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Maria Antonia Iannantuoni è nata a San Marco La
Catola (Fg), paese medievale, arroccato su una collina
verdeggiante di boschi, dove è cresciuta in
piena libertà fino a quattro anni quando
è giunta a Napoli. Ha studiato a "Suor Orsola
Benincasa" e si è laureata in Lettere Moderne;
ha iniziato giovanissima ad insegnare. Vive tuttora a
Napoli, dove scrive, collabora con giornali nelle
pagine culturali e, da qualche tempo, pubblica
apprezzati romanzi e poesie, rivelando una
sensibilità notevole ed una approfondita
conoscenza degli stati d'animo unite ad un forte amore
per la natura. Nel 2001 ha pubblicato con la casa
editrice Guida Il volo del gabbiano che, per le forti
sensazioni ed inquietudini è stato premiato al
quarantaduesimo concorso nazionale Verso il duemila
fondato da Arnaldo Di Matteo. Nel 2002 ha pubblicato
con la stessa casa editrice Evviva ragazzi, opera in
cui percorre con attenzione ed amore la sua lunga
esperienza scolastica ed ha vinto un premio nazionale
Cesare Pavesi per la narrativa a Cuneo. La sua
attività poetica è molto viva ed
apprezzata; le sue poesie sono dei piccoli affreschi
di particolari stati d'animo creati spontaneamente e,
pertanto, efficaci e piacevoli da condividere. Per
questa attività ha ricevuto, già, molti
riconoscimenti. Il mare è vita in tutte le sue
sfaccettature. Il vero protagonista di questo breve,
ma intenso romanzo, è il mare nella sua superba
bellezza e capricciosa potenza. Noi uomini, con le
nostre piccolezze, siamo attratti dal mare, che, come
il Pianeta Donna, è l'essere più
sconosciuto, più fluttuante, più
complesso. Il romanzo Una girandola sul mare narra di
una giornata di pesca, il cui scenario è
rappresentato da un luogo, in un paese arroccato su un
monte, prospiciente un mare incantato, ancora
incontaminato, un paese che potrebbe esistere in
qualsiasi luogo della nostra penisola. E' un romanzo
introspettivo e avventuroso i cui protagonisti
riescono ad elevarsi psicologicamente tra mille
ostacoli.
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Barbona
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- "Ciao
Barbona"
- Mi accosto a
lei,
- smunta,
lacera, sporca;
- con l'animo
pietoso,
- allungo nella
sua stanca mano
- "un euro" lei
nera stringe
- la mia,
pulita.
- Mi scruta
negli occhi,
- mi impone il
suo sguardo.
- Vedo
desolazione, paura, vuoto.
- Una vita
rovinata dalla stessa vita.
- Nulla chiede,
solo una mano amica.
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- La strada per
Baghdad
-
- Cammino per
le strade,
- strade
desolate, distrutte,
- un pallido
ricordo dell'antico splendore.
- Quante
tragedie, quanta desolazione!
- Cammino e
urto carcasse,
- vedo volti
pallidi, impauriti, stanchi,
- bambini
magri, increduli,
- mamme vuote,
tristi.
- Cosa ha fatto
l'uomo?
- Si l'uomo con
la sua potenza,
- con la sua
avidità, con il suo dominio.
- Piccolo uomo,
si piccolo uomo,
- non sai che
di te rimarrà solo polvere,
- polvere del
deserto
- che il vento
spargerà nel cosmo?
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- Il fiore
perfetto
-
- L'uomo cerca
per tutto il suo cammino
- un fiore
raro, profumato, perfetto.
- Per esso
prega, ama, lavora, combatte;
- ma il fiore
si nasconde tra gli alberi,
- tra i dirupi,
tra le valli,
- tra i
cannetti, tra i palmizi,
- tra i cactus,
tra le oasi.
- Trova solo
fiori imperfetti,
- fiori
inodori, fiori virtuali
- che lo
attraggono;
- poi i petali
cadono ad uno ad uno
- trasformandosi
in uno stele sterile.
- Fortunato
colui che riesce ad assaporare
- il suo
profumo tenue
- ed esclamare:
"Sono vivo, sono uomo"
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- Il
terremoto
-
- La terra
scotta,
- tra le
viscere si ode
- un fragore,
un tremito.
- Il cielo
rosseggia,
- tutto
parla
- di morte, di
pianto.
- Si ode il
pianto dei bimbi,
- la rabbia dei
grandi.
- Poi,
all'improvviso,
- tutto
è silenzio.
- A poco, a
poco con lentezza,
- con rabbia si
ritorna
- a vivere, a
sorridere
- sotto le
macerie.
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- La
libertà
-
- Sono zingara,
sono viva,
- corro, vado,
cerco, trovo.
- La luna
è la mia compagna,
- il sole
è il mio tetto,
- le foglie il
mio letto,
- le bacche il
mio cibo,
- il ruscello
il mio ristoro.
- La gente
dice: "Vive sola,
- vive povera,
è un animale!"
- Io continuo
la mia vita.
- Sono vera,
sono felice.
- Ho superato
le barriere,
- ho superato
la vanità,
- ho superato
la cattiveria,
- ho superato
l'orgoglio
- e tutto ora
mi appartiene.
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- Orizzonte
-
- Oh! Orizzonte
circolare
- ti guardo
rapita
- e penso alla
solitudine,
- a Dio,
grandezza suprema,
- fonte
interminabile.
- Ciò
ugualmente non mi dà vita,
- rivedo il tuo
sguardo e l'amarezza è così
vorace
- che stritola
le mie membra
- e cado sul
selciato esanime.
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- Morte di una
principessa
-
- Ricordi la
favola bella
- della
principessa innamorata
- che si
trasforma tra una nuvola
- in un uccello
che vola
- dall'amato e
si poggia
- lievemente
ogni mattina
- per potergli
irradiare felicità!
- Una mattina
cade attonita
- da un ramo
del ciliegio ferita.
- Grida,
cinguetta disperata.
- L'uomo
s'avvicina,
- con
compassione la guarda
- non la
soccorre; pian, piano cammina,
- da lei si
allontana
- La bella
favola scompare nella nebbia,
- piangendo per
l'indifferenza.
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- Il terzo
millenio
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- Quanto
raccapriccio ho provato
- per quei
missili piovuti dal cielo.
- Quanto dolore
ho provato
- per quelle
immagini di morte
- Quanto
disgusto ho provato
- per quella
sete di potere
- Quanto
terrore ho provato
- per quella
mancanza d'intelligenza.
- Mio piccolo
bimbo, prima del tempo,
- Hai capito
cos'è la cattiveria
- Dell'uomo
avido, ottuso
- Che si
appella a paladino della libertà.
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- La
vecchiaia
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- Evviva! E'
giunta la vecchiaia,
- Quest'età
tanta temuta.
- Sale
dall'alto una calma,
- una pace
tanto invocata.
- Guarda al
passato senza rimpianti.
- Contempla il
sole senza ustioni
- Ammira un
uomo senza tormento
- senza
impedimento, senza desiderio,
- e voluttuosa
osserva il cielo.
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