-
Claudio J. Angelini, laureatosi alla Sapienza col
prof. Mario Praz, è da anni critico di
letteratura e scienze filosofiche alla pagina
culturale de Il Popolo e dell'Osservatore Romano.
Saggista, traduttore dalle lingue classiche e dalle
principali lingue europee, narratore e poeta, ha
pubblicato le seguenti opere: L'immagine e il senso
(Poesie, Roma 1980), recensito da Massimo Grillandi;
Racconti di vita vissuta e da vivere (Ed. Lucarini
Ellemme, Roma 1992), recensito da Paese Sera, Il
Tempo, Il Popolo e presso agenzie (Ansa) e riviste
letterarie; Invidiosi e superbi nell'Inferno di Dante
(Roma 1997). Nel 1999 per l'editore Pagine di Roma
esce una sua seconda silloge poetica: Nucleo
dell'Infinito. Angelini ha tradotto testi di pedagogia
per l'editore A. Armando e ha conseguito, in concorsi
poetici, oltre a numerosi premi minori, otto primi
premi, tra cui: Premio Letterario Internazionale
Pirandello 2000; Città di Firenze 2001; Premio
Città di Recanati 2001. Alcune sue traduzioni
da poeti europei sono apparse su antologie scolastiche
(G. Gremigni - R. Anderson: Gleams of English Language
and Literature. A. Signorelli editore, Roma 1981) e su
riviste letterarie. Nell'anno 2000, per il Giubileo,
tre sue liriche sono comparse nel volume Fioretti
Giubilari, stampati in edizione speciale dall'UNS
(Unione Nazionale Scrittori) e presentato a Sua
Santità Giovanni Paolo II. Ha pubblicato una
sua versione ritmica dei testi dei Carmina Burana
musicati da Carl Orff (editore Lo Scarabeo, Bologna
2001) e, presso l'editore Pagine di Roam, trenta
versioni isometriche dalle Fleurs du Mal di Baudelaire
(2001). Il padre di Claudio, Ennio, ufficiale di
carriera, letterato e poeta, fu legionario dannunziano
nell'impresa di Fiume, autore di racconti e memorie
miliari (Gabriele D'Annunzio e l'impresa fiumana
1940). Per parte della madre Adelaide, Claudio
discende dalla famiglia catanese Jero-Maravigna;
Francesco Jero, suo nonno, fu autore di commedie e di
drammi messi in scena dalla compagnia di Angelo Musco.
Angelini ha fatto parte della giuria di alcuni premi
letterari; è imminente una sua terza raccolta
poetica per l'editore Bastogi di Foggia.
-
Sito web: www.claudiojangelini.altervista.org
|
- A un
soldato
-
- E' compiuto;
ed il mondo
- di te non ha
più bisogno.
- Quel che
esigeva è stato dato. Ed ora
- non servi
più. Qualcuno
- t'ha chiuso
gli occhi, ed ha pianto.
- Mentre altri
assurgono a fama
- e onorata
ricchezza
- per cose
vili, risonanti
- e vane, tu
hai immolato la dolcezza
- di
gioventù, e nessuno più ne
parla.
- E a te non
fece scudo
- né
intelligenza, né bellezza,
- né
gentilezza d'animo,
- né
rispetto del dovere,
- né
amore alla vita, ai tuoi simili,
- tu che avevi
solo morte
- per
proteggere fratelli, e sorelle,
- su cui si
propaga ora il dono
- del tuo
sacrificio
- e di tutti
coloro che puntellano
- sperduti
angoli di cielo
- con nude
croci, finché
- nel mondo
qualcuno ci sia
- che debba
annientare sé stesso
- per una
nobile causa.
-
-
- Foglie
morte
-
- Lungo i viali
di città
- che fuggono
solitari
- non si sa
dove,
- che nelle
strutture mute,
- ai lati,
racchiudono ordito
- l'invisibile
dolore,
- mulinando
nell'aria lente
- cadono
fragili foglie,
- avanzi di
luce e bellezza
- da lividi
squarci di cielo,
- frusciando
sotto frettolosi passi...
- Cadono su
mobili masse,
- ombre e
figure labili,
- i cui
percorsi s'intrecciano,
- cadono su
ansie, speranze,
- anch'esse
simili a foglie,
- tutte foglie
che il vento o prima o dopo
- strappa alla
selva della vita,
- quando ogni
ciclo è compiuto;
- volteggeranno
sospese
- come remoti
ricordi
- negli spazi
d'un'anima
- prima che
siano aride
- per
sempre.
- Ma la selva
della vita
- ha radici
là dove
- tutte le cose
fioriranno nuove.
-
- Una
carezza
Sollievo alla
tua carezza,
tocco
leggero, intenso, che viene
a sgombrare
l'affanno,
strato
d'eventi, eco di ciò che fu,
velo
all'occhio e al sorriso.
Dolce un
palpito
mi prende il
cuore, mi trascorre lene
sopra la
pelle, mi rilassa il viso,
è come
un vetro che si disappanna,
passato da un
raggio, nascosto
da informe
nuvolaglia...
Scocca l'ora
propizia, rasserenami,
che giunga la
tua luce anche là dove
solo freddo
è rimasto, come irrompe
il sole fra
le brume, dissipandole
là fin
dove s'espande,
che le tue
mani blande
quando
immergo
il capo nel
tuo seno
siano la
forza che trasforma ancora
questo mio
strano, vaneggiante essere,
tu, fra le
braccia certe,
come in un
mite risveglio
d'ombre
fuggenti all'aurora,
accoglilo,
prendine il meglio.
|