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1°
classificato
- Francesco Finistauri
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- Il Colore delle
Stagioni
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- m'investe al tramonto
- l'aria chiara sui vetri
discosti
- le braccia tue, alte a dirigere il
vento
- sembrano rami di una stagione mai
conclusa.
- Ho dormito l'estate delle
ore
- per essere cornice di buio
perfetto
- sul saluto alle stelle
- in questo spazio di nulla
offeso
- da noi, che sappiamo mentire alle
stagioni.
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- Eppure, dell'aria avanzata che
sorregge
- nuvole e stelle
- e ali aperte ai margini di strade
dipinte
- da risa oscene, non resta
traccia
- non oltre queste mura sazie di
lacrime
- che fanno fatica anche a
cadere
- già lo vedo adesso, se mi
assento un minuto di più
- che quando esco gli alberi
- sono morti e rinati anche
più volte di me,
- io lo vedo bene
- lo capisco dal colore delle foglie
che è così
- dai rami spogli che non si danno
pace
- quando cala il vento.
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- Mi uccide la notte,
- il giorno che non ha
confini
- l'aria tutta, e quella che
respiro
- ha una vanità di cose
già decise,
- mentre si fa tardi
- in ogni angolo di strada,
tardi
- in ogni filo d'erba
- e in ogni sguardo che non abbia
conosciuto
- il colore delle stagioni
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- 2°
classificato p.m.
- Pasqua Rossella
Armenise
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- Non
dirmi
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- I giorni che son soli
- rincorrono amore e il tempo dei
perdoni.
- Vendemmiano ciò
- che ha sapore sanguigno.
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- Sono i gironi di dopo,
- quando, ancor madida, la pelle
indossa
- il cielo che si svela.
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- Ma Maria di Magdala
- pur lava i piedi di
pianto.
- E di nuovo s'alza la pietra che
lapida.
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- I giorni che sono soli,
- sono l'eclissi dell'ora
diurna
- che viola la rosa candida,
- la quiete concentrica,
azzurra.
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- E non dirmi
- di imbiancare il sepolcro:
- questi
- sono miei giorni, soli,
- che rapiscono alla morte il
sorriso,
- che promettono.
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- Sono fiori semprevivi
- che innamorano il corpo.
- E d'amore vorrei narrare,
- colmarmene.
- L'odore offrire
- d'ogni vano di cuore
- e saldare alla curva del seno, alla
piega del pube
- tenerezza di padre.
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- E non confondermi
più,
- fecondare il ventre di voce
vera,
- nutrirlo col seme della
notte.
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- Sono i giorni soli,
- che stringono di carezza
tenue
- il mio dolore,
- che schiudono domani.
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- 2°
classificato p.m.
- Silvia Denti
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- Tre lune di
zafferano
- (alla mia mamma fatta di
cielo)
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- Del giorno, madre, parleremo
poi,
- adesso voglio che tu osservi con me
le luci più colorate del
buio.
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- È come vedere la musica,
è come afferrare
l'infinito.
- È come poter toccare ancora
le tue spalle rosa e respirare quei tuoi
occhi caldi e scuri.
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- Mi dicono sempre che sei là,
sotto la terra cattiva e fredda,
- ma io temo e rifiuto tutte quelle
ombre
non so di chi sia la colpa e
se c'è una colpa.
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- Non so rispondermi. Stanotte
nell'aria avverto un profumo
- che sa di te, di quell'odore di
fragola che lasciavi sui nostri
abbracci.
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- Le carezze delle tue dita sulla
fronte quando mi parlavi
sottovoce
- di fate e cenerentole. Stanotte non
ho più paura.
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- Sto dentro ad una favola.
- Nel cielo sostano tre lune gialle a
spicchi
- so che al centro dello spettacolo
ci sei tu, ci sono io
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- c'è tutto l'amore che a
lungo ho cercato in tanti anni sulla scia
dei tuoi passi lontani
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così lontani da farmi
correre sempre più forte per
cercare di attaccarmi alla tua
gonna
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- Lo sai
l'eco birichina mi
rimandava la tua voce ed io, in tutte
quelle albe
- mai veramente nate, morivo di fame,
di sete, di te.
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- Tre lune di zafferano sparso che
allagano il cielo e sconfiggono la
notte
- Una fiaba, forse senza finale, in
cui i miei occhi stupiti per sempre si
sperderanno
-
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ma non importa perché
tu ora sorridi sui toni più belli
della tua luce satellitare.
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- Succhio tutta questa polvere color
grano e mi sazio finalmente
- Ti prometto che domattina non
protesterò all'arrivo
dell'inesorabile
- sigillo di silenzio. Almeno ci
proverò.
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- È il diciannovesimo giorno
del novembre 1999 mio compleanno
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- 4°
classificato
- Sara Capizzi
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- Spera mio
cuore
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- Dirò addio ai miei
sogni,
- speranze di pace come occhi fermi
di bambola.
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- Sei il polline di un soffione,
anima!
- temprati,
- davanti a questo lagnoso,
- perché son dentro
ma
fuori,
- da questo tempo!
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- Son le parole la mia fragile
corazza
- e non s'arrende lo sguardo
- davanti a tanta guerra.
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- cuore diventa roccia,
- dona un volto ai tanti sconosciuti
occhi,
- è come litania la sofferenza
altrui,
- ci ubriaca ma non ci
tocca,
- eppure ci riguarda.
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- Spera o cuore nella pace,
- fallo solo per amore,
- nulla avrai in cambio
- ma strappati, pazzo, una promessa
di serenità
- tanto inutile quanto
necessaria.
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- Oh
se tuo fossi
musica
- ma forse sei poesia.
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- 5°
classificato
- Sandro Vezzali
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- Basta basta cavalcare
emozioni
- fatemi scendere dalla giostra
infernale
- dai cavalli bianchi neri
impazziti
- girano le luci fasci di colori
sgargianti
- penetrano nelle pupille
spalancate
- trombe e schiamazzi di gente
malata
- divaricano timpani spezzano
l'equilibrio
- nessuno guarda la giostra dai
cavalli
- bianchi nocciola maculati
impazziti
- vogliono ch'io cada sperano ch'io
cada
- piccolo e grasso rozzo uomo della
giostra
- ferma l'ingranaggio cigolante e
rugginoso
- spegni luci e colori riponi orpelli
e trombe
- taccia le genti ansiose e fammi
scendere
- cancella dai biglietti il sorriso
del clown
- ritrova la tua purezza vecchio
pazzo grigio
- che manipoli ed armeggi tra cavi
tiranti
- alza di qualche metro la coda
sventolante
- così che i bambini si
rassegnino a perdere
- prima di aver imparato a
sperare
- così che i fanciulli si
decidano a crescere
- senza pensare di essere i
migliori
- madri incitanti dai foulard di seta
rossa
- agitano dita ingioiellate e
volgari
- attendono il figliolo ritornare
vincitore
- attendono code di procione e
marmotte
- corri piccolo corri come corrono i
campioni
- e sari premiato se diverrai come
tuo padre
- camicia azzurra pantalone scuro
orologio d'oro
- coda d'ermellino come
portachiavi
- di case auto televisori cani e
prostitute.
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- 6°
classificato
- Elisabetta Bertuzzi
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- Ultimo
viaggio
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- Sulla via del ritorno
- ho incontrato un'ombra
- che mi urlava una vita
- trascorsa ai confini della
città
- lungo un fiume
- che scorreva limpido
- sui suoi ricordi di
ghiaccio
- che passeggiava sotto un
ponte
- antico di mille anni
- costruito con argilla di
illusioni
- e con legni bruciati dalla
noia.
- Fiume scorri lento nelle mie
vene
- trasportando tralci di rimasugli
umani
- e dopo mille ponti
- sgorga nella mente.
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- 7°
classificato
- Daniela Bozzoli
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- Oscilla l'ombra della
desolazione
- innegabile moresco attimo
perpetuo
- nel tuo sguardo infelice.
- Si dondola fioca, larva
incandescente,
- si aggrappa a incantesimi di
lacrime
- solitarie. Notturne piogge
imponenti
- che lasciano all'alba il sapore del
male.
- Inseguo i tuoi passi
passati
- come un maestrale
incapace.
- Potrei essere la gomena che
cercavi
- il vessillo arcobalenato dei tuoi
solai.
- Nel deserto degli universi ho
imparato
- a non sentirmi solo
mai
- Parlami delle tue lacrime
- prima molto prima che sfocino nel
mare.
- Trova il groviglio di cui tu
solo
- sei il preludio
immutabile
- Mistral, ghibli, simun,
maestrale.
- Vita oh vita fa che
disperda
- le sinuosità
forsennate
- di questo inconscio
guerriero
- che non sa di amare.
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- 8°
classificato
- Monique Sartor
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- Colui che è
nato
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- Nudo lapillo di sangue e
lacrime
- e soffio tra i piedi e la
testa
- scaraventato inconsistenza
- a durare veste per fuoco
che
- tra lingua e natura si torce e
divampa
- In, bianco pozzo di verticale
fiume
- da natura abbracciato
pesce
- emergi stillante l'unione
- tra l'alto in caduta e il basso
ascendente
- Foglia d'acquatica pianta e rubino
di cuore
- a fiamma e a cascata
t'irradi
- pluviale d'impronte per ponte fra i
mondi
- In sacro taglio divaricato
- da lingua già sei
trascinato
- dove ti sopravanza un nome
- ma tu che dopo giungi
- fin da prima c'eri
- e bene il nome non
t'afferra
- né t'impiglia in sua rete di
già
- tessuta ed assordante
storia,
- tu che l'inganno e l'abuso
conosci
- non porti nome alcuno
- (nessun nome ti contiene né
riflette)
- ma legno pesante su spalla
- sanguinante di natura il
canto
- che lumi o incendi accende in
spiriti di carne,
- e il bruciare tra fiamme
riattraversando il rogo
- è sfolgorio d'anima
estrema,
- centro del vento nel suo stormire
tra foglie e pietre.
- Rondine pronta a
migrazione
- nato non-nato e rinato ti chiami
-
- Parola natura di Natura
parola
- non tagli né cuci o
rammendi
- il Creato
- T'alzi in volo e sei
- Creatura
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- 9°
classificato
- Rossella Santoro
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- I nostri
baci
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- Sono orgogliosa
- di tutti i baci
- che ti ho dato
- e quelli che ci saranno
- e quelli che rinnoveranno
- il nostro amore
- il sapore della vita
- il sapore dell'amore
- che questi avranno
- non mi spaventeranno
più
- perché questa si
chiama
- Vita
- la vita che come un soffio
- mi hai donato
- negli interminabili anni
- che ci hanno accompagnato
- vicini e lontani
- questi baci
- altalenando ci hanno
- succhiato l'anima
- fino a renderci
- indissolubili
- cristallinati
- nel nostro amore
- un impegno per la vita
- e la sofferenza delle
incomprensioni
- delle lontananze
- della vita intera
- che ancora
- non capisco
- ma comprendo
- l'Eternità
- in ogni ultimo bacio.
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- 10°
classificato
- Marco Maresca
-
- Ho
solo
-
- Non potrò mai dire
- quel sogno vivo
- nato dalla morte
- ho solo
- questo immenso sorriso
stordito
- da offrire
- e parole così
povere
- e così dolcemente
stremate
- a far tiepida luce nella
sconfitta
- e pensieri così
lontani
- che non saprò
più
- coerenti e sinceri
- ma rabbiosi e impotenti
- come schiavi ribelle
-
- TORNA
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