La
scientificità del Metodo Doman
di Dario Petri
Membro della Commissione del Ministero della Sanità sulla
Riabilitazione Pediatrica. Membro del Consiglio Direttivo dell'Associazione Bambini
Cerebrolesi (A.B.C.) Federazione Italiana e Presidente dell'A.B.C. Triveneto.
Desidero esprimere alcune considerazioni su alcuni
articoli riguardanti la "scientificità" del metodo Doman apparsi di recente
nella stampa nazionale.
In questi articoli, anziché analizzare con distacco e obiettività scientifica le
motivazioni che spingono centinaia di famiglie italiane a ricorrere al trattamento
proposto dallo staff di Filadelfia, i professionisti della riabilitazione ripropongono
ostinatamente una visione parziale e sterile della questione "Doman", che da
decenni non permette di affrontare i termini reali del problema, ma la contrario favorisce
la prosecuzione di inutili polemiche e la sensazione di disorientamento delle famiglie.
La questione è attualmente al vaglio del Ministero della Sanità, in quanto alcuni anni
or sono le Associazioni di genitori che praticano il metodo "Doman" hanno
avanzato al Ministro le seguenti richieste:
* valutare obiettivamente i risultati ottenuti dai bambini seguiti con il predetto metodo,
per la maggior parte affetti da gravissime lesioni cerebrali;
* ottenere per tali bambini un efficace trattamento da parte del S.S.N.;
* superare le sterili polemiche e i pregiudizi che da decenni ostacolano l'evoluzione
socio-clinico-scientifica dei trattamenti terapeutici, ponendo le basi per fornire nuovi
impulsi alla ricerca e migliorare la qualità delle prestazioni offerte dalle strutture
pubbliche, a vantaggio sia delle famiglie, sia del personale che opera con passione e
competenza.
Proprio nel tentativo di analizzare i termini reali della questione, il Ministro della
Sanità ha istituito due apposite Commissioni di studio, composte in modo quanto mai
significativo sia da eminenti rappresentanti del mondo scientifico, sia da genitori di
bambini affetti da alterazioni cerebrali.
Negli articoli in questione non vengono minimamente accennate le conclusioni raggiunte
dalle Commissioni, tra cui:
l'impossibilità di esprimere un giudizio
definitivo sul Metodo Doman, evidenziando inoltre la "necessità di definire dei
parametri obiettivi per la validazione di ogni metodica riabilitativa" (come risulta
dalla relazione finale della prima Commissione);
il riconoscimento che gli aspetti fondamentali
della riabilitazione pediatrica non sono il metodo (o i metodi) riabilitativi utilizzati,
né le diverse opinioni sulle loro basi scientifiche, quanto piuttosto (come risulta dalla
relazione finale della seconda Commissione):
la centralità della famiglia nel processo
riabilitativo, che deve prevedere la partecipazione attiva dei genitori e la prosecuzione
del trattamento riabilitativo intensivo anche nei contesti di vita del bambino;
l'efficacia terapeutica del trattamento,
garantita mediante la definizione chiara e la successiva verifica di obiettivi evolutivi
condivisi con la famiglia, e riferiti alla globalità della situazione della persona e al
miglioramento della sua qualità di vita;
Le dichiarazioni dei professionisti, oltre a essere
ampiamente superate dai risultati delle Commissioni, risultano inoltre anche offensive per
le famiglie.
Viene infatti affermato che il metodo Doman si basa su un bombardamento di stimoli
ripetitivi che non lasciano spazio all'iniziativa del bambino, il quale è considerato
solo per il suo livello di funzioni, non per i sentimenti, le sue esigenze, le sue
emozioni. Il trattamento ritiene invece prioritari gli aspetti relazionali e
motivazionali, prevedendo la partecipazione attiva del bambino, con occasioni di sviluppo
stimolanti, rinforzate affettivamente e proposte in un ambiente sereno e positivo.
L'esistenza di questo tipo di approccio è confermato dal miglioramento del rapporto tra i
genitori e il bambino e, più in generale, tra i familiari.
Secondo gli specialisti, il metodo Doman, e di conseguenza i genitori che ne sono i
principali artefici, considerano invece il bambino solo come un insieme di funzioni privo
di sentimenti e di emozioni, tanto da causare addirittura evoluzioni di tipo psicotico.
Lascio ai lettori la valutazione della fondatezza di tali dichiarazioni.
Molte altre sarebbero le considerazioni da fare, sia sul contenuto degli articoli in
questione, sia su un sistema che abbandona a sé stesse le migliaia di famiglia italiane
che preferiscono affrontare lunghi e costosi viaggi in situazioni di estrema difficoltà,
piuttosto che arrendersi alla disperazione di diagnosi presentate come "sentenze
inappellabili" e all'inefficacia dei trattamenti proposti. Non desidero però
favorire la continuazione di polemiche fini a sé stesse.
Auspico al contrario che chi di competenza intraprenda tutte le azioni atte a:
evitare la diffusione di argomentazioni che
pretendono di spiegare in maniera certa e incontrovertibile i complessi problemi derivanti
dal vissuto delle famiglie di bambini con alterazioni cerebrali, invocando a tale scopo
incomplete conoscenze scientifiche relative ad ambiti molto ristretti della questione;
fornire alle famiglie una informazione adeguata e
completa, ponendo così le premesse per una loro scelta autonoma e responsabile;
fornire ogni tipo di sostegno alle famiglie che
hanno scelto di essere protagoniste dell'evoluzione sociale, affettiva, fisica e
intellettiva del bambino;
permettere la prosecuzione del dialogo
costruttivo già instaurato all'interno delle Commissioni ministeriali, fino al
superamento definitivo di tutti i pregiudizi che ancora ostacolato l'evoluzione dei
trattamenti proposti e il miglioramento della qualità delle prestazioni in un settore di
fondamentale importanza.
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