IL CLUB DI LETIZIA |
Dedicato alla lesione cerebrale infantile A cura di Maria Simona Bellini |
Quale futuro per le maternità difficili?Intervento di M. Simona Bellini al Convegno «Matermamma», Macerata, 14-15 Febbraio 1998
Ho scelto un argomento dal titolo un po' polemico per questo mio intervento, polemico perché mi smentirò immediatamente. Infatti secondo il mio punto di vista non esiste una maternità difficile o meglio tutte le maternità lo sono. Io sono qui per parlarvi della mia esperienza di madre di una bambina cerebrolesa: Letizia. Il suo nome la dice già lunga sul modo che nostra figlia ha di affrontare la vita. Letizia è una bambina gioiosa, che sa trasmettere la sua allegria anche a chi la circonda e con una grandissima voglia di vivere. I bambini come Letizia vengono invece considerati, per letteratura, per costume, per pregiudizio, bambini difficili. Difficili da allevare, difficili da educare e, purtroppo, difficili da amare. Niente di più falso. E' malvagio questo tentativo di farci credere che mettere al mondo questi figli sia solo fonte di angoscia e disperazione, e che la gioia di donare la vita sia riservata alla "normalità". Insisto: questo non è vero! E lo dico da madre che vive ogni giorno la realtà dell'handicap. E quando dico "da madre", non intendo dire "essere umano di sesso femminile che ha procreato". Madre può essere ciascuno di noi, maschio o femmina, giovane o vecchio che sia. Madre è colui che rispetta i cuccioli, tutti i cuccioli, non solo i propri, che li avvia alla vita nutrendoli, proteggendoli ma soprattutto rispettandoli. Quando rifletto su queste cose mi viene in mente Madre Teresa di Calcutta. Io credo che Madre Teresa abbia rappresentato l'esempio più alto di maternità senza figli. Nutrendo, proteggendo e rispettando. Nel mondo occidentale civilizzato e ricco, dove viene sempre più spesso privilegiato l'AVERE rispetto all'ESSERE, cosa accade? Accade che la maternità, la cui sacralità dovrebbe bastare a renderla unica ed inscindibile, ha invece due possibilità di svilupparsi. Può essere una maternità "normale" oppure una maternità "difficile". E la responsabilità di tutto questo è dovuta ad un semplice e fondamentale aspetto: la disinformazione. Per millenni l'umanità ha lasciato il proprio futuro nelle mani dei sapienti. Ma "SAPERE" era difficile, era riservato a pochi. Noi, oggi, non possiamo più nasconderci. Noi abbiamo l'opportunità di sapere, di accedere all'informazione. Certa scienza non si può più permettere di affermare che la nostra vita sarà un inferno perché abbiamo un figlio disabile. E' da altri genitori che dobbiamo cercare l'informazione, da chi ha già vissuto la nostra esperienza, nel bene e nel male. Io, come madre di Letizia sto cercando di fare la mia parte, di prendermi le mie responsabilità restituendo quanto un giorno ho ricevuto da altri genitori. A Letizia, mia figlia, era stata diagnosticata una vita da neonato, da vegetale, e per lei nessuno aveva pensato di fare nulla. Evidentemente non rappresentava un investimento. Non ci ho creduto e ho lottato alla ricerca di informazioni che nessuno mi voleva dare. Ci ha pensato un'altra mamma a darmele, un genitore come me. Mi ha fatto sapere che esistevano altre possibilità, altre terapie. E noi abbiamo provato e, con il supporto fondamentale del volontariato e di altre persone di buona volontà, abbiamo aiutato Letizia ad uscire dal guscio. A camminare, quando questo sembrava precluso, ad andare a scuola quando questo sembrava impossibile, ad essere una persona serena quando questo sembrava impensabile. E anche se tutto questo non cambia l'amore "a prescindere" che proviamo per lei, noi sentiamo di aver fatto il nostro dovere, di averle offerto tutte le opportunità possibili. Il nostro dovere, oggi, è invece quello di informare altri genitori su queste opportunità. Una serie di eventi favorevoli ci hanno dato oggi la possibilità di dare vita al Club di Letizia, che non vuole essere né un ente né un'associazione che possa insegnare qualcosa o offrire servizi. Il Club di Letizia rispecchia solo la necessità di incontrarsi, di scambiare esperienze e consigli. Vuole essere una sorta di tam-tam tra genitori per affrontare la disabilità del proprio figlio con animo sereno, nella certezza che c'è qualcuno che conosce la nostra storia e ci sostiene. E attraverso l'incontro con questi genitori, con questi bambini stupendi che vogliono uscire allo scoperto, abbiamo preso contatto con una realtà impensabile per noi fino a poco tempo fa. Queste maternità "difficili" hanno una grande responsabilità. In loro è racchiuso il futuro della maternità come valore universale. I bambini "diversi" possono insegnare molto, possono restituire dignità a tutte le madri che attraverso di loro possono fare nuovamente propri i tre compiti che le rendono madri a tutti gli effetti: nutrire, proteggere, rispettare. Questi sono bisogni evidentissimi in questi nostri "cuccioli" così "speciali", così indifesi. E se ciò è giusto per loro lo è per tutti i bambini. "Matermamma" è stato organizzato |