-
Il
vuoto
Un mattino autunnale,
- la
sveglia frettolosa
- prima
che la luce dell'alba
- annunci
un nuovo giorno.
- Mi
accorgo che manca qualcosa,
- manca
il pensiero.
- La
mia mente
- è
come uno specchio che riflette
l'immagine
- ma
nulla trattiene.
- Cerco
inutilmente il pensiero
- in
una mente diventata opaca.
- Se
ne è andato,
- il
pensiero.
- Ora
lo vedo correre
- su
sponde di precipizi,
- su
alberi giganteschi,
- posarsi
sui fiori
- come
le api.
- Lo
immagino tra gli astri celesti
- saltare
da stella in stella,
- precipitare
su onde oceaniche,
- sprofondare
in cavità anguste,
- per
risalire incerto
- nel
deserto in attesa:
- grazie
pensiero,
- per
il tuo ritorno.
Solo
Poco dopo il tramonto,
- rientro
a casa,
- ciao
cara dove sei?
- Già,
dimenticavo che vivo solo.
- Che
bello correre sul prato
- tra
fili d'erba bagnati di rugiada.
- Piace
anche a te? Perché
- non
mi rispondi?
- ????????
- Nella
navata centrale,
- splendido
al centro,
- il
Crocifisso dorato:
- Padre
Nostro che sei nei cieli,
- sono
venuto a pregare.
- Anche
qui sono solo
- ma
forse Lui mi ha risposto.
- In
silenzio.
- Solo
allora
- sprofondo
nel passato
- a
riciclare ricordi.
Le
terre svuotate
Il sole filtra obliquo tra le fronde
- come
attraverso magiche vetrate.
- Un
appuntamento coi ricordi
- trasferisce
un momento il pensiero
- al
passato non troppo lontano
- quando
gli uomini scrutavano l'aurora
- del
nuovo giorno per cogliere nel suo
riflesso
- il
silenzio che sgorga dalle rocce.
- Poco
più in alto picchi
impervi,
- sovente
coperti di ghiaccio, avvolti da
nuvole.
- La
loro purezza ha sempre fatto
sognare
- un
mondo senza tempo
- dove
i soli suoni creati dalla natura sono il silenzio
- che
suggerisce versi da scolpire
- nelle
pietre delle fonti.
- Ma
sono rimasti pochi a parlare la lingua dei monti,
- sono
rimasti pochi ad osservare il
sole
- che
si nasconde dietro le cime,
- lasciando
alla notte i ricordi dei suoni
- delle
cose che mutano.
- Nell'orizzonte
senza fine dì un mondo
verticale,
- l'aurora
del nuovo giorno saluta con un po' di
nostalgia
- le
feste con balli sull'aia la fisarmonica il
vino
- le
fanciulle con abiti colorati.
- Un
mondo dove si ode ancora lontana
- la
cadenza solenne
- del
passo lento degli anziani.
Un
mattino di maggio poco dopo
l'alba
Già avanti negli anni
- i
capelli grigi ancora folti
- immobile
e pensieroso
- guardava
verso la collina,
- la
dove nasce il sole.
- Mi
avvicinai intimidito
- ma
il suo sorriso sciolse il timore.
- Tu
vuoi sapere cosa penso vero? mi
chiese.
- Ebbene,
se hai tempo e voglia, siediti
- e
io ti dirò....
- Sto
qui perché mi trovo più
vicino
- a
me stesso.
- Da
bambino mi sedevo sovente
- su
questa pietra,
- che
è sempre la stessa.
- Qui
le memorie invadono
- la
mia mente e ripercorrono
- itinerari
di sole
- privi
di equivoci
- Qui
ho fotografato realtà di una generazione
innocente
- che
ha viaggiato con l'anima e col
corpo
- in
cerca di cose migliori,
- poi
deviata dalla modernità
- che
ha posto domande non sempre
condivise.
- Ricordo
che qualche volta,
- è
vero,
- masticavo
il silenzio, ma poi
- sentivo
il suono dette campane
- nella
trasparenza dell'aria
- che
portava tutti i movimenti del
mondo.
- Il
mondo lo vedevo e lo vivevo cosi
- Era
assai poco, e oggi è
troppo.
- Ma
tu appartieni a questo "troppo"
- e
lo devi vivere, nel modo
migliore.
- Io
tra non molto sarò lontano
- e
sarò di nuovo solo.
- Se
un giorno passando ti fermerai un
momento
- troverai
sempre questi alberi,
- il
pozzo con la fune, il vecchio
muro
- di
pietra scaldato dal sole, mentre
- nel
cielo azzurro gli uccelli
- cinguetteranno
ancora.
- IL
TUO NOME
-
- E'
bello amarti in silenzio.
-
- Il
panorama di luce
- Nel
tuo volto radioso
- Fa
scordare i disagi
- Di
momenti confusi.
-
- Non
importa se hai vesti di casa
- non
importa se hai mani provate.
- Griderò
che ti amo
- finché
le nuvole,
- su
nel cielo,
- scriveranno
il tuo nome.
-
- FILARI
DI GELSI
-
- Era
un campo di gelsi piantati a
filari
- dagli
avi perduti.
- Il
vento sferzava i rami dei gelsi,
- il
ragazzo correva sul prato
- falciato
di fresco e mangiava le more.
- L'odore
di fieno piaceva al cavallo,
- i
vivaci pulcini combattevano il
vento:
- sul
prato erano momenti di festa.
-
- Poi
i gelsi sono stati sterrati,
- lavorarli
non serviva più a niente.
- Anche
il prato impotente è
scomparso.
- Il
suo verde riaffiora appena
- nelle
aiuole dei viali inquinati
- tra
giganti di pietra
- che
il vento non piega.
-
- IL
PO
-
- Nella
valle ampia e serena
- delle
prime Alpi
- nasce
il PO, quasi furtivo.
- Forma
il suo piccolo letto,
- si
insinua a valle
- nelle
dolci curve delle colline
- dove
le luci del tramonto
- creano
tenui riflessi
- del
paesaggio ricco di verde
- e
di silenzi.
- Poi
a valle ancora
- incontra
l'ampio respiro della pianura
- che
lo porterà lontano
- nelle
sue divagazioni.
- Dai
villaggi sperduti
- sulle
pendici collinari
- ondeggianti
nelle sue acque,
- all'incontro
con la Dora,
- all'abbraccio
silenzioso
- di
altri affluenti
- fino
a lambire le sponde
- delle
risaie allegate,
- il
suo rumore lieve
- nel
silenzio notturno,
- rasserena
i sogni
- della
gente che dorme.
-
- Il
PO del Monviso
- -ormai
adulto e severo-
- lascia
il Piemonte e,
- maestoso,
- attraversa
la grande pianura
- verso
il suo mare.
-
- CREPUSCOLO
-
- Come
ieri
- dalla
panchina in penombra
- mi
chiese di aiutarlo ad alzarsi.
- Quel
volto fiero e rugoso,
- custode
di tanta saggezza,
- contrastava
col fare ora incerto
- e
le membra confuse.
- Mi
disse grazie chiedendomi scusa.
-
- Seguivo
il suo incedere lento
- fatto
di piccoli passi,
- seguivo
quel corpo
- un
tempo agile e forte
- che
si fermava ogni tanto
- scrollando
la testa.
-
- La
vecchia panchina ora è
vuota.
- Mi
soffermo un momento
- ogni
sera
- sotto
l'ultimo raggio di sole,
- ma
lo sguardo va oltre
- a
scovare quel buio perenne
- che
attende, he aspetta.
-
- RISVEGLIO
-
- Ho
vissuto inconscio una notte
- sognando.
- Nel
sogno tutto era bello.
- Il
vecchio nido delle rondini,
- il
fungo che cresce svelto
- per
essere colto l'indomani,
- le
capriole di un bambino sul prato,
- la
statuina di porcellana sul
mobile,
- l'Angelo
custode.
- Nel
silenzio della notte
- le
nuvole in cielo
- sembrano
più leggere,
- l'acqua
del ruscello parla alla luna.
-
- Il
mattino che segue
- -poche
ore dopo-
- ricomincia
il rumore
- di
una civiltà arrogante e
smaliziata.
- Il
paradiso dei sogni
- si
frantuma contro l'indifferenza
- l'egoismo
la grossolanità.
- Ma
voglio sognare ancora,
- sognare
che sono spariti
- l'odio
tra i popoli,
- i
reticolati che dividono lembi di
terra,
- le
siringhe che iniettano morte.
- Prima
di addormentarmi di nuovo
- dirò
una preghiera.
- Per
chi non conosce l'amore.
-
- Così...
semplicemente
-
- Uno
sguardo
- Un
sorriso
- Una
parola
-
- ...e
piegherai l'albero
- che
nasconde il cielo.
-
I
MULINI SCOMPARSI
-
- Lassù
dove il Po nasce
- -e
poco più a valle
- si
nasconde e tace-
- poi
ricompare tra i verdi più
belli
- scordando
radure radiose
- pietraie
assolate e dirupi scoscesi.
- Lassù,dalla
candida vertigine
- delle
immobili alpi
- l'occhio
si posa sulle vagabondi colline
- dove
l'uomo ha creato
- paesi
villaggi castelli
- che
adesso trascura e abbandona.
- Nella
solitudine impervia
- rimane
il misterioso richiamo
- di
tempi lontani e scomparsi.
- Su
questi aspri orizzonti
- l'uomo
ha lottato col campo
- ora
vestito di arbusti
- che
lungo i fiumi coprono
- i
resti di mulini scomparsi.
- Il
ragazzo di ieri
- adesso
ritorna ogni tanto,
- ascolta
il suo cuore e ricorda
- di
allora
- la
poesia di albe e tramonti
- quando
nel campo
- sentiva
ogni giorno
- i
rintocchi dell'Ave Maria.
- BELLEZZE
SENZA TEMPO
- Il
sole mattiniero si posa
- come
ovatta sulla brillante rugiada
- nella
verdeggiante valle
- ancora
sopita nel divino silenzio.
- Un
gradevole mosaico
- di
case-prati-ruscelli-boschi
- dai
colori tenui
- emana
un fascino agreste e misterioso.
- La
presenza dell'uomo nei campi
- è
ormai cosa rara
- e
nell'incanto creato dalla natura
- si
respira aria
- con
sapore d'altri tempi.
- Terre
irrorate di coraggio e di
battaglie
- rimangono
uno scorcio di storia.
- Sono
immagini
- fatte
di luce e di silenzi
- che
ostentano
- bellezze
senza tempo.
- PENSIERI
- I
colori diventano tenui
- l'autunno
è alle porte
- lo
stagno tace.
- Muore
la fede
- in
un cuore straziato
- che
traccia momenti di rabbia
- su
pareti scrostate.
- Sul
dolce sentiero,
- custode
di grati silenzi,
- cala
la notte.
- E'
già dicembre.
- Anche
sull'immenso
- grava
il passare del tempo.
- Vorrei
ancora sorridere
- all'uomo
cosmopolita
- che
vaga incerto.
- Mi
fermo,tra parole rumorose
- e
pudore smarrito.
- Aspetto
l'arcobaleno.
- LIBERTA'
- Corro
a cercarti,
- mi
fermo a cercarti.
- Penso,rifletto,m'illudo.
- Ti
sento sfuggire.
- Mi
passi vicino,mi
sfiori,tentenni.
- E
te ne vai.
Dove
sei nata
fuggevole
ombra?.
- AIKU:
Pianta tenace - estate tropicale - non
brucerà mai
|