LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Giuseppe Voarino
Giuseppe Voarino è nato a Roascio nel 1933 e risiede a Cuneo. Maresciallo dei Carabinieri in pensione, ha ottenuto riconoscimenti e medaglie al merito. È Cavaliere della Repubblica, presidente circolo scacchistico, consigliere comunale e poeta. Per quest'ultima vocazione ha ricevuto importanti premi. Sue poesie sono pubblicate in antologie e riviste culturali.


Il vuoto


Un mattino autunnale,
la sveglia frettolosa
prima che la luce dell'alba
annunci un nuovo giorno.
Mi accorgo che manca qualcosa,
manca il pensiero.
La mia mente
è come uno specchio che riflette l'immagine
ma nulla trattiene.
Cerco inutilmente il pensiero
in una mente diventata opaca.
Se ne è andato,
il pensiero.
Ora lo vedo correre
su sponde di precipizi,
su alberi giganteschi,
posarsi sui fiori
come le api.
Lo immagino tra gli astri celesti
saltare da stella in stella,
precipitare su onde oceaniche,
sprofondare in cavità anguste,
per risalire incerto
nel deserto in attesa:
grazie pensiero,
per il tuo ritorno.




Solo


Poco dopo il tramonto,
rientro a casa,
ciao cara dove sei?
Già, dimenticavo che vivo solo.
Che bello correre sul prato
tra fili d'erba bagnati di rugiada.
Piace anche a te? Perché
non mi rispondi?
????????
Nella navata centrale,
splendido al centro,
il Crocifisso dorato:
Padre Nostro che sei nei cieli,
sono venuto a pregare.
Anche qui sono solo
ma forse Lui mi ha risposto.
In silenzio.
Solo allora
sprofondo nel passato
a riciclare ricordi.




Le terre svuotate


Il sole filtra obliquo tra le fronde
come attraverso magiche vetrate.
Un appuntamento coi ricordi
trasferisce un momento il pensiero
al passato non troppo lontano
quando gli uomini scrutavano l'aurora
del nuovo giorno per cogliere nel suo riflesso
il silenzio che sgorga dalle rocce.
Poco più in alto picchi impervi,
sovente coperti di ghiaccio, avvolti da nuvole.
La loro purezza ha sempre fatto sognare
un mondo senza tempo
dove i soli suoni creati dalla natura sono il silenzio
che suggerisce versi da scolpire
nelle pietre delle fonti.
Ma sono rimasti pochi a parlare la lingua dei monti,
sono rimasti pochi ad osservare il sole
che si nasconde dietro le cime,
lasciando alla notte i ricordi dei suoni
delle cose che mutano.
Nell'orizzonte senza fine dì un mondo verticale,
l'aurora del nuovo giorno saluta con un po' di nostalgia
le feste con balli sull'aia la fisarmonica il vino
le fanciulle con abiti colorati.
Un mondo dove si ode ancora lontana
la cadenza solenne
del passo lento degli anziani.




Un mattino di maggio poco dopo l'alba


Già avanti negli anni
i capelli grigi ancora folti
immobile e pensieroso
guardava verso la collina,
la dove nasce il sole.
Mi avvicinai intimidito
ma il suo sorriso sciolse il timore.
Tu vuoi sapere cosa penso vero? mi chiese.
Ebbene, se hai tempo e voglia, siediti
e io ti dirò....
Sto qui perché mi trovo più vicino
a me stesso.
Da bambino mi sedevo sovente
su questa pietra,
che è sempre la stessa.
Qui le memorie invadono
la mia mente e ripercorrono
itinerari di sole
privi di equivoci
Qui ho fotografato realtà di una generazione innocente
che ha viaggiato con l'anima e col corpo
in cerca di cose migliori,
poi deviata dalla modernità
che ha posto domande non sempre condivise.
Ricordo che qualche volta,
è vero,
masticavo il silenzio, ma poi
sentivo il suono dette campane
nella trasparenza dell'aria
che portava tutti i movimenti del mondo.
Il mondo lo vedevo e lo vivevo cosi
Era assai poco, e oggi è troppo.
Ma tu appartieni a questo "troppo"
e lo devi vivere, nel modo migliore.
Io tra non molto sarò lontano
e sarò di nuovo solo.
Se un giorno passando ti fermerai un momento
troverai sempre questi alberi,
il pozzo con la fune, il vecchio muro
di pietra scaldato dal sole, mentre
nel cielo azzurro gli uccelli
cinguetteranno ancora.



IL TUO NOME
 
E' bello amarti in silenzio.
 
Il panorama di luce
Nel tuo volto radioso
Fa scordare i disagi
Di momenti confusi.
 
Non importa se hai vesti di casa
non importa se hai mani provate.
Griderò che ti amo
finché le nuvole,
su nel cielo,
scriveranno il tuo nome.

FILARI DI GELSI
 
Era un campo di gelsi piantati a filari
dagli avi perduti.
Il vento sferzava i rami dei gelsi,
il ragazzo correva sul prato
falciato di fresco e mangiava le more.
L'odore di fieno piaceva al cavallo,
i vivaci pulcini combattevano il vento:
sul prato erano momenti di festa.
 
Poi i gelsi sono stati sterrati,
lavorarli non serviva più a niente.
Anche il prato impotente è scomparso.
Il suo verde riaffiora appena
nelle aiuole dei viali inquinati
tra giganti di pietra
che il vento non piega.

IL PO
 
Nella valle ampia e serena
delle prime Alpi
nasce il PO, quasi furtivo.
Forma il suo piccolo letto,
si insinua a valle
nelle dolci curve delle colline
dove le luci del tramonto
creano tenui riflessi
del paesaggio ricco di verde
e di silenzi.
Poi a valle ancora
incontra l'ampio respiro della pianura
che lo porterà lontano
nelle sue divagazioni.
Dai villaggi sperduti
sulle pendici collinari
ondeggianti nelle sue acque,
all'incontro con la Dora,
all'abbraccio silenzioso
di altri affluenti
fino a lambire le sponde
delle risaie allegate,
il suo rumore lieve
nel silenzio notturno,
rasserena i sogni
della gente che dorme.
 
Il PO del Monviso
-ormai adulto e severo-
lascia il Piemonte e,
maestoso,
attraversa la grande pianura
verso il suo mare.

CREPUSCOLO
 
Come ieri
dalla panchina in penombra
mi chiese di aiutarlo ad alzarsi.
Quel volto fiero e rugoso,
custode di tanta saggezza,
contrastava col fare ora incerto
e le membra confuse.
Mi disse grazie chiedendomi scusa.
 
Seguivo il suo incedere lento
fatto di piccoli passi,
seguivo quel corpo
un tempo agile e forte
che si fermava ogni tanto
scrollando la testa.
 
La vecchia panchina ora è vuota.
Mi soffermo un momento
ogni sera
sotto l'ultimo raggio di sole,
ma lo sguardo va oltre
a scovare quel buio perenne
che attende, he aspetta.

RISVEGLIO
 
Ho vissuto inconscio una notte
sognando.
Nel sogno tutto era bello.
Il vecchio nido delle rondini,
il fungo che cresce svelto
per essere colto l'indomani,
le capriole di un bambino sul prato,
la statuina di porcellana sul mobile,
l'Angelo custode.
Nel silenzio della notte
le nuvole in cielo
sembrano più leggere,
l'acqua del ruscello parla alla luna.
 
Il mattino che segue
-poche ore dopo-
ricomincia il rumore
di una civiltà arrogante e smaliziata.
Il paradiso dei sogni
si frantuma contro l'indifferenza
l'egoismo la grossolanità.
Ma voglio sognare ancora,
sognare che sono spariti
l'odio tra i popoli,
i reticolati che dividono lembi di terra,
le siringhe che iniettano morte.
Prima di addormentarmi di nuovo
dirò una preghiera.
Per chi non conosce l'amore.

Così... semplicemente
 
Uno sguardo
Un sorriso
Una parola
 
...e piegherai l'albero
che nasconde il cielo.


I MULINI SCOMPARSI
 
Lassù dove il Po nasce
-e poco più a valle
si nasconde e tace-
poi ricompare tra i verdi più belli
scordando radure radiose
pietraie assolate e dirupi scoscesi.
Lassù,dalla candida vertigine
delle immobili alpi
l'occhio si posa sulle vagabondi colline
dove l'uomo ha creato
paesi villaggi castelli
che adesso trascura e abbandona.
Nella solitudine impervia
rimane il misterioso richiamo
di tempi lontani e scomparsi.
Su questi aspri orizzonti
l'uomo ha lottato col campo
ora vestito di arbusti
che lungo i fiumi coprono
i resti di mulini scomparsi.
Il ragazzo di ieri
adesso ritorna ogni tanto,
ascolta il suo cuore e ricorda
di allora
la poesia di albe e tramonti
quando nel campo
sentiva ogni giorno
i rintocchi dell'Ave Maria.

BELLEZZE SENZA TEMPO
 
Il sole mattiniero si posa
come ovatta sulla brillante rugiada
nella verdeggiante valle
ancora sopita nel divino silenzio.
Un gradevole mosaico
di case-prati-ruscelli-boschi
dai colori tenui
emana un fascino agreste e misterioso.
La presenza dell'uomo nei campi
è ormai cosa rara
e nell'incanto creato dalla natura
si respira aria
con sapore d'altri tempi.
Terre irrorate di coraggio e di battaglie
rimangono uno scorcio di storia.
Sono immagini
fatte di luce e di silenzi
che ostentano
bellezze senza tempo.

PENSIERI
 
I colori diventano tenui
l'autunno è alle porte
lo stagno tace.
Muore la fede
in un cuore straziato
che traccia momenti di rabbia
su pareti scrostate.
Sul dolce sentiero,
custode di grati silenzi,
cala la notte.
E' già dicembre.
Anche sull'immenso
grava il passare del tempo.
Vorrei ancora sorridere
all'uomo cosmopolita
che vaga incerto.
Mi fermo,tra parole rumorose
e pudore smarrito.
Aspetto l'arcobaleno.

LIBERTA'
 
Corro a cercarti,
mi fermo a cercarti.
Penso,rifletto,m'illudo.
Ti sento sfuggire.
Mi passi vicino,mi sfiori,tentenni.
E te ne vai.
Dove sei nata
fuggevole ombra?.

AIKU: Pianta tenace - estate tropicale - non brucerà mai
 
 

 
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Agg. 28-05-2008