- Elena Auddino
è nata e vive a Polistena (Rc), paese tra lo
Ionio e il Tirreno, di fronte alle isole Eolie. Le
sono stati assegnati i seguenti premi e
riconoscimenti: 1° premio: 2^ ed. Facciamo poesia
2004, I fiori di campo, Landriano (Pv), pubblicazione
libro; 12^ ed. Campania - Bufalino - sez. silloge S.
Cipriano D'Averna (Ce), stampa n. 100 copie silloge;
2^ ed. San Kolbe, poesia religiosa - (Le) 2004;
2° premio: 10^ ed. Gran premio letterario europeo
2003, sez. Silloge, (To) 2004; Nino Martoglio, sez.
narrativa, Grotte (Ag) 2004; 3° premio: 1^ ed.
premio intern. Omodei, Il Convivio, (Ct), 2004; Centro
giovani e poesia, 2^ ed. Triuggio (Mi) 2003; 4^ ed.
Don G. Baracchini, Filettole (Pi) 2003; Conc. di
narrativa Sulle strade della nostra vita, (Fi) 2003;
4° premio: 8^ ed. Ottavio Nipoti - Il Club degli
autori - F. Erbognone (Pv) 2004; 4° posto: 5^ ed.
Urania Lombardia, sez. poesia singola (Mi) 2003;
5° posto: 5^ed. Città di Salerno, La
Tavolozza, sez. narrativa (Sa) 2004; 6^ ed. Urania
Lombardia, sez. poesia religiosa (Mi) 2004 ; 5°
premio: 3^ed. I fiori di campo, sez. poesia Landriano
(Pv) 2004; 2^ ed. Omaggio a V. Hugo, Luco dei Marsi
(Aq) 2002; 6° premio: 1^ ed. Concorso Naz. San
Primo (Va) 2004; 6° posto: Scriviamo un libro
insieme, Poesia d'amore, Penna d'Autore (To) 2004;
7° posto: 5^ ed. Urania Lombardia, sez. silloge
(Mi) 2003; 5^ ed. L'inedito anziano, sez. fotografia,
Modigliana (Fc), 2004; 8° premio: 3^ ed. I fiori
di campo, sez. narrativa, Landriano (Pv) 2004;
10° posto: VI^ ed. Urania Lombardia, sez.
fotografia (Mi) 2004; 5^ ed. Città di Salerno,
La Tavolozza, sez. poesia (Sa) 2004; 10° premio:
26^ ed. Città di Avellino, sez. Silloge (Av).
Ha ricevuto la nomina di: accademico d'onore, acc.
Naz. d'arte e cultura Il Rombo, S. Cipriano D'Aversa
(Ce), 2004 e accademico, Accademia Internaz. Il
Convivio, Castiglione di Sicilia (Ct) 2004. In molti
concorsi ha ottenuto anche delle menzioni d'onore,
speciali, di merito; attestati di merito, di
partecipazione; finalista; pubblica opere su siti
internet; diplomi; iscrizioni UNSA (Rm); ASAE (Mi);
Club degli Autori (Mi); Nonsolopoesia; Penna d'Autore
(To); opere inserite in Antologia.
Con
la poesia "Stella
che non c'è
più"
4°
class. al Premio Ferrera Erbognone 2003
|
-
BAMBINI SENZA
AMORE
-
- Chi ti ama
bambino del Paese in guerra,
- che sei
sfigurato da bestie di umane sembianze?
- Chi ti ama
bambina filippina,
che sei venduta sui marciapiedi della
vergogna?
- Chi ti ama
bambino di strada brasiliano,
- che hai la
grande colpa d'esser nato?
- Chi vi ama
bambini dimenticati,
- figli
dell'indifferenza e dell'arroganza?
- Pedine di
giochi perversi,
- predati,
senza più innocenza e libertà,
- il sole
mai riscalderà le vostre anime,
- né
alla lune direte più poesie.
- Senza voce
e senza carezze,
- sul vostro
cammino di spine
- vi
addormentate bambini e vi svegliate adulti,
- senza il
grande sogno dell'adolescenza.
- Io vi amo,
bambini senza amore.
- Aprite le
mie mani:
- vi
è riposta la speranza!
-
- CONTADINI
-
- I contadini sono
lì,
- a curare le
campagne.
- Visi solcati da
rughe profonde.
- Visi sferzati
dal vento
- quando gelida
è l'aura invernale.
- Visi riarsi dal
sole
- quando le cicale
- rallegrano
l'attorno.
- Gole inaridite
dall'arsura
- nell'afrore
delle fienagioni.
- Braccia chiuse
- a trasportar
fascine.
- Schiene curve a
- piantare,
zappare,
- irrigare,
estirpare.
- Fatica,
sudore...
- E alla sera
camminate stanche.
- Scorre il tempo
e scorre...
- Alba e poi
tramonto,
- e scorre ancora.
- E i contadini
sono sempre lì:
- a curare
le campagne.
-
- SE FOSSI UNA
PITTRICE
-
- Se fossi una
pittrice di talento
- dipingerei un
quadro con ardore e sentimento.
- I colori primari
sarebbero bontà, amore e carità,
- i secondari
rispetto, perdono e umiltà.
- Prima
aggiungerei un po' di fratellanza
- per dar loro la
giusta consistenza.
- Toglierei dalla
tavolozza odio, violenza e sopraffazione,
- lascerei la
pace, l'altruismo e l'educazione.
- Via il grigio
che è arrivismo, invidia e tracotanza:
- lo toglierei
perché è solo prepotenza.
- Un ultimo
ritocco di libertà
- che è il
colore più bello dellumanità.
- Come velatura
userei il verde della speranza
- per dare
luminosità all'esistenza.
- Socchiuderei gli
occhi: ecco, una pennellata di decoro
- E sul cavalletto
avrei il più bel capolavoro!
-
- PRIMA DI
LASCIARE LA TERRA MIA
- Prima di
lasciare la terra mia
- per falsi
orizzonti di sogni e di speranze,
- voglio osservare
il cielo azzurro
- e le montagne
verdi,
- le gemme a
primavera
- che risvegliano
gli alberi,
- e le api che si
posano
- sui mandorli e i
peschi in fiore.
- Voglio
raccogliere un mazzolino di violette
- e inebriarmi del
profumo delle zagare,
- ascoltare il
canto degli uccelli
- nel silenzio
degli ulivi.
- Voglio camminare
scalza sull'erba
- e macchiare di
verde la mia pelle,
- rinfrescarmi alo
piccolo ruscello
- e poi rimanere
inchinata davanti alla Natura.
- Prima di
lasciare i colori della terra mia
- per lidi lontani
privi di emozioni,
- voglio sedermi
di fronte al mare al tramonto
- col cielo
dipinto da un pittore bizzarro,
- sfiorare l'acqua
dai riflessi doro
- e sentire la
salsedine sul viso;
- essere
accarezzata dalla brezza
- mentre faccio
castelli di sabbia.
- Avrò tra
le ciglia pagliuzze di raggi di sole
- e nello scrigno
dei ricordi
- perle di rugiada
e stelle palpitanti,
- quando
racchiuderò in un abbraccio la terra mia
- prima di
lasciarla per tanti domani senza poesia.
-
- ULTIMO ZAPPATORE
-
- Ultimo
zappatore, solingo esile vecchietto,
- al canto di
usignolo hai faticato
- e sul limitare
della casa avita,
- accanto all'aia,
- riposi le tue
membra stanche
- sul calar del
sole.
- Il capo
reclinato, gli occhi chiusi,
- come lucertolina
- ti offri ai
tiepidi raggi
- e piano piano
scivoli
- tra le braccia
di Morfeo.
- Le tue mani
callose rilasci,
- cade la zappa e
sogni.
- E nel sogno
ritrovi l'effluvio del vangato,
- l'orto, la
semente, il campo irriguo,
- il sibilo del
vento tra i rami,
- la tua
semplicità.
- Indefesso
cultore senza fama imperitura
- né serto
di lauro sul capo,
- medico della
Natura,
- alle piante curi
ferite senza sangue
- e della terra
comprendi lamenti senza voce.
- Custode di
ideali e libertà,
- ti ridesti e
già rosso è l'orizzonte,
- riponi ormai la
zappa sotto il pergolato,
- rimiri gli
uccelli in alto
- e sai che
è il loro ultimo volteggiar della sera
- prima
dell'apparire in cielo delle
stelle.
-
-
-
- C'incontreremo
ancora
-
- C'incontreremo
ancora,
- nell'età
dei rimpianti,
- per riprendere
il filo
- del nostro
discorso amoroso,
- mi accarezzerai
il viso con
- le tue mani
ormai stanche e
- ci fisseremo
negli occhi
- che tante
lacrime hanno versato.
- C'incontreremo
ancora,
- nella seconda
giovinezza,
- per cancellare
quel doloroso
- pianto
dell'addio,
- ricorderemo le
risa e
- i nostri giorni
felici,
- giovani amanti
perduti
- in un solo
grande amore.
- C'incontreremo
ancora
- prede di
struggente nostalgia,
- cammineremo
piano
- sulla riva del
mare e
- a piedi nudi
nell'acqua
- respireremo
abbracciati
- la brezza
leggera.
- C'incontreremo
ancora,
- prima di
perderci per sempre,
- per un lungo e
disperato bacio
- fra i raggi
dell'ultimo sole,
- nei colori
accesi del tramonto.
- Nel tramonto
della nostra vita
- c'incontreremo
ancora,
- per sempre
giovani amanti
- rapiti
dall'amore di sempre.
- Se fossi una
pittrice
-
- Se fossi una
pittrice di talento
- dipingerei un
quadro con ardore e sentimento.
- I colori primari
sarebbero bontà, amore e
carità,
- i secondari
rispetto, perdono e umiltà.
- Prima
aggiungerei un pò di fratellanza
- per dar loro la
giusta consistenza.
- Toglierei dalla
tavolozza odio, violenza e
sopraffazione,
- lascerei la
pace, l'altruismo e l'educazione.
- Via il grigio
che è arrivismo, invidia e
tracotanza:
- lo toglierei
perché è solo prepotenza.
- Un ultimo
ritocco di libertà
- che è il
colore più bello
dell'umanità.
- Come velatura
userei il verde della speranza
- per dare
luminosità all'esistenza.
- Socchiuderei gli
occhi: ecco, una pennellata di decoro
- e sul cavalletto
avrei il più bel capolavoro!
- Stella che non
c'è più
-
- Eppure,
- vi erano
miliardi di stelle in cielo,
- a splendere come
diamanti
- in uno scrigno
di velluto blu,
- a rischiarare la
notte,
- a riverire
l'alba,
- a vegliare nel
silenzio del Creato.
- Eppure,
- miliardi di
stelle vi erano in cielo,
- ad indicare la
strada al viandante,
- a dar cuore ai
disperati,
- a palpitare
nell'immensità.
- Perché,
allora, Signore,
- hai preso la mia
Stella?
- Il mio diamante
più prezioso?
- Non spunta
più l'alba per me,
- Signore, e sono
sempre al buio.
- Nessuna luce
rischiara la mia notte,
- e non trovo
più la strada.
- Hai preso e il
mio cuore, Signore,
- e veglio in
silenzio nel Creato.
- Eppure,
- vi erano
miliardi di stelle in cielo...
- Non ho
più forza.
- Comprendimi,
Signore!
-
-
- Il
Quadro della Bambina
-
- Mimmo, si
fermò all'ennesimo semaforo rosso sulla Via
Casalina e volse uno sguardo tutt'intorno: la
pioggia continuava a cadere fitta.
- - Che paesaggio
deprimente! - esclamò. Con le dita
tamburellava lo sterzo, al ritmo della musica dance
che lo stereo trasmetteva. Amava molto la musica,
più del calcio! Sul sedile posteriore,
Silia, sua figlia di dieci anni, smise di giocare
con la Barbie e guardò fuori dal finestrino.
- - Papà,
quando arriveremo al Grande Raccordo Anulare? -
chiese. Avevano trascorso le feste di Natale a
Roma, da zio Franco, ed ora era impaziente di
ritornare al suo paese, in Calabria. Le mancavano i
suoi compagni e le mancava la sua mamma, Fabiola:
una donna minuta, ma tutta energia, con una
montagna di riccioli neri che le sfuggivano da
tutte le parti. Gestiva una merceria e non era
potuta andare con loro, da suo fratello Franco,
perché la commessa aveva l'influenza.
- - Forse a
Rosarno c'è bel tempo, - continuò
sbuffando e imbronciata. Rosarno, aveva di fronte
il mare e le isole Eolie, che al calar del sole
sembravano incendiarsi. Al verde del semaforo,
Mimmo riprese a guidare:
- - Pochi metri
ancora e saremo sul Grande Raccordo Anulare, - la
rassicurò.
- Silia,
ritornò alla sua Barbie. Ancora un semaforo,
poi l'ultimo.
- - Ecco questo
è l'ultimo semaforo, le disse.
- Silia, si
alzò e si mise al centro per guardare meglio
le macchine che precedevano la loro; mentre suo
padre chiudeva il tergicristalli. La pioggia non
cadeva più, ma lo stesso la gente camminava
spedita e a disagio sulle strisce pedonali e sui
marciapiedi, stretta nei propri
cappotti.
- - Hai freddo,
Silia, - le chiese, provando un brivido, come se
fosse tra quella gente.
- Silia rispose di
no, scuotendo il capo. All'improvviso, notarono
quella bambina: con passo svelto, la piccola
passava da una macchina all'altra per vendere
pacchetti di fazzoletti. Avvolta in un cappottino
al quale era attaccato un cappuccio che le copriva
metà testa, si asciugava con la manica le
gocce di pioggia che dalla frangetta, e da altre
ciocche di capelli bagnati, le scivolavano sul
viso. Silia rimase impietrita da quella scena: non
aveva mai visto bambini soli vendere fazzoletti
agli incroci dei semafori. La piccola era bagnata e
certamente aveva freddo, e poi... Di scatto,
ritornò a sedersi dietro suo padre,
appoggiò la fronte al finestrino e
scoppiò a piangere. Quando la bambina si
avvicinò, Mimmo le porse dei soldi e
rifiutò i fazzoletti. La bambina,
fissò Silia e poi la Barbie. Silia, con il
viso rigato di lacrime, aprì il finestrino e
le porse la bambola:
- - Prendi, te la
regalo, - le disse.
- La piccola,
scosse il capo:
- - Se piangi, non
la voglio...-
- Silia
insisté:
- - No, no prendi!
-
- La bambina,
prese la Barbie e la nascose sotto il cappottino,
poi svelta proseguì verso altre macchine.
Minuti, attimi: il semaforo ritornò verde e
Mimmo, con un respiro profondo, spense lo stereo e
riprese a guidare. Silia, si allungò su
tutto il sedile e affondò il viso in un
orsetto di peluche:
- - Papà,
perché i bambini soffrono? Perché
papà, perché? - chiese, continuando a
piangere. Mimmo accostò, spense il motore e
si girò per accarezzarla e
calmarla:
- - Anche lei ha
una papà e una mamma che le vogliono bene
e...-
- Silia, lo
interruppe:
- - Non è
vero! Non è vero! -
gridò.
- Quando lei, poco
dopo, si addormentò, Mimmo scese dalla
macchina: aveva bisogno di dare sfogo alle lacrime,
e finalmente poteva farlo! In quella bambina aveva
visto la sua piccola Silia, con le sue paure, il
suo bisogno di essere amata e coccolata, la sua
timidezza. Non accettava il fatto che al mondo ci
fossero dei bambini schiavi, abusati, trattati come
bestie! Stava riprendendo a piovere ed
immaginò la bambina sotto la pioggia, a
vendere fazzoletti.
- - Bambini usati
come zerbini sul quale l'uomo si pulisce lo sporco
della propria anima! - esclamò con
rabbia.
- Ma non poteva
farci niente: solo indignarsi. Risalì in
macchina e riprese a guidare, in silenzio. Oggi,
Silia ha quattordici anni. Oltre a studiare, con lo
stereo a tutto volume, dipinge. I suoi genitori
fanno finti di essere distratti, ma sorridono di
nascosto quando la loro artista dipinge: terminato
il lavoro si allontana dal cavalletto, uno sguardo
critico e ritorna per qualche ritocco qua e
là. Poi, ritorna ancora più indietro
ed ammira, ad occhi socchiusi, il suo capolavoro.
Dipinge "en plein air", come gli Impressionisti. Il
campo dei papaveri, è al di là della
strada che porta al mare. Al vento e alla brezza,
sembre un immenso lenzuolo ondeggiante. Su quel
campo di papaveri, Silia correva spesso da piccola,
sotto lo sguardo vigile dei suoi genitori. Ora ne
immortala la bellezza nei quadri che dipinge. Nella
sua stanza, un dipinto molto speciale è: "Il
quadro della bambina". Una bambina baciata dal
sole, che corre felice in un campo di papaveri
ondeggianti, con i capelli al vento, il viso
radioso, una Barbie in mano... No, non è
Silia, ma la bambina del semaforo. E pare quasi di
percepirlo, quel vento caldo che le scompiglia i
capelli, che le accarezza il viso... pare quasi di
sentire i battiti del suo cuore, le sue risa: le
risa di una bambina che corre verso la sua
libertà.
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