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LE RIFLESSIONI DI UN DISABILE
ADULTO
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- Ho letto la storia di Letizia ed ho sentito un brivido scorrermi lungo la
schiena. Anch'io sono vittima di una lesione cerebrale infantile, il cui risultato è
stata una paraparesi spastica agli arti inferiori. Un giorno prima del mio primo
compleanno iniziò a venirmi la febbre a 40, 41, accompagnata da crisi convulsive. I miei
genitori non si sono mai persi d'animo.
- Hanno sempre lottato, dapprima per comprendere cosa avessi, poi per cercare di
rimediare a ciò che secondo i più pareva irrimediabile. Parlavo.... eccome se parlavo, e
ciò mi ha permesso di mettere in crisi numerosi adulti. Iniziai a camminare a cinque
anni. A nove fui operato per la prima volta, a quattordici la seconda.
- Io sono convinto che ad ognuno di noi vengano forniti gli strumenti per superare
gli ostacoli che ci troviamo dinnanzi, lungo questa nostra vita. Oggi, quel bambino uscito
vincitore e malconcio dalla lotta contro le crisi convulsive, ha quasi 41 anni ed è
sposato, anche se da soli sei mesi e mezzo.
- Sto per pubblicare il mio primo libro: un'autobiografia. Vorrei riuscire a
dimostrare che non è poi così scontato che i portatori di handicap sono coloro cui sono
state negate le funzionalità considerate normali.
- Quando una persona riesce a recuperare un notevole svantaggio iniziale, a suon
di sacrifici ed umiliazioni, beh, non credo la si possa definire, etichettare, additare
come un "portatore di handicap". Io credo che ognuno di noi abbia ricevuto
alcuni talenti. Io non so quanti me ne siano toccati. Tuttavia ritengo che, quand'anche
avessi ricevuto un solo talento, a nulla servirebbe nasconderlo. La vita mi ha insegnato
spesso a seguire le indicazioni di una voce che, dentro di me spesso si accende, e mi
guida, e ciò anche a dispetto dei consigli di tutt'altra natura, che sovente mi
giungevano e mi giungono tuttora dai genitori, dagli amici, parenti e conoscenti.
- Ho imparato a non fare molto caso al giudizio degli altri, anche perché
sovente, chi si innalza a giudice e scorge ogni sorta di pagliuzza nell'occhio altrui, in
realtà ha davanti agli occhi un'enorme trave, che lo rende cieco. E' risaputo che farsi
guidare da chi non ci vede può provocare dei grossi guai. Mi piacerebbe tanto che il mio
libro diventasse un ponte tra chi come noi vive in prima persona la disabilità e chi non
ne ha mai neanche sentito parlare. In effetti, se dalla mia vita togliamo determinate
esperienze: le crisi convulsive, gli ospedali, l'istituto, gli interventi chirurgici.....
il resto potrebbe essere considerato una vita normalissima.
- Vero è anche che la diversità è una caratteristica peculiare di ogni
individuo: non ne esistono due uguali! Così credo che, se mettessimo al bando ogni
etichetta, smettessimo di criticare, ed imparassimo ad osservare ed accettare la realtà
per quella che è (con ciò non intendo la realtà addomesticata, che qualcuno vuole farci
credere!), probabilmente ne trarremmo tutti esclusivamente dei vantaggi! Inoltre, credo
che anche noi, come direttamente interessati, abbiamo sia diritti che doveri. Per esempio
dovremmo avere la forza di respingere aiuti economici quando sono inutili ed hanno
unicamente lo scopo di far sentire a posto il politico di turno. Se effettivamente ci sono
delle necessità economiche è giusto chiedere dei soldi, altrimenti, la monetizzazione
dell'handicap diventa un'arma a doppio taglio, con la quale ci vengono negati altri
diritti sicuramente importanti al pari di quelli economici.
- A disposizione per chiarimenti ed informazioni, saluto tutti con un grosso
abbraccio.
Fabrizio dalla Villa fdallavilla@libero.it
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