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LA MIA VITA CON NICOLA
Un appello a fratelli e sorelle di portatori
d'handicap
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Sono qui per raccontare quello che significa essere fratello minore di un anno di
Nicola, il 2 marzo prossimo 37 anni, portati bene e con allegria.
Il primo ricordo che ho di Nicola è di quando avevo forse 3 o 4 anni,era diverso,
forse soffriva. Io so solo che mi dicevano che era malato.
Un giorno mio padre mi disse che Nicola era "nato male", col forcipe
sulle tempie e aveva alcune cellule del cervello "bruciate"... sarebbesempre
stato ritardato.
Ero solo un bambino. Ma anche da bambini si percepiscono le sofferenze, spesso
senza poter far nulla, cioè una cosa la facevo, spinto dai miei genitori, ero il più
classico dei bravi bambini, quasi a bilanciare lo smacco subito dalla sorte.
Con tutte le migliori intenzioni, la mia infanzia mi è stata rubata da un senso di
dovere prematuro a cui ho risposto con un periodo di alcuni anni di grosso turbamento
emotivo.
Quello che in buona fede i miei genitori facevano, era cercare di essere il più
normale possibile, Nicola non ha passato neanche un giorno in istituto e come risultato è
autonomo, lo hanno abituato ad essere indipendente: prende l'autobus da quando era alle
elementari, scrive legge e fa le parole crociate con l'aiuto di tutti, ha una memoria
prodigiosa e conosce a memoria tutte le canzoni dei Pooh, peccato che le canti a
squarciagola sul terrazzo di casa...
Vivere con un portatore d'handicap non è impossibile, anzi, è abbastanza
divertente, ma è come avere sempre a che fare con un bambino e questo può essere un
problema quando lo sviluppo di altri tre fratelli e una sorella deve incontrare le angosce
di due genitori che come assoluta priorità hanno quello che è il dovere e la voglia di
proteggere un figlio vulnerabile.
Dal canto mio ho provato ad accettare Nicola, a volte anche a portarlo tra i miei
amici, ma per me non è stato facile... Per i suoi modi un po' troppo espansivi, perchè
è anche umano voler gustare la vita senza dover sempre essere"il fratello di
Nicola", ho guadagnato una mia indipendenza negli anni e ho lasciato che dopo una
intera vita di convivenza, spesso frustrante, papà, mamma e gli altri miei fratelli si
prendessero cura di lui, mentre io prendevo, per la prima volta, cura di me stesso.
Sentimenti, parti di me infantili elefantiache, ecco quello che ho trovato
allontanandomi dalla famiglia.
Che lo si voglia o no, essere a contatto con persone che da adulte si comportano
come dolcissime creature può creare qualche imbarazzo. Con tutto il rispetto per i miei
genitori, Nicola candidamente non sa trattenersi dal dire quello che sente e si potrebbe
continuare....senza alcuna voglia di lamentarsi, ma incontrando la verità troppo spesso
non detta riguardo ai portatori d'handicap, verso i quali si tende ad avere un
atteggiamento dannatamente paternalistico.
Bene, per farla breve....io non ho avuto la forza, il coraggio, l'energia, la
capacità o quant'altro di dedicarmi a lui fino ad ora.
Poi il 3 dicembre del 1998 nostro padre, Benito è morto, dopo non aver mai detto
ai suoi colleghi di lavoro da vent'anni di avere un figlio di nome Nicola, handicappato.
Invece Roberto, suo figlio, ha deciso di urlare dai tetti l'orgoglio di avere un
fratello di cui essere fieri.
Per fortuna ho fatto in tempo ad andare in vacanza con lui, con Nicola, prima che
papà morisse. Era l'agosto scorso e ci siamo fatti un bel viaggio in Sicilia - noi
abitiamo vicino Roma - ed è stata un'esperienza unica.
Adesso per me Nicola è nuovo, da quando siamo tornati l'ho soprannominato COMPAGNO
DI VIAGGIO. E' felice quando lo chiamo così, e adesso passiamo interi pomeriggi a
progettare i nostri prossimi itinerari, forse Verona, forse la Sardegna, forse Torino...ma
dovunque, e insieme....
Per fortuna ho ancora mia madre, abbiamo nostra madre, noi quattro fratelli e una
sorella...ma Nicola è alle soglie dei 40 anni. E tutti quelli come me con un Nicola in
famiglia? Cosa fare per amare un handicappato adulto? Come hanno vissuto la loro vita, da
fratelli che a volte si vergognavano, a volte non potevano nè ridere nè scherzare, a
volte dovevano "stare attenti a..."...Deve essere stata una grossa sofferenza..
Io non so ancora il futuro quello che ci serberà perchè lo Stato è assente e
Nicola può giocare a calcio perchè c'è la squadra di alcuni volontari che si danno da
fare: la mitica ASHA Primavera di Albano Laziale....ma poi? Non di solo calcio si può
vivere...
Chissà, forse confrontandoci potremo tirar fuori idee per fare in modo che tutti i
Nicola delle nostre famiglie sorridano sereni e noi con loro.
Invito tutti a scrivermi, magari solo per dirmi che avete letto le righe di questo
uomo comune che per troppo tempo non si è gustato la felicità dei sentimenti nudi.
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