- Paolo
Zampetti 1°
classificato
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- Se mi
chiederanno
-
- E se mi chiederanno
- cos'è per me Pavia
dirò:
- è la casa di Viale Matteotti
- nido di tante ore liete e notti
serene
- dall'infanzia;
- è il suo Fiume dall'acqua che
canta;
- è la chiesa del Carmine
- e del suo rosso cangiante
- con le stagioni;
- è il suo cielo fiammeggiante
- in Ottobre o caliginoso in
Novembre;
- è l'ovatta della nebbia ed il suo
odore;
- è il disincanto ironico della sua
gente;
- è l'Università, sogno
fugace
- e forse irrealizzabile;
- è l'acciottolato di tante
strade
- che portano a solitari orti
- o a cortili sconosciuti
- è il silenzio nelle ore del
primo
- quieto meriggio;
- è lo scampanio delle tante
chiese
- che si chiamano fra loro
- la domenica;
- è il freddo malandrino che si
insinua
- nei corpi a Gennaio;
- è la Storia che ti prende per
mano
- voltato l'angolo più
rumoroso;
- è la malinconia sottile
- che sempre mi prende
- per qualcosa di indefinibile
- quando la vedo;
- è la mia essenza, il porto
sicuro
- che rigenera il mio spirito stanco.
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- Mario
Nurchis 2°
classificato
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- Staffetta
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- L'atleta
- si produce
- in un ultimo sforzo.
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- Consumando
- le residue energie
- consegna finalmente
- il testimone
- al compagno successivo
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- Così un poeta
- respirato
- lo spirito di un fratello
- che lo precede
- brucia se stesso
- ansimando
- per consegnare
- al successore
- la sua essenza
- il trasparire
- dell'essere
- il respiro
- del mondo.
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- Marco
Ferraresi 3°
classificato
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- Essere per la
morte
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- Quel che sarà di te,
- se manchi domani,
- non altro resterà
- che sensazioni
- da me provate.
- Rimarrà il tuo aroma
- forte a solleticare
- le mie narici,
- e pensare di te
- sarà libarsi di eterno.
- E io non vorrò che
- rispettare il tuo buio,
- perché la tua
oscurità
- sarà la luce del mio
intelletto,
- e il profumo si sente
- più intenso
- quando chi seco lo porta
- già s'allontana.
- E allora passa,
- mio fiore
- o non ti potrò
- cogliere;
- svelta tu passami innanzi,
- perché al vento che muove
- i capelli
- seguirà per me la scia
- del tuo corpo odoroso.
- Perché conoscere,
- e amare
- e volere,
- è sempre un vivere
- ciò ch'è già
morto.
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- Sergio
Barbieri 4°
classificato
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- La breve
favola
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- C'era una volta un Tempo benigno
- - quando mi a nonna vegliava su me.
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- In quell'epoca - con occhi socchiusi
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- contava i Rosari che avrebbe
recitato
- - per proteggere con la sua Fede -
- i miei occhi colmi di sogni
- che osservavano il mondo stupiti e
increduli.
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- Forse enumerava anche le tante notti di
primavera
- che sarebbero entrate dalle finestre
spalancate
- con le lune che avrebbero reso d'argento i
boccoli dorati
- di quel suo bambino fiducioso.
-
- Solo lei aveva capito il Tempo: che
sarebbe
- fuggito veloce - ma che avrebbe anche
rallentato
- la sua corsa - per far durare un attimo in
più
- il tepore di una piccola mano liscia -
stretta
- avvinghiata all'altra piena di rughe
antiche.
-
- E quell'attimo in più sarebbe
divenuto l'eternità
- di una vecchia - che si aggrappava ad una
giovane vita.
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- Quell'istante sarebbe stato la estatica
immortalità
- di un bambino che si rifugiava entro il
battito sereno
- di un vecchio cuore - colmo di Fede e di
Speranza:
- come se - con la loro breve favola d'amore e
dedizione -
- avessero fermato il Tempo - nei loro
pensieri fioriti.
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- Così si ferma il presente con le
tante immagini nostalgiche
- del loro Passato - insieme - in quel balcone
dai grandi vasi
- di gerani con tutti i colori
dell'arcobaleno.
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- Vittorio
Arrigoni 5°
classificato
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- Coma AmaVa
- Gelati ai pesticidi nutella
sull'ostia
- L'amore coi cactus i bikini su maglioni
della nonna infeltrita
- Strapparsi le ciglia per esprimere
desideri
- Comparire sulla soglia della
Vergogna
- Anfibi animati sui piedi molluschi
d'estate
- I colori giallo acido e viola
livido
- Come brucava l'erba più verde del
Vicino
- Tubava con la figlia del portiere che
pensavano tutti fosse maschio
- (100 chili di sudore sono duri anche per te
amico...)
- Ma diceva che la carne tanta carne lo
calmava
- Cavalcava (volentieri) comete suicide negli
atomi incalliti
- Ripeteva che le cose non erano i
nomi
- I Nomi che la grande Menzogna Divina aveva
impressi loro
- Morì meglio di Cristo con un Jacky in
mano
- Seduto sul suo palmo di bambino aveva
lasciato scritto:
- "per noi che il bicchiere non è mai
mezzo vuoto né mezzo pieno
- c'è soltanto (echesoltanto aggiungo
io) c'è solo da bere
- e ora lasciatemi attaccare il mio rabbocco
in santa PeCe".
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- Fabrizio
Guarneri 6°
classificato
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- In campagna
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- È un ritmo monocorde quello dei
campi
- che si alternano alle fila di
pioppi,
- il volo della piana lo spezza
- e lascia un senso di infranta
armonia.
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- Il salice curvo si piega sull'acqua
- e disegna un mondo tremulo e
capovolto,
- il guizzo del luccio lo attraversa:
- è come se la vita si svolgesse su una
scena fantastica.
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- Sono attimi di totale abbandono...
- poi, fermo la mente ed il cuore...
- e mi sento parte
- di un perfetto, equilibrio,
naturale.
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- Angela
Fullone 7°
classificato
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- Mia terra
-
- Mia terra...
- tanto t'amo e tanto t'odio,
- tanto ti cerco e ti rinnego.
- Pazzia, sofferenza,
- dramma dell'anima mia.
- Mi mandasti,
- scatola di cartone
- alla deriva,
- in un mare cupo,
- profondo, ignoto,
- senza spiaggia
- e senza sponda,
- a vagar...
- con le piume
- e con le fronde.
- Non c'era pane
- tra pietraie arse dal sole?
- Non c'era acqua
- per spegnere l'arsura?
- Arde il cuor mio
- in questa pena
- di un desiderio senza fine,
- troppo t'amo, troppo muoio,
- ti cerco e ti rinnego
- senza scampo alcuno.
- Mia terra lontana,
- in questo delirio
- di giorni e di notti
- mi scioglierò come candela
accesa,
- maledicendo e benedicendo
- l'ascesa che porta all'oblio
- col rimpianto d'averti...
- per sempre perduta.
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-
-
- Giovanna
Chiapuzzi 8°
classificato
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- Divenire
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- Si è schiuso un bocciolo
- perché ne uscisse un fiore
- e l'oggi è nato
- sulle ceneri di ieri.
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- Ogni secondo muore
- ciò che c'è stato
prima.
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- Ma l'Io reale
- è davvero ciò che
muta?
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- Dalla matassa dei ricordi
- ho dipanato un filo:
- quel che sono, quel che ero.
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- E mi riscopro ombra
- in un'Ade senza pace.
-
- Tutto muore perché muta
- o tutto muta perché muore?
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-
- Marco
Simonelli 9°
classificato
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- Fiori di
carta
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- Ed ero nell'abisso d'una rosa
bianca
- scalando petali di lino tonale
- venato di sottile polvere stanca
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- E il cielo sereno mi mandava lampi
- rossi di tormento
- turbando arrabbiato
- lo stelo d'un sentimento
-
- E non c'era niente alla mia vista
- e il cielo era fatto d'ametista
- e non mi restava altro che cantare
- mistici echi d'un canto tribale
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- E mentivo nel barbaro disegno
- drogato, malefico,
- disperato ingegno
- per fuggire, ferito
- un tremendo tradimento
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- E il lume violento d'oriente
- all'ovest lontano
- portava sei semi di carta
- in un palmo di mano.
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- Annalisa
Piano 10°
classificato
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- Una lettera sgualcita
- percorsa da un vento leggero,
- palpita
- di parole, di addii.
-
-
-
- Affondo la mia mano nell'anima
- frugo cercando semi d'amore,
- non ne trovo; terra arida
- e gelata da brina di dolore
- non genera frutto, ma arbusti
- spinosi di triste rovina.
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-
- Maria
Luisa Ferraris Castelli 11°
classificato
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- Affresco
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- Camminavo nel contado,
- mollemente immersa nella calura
estiva,
- quando mi ritrovai ad un tratto
dinanzi
- ad un affresco,
- che il respir mi tolse
all'improvviso.
- I campi grevi di messi gonfie che alzavano
il capo fiero
- quasi a dir al contadino:
- "Le tue preci e il tuo sudor
- la strada giusta hanno trovato
- e noi di frutti e gioia ti
ricopriam".
- Un'improvvisa tramontana
- tutto l'ardor di colpo
raggelò
- e i nembi scuri preser la parola:
- "Ma che dite oh sciocche spighe,
- se non avessimo pianto amaramente tutto il
nostro dolor
- che avreste bevuto per rinvigorir
così le vostre chiome?"
- Si fece allora largo il sole a reclamar la
sua,
- occhieggiando giocondo tra i nembi
inviperiti:
- e la scena ingentilendo con mille nastri di
color:
- "Se non vi avessi donato tutto il mio
splendore
- col vigore dei miei raggi,
- che tinta smunta avreste mai, oh
ingrate!?"
- ...L'insieme parea uscito dal pennello di un
pittore,
- maestro tra maestri
- e io, timorosa di rovinar il tutto,
- alfine in punta di piedi me ne
andai
- con quel trionfo di colori in core.
-
-
- Maria
Tosti 12°
classificato
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- Autunno
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- Il cielo piange le sue lacrime
- in questo giorno d'autunno,
- ogni goccia è un ampio lago
- dove annega il mio dolore
- e piove sul mondo
- dei miei dolci ricordi
- bagnando il mio cuore
- d'intramontabile tristezza.
- Il vento si alza furioso
- a spaventare ogni riparo,
- due alberi protendono i loro rami
- l'uno verso l'altro fino ad unirsi
- in un incoraggiante abbraccio.
- Le fronde sbattute sono anime in
pena
- straziate dai tumulti della vita
- in attesa della sospirata quiete.
- Le prime foglie ingiallite
- cadute e smosse dal vento
- sono ora vortici di sogni funesti
- che planeranno sulla nuda terra
desolata
- del mio essere.
- Piovono ancor copiose lacrime amare
- dalla grande cupola plumbea
- a scolorire il mio amore
- mentre in te regna
- un'autunnale indifferenza.
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