LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
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Maurizio Banino
Mi chiamo Maurizio Banino, ho 26 anni e sono nato a Torino. Vivo e lavoro a Collegno. Mi sono laureato in Discipline dell'Arte, della Musica e dello Spettacolo presso l'Università degli Studi di Torino.
Scrivo poesie da qualche anno ed alcune compaiono su riviste ed antologie. Scrivo anche racconti che mi piacerebbe presto pubblicare. E' invece in via di pubblicazione, presso la Fondazione Italiana per la Fotografia, un mio saggio sui rapporti tra la fotografia e la tecnologia digitale.
Amo inoltre l'arte contemporanea e la musica.
Chi lo volesse contattare può scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica:
bmaury@ciaoweb.it
La Fabbrica di Carne
 
Ero arrivato in un'altra città, ma nemmeno questa sembrava essere quella giusta. La mia era una ricerca complessa. Avevo trovato a casa qualche informazione, ma poi avevo dovuto muovermi. E possibilmente non troppo lentamente. Il tempo a mia disposizione non è certo eterno. Ad ogni modo quella era la terza città che giravo. Nel senso letterale del termine. Arrivavo in città e mi mettevo a camminare per tutte le strade, cercando di sentire, farmi dire, intuire qualcosa. Finora niente. Percorrevo vie, corsi, piazze, slarghi, viali, aiuole, giardini, parchi, cortili, accessi privati, senza scoprire un accidente. C'era anche da preoccuparsi.
La fortuna però un giorno mi venne incontro. Stavo girando in un quartiere tutto di casette basse, di piccole palazzine, di cani nei giardini e di quattro gatti per strada, quando notai improvvisamente una torretta di mattoni. La cosa strana è che era già da un po' che stavo girando lì intorno e non l'avevo affatto notata. Era una costruzione senz'ombra di dubbio particolare. Una via di mezzo tra un campanile di una chiesa, un minareto di una moschea, una torre medievale ed una ciminiera di una fabbrica. Non avevo mai visto niente del genere. Da un suo lato pendeva anche una banderuola orizzontale. Era scivolata in quella posizione o ce l'avevano messa? Non mi era dato di sapere, così decisi di raggiungerla.
In pochi minuti mi ritrovai sotto la torretta di mattoni. Ad occhio e croce sembrava una costruzione di fine ottocento. Era anche piuttosto alta. Ai suoi piedi si trovava un basso edificio, anch'esso di mattoni e senza il tetto. Avevo dunque trovato qualcosa, così mi sedetti lì sotto ad aspettare. Dopo un paio d'ore uscì un uomo dalla torre.
 
- Buongiorno, è da molto che è qui?-
- No... neppure un paio d'ore...-
- Sì, è poco davvero! Lei è una persona fortunata!-
- L'ha messa lei quella banderuola di traverso?-
- No, non so chi l'abbia fatto. A parte tutto, ci vuole venire oppure no?-
- Penso proprio di sì, dopo tanto peregrinare sono curioso...-
- Ci mancherebbe, vedrà... si troverà benone...-
- Si va subito?-
- Sì, è la regola!-
- Okay, per me si può fare...-
- Andiamo allora...-
 
Entrammo nella torre. Vi erano cunicoli tortuosi al suo interno.
 
- E' da molto che ci vuole arrivare?-
- Stavo cercando un modo... che mi do alla ricerca in modo pressoché totale... sarà da circa due anni...-
- Lei è uno che sa il fatto suo! E le ripeto che mi sembra anche piuttosto fortunato!-
- Già...-
- Mi segua ora, si trovano in un posto piuttosto appartato...-
- Possiamo prima salire sulla torre?-
- E perché mai?-
- Per la banderuola... per capire come mai si trova in posizione orizzontale piuttosto che in verticale...-
- Assolutamente no, dobbiamo farle il biglietto...-
- Il biglietto?-
- Sì, per prendere un treno ci vuole il biglietto giusto?-
- Giusto, non pensavo di andarci col treno!-
- Sono tante le cose che lei non pensa!-
- Ad esempio?-
- Ad esempio non conosce la storia della banderuola!-
- Lei me la può spiegare?-
- Vedremo...-
- E da là si può tornare indietro?-
- Sì, tutto è possibile...-
 
Dopo aver sceso alcune rampe di scale, ci fermammo ad una specie di stazione sotterranea della metropolitana.
 
- Eccoci arrivati, il mio compito finisce qui...-
- Pensavo mi accompagnasse...-
- Non è compito mio, io la devo condurre fino al treno, ora tocca a lei fare il resto... in ogni caso non ci rincontreremo più... almeno penso, addio...-
 
L'uomo scomparve in una galleria sotto l'ultima rampa di scale. Rimasi da solo ad aspettare il treno. Dopo circa un quarto d'ora arrivò un convoglio arancione e bianco. Non c'erano i finestrini. Assomigliava più ad un treno merci che ad uno per il trasporto dei passeggeri.
Ero il solo a salire a quella stazione. Appena sopra notai che ero il solo anche a viaggiare su quel vagone. Attraverso un piccolo vetro vidi altre persone nella carrozza davanti alla mia. Non potevo però raggiungerle, non vi era alcuna porta. Rimasi così seduto sulle panchette di legno, a guardare il pavimento, le luci al neon e le pareti bianche.
Il percorso durò alcune ore, dopodiché il convoglio si fermò ed una voce avvisò i signori viaggiatori di scendere dal treno. Alla stazione vidi che oltre a me erano scesi dal vagone precedente altre cinque persone. Feci per andargli incontro, volevo parlare con loro. Improvvisamente un uomo in uniforme sbucato da chissà dove mi bloccò, ordinandomi di seguirlo. I cinque li vidi muoversi in gruppo, guidati anch'essi da un tizio simile al mio. Andavamo verso due direzioni opposte.
Seguii la mia guida per alcuni corridoi ed ascensori. Arrivammo poi in superficie. Sbucammo in un piccolo caseggiato all'interno di un gigantesco spazio aperto. Che notai essere l'immenso cortile di un'altrettanto immensa fabbrica. Tutta in mattoni rossi. Ci dirigemmo con passo svelto verso una palazzina che sembrava essere la direzione.
 
- Chi devo incontrare?-
- Lo vedrà a suo tempo, il mio compito è solo accompagnarla!-
 
Non feci più altre domande. Arrivammo ad una porta dove la mia guida bussò e mi fece entrare. Dentro, ad aspettarmi, si trovava un uomo alto, con la barba, sulla quarantina e dall'aspetto rassicurante.
 
- Siediti, avrai fatto un lungo viaggio, vuoi qualche cosa da bere?-
- Molto volentieri...-
 
Fece portare dell'acqua.
 
- Veniamo a noi, veniamo al dunque, non posso però dedicarti molto tempo, sono il solo a dirigere questa fabbrica... -
 
Squillò il telefono. L'uomo annuì più volte, poi riattaccò.
 
- Senti, ho in questo momento un impegno urgente con una delle mie impiegate, ti chiamo la guida... ti farà visitare la fabbrica, poi avremo tempo di parlare!-
 
L'uomo in uniforme, che mi aveva precedentemente accompagnato, tornò a recuperarmi e mi condusse nuovamente nel cortile.
 
- Ti mostro ora le linee di produzione...-
- Ma... io non pensavo che ci fosse della produzione...-
- Eccome se c'è, nonostante la linea commerciale sia diventata l'attività principale, qui ci difendiamo ancora bene...-
 
Aprì una grossa porta. C'era un rumore assordante. Migliaia di addetti seguivano l'inscatolamento, in barattoli di metallo, di una particolare poltiglia. La guida mi informò trattarsi di carne. Lì si produceva carne in scatola. E la si spediva ovunque nel mondo.
Usciti dalla linea di produzione mi vennero mostrati i caseggiati adibiti ad abitazione per il personale. Si produceva senza sosta ventiquattro ore su ventiquattro, 365 giorni l'anno. Su due turni di dodici ore ciascuno. Mi riportò poi dal precedente direttore con la barba.
 
- Spero che non ti sia spaventato!-
- Beh, sorpreso sono rimasto...-
- Prima di dire ogni cosa ti premetto che sei libero di andartene quando meglio credi...-
- Va bene, mi dica...-
- Okay, come hai potuto vedere qui si prepara carne in scatola, spedita poi in tutto il mondo. Siamo gli unici del settore su tutta la Terra. Tu verresti inserito nelle linee produttive. Il lavoro, totalmente volontario, si articola , come ti avranno spiegato, su due turni di dodici ore ciascuno...-
- E questo sarebbe quanto?-
- Sì, se tu lo vuoi. La selezione è stata dura, ma tu l'hai superata. Costruisci i tuoi simili, ne verrai ricompensato. Non sarai carne in scatola...-
- Sarò forse molto peggio...-
 
Prese il telefono e chiamò la mia guida in uniforme.
 
- Lo rispedisca da dove è venuto, grazie!-
 
Cercavo dove si nascondessero le leve dell'umano agire. Adesso che ne avevo trovata una mi veniva da vomitare. Sapevo che non ci sarebbe stato più molto da fare.
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Agg. 09-02-2004