Signor Cardinale, amatissimi Fratelli nell'episcopato,
illustri Signore e Signori,
mi è molto gradito ricevervi, distinti partecipanti
all'incontro di questi giorni su "La famiglia davanti alle alterazioni cerebrali dei
propri figli". In primo luogo, desidero ringraziare le amabili parole del signor
Cardinale Alfonso López Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia,
che insieme con la benemerita Istituzione CEFAES (Centro Educazione Familiare Speciale )
ha promosso tanto lodevole iniziativa insieme anche con il Pontificio Consiglio per la
Pastorale dei Agenti Sanitari, il cui Presidente, Mons. Javier Lozano Barragan, partecipa
pure a questa Udienza.
La famiglia, come ambito integratore di tutti i suoi
membri, è una comunità solidale in cui l'amore si fa più responsabile e sollecito anche
fra chi per la sua speciale situazione ha bisogno di un'attenzione più vicina, paziente e
affettuosa, da parte di tutti i membri e più concretamente dei suoi genitori.
Nel seno della società c'è tutto un complesso di
compiti o di mediazioni sociali che la famiglia può e deve sviluppare con particolare
competenza ed efficacia, in unione con altre istituzioni. Di frequente la partecipazione
della famiglia come soggetto sociale apre molte porte e crea fondate speranze per il
recupero dei propri figli. Questo è l'ambito preciso che voi avete affrontato, con la
collaborazione di ricercatori, esperti e persone competenti in questo campo. Per questo mi
fa piacere sostenere il vostro lavoro e la preoccupazione che vi anima per aiutare le
famiglie in questi bisogni.
La famiglia luogo di amore e sollecitudine per i membri
più bisognosi può e deve essere la migliore collaboratrice per la scienza e la tecnica
al servizio della salute. A volte alcune famiglie si vedono messe alla prova - a dura
prova - quando arrivano figli con alterazioni cerebrali. Queste sono situazioni che
richiedono da parte dei genitori e degli altri membri della famiglia una fortezza ed una
solidarietà speciale.
Il Signor della vita accompagna le famiglie che accolgono
e amano i propri figli con alterazioni cerebrali serie, e che sanno quanto è grande la
loro dignità. Riconoscono anche che l'origine della propria dignità di persone umane è
nell'essere figli prediletti di Dio, che li ama personalmente e con amore eterno.
Sostenuta e protetta dall'amore divino, la famiglia diventa un luogo di donazione e
speranza nella quale tutti i membri fanno convergere le loro energie e cure per il bene
dei figli bisognosi. Infatti, voi siete testimoni privilegiati e, nello stesso tempo,
testimonianza, di tutto quello che può il vero amore.
Come mostrano i programmi che si fanno in diverse nazioni
- per esempio il "Programma Leopoldo"-, dopo un'attenzione paziente, laboriosa e
ben disposta alle possibilità che offre la scienza nel seno stesso delle famiglie, si
ottengono risultati sorprendenti di recupero di bambini nati ciechi, sordi e muti. È come
un miracolo dell'amore che non soltanto permette lo sviluppo cerebrale progressivo ma
anche situa il figlio al centro delle sue attenzioni. Con questo aiuto e con la
collaborazione di tutti cresce questa comunità d'amore e di vita che è la famiglia,
formata alla presenza e sotto lo sguardo paterno di Dio. Da Lui arrivano a tanti focolari
nuove energie nel dolore e serenità nel soffrire, per accogliere la malattia e, in non
pochi casi, cercare i rimedi ed i ricorsi più adeguati.
La famiglia è una comunità insostituibile per queste
situazioni, e non unicamente per i costi ingenti che certe cure richiedono da parte delle
Istituzioni sanitarie, quanto invece per la qualità, per il modo e la tenerezza delle
cure sollecite che solo i genitori sanno dare con abnegazione ai propri figli. Queste
famiglie, senza essere sostituite nella cura dei figli, dovrebbero ricevere dalla
comunità circostante e da tutta la società gli aiuti necessari per rendere più
effettiva la suddetta cura. In questo senso si deve dar rilievo alll'importanza delle
associazioni di genitori che mirano a mettere in comune esperienze, aiuti e mezzi tecnici
al servizio delle famiglie con tali necessità.
Programmi e azioni come quelli citati, considerando
l'appoggio della Chiesa, sono un prolungamento del Vangelo nella vita della famiglia.
Andate avanti, quindi, fissando il vostro sguardo al focolare di Nazaret, al cui centro
c'era il Bambino Gesù. Infatti, neanche nella sacra famiglia è mancata la spada del
dolore (Lc 2,35), illuminato dalla speranza che viene dall'alto. Come Maria, che con anima
contemplativa conservava e ponderava tutto nel suo cuore (Lc 2,19,51), obbediente alla
volontà di Dio, anche voi, con fede e carità ardenti, portate la speranza a tante altre
famiglie, con la vostra scelta e la vostra esperienza.
Con questi vivi sentimenti ed invocando abbondanti doni
al Signore sulle vostre persone e sulle vostre attività in questo ambito così importante
della vita familiare, vi impartisco con affetto la Benedizione Apostolica
Il Convegno è stato promosso dal
Pontificio Consiglio per la Famiglia