-
- Emma
-
- 1.3.1999
-
- La noncuranza con cui
- mi hai lasciato potrebbe essere
- da mignotta o da grande signora.
- Escludendo la prima, non mi
- sembri in fondo neppure quell'altra e,
- forse, hai cantato un po' fuori registro.
- Ma sono attardato in schemi
- obsoleti: anche Madame Bovary
- oggi uscirebbe sbattendo la porta.
-
-
-
- Lucia
-
- Metto insieme i tuoi occhi,
- verdi, e i tuoi capelli, rossi,
- che non invecchieranno mai,
- e il viso fine di ragazza,
- aggiungo la tua nuca, così bella da
scoprire,
- i tuoi fianchi, i più belli del teatro
italiano,
- le caviglie sottili,
- e non sei ancora tu.
- Poi la piega morbida
- tra coscia e ginocchio,
- il solco della tua schiena da spot,
- la pelle sotto il vestito, sottile, da
signora,
- di cui ancora mi sanguina il cuore,
- e non sei ancora tu.
- Poi ricordo come ti siedi
- e ti lisci la gonna,
- il suono della tua voce,
- quando è allegra,
- le esclamazioni stupite
- che mi scuotevano
- da una camera all'altra.
- E allora sei tu,
- mio movimento del cuore.
-
-
-
- Ricordo non mio
-
- 23.3.1999
-
- Vederti leggera
- inchinarti agli applausi,
- indossando ancora la parte,
- in una commedia di maliziosa
felicità.
- La vita sottile,
- segnata dalla gonna a godet,
- di rossi fiori stampati
- il corpetto scollato.
- Forse i guanti, bianchi, di filo
- e gli occhi verdi curiosi,
- oscillando appena sui tacchi,
- il riso pronto
- ai corteggiatori maldestri.
- Mille volte ti ho fatto
- descrivere tutti i colori,
- per possedere anche questo ricordo di
te.
-
-
-
- Libertà
-
- Cara, libera, libertà, dice il
Cortellazzo,
- è voce di origine incerta. È
forse
- per questo che ognuno ne fa uso personale.
- Il tuo, se permetti, appartiene
piuttosto
- al derivato liberazione, passaggio da
- un modo di vivere all'altro:
- da attrice giovane a tenera sposa
- a madre feconda, a separata impavida
- ad amante perfetta ed, ora, a
- coscienza sociale.
- Nelle cesure è celebrato il
processo
- di chi ti ha conculcato e, avvocato,
- giudice e boia sentenzi le giuste
- condanne e la tua liberazione.
- Così la tua testa fa da grande
galera,
- da dove, ogni tanto, di notte evadono
grida.
-
-
-
- Santa Rita da
Cascia (06043, Perugia)
-
- Al ritorno dalla tua quarta
- (o quinta) mostra-convegno, questa
- sulla violenza alle donne in famiglia,
- per il suo insperato successo sei
stata
- (o ti sei, non ricordo) paragonata a Santa Rita
da Cascia,
- la Santa dell'Impossibile.
- Ti guardavo senza parole mentre
- minutamente descrivevi la coroncina
- di rose, il Crocefisso, le e quanto
- avesse sofferto per marito e figli
violenti.
- Ti guardavo e pensavo che ero
- stato due settimane senza di te.
- Due giorni dopo, uscita a
- prendere aria, non sei più tornata.
- Poi ho letto della tua Santa
- rimasta vedova, che aveva con successo
- pregato per la morte dei figli
violenti,
- a salvazione della loro anima eterna.
- Accettata suora con
difficoltà
- (forse per fama di iettatrice) aveva poi
ricevuto
- dal Crocefisso una spina in fronte
- Mi sono chiesto se il tuo sparire
non
- fosse invidia di vedovanza perfetta. Ma i
figli?
|