miei inverni
- ritorno
- (canto d'alba
- fra le messi)
- a questa terra
- che m'ama
- più d'ogn'altro.
-
-
-
-
-
- 120
-
- Incappucciati
- di grisaglia
- e silenzi
- bardano
- il cielo,
- offuscando
- le foglie,
- la luce,
- a volte,
- anche me.
-
-
-
-
-
- 119
-
- Foglie perse
- da chissà
- quali inverni
- spezzano la via
- ai nostri sogni
-
- restiamo
- a domandarci
- come mai
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- MARISTELLA
PIROLA
-
- All'angolo
della via
- (al
Bottaccio)
-
- Stanno sedute all'angolo della
via
- le solite donne a
chiacchierare,
- guardano verso la discesa del
paese
- e non sanno cosa stanno ad
aspettare.
- Portano un fazzoletto
nero
- che nasconde i radi
capelli,
- che un tempo avevano
- lo splendore del grano,
- ed un vestito informe
- a coprire un corpo ancora
generoso.
- S'assomigliano un po'
tutte
- le donne dell'angolo della
via:
- raccontano dei figli che sono
lontano,
- di quel che fanno,
- di quando torneranno,
- e con gli occhi lucidi vanno a
ricordare
- un passato greve ma
gioioso
- dal sapore della
gioventù.
- Ogni tanto manca una
donna
- all'angolo della via,
- il cuore si è
fermato.
- Le altre continuano a
chiacchierare
- e piano piano per tutte
- arriva la sera.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- MARIA
MARIELLA POTOCCO
-
- Per non
dimenticare
-
- Triste e inumana fu la loro
sorte,
- senza giustizia condannati a
morte.
- Si vivevano giorni di
terrore,
- nessuno prevedeva tanto
orrore.
-
- Famiglie intere furon
prelevate,
- non fecer più ritorno,
infoibate.
- Giorno e notte s'udivano i
lamenti,
- non si potea lenire quei
tormenti.
-
- Terra rossa dell'Istria, terra
amata,
- fosti del sangue martire
bagnata.
- Nessun punito fu, chi può
ancor tace
- e quella terra rossa non ha
pace.
-
- In quella terra rossa
abbandonata,
- la lor memoria non venga
profanata.
- Cristianamente cerchiam di
perdonare,
- umanamente mai e poi mai
dimenticare.
-
- La dolorosa storia sia
narrata,
- sui libri d'ogni scuola sia
studiata.
- Forse potrà la
gioventù capire
- perché tanti anni fa
dovem fuggire.
-
- Spesso mi assale tanta
nostalgia,
- così lontana dalla terra
mia,
- così lontana dal mio
casolare
- ma grande è la speranza
di tornare.
-
- Ascolta, buon Signor, la mia
preghiera,
- che torni il tricolor su
l'Istria intera.
- Italia, Italia laggiù
sento gridare.
- Peccato, è un sogno, mi
debbo risvegliare.
-
- Restan soltanto semplici
pensieri,
- vibranti di passion, sono
sinceri
- e con amor li voglio
dedicare
- a quelli che non posson
più tornare.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- ANTONIO
ROSSI
-
- Come le
nostre ombre
-
- Quella notte eravamo molto
tristi
- e allora scendemmo
laggiù,
- sulla rossa scogliera dei nibbi
dorati;
- tu, io e le nostre
ombre
- che si specchiarono sul mare
vestito d'argento.
- Scendemmo laggiù per
scrutare le stelle
- già stanchi e timorosi di
non rivedere l'alba,
- di non poterci più
baciare dolcemente
- sulle labbra solcate dalle
profonde rughe.
- Ma le nostre ombre,
stranamente,
- erano agili e danzavano sul
mare
- che continuava a vestirsi
d'argento e di bianco;
- il vecchio giovane mare
- che non aveva onde,
- che non aveva rughe,
- che non aveva
età,
- come il nostro amore,
- come le nostre ombre.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- MARCO
TASSINI
-
- Nostalgia
-
- Sordi ricordi,
- di liuto un pianto,
- s'inarcano
- tra noia e dolori.
-
-
-
-
-
- Assenza
-
- I tratti del tempo
- tingono il giorno
- d'ingiallite memorie.
-
- Quale folla
- perpetua il cuore
- d'idee atone
-
- L'angoscia si stringe
- d'appresso alle
intenzioni,
- ché il vuoto
s'avverte
- virulenta vescica
- polluta d'ignobile
nulla.
-
-
-
-
-
- Risveglio
-
- E subito schiude
- e dispensa di luce
- un dedalo d'odi.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- ANTONIA
TORCHELLA
-
- Carissimo
-
- Carissimo,
- conservare
- illusioni
- desideri
- speranze
- è tutta qui
- la vita.
- Rincorrerli
- anche se
- una malinconia
- sottile, indicibile
- va tessendosi
- intorno.
- Vincerla
- è necessario
- non può essere
- sempre così.
- Carissimo,
- pronunciare
- questa parola
- fa bene al cuore
- e non solo.
- Carissimo
- perché sento
dolore
- e voglio
- liberarmene.
- Non ho concetti dotti
- da esprimere.
- Ho solo questo
- stramaledetto
- sentire
- che mi abbarbica alla
vita
- ad ogni creatura
- e soprattutto
- a te
- Carissimo.
-
- TORNA
ALL'INIZIO
-
-
- SERGIO
VANNUCCHI
-
- Pensieri
estremi
-
- L'assoluta
estraneità
- Dalla realtà,
- Danza nella mente.
-
- Come in un tunnel
- Senza uscita,
- T'inoltri, nei
- Pensieri estremi,
- Inspiegabilmente
affascinanti:
-
- T'innamori
- T'odi
- Ti temi
-
- INTENSAMENTE!
-
- Sei ormai allo stremo
- E, come da una
folgorazione
- Vitale,
- T'accorgi di esistere.
-
- INTENSAMENTE!
-
- TORNA
ALL'INIZIO
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