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- Petalo nuovo
- germoglia
- sulla stanca
schiena,
- il (di lei) bacio
- e gentil pare
- quanto infame.
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- Rumore raro
- nella notte
- oscilla breve
- l'alba in rotte
- passate e vano
- pare parlarne.
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- Arridi o ravvediti, sindrome
opaca che rammentaci le rughe...
- La formula è buia: la
scorgi?
- Io non la so
dire.
- D'intorno è una cupola
grigia di sillabe e sogni che infrangono il
vero;
- l'assurdo... Realtà
compressa nel vuoto e vi nasce
- l'impresa del
vivere.
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- Eccoci: cadaveri, di ieri,
arrancanti su domani di sapone...
- Fraseggimmagini di
noi,
- statue libere nel parco;
imprigionati in questa bolla...
- ed è concentrica ogni
morte.
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- Verrai a cercarmi un
giorno,
- dove l'uomo ha promesso
deserti;
- dopo l'assenzio,
- dopo l'amore - abusato stento
-
- col tuo preciso
disordine
- di
avventi-corteccia...
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- Straripano confini e li sento
assorbire
- svettanti
- finali.
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- La tua direzione è
inversa:
- a forma di gelso; ripercorre
gli stessi silenzi...
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- Noi, stesi osservatori
impassibili,
- ci sapevamo annullare, ma
anche quel nulla ti verrai
- a scovare
- se adesso siamo in
stallo
- confusionale?
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- Lettera
dell'oltretomba
-
- Il corvo grigio è sul
filo del tempo inesistente &endash;
energizzante
- il proiettile vaga
indistinto, metallico teschio, la vita
assorbe
- molecole
- di rimpianti e verseggiando
un muggito s'incrina...
- La svelta estate dei topi,
obliqua sui fossi, smarrisce il suo intento
radioso.
- Di me, in mezzo al ciarpame,
vedo un profilo straniero.
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- I giorni, inutili muschi, tra
solenni larici e falsi ginepri,
- annusano il
vuoto.
- Non compari.
- Non è più la
tua farsa, neppure la mia forse, ma
attendo
- e t'arrampichi tra feritoie
di mai, muraglia invisibile.
- Non potrò più
spezzare le ali ai tuoi multiformi, informi, aironi
che senza
- il tuo spago d'altronde han
già preso il volo.
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- Mai, in questo modo, il
tramonto s'era accanito sulla mia
- umana larva mansueta; ma il
mostro è in agguato e anch'esso
attendo...
- La pioggia ha lavato le
polverose strade vuote
- e le insegne, cui risale un
vento antico (di poeta),
- sembrano fari nella foschia;
infiniti porti
- ai quali approdano gli
ubriachi
- viaggiatori. Ogni sentore
è di te.
- T'appartiene il mondo seppur
nulla ti appartiene.
- Mi sei addosso come un
respiro, penetrante nei pori aperti a
respirarti
- tutta in un
sorso.
- Sei un rimorso lancinante ed
anche quel niente che si fa preda; una
frase
- sfuggita all'ultima sillaba
scritta.
- Non so più nemmeno chi
sei: se ancora Sei, essendo solo e sempre
- assenza.
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- Ma verrà la fabbrica,
nel mattino, urlante... gli automi
silenziosi,
- le stuprate parole inani,
ridette sempre senza rumore; le luccicanti
- chiese-altari supremi
dell'idea mancante, prestabilita &endash;.
- Verranno le iene
incravattate, le ferraglie sportive, le amazzoni
nude;
- tutto al suo posto, preciso
anello della ferrigna catena.
- Ognuno al proprio laccio.
Ognuno martire-eroe del mondo: senziente e
contrario
- muto, in ogni
caso.
- E in disparte, guardali: i
folli che Sanno e non dicono, ascoltano chi non la
sa
- eppur parla... confuso
masticare di sillabe.
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- Veloci, irraggiungibili, quei
corpi chiusi in corpi chiusi, dischiusi sui
baratri
- innocui che defraudano foto
dal conteggio.
- E voglion dirmi di me, della
vita; poveri microbi senza vita, col teschio
stampato
- sugl'occhi e una corsia
d'urgenza prenotata, un giaciglio duro di
pietra
- che attende...
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- Qualche bagliore
spoglierà la notte: le donne, sui tacchi, si
chineranno
- verso inguini lezzosi
d'urina. Le fauci della morte s'inebriano nel
fango.
- Fraintendo le labbra che
muovono sospiri. Ormai banale anche la
luna
- perché più
umana o perché abusata.
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- Però la noia,
immortale, spaventa i vivi.
- Perciò prego e
ringrazio d'essere anch'io
- un morto.
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- Tra ceri notturni il tuo
corpo s'insinua e mi avvolge:
- manto immortale che
m'inonda.
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- Tra lutei incantesimi la tua
mano mi forgia;
- L'infinto, in te, ha
inizio
- dai tuoi piedi frementi sul
marmo della stanza; nuda anima immobile,
- che muove il tormento,
irraggiungibile...
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- Mia vanessa sottile, spasimo
inquieto di tempo fuggito... mia amante,
- mia donna immensa da scrivere
ché il mio descriver non paga;
- volteggi tra le ombre lucenti
ed ogni tuo passo ti fa più
leggiadra...
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- Martire del io amore
umano,
- dea del mio cuore trafitto...
Torna al mio corpo ché possa
baciarti,
- in questa notte che striscia
tra i rami del mio rimorso ruggente;
- che il mio esistere sia in te
l'eterno,
- mia morte soave, mia
Vita.
- Comprendi il tutto che mi
dà forma, il mio inizio e la mia
fine,
- il mio sempre ridotto a
sospiro manchevole nel bramarti come un
soffio
- nel soffocante intento di
vivere...
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- Ah, com'è dolce
guardarti, argilla perfetta del mio sogno
notturno...
- Mio abisso supremo, perdermi,
in te, voglio e mischiarmi alla tua carne
- muliebre e
fanciulla.
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- E la tua voce è
melodico intento del perfetto incanto!
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- Oh, frenesia di te, scalza e
nuda per la stanza/ viaggiatrice dei sensi
- segreti...
- Fiamma fulminea che
incendia... e i tuoi seni divorano l'aere, aeree
colline
- e le braccia le cingono,
abbracciando il mio altare; i tuoi fianchi perfetti
lusingano
- gl'occhi e le cosce, le tonde
natiche, li devastano...
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- Ma mi soffermo sul tuo
sguardo, lo fondo al mio e precipito
- sulla tua bocca infernale e
mi lascio divorare dal morbido, tuo,
- bacio che mi schianta e mi
saldo all'immago tua che mi specchia.
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- E nottetempo dovrò
gustarti, tra le tue selve odorose di viole
africane,
- sui tuoi monti e le tue
ripide valli fluviali, tra i riccioli amari dei tuoi
umori
- proibiti... dilungarmi nei
baci e nei respiri e ingoiarti; in un sorso, averti
sino
- a nuova alba. Mia perdizione,
mio cherubino,
- astrale cigno ingabbiato nel
grido ancestrale del mio
- inabitato
istinto.
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- Amarti è come guardare
in volto Dio.
- E anche un cieco come me
rinasce a nuova luce...
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