Ho trovato il vostro sito per caso, stasera. Sono una maestra di scuola elementare,
nulla più. Ho iniziato come insegnante di sostegno, con tanto impegno e tante illusioni
su come avrebbe dovuto essere la scuola. Ma in più di quindici anni di servizio
ne ho viste talmente tante di ingiustizie e di inefficienze che le illusioni sono tutte
svanite. Quel che non ho perso è l'impegno e la voglia di lottare, di "rompere le
scatole". Non sono riuscita ad abituarmi (e spero di non abituarmi mai) ai direttori
che tolgono le ore di sostegno ai bambini più gravi "perché non ci sono
possibilità di recupero" o a quelle colleghe che dicono "ma come fai a lavorare
con un bambino così in classe?". Ho imparato a non stupirmi se Simone, su una sedia
a rotelle e con solo una mano utilizzabile, è l'indiscusso portiere della quarta C; mi
sono sentita ordinare, da una bambinetta di 10 anni, di mangiare, che avrebbe spostato lei
il compagno dalla sedia a rotelle alla sedia normale; ho dovuto spiegare, al proprietario
e al resto della classe, che la carrozzina non è propriamente costruita per le gare di
velocità; ho visto Giorgio, non vedente e tetraplegico, fiondarsi fuori dall'aula al
suono della campanella con le sue gambe...
Ho imparato a non stupirmi dei bambini e a non fidarmi troppo degli adulti,
soprattutto di quelli che parlano di una patologia invece di parlare di un bambino.
Perciò sono contenta di avervi trovato stasera, perché qui, accanto ai dati
scientifici, ci sono persone vere, ciascuna diversa dalle altre, ciascuna con la propria
storia che non può essere uguale a nessun'altra.
Non mollate mai! Tornerò ogni tanto a trovarvi.
Elisabetta
- mfringue@gauss.mynet.it