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In
ricordo
di
- Giulia
Caccia
-
- Il
5 agosto 2003, in punta di piedi e
generosa come era vissuta, ci ha
lasciato Giulia Caccia, stimata docente
di Lingua Inglese della nostra
Facoltà. Nonostante fosse andata
di recente in pensione, aveva
continuato a seguire con ininterrotto
senso di appartenenza le più
importanti iniziative dell'Istituto,
ponendo sino all'ultimo la sua preziosa
esperienza al servizio di alcuni
laureandi mossi dalla sua medesima
passione per la storia e la cultura
d'Irlanda.
- Laureatasi
in Lingue e Letterature straniere a
Milano, dove aveva anche iniziato la
sua carriera di docente, Giulia Caccia
era entrata a far parte dell'Istituto
di Lingue nell'autunno del 1990, reduce
da molti anni trascorsi a Palermo,
presso la cui Università la sua
attività di studiosa e docente
è ancora oggi ricordata dai
colleghi di un tempo con stima ed
affetto.
- Nella
Facoltà di Scienze Politiche la
sua figura gentile e rispettosa delle
personalità di colleghi e
studenti le aveva conquistato la
simpatia di molti, anche al di fuori
dell'Istituto di Lingue. I suoi
studenti, in particolare, avevano
intessuto con lei un rapporto di
sincero affetto, dipendente e
protettivo al tempo stesso nei
confronti di una persona la cui
ricchezza d'animo, schiva quanto
intensa, li teneva legati al di
là di un'invincibile
riservatezza.
- Difficilmente
parlava di sé, anche con gli
amici in cui ravvisava una maggiore
sintonia d'intenti, quasi a significare
un'infinita modestia, la convinzione
che gli altri fossero sempre più
importanti; ancor meno parlava della
sua produzione scientifica, incentrata
su Pope, Gray e la poesia didascalica
del Settecento. Al momento della sua
scomparsa, nel segreto delle sue stanze
e libera dall'urgenza della didattica,
stava rielaborando la bozza di un
saggio sui viaggiatori inglesi
nell'Italia di fine Settecento che
aveva sognato di vedere un giorno
proprio sulle pagine di questa
rivista.
- Questa
riservatezza, che di Giulia Caccia era
a prima vista il segno più
evidente, lasciava trapelare a volte
insospettate brecce, attraverso le
quali era possibile toccare per un
attimo vibrazioni preziose e segrete
della sua natura: è su queste
note che desideriamo concludere questo
breve ricordo, sull'immagine di quella
Giulia spensierata, ironica, piena di
sogni, di allegria e d'immaginazione
che l'altra Giulia, la Giulia
dell'immagine pubblica, ha troppo
spesso oscurato.
Lidia
De Michelis
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2003
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