| Risultati di
         concorsi | 
   
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             Poeti
            dell'Adda1999  Classifica
            concorso Poeti dell'Adda 1999: 
            
            
               1° classificato Stefano Di Monda di Torino
               con  Mattinata allegra con
               Silvia e Federica Bosconero 4 aprile 19992° classificato Oscar Baruffi di
               Caravaggio (Bg) con La
               festa3° classificato Roberta Degl'Innocenti di
               Firenze con L'ultima
               canzone;4° classificato Vilma Porro Marchetti di
               Ventimiglia (Im) con Lungolago
               d'autunno5° classificato Maria Mosca di Giulianova
               Lido (Te) con Vento di
               terra6° classificato Gianfranco Molinaro di
               Luzzi (Cs) con Sconosciuta7° classificato Vittorio Novelli di Novi
               Ligure (Al) con Viaggio8° classificato Adriana Scarpa di Treviso
               con Questo autunno che
               incede9° classificato Floriana Rubino di Catania
               con Attesa10° classificato Valerio Peracchi  di
               Ventimiglia (Im) con Dormirete   
               
               
 1° classificato
               Stefano di
               Monda Mattinata allegra con Silvia e
               FedericaBosconero 4 aprile
               1999 Ed è disteso il verde e quieta gli occhi
               e il cuoree una chioma color dell'oro a mezzo metro da
               quello del muschioprime corse di nuove primaveresaggio di volo ora librato, ora al battere
               d'aliuccelli di campagna, cornacchie e gazze
               ladrecode al vento di boccoli e riccioliad un metro dal guanciale terrestreentusiasta esplosione di sei primaveretrenino diesel di una sola carrozzaspacca in due la distesa del campodimensione di esistenza più
               lenta faccio in tempo ad essere partedella terra sulla terra distesosgambettano giochi infantilimi coprono d'erbamimetizzano il padre e il pratoe crescono improvvisearrestano la corsadivorano con gli occhi un'oasi fioritaboccoli e capelli d'oro, tuffi e abbracci sulla
               chioma terrestree dai filari di pioppo ritorna la voce
               dell'ecovivifica l'essenza delle nuove e delle vecchie
               primavere. TORNA ALL'INIZIO 
               
               
 Oscar
               Baruffi 2° classificato La festa Morbida arriva la serastempera i colori,con la calma dei forti dissolve le
               ombreNon c'è più tempo!Sentiremo appena l'aria intiepidirsiSorrideremo saggi e rassegnatidella vanità del nostro doloreDocile e padrona la Civettafarà piccoli volisicura del divenire del regnoQuale rimpiantoper le urla gioiose del mattino!?Io ho trematoalla coscienza del tempo che passaÈ difficile salutare quando il
               corpoodora di vita,quando ancora la vita ti sveglia la
               notteIo vi ho lasciate piangendo,anime appena nate Dubbiosi siamo rotolati, senza sceltasotto il sole cocenteQuesta è la vita, abbiamo
               inteso!Brucio e vi vedo ardere chiedendomiperché?Perché, ragazzicon le tempie imbiancate,ora ci affanniamo a capire?Semplicemente la festa è
               finita!È finita da tempo per noiLa sentite la musica?Li vedete i bagliori?Quella luce non è nostraNon c'è più tempo, amici
               mieiLa sentite l'aria intiepidirsi? TORNA ALL'INIZIO 
               
               
  Roberta
               Degl'Innocenti 3° classificato L'ultima
               canzone Aquiloni,di carta colorata,in alto,come l'ultima canzone. Ma non è mai la mortea vincere il destino,quando cala il siparioed è finito il gioco,anche i pensieridivengono farfalle. Dormi,nel letto chiaro della sera,dove la rosasi confonde al giglio,fra papaveri accesie fichi d'Indiai sogni s'intreccianoalle note. Dormi,all'argine del fiume,vigoroso,riflesso sul respirodei tam tam,ai margini del bosco,in dolce quiete,anche - i bambini dormononel letto del Sand Creek. Dedicata a Fabrizio De
               André TORNA ALL'INIZIO 
               
               
  Vilma
               Porro Marchetti 4° classificato Lungolago
               d'autunno Incupite nuvole sfioranol'oscura incombente montagna.Bassa luce del tramontocrea lunghe ombre inquiete. Contro un muro scrostatouna bicicletta malandata.Vecchi che non si guardano,rassegnato un cane. Immobili nel silenzio.Lunghe ombre e nuvole.Alberi neri spogliati,immemori di fioritura. Un cane abbandonato.Vecchi che non si parlano.Una bicicletta rubata,sgretolato un muro. Il lago freme, pesantecome liquido piombo.Ancora un giorno è passatonell'attesa piatta del nulla. TORNA ALL'INIZIO 
               
               
Maria
               Mosca 5° classificato Vento di terra Lo sento come arriva,vento di terra. Timido l'approccioincerto il dipanarsi. Dalla collina giùfino alla piana,scuote le querceche vorrebbe amare. Rabbrividisce l'erbastretta a tappeto fitto,spaurita, spera che il ventoabbracci la terra amica. TORNA ALL'INIZIO 
               
               
Gianfranco
               Molinaro 6° classificato Sconosciuta Il silenzio che attraversa
               
               
                     Le luci dell'ignoto;
Il sogno che pervade
               
               
                     La coscienza dell'io;
Lo splendore della vita
               
               
                     ImpigliatoNegli occhi della sconosciuta,
Nel mio universo schiudono
               
               
                        Della bellezza
                        
                        
                              L'identità.
 La parola che sconfina
               
               
                        Con immediata leggerezza;
È il segreto di un'angoscia
               
               
                           Muta e solare;
Negli incompiuti abbozzi
               
               
                           Della felicità,
La naturalezza di ciò che non siamo:
               
               
                              Giochi già
                              giocati.
 I tuoi occhi sono fiori:
               
               
                        Sono dell'argine della
                        memoria;
Lascia nelle mie mani di sabbia,
               
               
                           L'indefinito pensiero.
Hai la pelle nell'alba del deserto
               
               
                           E il cuore nel sogno;
Il vento di questa sera
               
               
                        Non farà più
                        ritornoNel tempo dell'oblio.
 Accogli, nude e fumanti,
               
               
                           Tra le tue festose stanze,
Le grida incompiute
               
               
                           Dell'azzurro e scalzo mio
                           disordine;
E lascia sul corpo del sole
               
               
                           Sanguinante d'inchiodate
                           giovinezze,
 Il risonante arpeggio
               
               
                        Di parole immaginate
                        
                        
                                 E mai dette.
 Sconosciuta,
               
               
                     Sei mia!
                     
                     
                        Sei spazio,Sei pelle.
  Nel mio spazio
               
               
                        Nella mia pelle.
 Non dire!
               
               
                     So dei tuoi cieli stanchi,
E dei tuoi versi
               
               
                        Legati alle zattere di rosa.
Vorrei non conoscerti
               
               
                        Per amarti
Sempre di più! TORNA ALL'INIZIO 
               
               
 Vittorio
               Novelli 7° classificato Viaggio Denso tracimando a terra, confuso
               d'immaginario, favole,trasalendo incolto, d'ambienti livido, panni
               lisi, smessi,s'attrae sguardo a polvere di cocci
               inchiodato,ferreo su mille, mille immagini confuse da
               colori estranei,e d'avanguardie macchie d'interi colori
               abbandonati oranella nebbia, ora di petto il sole, tanto
               cambia il tempo.Fortunati chilometri percorsi, privi in
               qualsiasi visuale,acclamanti d'un'immagine fissa e molteplice
               d'una vista nuova.Nell'universo, che s'avesse piedi mai
               nuoterebbe stellato del gelido mare di
               stelle,ho camminato nascondendo d'arterie in vene il
               perché di quel passaggio opaco,regolare, diretto in ciò che mai
               s'ambisce conoscere.Ho camminato d'ogni natura grigia, molle e
               marcia di sapori e odori colti mai d'usuale
               albero.E niente c'era a trascinar in quel percorso,
               questuante, impudentemente lieve.Che bisogno c'è d'andare oltre quel che
               accade,era la domanda, che bisogno c'è di
               scoprir le carte assegnateci in partenza,di veder sorgere il sole un attimo prima
               dell'albaassistere immoti al calore e a coglierne la
               foglia, la goccia?Ma il vortice gira e attira più delle
               domande, d'una coscienza,del gesto, della carne e del futuro in fumo
               d'universo.Ogni istante d'asfalto, di coccio, d'erba a
               modo suo scaldava il cuore:la casa abbandonata, la cena che freddava
               sola,la donna i cui contorni premevano astuti a
               penetrar selvagge sequenze senza pari.Ogni istante ha una ragione e molti istanti tra
               due soli.sorgendo creano vendetta e razionale
               appagamento delle verità cui mi
               affidavo.Continuai calpestando steli d'erba e il greto
               della vita incappando in quel solito mostro,ma cercandone i confini, palpando cieco
               d'impavide rotanti dita,nella macchia d'ombre e pollini filtrante
               d'ingrato sguardo.Agguantai l'estremo polo della terra sotto
               piedi neppur stanchi,e cominciai a girar fendente intorno all'asse
               più inclinato della sommadi queste molte altre vite che in me fluivano
               voraci.Ho camminato a vuoto dissero in molti, dissero
               tutti,camminai senza uno scopo, una virtù
               seppur vigliacca,ma non possiedo scopi e non nostalgico
               virtù negate,desidero la pace di chi ingerito e digerito
               dalla sortepensa ancora al bimbo d'ogni madre rivoltar lo
               sguardo imberbeverso la campagna o verso la città che
               tutto attrae e aggloba. TORNA ALL'INIZIO 
               
               
  Adriana
               Scarpa 8° classificato  Questo autunno che
               incede Chi sa se in questo autunnoal lievitar del ventoè atto di distruzioneo di sopravvivenzaquello dell'alberoche getta via se stessodisperdendo le foglie. Chi sase crede veramented'esser seminatorein questa stagione che già smuore
               
               
                  dentro la nebbia ora che anche la speranzasi è fatta fiammellae bisogna ripararla con le maniperché un alito in più
               
               
                  non ce la spenga. Anche i contorni delle parolepaiono sfaldarsie dentro i pugni troppo spesso chiusil'erba più non profuma:
               
               
                  ha il crepitio di cose che si sfanno.  È tempo questodi misurare ognunola propria fragilità: è stata
               un'illusionecredere d'esser forti, corazzarci la
               pelle,se questo primo freddo,quest'umido che sale,ci percorre la carne.La nebbia accovacciata sopra i fossisoffoca lentaci coinvolge nel disfacimentoa ondate manda avanti le pauree con un brividoce le scioglie addosso. TORNA ALL'INIZIO 
               
               
  Floriana
               Rubino 9° classificato  Attesa Attesa,immaterialità del tempoche bussaalla porta dei miei pensierisenza requie,remoto varcotrasfuso fra le sagomedei mortali viventi,sfocato dall'acre odoredi secreti lochi.Là torna e ritornaIncessantementeBisognoso e vagabondoIl mio sguardoCome perenneÈ il ribelle susseguirsiDelle ore,il felino incalzarealle mie spalledi tutte le cosea me ignote,l'eterno viaggiodelle sempiterne stellela cui mortesquarcia luminosala volta celestee cavalcando l'esseregiungeai miei occhirivolti al cielodi una rispostasupplichevoli. TORNA ALL'INIZIO 
               
               
Valerio
               Peracchi10° classificato  Dormirete Ora è tardi,sul confine dellamia vita;si sgombrano le cimasedegli ultimi raggivagabondi, comeirrequieto e repenteagitava e scuotevai rami del mio essereil calice del tuo fiato. E tu, la tua voce,madre, tramuta incarezze di stellele spine che sentosulla pelle. Voi, che sapeteimbiancare il dolore,due farfalle chesi intrecciano in volo,ora volgete al riposo,che non so spartiregli affetti,con giusta mossa:un re abdicantevi incorona alla notte. TORNA ALL'INIZIO   RITORNA ALLA PRIMA PAGINA
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