Vorrei parlare dei bambini. Anche se è un argomento che mi ritrovo davanti
ogni santo giorno, vorrei parlare dei bambini e lo voglio fare stasera, anche se l'ora è
tarda ed io sono piuttosto stanco.
Vorrei parlare di quelle creature espressione della potenza della vita; di quelle manine e
di quei piedini che sono assetati di scoperte, di quel pancino che ansima per essere
cullato dalla mamma. Costoro sono i "fagottini" ricchi delle nostre speranze, le
nostre aspirazioni sono lì racchiuse. Nei bambini.
Avete mai visto attentamente un bambino? Io spero per voi di sì; spero che vi siate fatti
prendere da quelle forti manine, sentiti osservati da quegli occhi così attenti. Hanno
una pelle talmente profumata che sembra un armonia di fiori primaverili. E' un'espressione
di Dio tra le più belle nel mondo, se non la più bella.
Io ne sono rimasto affascinato e, allo stesso modo, allucinato. E' una specie di Sindrome
di Stendhal: mi fa mancare il fiato, divengo ansioso e vorrei sapere sempre di più sullo
sviluppo del piccolo uomo, sul suo cervello, su tutto di lui perché.......perché lui è
me, è tutti noi. Avete capito bene: lui ci rappresenta tutti, è la nostra espressione di
un mondo migliore.
E ce ne sono di lesi. Mio Dio! E' una percentuale altissima! Questi "fagottini"
che non riescono a borbottare, a vedere, a strisciare, a udire, che hanno le loro gambe
morbide ed i loro piedini rotondi ma così "torti" che sembrerebbe quasi
impossibile riuscire a raggiungere la normalità. Ma anche questi bambini sono belli, e,
ve lo assicuro, sono belli non meno degli altri. Anche loro sono tutti noi, sono, in un
certo qual senso e senza togliere nulla alla splendida ed insostituibile figura della
madre, i nostri bambini.
Stasera ho avuto un incontro stupendo con una persona illuminata (sento che è così): un
parroco che dimostra un'acutezza incredibile e che, nel corso di una nostra discussione
basata proprio sui bambini cerebrolesi, mi ha detto: "sai, io sono fermamente
convinto che, anche se rappresenta un'utopia, se riuscissimo ad eliminare tutto il male
dal mondo, probabilmente non avremmo fatto nulla, e sai perché? Perché non avremmo fatto
conoscere l'amore di Dio...". E' vero. Il mondo medico sicuramente protesta, ma è
tutto quanto incredibilmente vero. L'amore di Dio. E' con quello che noi riusciamo a
"vedere" i nostri bambini. Senza di quello non riusciamo a comprendere niente,
proprio niente, anche se diversi scienziati riempiono dati clinici, tabelle di
accrescimento e quant'altro. E, proprio grazie all'affermazione di Don Salvo (questo è il
nome del sacerdote), ho capito che bisogna muoverci. Signori miei, non possiamo restare
fermi quando i bambini ci chiamano.
E' un nostro dovere, profondo dovere, aiutarli a raggiungere la normalità. Sopratutto se
esiste l'inconveniente della cerebrolesione. Come possiamo chiudere gli occhi di fronte a
55 cm di vita che non riescono a muoversi? Come possiamo mettere davanti a tutto i
maledetti soldi? E' questo l'amore di Dio che insegniamo ai nostri bambini?
Pensiamo bene, ma facciamolo in fretta, ogni minuto è prezioso perché una vita ci
chiama, due manine si tendono verso di noi e, a volte, chiedono aiuto. Chiedono un
semplice aiuto che possa fargli stringere un dito, udire un suono oppure finalmente
gridare quanta vita hanno in corpo. Il dr. Raymundo Veras diceva sempre: "vamos!
Tempo è curto!" (Muoviamoci! C'è poco tempo!); e lo faceva a ragion veduta. Lo
faceva perché i "suoi" bambini, erano bambini mongoloidi. Ora non lo sono più.
Li chiamiamo i bambini di Veras perché Veras ha fatto molto per loro: ha dato la sua
vita.
Non rivolgiamoci a Dio con rancore perché alcuni nostri bambini sono cerebrolesi,
rivolgiamoci a Lui perché ci dia la forza di curarli: sono loro le nostre speranze, anzi
direi che loro costituiscono le nostre speranze più alte visto che porteranno il nostro
amore, come testimone di amore divino, nella loro vita e potranno, così, rendere il mondo
un posto migliore. Perché mi sono trovato ad occuparmi dei bambini, dei bambini
cerebrolesi?
Non lo so. Vi sto dicendo la verità, non lo so. Perché ne ho visto il viso pieno di
speranza, pieno di vita e mi sono sentito perso, perso perché non riuscivo a poter far
nulla per loro. Non è che ora sono un professionista della loro felicità. Sono solamente
uno dei tanti che vogliono comprendere qualcosa, sono uno di coloro che grideranno sempre
ad alta voce che ce la possiamo fare, che dobbiamo farcela, nonostante tutte le
controversie e le offese personali che possono pioverci addosso. Magari tutti si riuscisse
a concentrare le nostre forze su di loro! Purtroppo c'è anche chi lucra sulla loro causa,
ma questi non devono rispondere a me, né a chiunque altro: solo a Dio risponderanno.
Risponderanno perché hanno "usato" le Sue creature per i loro fini (per lo più
economici); noi dobbiamo solo provare pietà per costoro e perdonarli. Poi rimbocchiamoci
le maniche. Quei "fagottini profumati" ci stanno chiamando ed alcuni gridano
aiuto.
Vamos! Tempo è curto!
ALESSANDRO NUTINI
alnutin@tin.it