IL CLUB DI

LETIZIA

Dedicato alla lesione cerebrale infantile

A cura di Maria Simona Bellini

 

Una professione a contatto con l'handicap?

 

 

Ieri ho terminato la scuola...ora l'ultimo sforzo degli esami di maturità e poi mi si apre davanti un nuovo futuro: ma quale?

La mia idea tempo fa era chiara, ora tutto si rimette in discussione e per me è strano non avere un'opinione precisa. Quello che volevo fare era un corso di diploma universitario in riabilitazione psichiatrica e psicosociale, perché è più specializzante e breve, meno indefinito di una laurea in psicologia, ma ora mi sorgono i dubbi, atroci dubbi...
Con chi avrò a che fare? Chi saranno i miei pazienti? Che situazioni dovrò affrontare? Riuscirò a superarle? Ne sarò all'altezza? In tutta sincerità, io nei confronti degli handicappati ho sempre scelto la strada dell'indifferenza, ma intraprendendo questo tipo di studio credo che ne sarei comunque a contatto, e allora, come mi comporterò? Forse sto sbagliando tutto.
Ho letto che cercate aiuto per il club di Letizia, beh, io purtroppo non posso darvene, "sfrutto" solamente la vostra umanità e comprensione...
Scusate se mi sono dilungata, il mio scopo era di incoraggiarvi a continuare così come state facendo...
Con affetto.
 
Carissima,
ci fa piacere che hai scelto noi per passare i tuoi dubbi, per sfogarti un po'. Non ti avvilire per la tua precedente indifferenza nei confronti degli handicappati, è normale e, soprattutto. non dipende da te.
Comincia a ragionare in questi termini: da quando eri piccola che messaggi ti sono stati lanciati?
Hai mai visto un programma televisivo con un disabile per protagonista che non avesse il sapore della lacrima facile o del "buonismo" a tutti i costi?
O meglio ancora, ti è mai capitato di vedere, di sfuggita, tra il pubblico di una trasmissione una persona in carrozzella, o uno spastico, o un down? Esclusa Telethon, naturalmente!
Hai mai visto una telenovela che non straripi di bellezza, ricchezza e salute? Per non parlare della pubblicità, ancora più subdola perché non gli si dà grande importanza.
Questo é quello che insegnano i media ma la vita é un'altra e se non hai la fortuna (si, la FORTUNA!) di avere in classe con te un bambino handicappato, un parente disabile o comunque di prendere contatto con le disabilità fin dalla più tenera età (perché spesso te le nascondono, meglio far finta di non sapere!) non puoi pensare di recuperare tutto nel momento in cui raggiungi l'età della ragione.
Ma tu hai una marcia in più e la cosa più bella è che non te ne rendi neanche conto: tu sai metterti in discussione! E' rarissimo credi, specialmente alla tua età.
Per superare questo momento difficile sarà sufficiente che tu ti faccia questa domanda: cos'è che mi disturba quando penso ad un disabile? Se la risposta è "perché è brutto, sbava, mi spaventa, non so che dire, mi mette a disagio" il problema è risolvibile perché ti stai concentrando solo sull'involucro, su quanto si vede.
Ebbene là dentro, in quel corpo un po' "scassato" c'è una persona che sa gioire, soffrire, amare, sognare, esattamente come te, e tu questo lo imparerai presto anche solo frequentandolo. E dimenticherai tutto il resto.
Se invece credi che certe situazioni non dovrebbero esistere, che i "sani" abbiano il diritto di decidere quale "vita" è giusto dare e quale no o quale sia l'ambito migliore dove far vivere un disabile, forse è meglio che tu scelga un'altra professione.
Noi ti diamo un piccolo consiglio: fai un po' di volontariato, è la scuola migliore e forse ti aiuterà a trovare la tua strada.
Nel frattempo, per favore, mantieniti aperta e "pulita" come sei: noi, genitori di bambini handicappati, incoscientemente sereni, mettiamo il loro futuro proprio nelle mani dei ragazzi come te.
 

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