Aldo Tollini
DUE POETESSE DELL'ANTICO
GIAPPONE
-
-
- Di seguito presento la
traduzione, da me eseguita su testi originali, di dodici poesie
della poetessa Nukata no Ohokimi e ventinove poesie della
poetessa Kasa no Iratsume, vissute nel Giappone del VII secolo
d.C.
- Queste poesie si trovano
nella famosa antologia poetica Man'yôshû e
rappresentano l'opera completa di entrambe, per quanto
conosciuto fino a oggi. È una testimonianza molto
scarsa, ma di grande rilievo sul piano poetico per la
sensibilità e la capacità di suscitare emozioni
nel lettore. Nukata è ritenuta, nonostante la
esiguità della sua opera poetica, una delle voci
più appassionate del Man'yôshû e una
delle grandi figure di donne che si esercitarono nella poesia.
Kasa è considerata una poetessa che ha saputo descrivere
in modo mirabile il sentimento dell'amore.
- Mentre della Kasa non
sappiamo nulla, conosciamo solo alcuni scarni dati della
biografia della Nukata che si possono riassumere come
segue.
- Era stata l'amante del
principe Ôama, fratello minore dell'imperatore Tenji
(662?-671), che fu poi suo marito. L'imperatore, fratello
maggiore, la portò via al fratello minore, il quale
continuò ad amarla, come viene descritto nella poesia
n.20. Le vicende dell'epoca ci raccontano un periodo
travagliato: dopo la morte dell'imperatore Tenji,
scoppiò una lotta per la successione che sfociò
in una vera e propria guerra civile (i cosiddetti "tumulti di
Jinshin"). Ôama per sfuggire ai pericoli si
rifugiò tra le montagne di Yoshino, uccise il figlio
dell'imperatore morto Ôtomo (che era suo nipote) e si
impadronì del potere salendo a sua volta al soglio
imperiale col nome di Tenmu (673?-686). La Nukata fu quindi al
centro di lotte e di intrighi di potere in un momento delicato
della vita politica del Giappone. Tuttavia, come del resto
è costume nella letteratura poetica del tempo, nulla di
queste vicende traspare; solo i suoi sentimenti per i due
uomini della sua vita e la descrizione del delicato trasporto
verso la natura, sono i temi della sua poetica.
- L'antologia del
Man'yôshû, la prima grande antologia poetica
e uno dei momenti massimi della storia della letteratura
giapponese, fu scritta attorno alla metà dell'VIII
secolo e contiene oltre 4500 poesie, di cui la gran parte
poesie brevi scritte tra il VII e l'VIII secolo. Vi sono
rappresentati 561 poeti di cui 70 donne, ma circa un migliaio
di poesie sono di anonimi. La lingua e la scrittura sono
arcaiche e hanno impegnato l'abilità dei filologi per
generazioni. La scrittura, in particolare, presenta delle
caratteristiche molto peculiari in quanto uno dei primi
tentativi di scrittura della lingua giapponese con i caratteri
cinesi. La complessità della scrittura del
Man'yôshû, infatti, non ha confronti con
nessun'altra opera di nessuna epoca in Giappone. Tuttavia,
questa stessa complessità ha anche permesso
l'espressione di sfumature e allusioni altrimenti impossibili,
e difficilmente traducibili.
- Le poesie della Nukata
(e presumibilmente anche della Kasa), che appartengono al VII
secolo, sono tra le più antiche e sono famose per la
loro delicata sensibilità e per la raffinatezza
linguistica, purtroppo difficilmente rendibili in italiano. Non
abbiamo altre testimonianze della produzione letteraria della
Nukata che comunque fu una delle prime donne dell'aristocrazia
giapponese a dedicarsi alla letteratura, come qualche secolo
più tardi, nel periodo Heian (794-1186) divenne costume,
dando luogo all'epoca d'oro della letteratura
giapponese.
- Le poesie della Nukata
si dividono in due categorie, com'è tradizione nella
letteratura classica giapponese: poesie brevi (in giapponese:
tanka o waka) di 31 sillabe in tutto, impostate
sul seguente schema sillabico: 5-7-5-7-7. Poesie lunghe (in
giapponese: chôka) con schema sillabico:
5757...577.
- Le poesie del
Man'yôshû attribuite alla Nukata sono le
seguenti:
-
- Poesie brevi: n.
7-8-9-20-21-111-112-113-151-488-1606;
- Poesie lunghe: n.
16-17-155.
-
- di cui però la n.
9 non ci è giunta completa e non è quindi
decifrabile, la 1606 è una ripetizione della 488. Quindi
delle quattordici poesie presenti ne vengono presentate
dodici.
-
- Le poesie di Kasa no
Iratsume sono tutte l'espressione dell'amore che ella ebbe per
un uomo, Ôtomo no Yakamochi (?-785), figlio di Tabito,
compilatore e, allo stesso tempo, uno dei maggiori poeti del
Man'yôshû che contiene ben 479 sue
poesie.
- L'amore della Kasa era
quindi rivolto a un uomo del suo ambiente, quello di corte e
dei letterati. Un uomo di profonda cultura e di elevata
posizione, tenuto in grande considerazione tra la
nobiltà, ma che dalle sue numerose poesie non pare aver
corrisposto ai sentimenti della sua ammiratrice. La Kasa
descrive un amore fatto di passione, ma soprattutto di
sofferenza. Forse per questo le sue poesie ci toccano
così profondamente, proprio perché ci fanno
vivere la frustrazione di un sentimento che non trova sfogo e
sembra infrangersi contro un muro di silenzio.
- Le poesie della Kasa
sono tutte brevi e corrispondono ai seguenti numeri: 395 - 396
- 397- 587 - 588 - 589 - 590 - 591 - 592 - 593 - 594 - 595 -
596 - 597 - 598 - 599 - 600 - 601 - 602 - 603 - 604 - 605 - 606
- 607 - 608 - 609 - 610- 1451 - 1616.
-
-
- 1. L'opera poetica di
Nukata Ohokimi
-
- Le poesie
brevi
-
- Poesia N.
7
-
- Aki no no
no
- mikusakari fuki,
- yadorerishi
- Uji no miyako no
- kariiho shi
omohoyu.
-
- "Mi torna alla
memoria
- la capanna della
capitale di Uji
- dove ho alloggiato,
- con il tetto di canne
- tagliate nel campo
autunnale."
-
-
- NOTE:
- Quando l'imperatore si
recava lontano dal palazzo imperiale, alloggiava in una
abitazione provvisoria che veniva costruita per lui allo scopo.
Si trattava di una capanna molto modesta costruita con mezzi
trovati sul posto e con il tetto di canne. Anche la poetessa vi
aveva alloggiato.
- Uji è una
località non lontana dalla capitale sita nella regione
di Yamato, nel Giappone centrale. Qui Uji è detta
capitale perché in quel momento vi era l'imperatore;
capitale era, infatti, il luogo in cui si trovava
l'imperatore.
- Secondo la ricostruzione
storica che risale al Nihonshoki ("Annali del Giappone")
scritto in cinese attorno al 720 d.C., questo viaggio
dell'imperatore Saimei (655?-661), predecessore di Tenji,
sarebbe avvenuto nella primavera 659.
-
- Poesia N.8
-
- Nigitazu ni
- funanori semu to
- tsuki mateba,
- shiho mo kanahinu.
- Ima ha kogiide
na!
-
- "Aspettando che
uscisse la luna
- per andare a
divertirci con la barca
- a Nigitazu,
- si è alzata la
marea.
- Via, andiamo ora a
remare al largo!"
-
- NOTE:
-
- Nigitazu si trovava a
Iyo, l'odierna provincia di Ehime sull'isola di Shikoku,
località ancor oggi famosa per le terme e come luogo di
ricreazione.
- Il Nihonshoki a
questo proposito dice che l'escursione in barca avvenne nel 637
con l'imperatore regnante Jomei (629-641) e che quando
l'imperatore Saimei col suo seguito nel 661 vi si recò,
rivedendo il luogo immutato (evidentemente era stato presente
nel 637 da ragazzo) ricordò con una poesia quel giorno
lontano. Se questo è vero, l'attribuzione che
comunemente si fa alla Nukata, non è corretta, ma va
ricordato, d'altra parte, che il Nihonshoki stesso non
è sempre affidabile. Gli studiosi, comunque la
attribuiscono normalmente alla Nukata, anche se mi sembra che
il tenore sia piuttosto differente da quello delle altre
poesie.
-
- Poesia N.20
-
- Akane
sasu,
- murasaki no
yuki,
- shime no
yuki,
- nomori ha mizu
ya,
- kimi ga sode
furu.
-
- "Mentre vai nei campi
dall'erba color viola sfavillante,
- mentre vai nella
riserva dell'imperatore,
- il guardiano della
riserva
- non ti starà
osservando
- mentre mi agiti la
manica?"
-
- NOTE:
-
- Questa poesia è
stata scritta in occasione di una battuta di caccia, sembra
avvenuta nell'estate del 668 con l'imperatore Tenji, marito
della Nukata. Vi partecipava anche il principe Ôama
ancora innamorato della Nukata. Lui le agitava la manica,
com'era costume a quel tempo per salutarla, ma lei teme che
questo gesto possa creare dei sospetti sul loro rapporto. La
riserva, che era il terreno di caccia dell'imperatore, veniva
custodito da un guardiano. La località sembra trovarsi
nella zona settentrionale di Kyôto che anticamente era
adibita a terreno di caccia per l'imperatore.
-
- Poesia n. 21, poesia di
risposta del principe:
-
- Murasaki
no
- nihoheru imo
wo
- nikuku
araba
- hitozuma yue
ni
- ware kohi
meyamo
-
- "Se provassi
risentimento verso di te
- che sei bella come il
color viola,
- mi sarei innamorato
di te
- che sei moglie
d'altri?"
-
- NOTE:
-
- In risposta il principe
dice di non provare risentimento per lei che ormai è
moglie altrui e di amarla ancora. Traspare, nelle sue parole,
il suo amore impossibile per lei.
-
- Poesia N.
111
-
- Inishie
ni
- kohuru tori
kamo
- yuzuruha
no
- mi i no uhe
yori
- nakiwatariyuku
-
- "È un uccello
che ha nostalgia del passato
- quello che vola
cantando
- sopra il pozzo,
- presso l'albero di
dafne"
-
- NOTE:
-
- Questa poesia sembra
essere stata scritta dal principe Yuge no miko per la Nukata,
in occasione di un viaggio dell'imperatrice Jitô
(690?-697) al palazzo di Yoshino, una località di
montagna, nei pressi della capitale, famosa per le sue bellezze
naturali e spesso citata in poesia.
- L'albero di dafne
è una varietà delle Timeleacee, affine
all'alloro. Il nome scientifico è Daphnyphyllum
macropodum, in giapponese
yuzuriha.
- Si può supporre
che il principe paragoni se stesso all'uccello: anch'egli forse
ha nostalgia di un passato che evidentemente riguarda la
Nukata.
-
- Poesia N.
112
-
- Inishie
ni
- kohuramu tori
ha
- hototogisu
- kedashi ya
nakishi
- aga
moherugoto
-
- "L'uccello che ha
nostalgia del passato
- è un cuculo.
- Forse ha pianto,
- e come lui anch'io
- per il mio amore
(perduto)."
-
- NOTE:
-
- Questa poesia è
la risposta della Nukata alla precedente dalla capitale. Ella
risponde che anch'essa ha nostalgia per quel passato e per
l'amore perduto.
-
- Poesia N.
113
-
- Mi Yoshino
no
- tamamatsu ga e
ha
- hashiki
kamo
- kimi ga mi koto
wo
- mochite
kayohaku
-
- "I rami del pino di
Yoshino
- mi sono davvero cari.
- Mi portano le tue
parole
- e mi mettono in
contatto con te."
-
- NOTE:
-
- Il principe Yuge no miko
inviò da Yoshino alla Nukata un rametto di pino con
attaccato del muschio. Quando ella lo ricevette scrisse questa
poesia.
- Il fruscio dei rami dei
pini sono per la poetessa la voce dell'amato.
- Si può anche
pensare che le due poesie siano, invece, uno scambio tra la
Nukata e il principe Ôama, rifugiato a Yoshino prima di
impossessarsi del potere e salire al trono nel 673.
-
- Poesia N.
151
-
- Kakaramu
to
- kanete
shiriseba
- ohomi fune
- hateshi tomari
ni
- shime yuhamashi
wo
-
- "Se avessi saputo in
anticipo
- quello che sarebbe
successo,
- avrei messo segnali
- nel porto dove
è attraccata la barca."
-
- NOTE:
-
- Questa poesia fu scritta
durante le cerimonie di araki (purificazione) che
seguivano la morte dell'imperatore, prima che questi venisse
inumato.
- La poesia sottintende
alcune parti, facilmente intuibili per il lettore giapponese,
ma non per quello italiano, senza le quali la
comprensibilità della poesia verrebbe
compromessa.
- La ricostruzione con le
integrazioni potrebbe suonare come segue:
- "Se avessi saputo in
anticipo quello che sarebbe successo (cioè che
l'imperatore sarebbe morto), avrei messo segnali (di divieto
d'entrata) nel porto dove è attraccata la barca
(così che i cattivi spiriti non sarebbero potuti
entrare)."
-
- Poesia
N.488
-
- Kimi matsu
to
- aga kohi
woreba
- waga yado
no
- sudare
ugokashi
- aki no kaze
fuku
-
- "Mentre ti aspetto
- con tutto il mio
amore,
- soffia il vento
autunnale
- che agita la tendina
della mia casa."
-
- NOTE:
-
- La trepidazione
dell'attesa dell'amato - si tratta dell'imperatore Tenji -
descritta con grande semplicità e allo stesso tempo con
delicatezza e trasporto.
-
- Le poesie
lunghe
-
- Poesia N.
16
-
- Fuyukomori
- haru
sarikureba
- nakazu
arishi
- torimo
nakikinu
- sakazu
arishi
- hana mo
sakeredo
- yamo wo
shimi
- irite mo
torazu
- kusa fukami
- torite mo
mizu
- akiyama no kono ha
wo mite ha
- momiji
woba
- torite zo
shinohu
- awoki
woba
- okite zo
nageku
- soko shi
urameshi
- akiyama ware
ha
-
- "Quando viene la
primavera
- che stava rinchiusa
nell'inverno,
- gli uccelli che non
cantavano,
- ora giungono e
cantano.
- Anche i fiori che
erano chiusi
- ora sbocciano
- ma la montagna
diventa folta
- e pur entrandovi non
si possono cogliere i fiori.
- Siccome l'erba
è folta
- anche cogliendoli non
li si può ammirare.
- Ma guardando le
foglie degli alberi
- della montagna
autunnale,
- sento proprio
attrazione
- per le foglie
dell'acero quando le colgo.
- Si lasciano le foglie
verdi e si sospira.
- Mi dispiace, ma io
preferisco
- la montagna
d'autunno."
-
- NOTE:
-
- Lo spunto per questa
poesia fu dato dall'imperatore Tenji il quale chiese al suo
ministro Fujiwara no Kamatari - il fondatore della potente
casata omonima - di giudicare se fosse meglio la natura in
primavera o in autunno. Questo ci suggerisce che già fin
dall'antichità i giapponesi hanno avuto una particolare
sensibilità per queste due stagioni, che è
proseguita fino ai tempi attuali. A questa domanda risponde la
Nukata con la sua famosissima poesia che descrive la preferenza
dell'autrice per la montagna autunnale rispetto a quella
primaverile. La sua sensibilità le fa preferire la
natura sommessa e discreta dell'autunno e i suoi colori tenui,
alla rigogliosità e ai colori sgargianti della
primavera.
- Si noti che in Giappone,
sia nell'antichità come ancora oggigiorno, l'autunno
è il tempo in cui gli aceri (in giapponese:
momiji) mutano di colore assumendo toni violacei e
gialli.
-
- Poesia N.17
-
- Umasake
- Miwa no
yama
- awoniyoshi
- Nara no yama
no
- yama no ma
ni
- ikakuru
made
- michi no kuma
- itsumoru made
ni
- tsubara ni
mo
- mitsutsu yukamu
wo
- shiba shiba
mo
- misakemu yama
wo
- kokoro
naku
- kumo no kakusahu
beshi ya
-
- "Il monte Miwa!
- Fino a che i monti di
Nara
- dal bel colore
azzurro
- non si nascondono tra
le montagne,
- fino a che i tornanti
- della strada si
susseguono numerosi,
- procedo continuando a
guardarti
- senza posa,
- ma senza pietà
- le nuvole devono
proprio
- continuare a
nascondere il monte
- che guardo da lontano
- con
insistenza?
-
- Poesia di
risposta:
-
- Miwa yama
wo
- shikamo kakusu
ka
- kumodani
mo
- kokoro
aranamo
- kakusahu beshi
ya
-
- Vogliono comunque
- nascondere il monte
Miwa!
- Se almeno le
nuvole
- avessero un cuore,
- invece continuano a
nasconderlo.
-
- NOTE:
-
- Queste due poesie sono
state scritte al momento del trasferimento della capitale nel
667 da Asuka a Ômi e ne descrivono un momento del viaggio
di trasferimento.
- Scendendo da una
montagna lungo i tornanti, la poetessa rimane affascinata dalla
bellezza dei monti in lontananza e continua a osservarli.
Tuttavia, le nuvole li celano e causano in lei un moto di
disappunto. Le fa eco una poesia di risposta: le nuvole non
hanno un cuore.
- Non è chiaro chi
scrisse la poesia di risposta (alcuni studiosi sostengono
trattarsi dell'imperatore regnante Tenji). Nel caso del
principe Ôama, questa poesia potrebbe anche essere letta
in un'altra chiave. I due amanti, la poetessa e il principe,
devono continuare a nascondere il loro reciproco amore. Il
disappunto di lei trova una nota di rassegnazione nella poesia
di risposta di lui. Il principe, infatti, avendo una delicata
posizione a corte, non poteva mostrare la sua
passione.
-
- Poesia N.
155
-
- Yasumishishi
- wago ohokimi
no
- kashikoki
ya
- mihaka
tsukahuru
- Yamashina
no
- Kagami no yama
ni
- yoru ha mo yo no
kotogoto
- hiru ha
mo
- hi no
kotogoto
- ne nomi
wo
- nakitsutsu
- arite ya momoshiki
no
- ohomi ya hito
ha
- yuki
wakarenamu
-
- "Sul monte Kagami a
Yamashina,
- che serve da riverita
tomba
- per il mio signore
dalla grande fama,
- di notte
- tutta la notte,
- di giorno
- finchè
c'è luce,
- continuo a piangere
- e a disperarmi,
- mentre i funzionari
- se ne sono andati
- ognuno per la propria
strada."
-
- NOTE:
-
- L'ultima poesia chiude
il ciclo con la descrizione della morte dell'imperatore
consorte della poetessa. La sua disperazione fa da epilogo alla
storia d'amore descritta nelle poesie
precedenti.
-
- 1. L'opera poetica di
Kasa no Iratsume
-
- N. 395
-
- Takumano
ni
- ohuru
murasaki
- kinu ni
shime
- imada kizu
shite
- iro ni
idenikeri
-
- "Con l'erba porporina
di Takumano
- ho tinto il mio
abito;
- ancora non l'ho
indossato
- ma si e' già
sbiadito."
-
- NOTE:
-
- L'erba murasaki
qui tradotta con "erba porporina" perché ha infatti quel
colore, serviva per tingere i vestiti nell'antico Giappone,
come si legge anche nei diari delle dame di corte dell'epoca
Heian.
- Questa poesia contiene
un gioco di parole intraducibile. L'ultima frase iro ni
idenikeri può significare sia "perdere il colore,
sbiadirsi" (per esempio di un vestito), ma anche il fatto che
"sul volto si rivela l'amore". Quindi, la seconda parte della
poesia significa che senza aver ancora dichiarato il suo amore,
esso si è già rivelato dal suo volto.
-
- N. 396
-
- Michinoku
no
- Mano no
kayahara
- tohogedomo
- omokage ni
shite
- miyu to ihu mono
wo
-
- " Il canneto di
Mano
- nel Michinoku
è lontano,
- ma mi sembra di
vederlo
- qui vicino a
me."
- (Ma tu che sei
vicino,
- mi sembri invece,
così lontano!)
-
- NOTE:
-
- Questa poesia descrive
la vicinanza (perché è presente alla mente) di un
luogo lontano e sottintende, per contrasto, la lontananza
dell'uomo amato pur essendo così fisicamente vicino.
Infatti, Yakamochi appartenendo allo stesso ambiente
dell'autrice, le era sempre vicino, ma non corrispondendo allo
stesso sentimento, al tempo stesso era
distante.
-
- N. 397
-
- Okuyama
no
- ihamoto suge
wo
- ne
fukamete
- musubishi
kokoro
- wasurekanetsu
mo
-
- "Non posso
dimenticare
- (i sentimenti che)
hanno unito i nostri cuori,
- profondi come le
radici
- dei falaschi che
crescono ai piedi
- delle rocce del monte
Oku"
-
- N. 587
-
- Waga
katami
- mitsutsu
shinohase
- aratama
no
- toshi no wo
nagaku
- ware mo
shinohamu
-
- "Guarda l'oggetto
ricordo
- (che ti ho lasciato)
e
- pensami.
- Anche io
ripenserò ai lunghi anni
- (passati
insieme)."
-
- N. 588
-
- Shiratori
no
- Tobayama matsu
no
- machitsutsu
zo
- aga
kohiwataru
- kono tsukigoro
wo
-
- "Come il pino del
monte Toba
- dove volano gli
uccelli bianchi,
- ti ho atteso a lungo
- e nel mentre
- ho continuato ad
amarti."
-
- NOTA:
-
- La parola matsu
in giapponese significa sia "pino", sia "aspettare". Per questo
il pino diventa il simbolo dell'attesa.
-
- N. 589
-
- Koromode
wo
- uchimi no sato
ni
- aru ware
wo
- shira ni zo hito
ha
- matedo
kozukeru
-
- "Pur
aspettandoti,
- non vieni a
trovarmi,
- non sapendo che sto
- al paese di
Uchimi"
-
- N. 590
-
- Aratama
no
- toshi no
henureba
- ima shi ha
to
- yume yo waga
seko
- waga nanorasu
na
-
- "Siccome è
passato molto tempo
- ormai
basta!
- Ma non dire
mai,
- amore
mio,
- il mio
nome."
-
- N. 591
-
- Waga omohi
wo
- hito ni
shirureka
- tamakushige
- hiraki aketsu
to
- ime ni shi
miyuru
-
- "Forse perché
vorrei far sapere alla gente
- del mio
amore,
- vedo in sogno di aver
aperto
- la scatola dei
pettini."
-
- NOTE:
-
- La frase "vedo in sogno
di aver aperto la scatola dei pettini" significa: "di aver
rivelato il mio segreto".
-
- N. 592
-
- Yami no yo
ni
- nakunaru tazu
no
- yoso nomi
ni
- kikitsutsuka
aramu
- ahu to ha nashi
ni
-
- "La gru che si sente
cantare
- nell'oscurità
- è
lontana,
- come sei tu
- che sento ma non
incontro mai."
-
- N. 593
-
- Kimi ni
kohi
- itamo
subenami.
- Narayama
no
- komatsu ga shita
ni
- tachinageku
kamo
-
- "Sono innamorata di
te
- e non posso farci
nulla.
- Sotto un piccolo pino
- della montagna di
Nara
- piango e
piango..."
-
- N. 594
-
- Waga yado
no
- yufukagekusa
no
- shiratsuyu
no
- kenu ga ni moto
na
- omohoyuru
kamo
-
- "Sull'erba di casa
mia,
- la rugiada
candida
- si
scioglie.
- Così (mi
sento) anche io
- che intensamente ti
amo."
-
- N. 595
-
- Waga inochi
no
- matakemu
kagiri
- wasuremeya
- iya hi ni ke ni ha
- omohimasu
tomo
-
- "Per quanto mi resta
della mia vita
- non ti
dimenticherò certo!
- Il mio amore per te
aumenta sempre più;
- ogni giorno di
più e sempre più speciale."
-
- N. 596
-
- Yahoka
yuku
- hama no manago
mo
- aga kohi
ni
- ani
masarajika
- okitsu
shimamori
-
- "Camminando per molti
giorni (sulla spiaggia),
- i granelli di sabbia
(sono innumerevoli, ma)
- non saranno certo
più del mio amore.
- Oh, guardiano
dell'isola in mezzo al mare!"
-
- N. 597
-
- Utsusemi
no
- hitome wo
shigemi
- ishihashi
no
- machikaki kimi
ni
- kohi wataru
kamo
-
- "Tante persone
- ci
guardano
- e anche se sei
così vicino,
- (non posso
incontrarti)
- amore
mio."
-
- NOTE:
-
- La poetessa ha spesso
occasione di incontrare Yakamochi, ma non può palesare
il proprio sentimento perché entrambi sono sempre
osservati dalla gente e quindi lei è costretta suo
malgrado a fingere indifferenza.
-
- N. 598
-
- Kohi ni mo
zo
- hito ha shi ni
suru
- minasegaha
- shita yu ware
yasu
- tsuki ni hi ni ke
ni
-
- "Vi sono persone
- che muoiono per
amore.
- Io mi consumo nel
profondo (del cuore)
- come un fiume che
resta senz'acqua
- ogni mese, ogni
giorno, sempre più."
-
- N. 599
-
- Asagiri
no
- ohoni
ahimishi
- hito yue ni
- inochi
shinebeku
- kohiwataru
kamo
-
- "Sebbene ti abbia
solo
- visto nella
fosca
- nebbia
mattutina,
- ti amo fino a
morirne."
-
- N. 600
-
- Ise no umi
no
- iso mo todoro
ni
- yosuru
nami
- kashikoki hito
ni
- kohiwataru
kamo
-
- "Al mare di
Ise
- le onde si infrangono
- fragorosamente sugli
scogli.
- Sono innamorata di
una persona
- (che come quelle
onde) mi incute timore."
-
- NOTE:
-
- Il timore cui fa
riferimento può essere inteso sia dal punto di vista
sociale, in quanto Yakamochi era persona di alto rango e di
notevole autorità, sia da un punto di vista psicologico,
nel senso che il suo amore così grande le fa
paura.
-
- N. 601
-
- Kokoro yu
mo
- wa ha
omohazuki
- yamakawa
mo
- hedatara naku
ni
- kaku kohi muto
ha
-
- "Non avrei mai
pensato
- nel mio cuore
che
- i monti e i fiumi
fossero tutt'uno,
- e che l'avrei amato
così tanto."
-
- NOTE:
-
- La frase "i monti e i
fiumi fossero tutt'uno" letteralmente è: " non
c'è separazione tra i monti e i fiumi". L'interpetazione
possibile di questa frase mi sembra essere la seguente:
"così come è impossibile pensare che fiumi e
monti siano tutt'uno, allo stesso modo mi sembrava impossibile
pensare che l'avrei amato così tanto".
-
- N. 602
-
- Yufusareba
- mono
mohimasaru
- mishi hito
no
- kototofu
sugata
- omokage ni
shite
-
- "La sera, quando
penso,
- mi torna alla mente
- vivida
l'immagine
- della persona
incontrata,
- mentre mi
parla."
-
- NOTE:
-
- Di nuovo, in questa
poesia, il tema, ricorrente in molte poesie e che fa da filo
conduttore: la poetessa pur vivendo accanto all'uomo che ama,
non può manifestargli il suo amore e deve fingere
indifferenza, mentre dentro di sé si agita un sentimento
incontrollabile.
-
- N. 603
-
- Omohi ni
shi
- shi ni suru mono
ni
- aramaseba
- chitabi zo ware
ha
- shi ni
kaheramashi
-
- "Se fosse possibile
morire per amore,
- per mille
volte
- io sarei morta e
tornata a morire..."
-
- N. 604
-
- Tsurugitachi
- mi ni torisofu
to
- ime ni
mitsu
- nani no saga zo
mo
- kimi ni ahamu
tame
-
- "In sogno ho
visto
- spade cinte al
corpo.
- Che presagio
sarà?
- Forse che ti
incontrerò."
-
- N. 605
-
- Ametsuchi
no
- kami no
kotowari
- nakuha
koso
- aga omohu kimi
ni
- ahazu shi ni
seme
-
- "Gli dei del cielo e
della terra
- non sono
insensibili
- e quindi non mi
faranno morire
- senza averti
incontrato."
-
- N. 606
-
- Ware mo
omohu
- hito mo na
wasure
- ohonawa
ni
- ura fuku kaze
no
- yamu toki mo
nashi
-
- "Pensami anche
tu
- senza
dimenticarmi,
- come il vento (che
spira) nella baia
- che non cessa
mai."
-
- N. 607
-
- Minahito
wo
- neyo to no kane
ha
- utsunaredo
- kimi wo shi
omoheba
- ine katenu
kamo
-
- '"Si sente il suono
della campana
- che invita tutti al
riposo,
- ma io che ti
penso
- non riesco a prendere
sonno"
-
- N. 608
-
- Ahiomohanu
- hito wo omohu
ha
- ohotera
no
- gaki no shirihe
ni
- nukatsuku
gotoshi
-
- "Amare una persona
- che non ci
riama,
- è come
prostrarsi
- dietro a un'immagine
- del demone della
fame
- nel grande
tempio."
-
- NOTE:
-
- La frase: "è come
prostrarsi dietro a un'immagine del demone della fame"
significa fare una cosa che invece di migliorare, peggiora
soltanto la situazione. Come chi è affamato (d'amore)
che si prostra avendo alle spalle il demone della
fame.
-
- N. 609
-
- Kokoro yu
mo
- wa ha
omohazuki
- mata sara
ni
- waga furusato
ni
- kaherikomu to
ha
-
- "Non avrei mai
pensato
- nel mio
cuore
- che sarei
tornata
- di
nuovo
- al mio paese
natale."
-
- NOTE:
-
- Forse più che un
ritorno fisico al paese natale, qui la poetessa vuole dire che
non avrebbe mai pensato di poter dimenticare le pene
d'amore.
-
- N. 610
-
- Chikaku
are
- minedomo aru
wo
- iya
tohoku
- kimi ga
imasaba
- arikatsumashiji
-
- "Quando mi sei
vicino
- posso stare anche
- senza poterti
incontrare, ma
- non potrei
sopportare
- che te ne andassi
sempre più lontano."
-
- N. 1451
-
- Mizudori
no
- kamo no hairo
no
- haruyama
no
- ohotsukanakumo
- omohoyuru
kamo
-
- "Il colore della
montagna primaverile
- è
(indefinibile) come quello
- delle ali dell'anatra
selvatica acquatica.
- Così è
il tuo atteggiamento
- che mi
preoccupa."
-
- N. 1616
-
- Asagoto
ni
- waga miru yado
no
- nadeshiko
no
- hana ni mo kimi
ha
- arikosenu
kamo
-
- "Ah! se ci fossi
anche tu
- nel giardino di casa
mia
- dove ogni
mattina
- guardo i fiori del
garofano selvatico."
-
-
-
- Bibliografia
-
- BROWER, H. Robert &
MINER, Earl, Japanese Court Poetry, Stanford
University Press, Stanford, California, 1961.
- MINER, Earl, An
Introduction to Japanese Court Poetry, Stanford University
Press, Stanford, California, 1968.
- MUCCIOLI, Marcello,
La Letteratura Giapponese, la Letteratura
Coreana, Sansoni/Accademia, Milano, 1969.
- KATÔ,
Shûichi, Storia della Letteratura Giapponese,
dalle origini al XVI secolo, Marsilio, Venezia,
1975.
- SAGIYAMA, Ikuko,
Antologia della Poesia Giapponese Classica, volume I, Il
Man'yôshû, Cooperativa Universitaria Editrice
Napoletana, Napoli, 1984.
-
-
-
-