- Un po' per
poetare, un po' per
cantare
-
- Un po' per
poetare
- un po' per
cantare,
- menestrella
senza tempo,
- foglie di
fronde
- e
strumenti di vento.
- Andando me
ne vado
- verso la
linea lontana
- che
chiamano orizzonte.
- Ali aperte
in volo
- ha il
cavallo del mio viaggio,
- ali di
cigno, corpo di drago.
- Andando me
ne vado,
- volando,
anatra selvatica,
- cantando
senza saper parole
- poesie di
fiabe azzurre
- e storie
di fiamme nei camini,
- boschi di
giganti
- coi
cappelli a punta.
- Un po' per
poetare
- un po' per
cantare
- me ne
starò seduta sulla Luna
- in un
notte di Terra piena
- una volta
per vedere
- da dove
arriva il Sole.
-
-
-
-
-
-
-
-
- Ho raccolto
sassi
-
- Ho
raccolto sassi, piatti e
levigati,
- rubandoli
a composizioni del mare,
- incastonandoli
sulla rena bagnata.
- Ne sento,
al tocco, ancora
- la
percezione della sabbia,
- all'odore,
il profumo dell'oceano,
- all'udito,
il rumore dell'onda in attesa,
- sospesa
lontana, arrotolata e sbuffante
- come un
cavallo che scalpita.
- Ho
raccolto sassi sul sentiero del
monte,
- piccole
creste di punte per inventare
paesaggi.
- Ne sento,
al tocco, la roccia sotto le
dita,
- all'odore,
il profumo dei pascoli alti,
- all'udito,
il soffio del vento
- e le sue
scorribande tra i passi.
- Ho
raccolto sassi nella macchie di
timo,
- sculture
bucate, lasciate dal mare
- a offrire
conchiglie odorose di pini.
- Ne sento,
al tocco, la sabbia dimenticata,
- all'odore,
l'aroma d'acqua salmastra,
- all'udito,
il sospiro dell'onda obliata nel
tempo
- tra
piccole viole all'ombra dei
lecci.
- Nei
giardini di pietra cerco la mia
anima
- e seguo,
nei tuoi occhi,
- il volo
disteso del falco.
-
-
-
-
-
-
-
- Computer
fly
-
- Diventa
improvvisa
- farfalla
- l'onda
rossa sul monitor
- e si libra
con ali di curve
- sul mare
senza fondali
- verso
confini quadrati
- di
metamorfosi a spirali
- poi, come
lava inghiottita
- da
invisibili sensori,
- su se
stessa s'arrotola
- in giochi
di forme arrotondate
- fugge via
libera
- scomparendo
- in
dimensioni di memoria
- libellula
ora
- di righe
in volo.
-
-
-
-
-
-
-
- Bianco
d'inverno
-
- Bianco
d'inverno
- anche
quando non c'è la neve
- e il
cinguettio improvviso
- del
passero
- rompe
sonoro
- i freddi
silenzi.
- Bianco
come le ali
- dei
gabbiani sospesi
- nell'aria
senza vento.
- Anche il
fumo
- di storie
nascoste
- mai
più raccontate
- rimane
dipinto nel vuoto
- una
variante senza variazioni
- nell'assenza
di altri colori.
- Bianco
d'inverno,
- sbiadiscono
risucchiati
- da mani di
fredde carezze
- anche i
rami degli alberi
- che pur
sono verdi sempre,
- adagiati
sul versante
- della
collina sfocata.
-
-
-
-
-
-
-
- Anche tu,
vecchio gatto
-
- Assapori
anche tu, vecchio gatto,
- questo
muover nell'aria
- di
ritornati suoni, tra i rami
- un antico
stormire foglie nuove?
- Quanta
disperazione strana,
- ad ogni
primavera ritoccata, m'assale
- come la
nebbia che sorprende il monte.
- Annusa,
è l'aria, la stessa,
- che pure
c'inebria d'un balzo
- struggente,
vissuto già assai.
- quest'aria
che freme nell'albero fresco,
- nei fiori
dell'ippocastano,
- sulle
nostre carezze.
- Quest'aria...
è più antica.
- La trovi
di nuovo che salta alla mente
- con
piccoli brividi e poi...
- Che
c'è amico mio? Vorresti anche
tu
- la dolce
certezza di cento
- e
più altre stagioni
- di
quest'attimo breve?
- Forse
son'io l'istante che passa.
- Nell'aspettare
i ritorni è il gioco,
- crudele,
che avvicina alla morte.
- Tu non
aspetti. Nei tuoi occhi
- socchiusi,
l'attimo è sempre,
- nel tempo
che è tuo, lontano dal
tempo.
- Godiamoci
allora, vecchio mio saggio,
- l'ultimo
raggio del sole
- prima che
scenda a celarsi
- dietro
l'inevitabile notte.
-
-
-
-
- Mon amour
adieux
-
- Aspetta...
non è ancora il momento di
andare
- dev'essere,
questa, una sera speciale
- per cui,
adesso, voglio brindare.
- Per
favore, tu lo sai, brindo solo con
champagne.
- Adoro quel
suo chiaro colore d'oro fuso
- con le
piccole perle che vagano
- nel loro
universo alla deriva.
- A Reims,
ricordi?, nel tripudio di
sculture
- ed
archivolti, brindammo alla salute
- dell'Angelo
e al suo sorriso senza cuore.
- Guarda
come rotea perfetto nella coppa,
- un gorgo
luminoso di passioni, nel centro
- l'infida
bonaccia indifferente.
- Faremo,
poi, come si fa nella commedia
- gettandoci
alle spalle ogni passato
- nei nostri
mille frantumi di cristallo.
- Dunque,
cosa c'è per cui valga la
pena
- di
brindare? Il mondo che se ne va
- nelle mani
della sua umanità? No, mon
amour,
- all'eresia
non bevo. All'eternità
berrei
- se solo
fossi certa di non morire mai.
- Lasciamo
stare, per di più, senti,
- è
diventato caldo. mon amour adieux
- a te e
alle colline de la douce France,
- a Prevert
e all'amore che non c'è,
- a Verlaine
e al "cielo sopra i tetti".
- Lasciale
così, le coppe, ci aspetteranno
colme,
- se mai
ritorneremo. Oltre le montagne,
- in un
paese lontano, al suono dei
dung-chen,
- una tazza
di tè aspetta che qualcun altro
torni...
-
-
-
-
-
-
- Spiagge
d'autunno a Savona
-
- Soffia
forte d'autunno, a Savona,
- il vento
dal mare, portandosi a terra
- l'onda a
lambire rive di spiaggia
- assorte
nel vuoto
- di
solitari momenti.
- Si
distende l'acqua e avanza
- libera,
sottile di schiuma leggera
- bagnando
granelli di sabbia
- vicini tra
alghe annerite
- e rami
lasciati a marcire.
- Come
tendaggi leggeri
- nell'aria
ondeggiano piano
- le
tamerici chiare
- e alberi
sogno
- di un
deserto lontano,
- dune
dorate ai tronchi ammassate.
- Sagome
d'eleganti cammelli
- paiono
l'onde che passano
- in
carovane dai lunghi mantelli...
- Sinuose le
fragili chiome
- fronteggiano
il mare
- tra
respiri di sale e silenzio
- di passi
sulla rena bagnata.
- Corre col
vento il cane
- rotolando
nell'onda che arriva
- e il sole,
scendendo lento,
- oscura
l'azzurro dell'acqua.
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