A Sartirana ha trionfato la poesia,
veicolo privilegiato per la comunicazione di sentimenti puri e
genuini. E la palpabile emozione si è estesa come per magia
anche alle fasce d'età &endash; giovani e anziani &endash;
che, più di tutte, possiedono la facoltà di recepire
sensibili moti dell'animo quali sono i versi di una lirica.
È stata infatti il fresco ambiente della casa di riposo
«Adelina Nigra» ad ospitare, nell'afoso pomeriggio di
domenica 19 luglio 1998, la cerimonia di premiazione del primo
concorso nazionale di poesia «Francesco Moro», che il
Comune e la biblioteca comunale hanno voluto significativamente
intitolare allo scomparso professore sartiranese, eminente figura
di studioso della cultura, della lingua e delle tradizioni
lomelline. In una folta cornice di pubblico, fra i compiaciuti
«nonnini» misti a poeti, parenti e semplici cittadini,
una dozzina di ragazzi ha declamato con estrema naturalezza le
poesie vincitrici, infondendo un soffio di vitalità e di
gioia all'interno dell'istituto assistenziale di via Cavour. Un
palcoscenico di certo inconsueto per una manifestazione culturale,
ma scelto proprio per gettare verso gli anziani un ponte di
solidarietà, di calore e di affetto, con l'unico strumento
adatto per la circostanza, il suono o dolce e soave del cuore. Un
tema, quello del sentimento, sicuramente caro a Sartirana, che,
dopo lo scontato successo dell'estemporanea di pittura, ha nutrito
da quest'anno l'esigenza di affondare le proprie radici anche nel
campo dei componimenti poetici dando vita alla prima edizione del
concorso «Francesco Moro». E lo slancio emotivo
manifestato dalla giuria nella selezione delle opere vincitrici
è stato di certo pari alla soddisfazione di aver portato a
termine un'iniziativa meritoria, che Sartirana aspettava da molto
forse troppo tempo. Nel corso della serata in cui dall'urna
sarebbe uscito il nome del vincitore, il fitto scambio di
opinioni, punti di vista, commenti ha piacevolmente animato i
membri della giuria (il sindaco Paolo Pasini, il presidente della
biblioteca Luisa denari, il professor Giuseppe Castelli, il poeta
dialettale Felice Martinotti e il pubblicista e segretario del
concorso Umberto de Agostino), alla fine trovatisi concordi sui
nomi di Lilia Derenzini per la sezione «italiana» (con
Silenzio nel Kent), e di Angela Fullone per quella dialettale (con
Al cadrighin adla nòna). Sì, perché Sartirana
ha il dialetto lomellino nel sangue e, nel ricordo del suo
dialettologo più illustre, Francesco Moro appunto, ha colto
l'occasione per portare alla ribalta il suo vernacolo, ormai
deriso a più riprese dai rappresentanti della cosiddetta
«cultura colta» oppure elogiato a parole in conferenze
pubbliche, ma in privato ritenuto volgare e indegno di essere
parlato in una società alle soglie del Duemila. Ed è
con il medesimo spirito che i membri della biblioteca hanno
rinnovato il loro fervido impegno sul fronte culturale, bandendo
la seconda edizione e fiduciosi che l'iniziativa verrà
raccolta anche dalle commissioni che ne raccoglieranno
l'eredità.