LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
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Ludovica Barbero

Svolge in Milano l'attività di antiquaria fino al 1996, anno in cui incomincia a perdere la vista. Da sempre scrive poesie e questo diviene negli ultimi anni di cecità l'attività a cui si dedica più intensamente.

Dalla parte del fiore
 
Chiuso nel solco il fiore
aspettava il suo momento,
sopra di lui il prato
si riscaldava grato
nel sole a primavera.
 
Tuonò la sua venuta
il temporale estivo,
qualcosa corse nel solco
e stillò gocce di vita.
 
Nessuno vide il fiore
allungarsi sullo stelo,
nessuno la sua gioia
ricambiò con un sorriso,
pure gridava il fiore
nel suo colore giallo,
ranuncolo si apriva
volgendosi a vita.
 
Era perfetto e allora
la mano che lo colse
ignorò la sua gioia,
si fece svelta e furtiva,
riguardò la corolla
e la gettò morta nel prato.
 
- Perché uccidermi ancora? -
Dalla parte del fiore
venne alla voce il grido:
- volevo anche sfiorire,
non solamente morire! -
 

 
 
Mio ritratto
 
Può uno zefiro
lasciare ombra di sé
al suo improvviso arrivare?
Sì che può: la sua ombra sono io.
Può il maestrale
tracciare schiuma di nuvole
al suo veloce passare?
Sì che può: quella schiuma sono io.
Può la tramontana
disegnare un fiore di brina
al suo gelido soffiare?
Sì che può: il disegno sono io.
Può l'aria della sera
sfoltire degli oceani
la gran nebbia?
Sì che può: sfoltita sono io.
E può l'essere sottile
disperdersi come suono di campane
ai quattro venti?
Sì che può: io sono sottile.
Ma chissà poi se l'angelo in volo
potrà sfogliarmi come rosa
fino al cuore?
Sì che potrà: io sarò la rosa.
Così un fiore di brina
disegnato nell'ombra sottile
sul mio cuore di rosa sfogliata
nel vento sarà il mio ritratto.
 

 
 
Mani a Seminante
 
Tu sai quante mani hanno sfiorato
e si sono appoggiate a queste colonne?
Mani che ora sono polvere
o che sono divenute altri oggetti,
mani che si sono strette
nella preghiera gentile del cuore,
mani che hanno disarticolato
le dita costrette dal dolore.
Quale senso l'essere state mani imprigionate
oppure mani libere o increate?
L'avere accarezzato corolle di fiori
o l'essersi straziate nei sospiri?
Quale senso l'avere appartenuto
allo spirito vivente lasciando solo polvere
e un gesto di commiato?
Tu vedi adesso le colonne abbattute
come mani riposate sdraiate.
sorgevano diritte nel plenilunio antico
che come mani rese all'infinito
recano ancora stelle fra le dita.
 

 
 
Volarono via i tuoi figli
 
Volarono via i tuoi figli
belli come alianti
in un cielo di cristallo,
 
volarono via i tuoi colori
e tutti i tuoi pensieri
e la bellezza della tua poesia.
 
A sedersi in una nicchia
quale fatto in evidenza
venne allora la tua assenza.
 
Scappò via la notte fresca
vestì d'alba il davanzale,
venne al cielo la preghiera
 
quando, belli fra alianti,
nel mattino sopra ai gigli
volarono via i tuoi figli!
 

14 luglio 2004

 
 

 
 
Vedere il giorno
 
C'era nel gradino una fessura
chiedeva ai rovi di sbucarne fuori
 
strideva una voce nella stanza
colmava gli anfratti e si perdeva
 
chiedevano di arrivare in cima
piccole rose e foglie di verbena
 
domandavano all'ombra di ritrarsi
di spargere profumo nelle valli.
 
Di riccioli bianchi era tinto il viso
stretta la bocca mancava il sorriso
 
pallide rose coglieva nelle mani
viso e fiore lo stesso paradiso.
 
Vedere il giorno farsi una ghirlanda
guardare ai gradi delle azzurre scale!
 
Memoria nel cuore e ansia nello sguardo
declinare in pieghe uno splendore!
 
Strideva una voce nella stanza
c'era nel gradino una fessura.
 

 
 
Cecità
 
Mare intenso mare blu
mare immenso tutto qui
 
perso il mio sguardo, tu
vedi che non sono più
 
vedi che resto al di qua
dell'onda tua di laggiù
 
vedi che mi arrendo già
a veder buio anche su,
 
vedi e dammi ascolto tu
che il mio prego dico a te:
 
un gran lampo mare blu
dentro al fuoco, tutto qui.
 

 
 
Perché ti lamenti?
 
Che cos'hai tu in comune
con il bocciolo di rosa
che trema
per una goccia di rugiada?
O con il caos che solo
permette alla stella
di danzare?
Che cos'hai tu in comune
con la solitudine
di chi è recinto di luce?
O con le stanze riscaldate
di chi è inseguito
dalla felicità
La felicità non ti insegue
e la luce non ti circonda,
ma se le foglie marciscono
perché ti lamenti?
Soffia su di loro invece
che tutto quanto
è logoro e appassito
voli via da te al più presto.
 

 
 
Un buco nella mente
 
Fu uno sguardo grande a venirmi davanti
dall'alto mi rovinò fra le pupille
dagli occhi si ritrasse il mio vedere
e mi si aprì un buco nella mente.
 
Di un verde allora, un verde insospettato
ebbi l'ondata fresca e colsi la struttura
un segno acuto di angelico fulgore
e in mille foglie dileguò la mia natura.
 

22 gennaio 2005

 
 

 
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